Roma, 17. "Aprire gli spiriti e i cuori alla ricerca del bene comune": questa l'esortazione del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, rivolta ieri pomeriggio, in occasione dell'apertura ufficiale, a Villa Madama, a Roma, del iv incontro dei leader delle religioni mondiali, in vista del summit del g8, il forum delle sette potenze industriali più la Russia, in programma a L'Aquila il prossimo mese.
Prima dell'avvio dei lavori, i leader religiosi erano stati ricevuti al Quirinale dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica - dopo aver ringraziato gli esponenti delle varie fedi per la loro visita in mattinata a L'Aquila allo scopo di rendere omaggio alla popolazione colpita dal sisma - ha sottolineato che, a fronte della crisi in atto nel mondo "non basta più una discussione e la ricerca di un'intesa ristretta al solo campo delle relazioni finanziarie, economiche e commerciali, ma ci rendiamo conto che è essenziale un ristabilimento di valori spirituali e morali che sono stati largamente assenti dalle determinazioni di molti soggetti economici e politici".
Citando poi la Costituzione, il presidente Napolitano ha affermato che "noi riconosciamo pienamente che il fatto religioso e la presenza religiosa hanno una dimensione pubblica e un valore pubblico". "Senza pericolose confusioni tra politica e religione - ha concluso il presidente della Repubblica - nella piena autonomia dell'una e dell'altra sfera, abbiamo bisogno di questo apporto".
Il cardinale Tauran è intervenuto nell'assise che vede riuniti, fino al 17 giugno, oltre cento leader in rappresentanza in pratica di tutte le religioni del mondo e delle confessioni cristiane. Riferendosi alle finalità dell'incontro, il porporato ha affermato che "non si tratta di suggerire ai responsabili politici del g8 soluzioni tecniche su temi così complessi e variegati che saranno all'ordine del giorno il mese prossimo: l'emergenza acqua, la sicurezza alimentare, la salute, l'educazione, la pace e la sicurezza". "Ma i leader religiosi - ha specificato il cardinale - sono credenti che, al di là delle loro diversità, desiderano parlare a una sola voce e offrire una riflessione originale alle sfide del mondo di oggi". "Un mondo che - ha aggiunto il porporato - ci appare costantemente minacciato dalle violazione di alcuni diritti fondamentali della persona umana, lo squilibrio tra ricchi e poveri, le malattie, i conflitti non risolti, il commercio delle armi, la corruzione delle élite".
In precedenza, il presidente della Repubblica, rievocando anch'egli i grandi mali che affliggono l'umanità intera, aveva evidenziato che "non c'è prospettiva, non c'è sviluppo per i Paesi appartenenti a tutti i continenti, se non si riesce ad affermare e a riformulare i grandi valori di convivenza, di dialogo, di rispetto delle diversità e di collaborazione pacifica".
Di fronte alle diseguaglianze, alla povertà crescente e alla violazione dei diritti in atto in varie aree geografiche, il cardinale Tauran ha perciò espresso "un invito ai politici a un esame di coscienza, per fermarsi a pensare a quello che abbiamo costruito e a riconoscere con lucidità le nostre fragilità". Il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, offrendo la sua riflessione ai partecipanti, si è soffermato fra l'altro sulla crisi economica e finanziaria e sulla necessità di ripensare i modelli di sviluppo. Per il cardinale "quando i soldi sono divinizzati, le relazioni umane si riducono quasi sempre a rapporti di mercato". "La propensione a consumare sempre di più - ha spiegato il porporato - porta in definitiva a un esaurimento delle risorse del pianeta e aumenta le ineguaglianze. E quando la finanza è fine a se stessa, essa genera perturbazioni di difficile controllo".
"Abbiamo dunque il dovere - ha aggiunto il cardinale - di esortare alla vigilanza e di fare appello a un nuovo stile di vita, che impone una certa sobrietà". Si tratta "di rispettare la natura e le sue risorse, pensando alle generazioni future; di imparare ad essere più solidali; di mettere l'economia al servizio della persona e di considerare il lavoro non solo come mezzo di guadagno, ma anche come partecipazione all'opera di Dio".
Concludendo il suo intervento, il cardinale ha ribadito che "di fronte alle difficoltà del presente, la Chiesa cattolica ha fatto la scelta della speranza e della fiducia". "Ma è insieme, cristiani e fedeli di altre religioni - ha auspicato il porporato - che dobbiamo aiutare coloro che hanno la pesante responsabilità della gestione delle società, nel discernere il grado di umanità delle loro decisioni".
Della necessità di "costruire un mondo nuovo" ha parlato in un intervento successivo anche il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, il quale ha detto che "per costruire un mondo nuovo c'è bisogno di più umanità e di più spirito. Dal mondo dello spirito può scaturire un vero umanesimo, capace di compassione che si comunica a uomini, culture e politiche".
Nella mattinata i leader religiosi - accompagnati, tra gli altri, dal vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana e dal Patriarca della Chiesa ortodossa di Etiopia, Abuna Paulos - avevano dunque fatto tappa a L'Aquila, quale segno di omaggio e solidarietà alla popolazione abruzzese dopo il terremoto dell'aprile scorso.
Gli esponenti della varie fedi sono stati accolti dall'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari e dai rappresentanti delle autorità civili. "Questo luogo - ha affermato l'arcivescovo - è il cuore della nostra città, dove si trovano i monumenti più belli e importanti, ma oggi è vuota e senza vita a ricordare a tutti il segno di questa tragedia. Una situazione di sofferenza, in cui abbiamo però scoperto la solidarietà, l'amore e la speranza dimostrataci da tutto il mondo". Rievocando la figura di Papa Celestino v, l'arcivescovo ha quindi invitato i leader religiosi "a promuovere il dialogo e la riconciliazione, divenendo nel mondo apostoli della pace".
Il Patriarca della Chiesa ortodossa di Etiopia, Abuna Paulos, dopo aver espresso la solidarietà alla popolazione, ha sottolineato che la missione dei leader religiosi "è quella di avere lo stesso messaggio da portare ai capi dei Governi con i quali possiamo collaborare per mantenere la bellezza di questa terra.
La visita a L'Aquila è terminata con la scoperta di una lapide in ricordo dell'omaggio portato dai leader religiosi al capoluogo dell'Abruzzo. La lapide dovrebbe essere collocata nella Basilica di Collemaggio, quando sarà restituita al culto dei fedeli in seguito alla riparazione dei danni subiti per il sisma.