Josep Samsó, parroco, catechista e martire, sarà beatificato

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S_Daniele
00venerdì 22 gennaio 2010 09:22
Josep Samsó, parroco, catechista e martire, sarà beatificato
La cerimonia si svolgerà questo sabato nella Basilica di Santa María di Mataró

di Carmen Elena Villa

BARCELLONA, giovedì, 21 gennaio 2010 (ZENIT.org).-

Il martirio di padre Josep Samsó i Elias ha molte similitudini con la passione e morte di Gesù Cristo: uno dei suoi amici ha partecipato alla sua fucilazione, è stato arrestato e ha salito con serenità anche se con dolore le scale del cimitero in cui è stato assassinato, durante la Guerra Civile Spagnola.

Noto anche come José Samsó o il Dottor Samsó (1887 – 1936), questo catechista che ha seguito gli insegnamenti di Gesù al punto da donare la vita sarà beatificato sabato nella Basilica di Santa María di Mataró, presso Barcellona, dov'è stato parroco per 17 anni, fino al momento della sua morte.

La cerimonia sarà presieduta dall'Arcivescovo di Barcellona, il Cardinale Lluís Martínez Sistach, e la formula di beatificazione verrà proclamata da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Benedetto XVI.

Al servizio della catechesi

José Samsó nacque a Castelvisval Cataluña, nei pressi di Barcellona. Alla morte di suo padre, nel 1894, si trasferì a Rubí, dove iniziò a studiare nel collegio dei Fratelli Maristi.

Come chierichetto scoprì la sua vocazione al sacerdozio. Studiò nel seminario di Barcellona e poi il Vescovo lo inviò nella Pontificia Università di Tarragona per laurearsi in Teologia. Per questo è noto come il Dottor Samsó. “E' lì che iniziò a eccellere in un compito che sarebbe stato fondamentale nella sua vita: la catechesi”, ha detto a ZENIT il postulatore della sua causa di beatificazione, padre Ramón Julià.

Il 12 marzo 1910 venne ordinato sacerdote. Nello stesso anno fu nominato vicario della parrocchia di San Julián de Argentona, a 4 chilometri dalla località di Mataró, dove rimase per sette anni.

L'attività personale che svolse fu grande. Lavorò con gruppi di maestri, genitori, giovani e bambini, ponendo grande enfasi sulla direzione spirituale. Vari giovani scoprirono la propria vocazione alla vita consacrata grazie ai consigli di padre Samsó. Consigliava anche le giovani coppie che volevano contrarre matrimonio.

“Come sacerdote si distinse lavorando per formare catechisti, insegnando che la dottrina e la pedagogia nei confronti dei bambini devono rappresentare lo stesso amore che i genitori hanno per i propri figli. Diceva che il catechista che non sapeva amare in questo modo doveva ritirarsi”, testimonia il suo postulatore.

“La sua catechesi era simile a quella presentata dal Concilio Vaticano II, essendo basata sull'insegnamento biblico, liturgico e popolare. Preparò un libro, 'Guida per catechisti e direttori di catechesi', che venne pubblicato solo nel 1940, dopo la sua morte”, ha raccontato padre Julià.

Due anni prima di essere ucciso, avvenne un episodio nel quale si intravide il suo futuro martirio: il 6 ottobre 1934 un gruppo di persone armate entrò nella parrocchia di Mataró e minacciò lui e gli altri presenti. Li costrinsero a impilare delle sedie per dar fuoco al tempio. “Rifiutò di farlo”, ha segnalato il postulatore. “Da quel momento accettò il martirio come una delle possibilità che Dio aveva posto sul suo cammino”.

Nel luglio 1936, sua sorella gli consigliò di abbandonare la parrocchia. Il sacerdote si rifugiò in casa di alcuni conoscenti e prima di andarsene compì un atto eucaristico per salvare il Santissimo. Dalla casa di queste persone poté così continuare la vita parrocchiale.

Decise poi di trasferirsi a Barcellona per non mettere più in pericolo la famiglia che lo ospitava. Il 30 luglio dello stesso anno, mentre aspettava il treno, una donna lo denunciò. Alcuni miliziani gli si avvicinarono ed egli rispose: “Sono io quello che cercate”. Venne portato in carcere, dove rimase per un mese.

Verso il martirio

“Lì visse serenamente, confessando gli altri reclusi, esortandoli, pregando anche con loro, organzzando gruppi per recitare il rosario”: Fu così fino al 1° settembre, quando lo chiamarono senza che fosse stato sottoposto ad alcun processo.

“Si congedò dalle persone, le benedisse, si confessò e si poté comunicare perché gli amici avevano posto l'Eucaristia tra i vestiti. Diede anche la Comunione a chi era lì quella mattina”.

Venne condotto al cimitero. Uno dei testimoni del suo omicidio fu Josep María Tarragó, che allora aveva 17 anni e le cui dichiarazioni sono state fondamentali per la beatificazione di Samsó.

“Uno dei miliziani che lo uccise disse che il dottor Samsó aveva salito quei gradini – quelli del cimitero in cui è stato assassinato – con una grande serenità ed era a loro che tremavano le gambe”, ha testimoniato Josep María in un video sui martiri religiosi della Guerra Civile Spagnola.

“Una volta arrivato in cima voleva abbracciare i miliziani, ma non si lasciarono abbracciare. Disse allora che voleva dare un ultimo sguardo alla sua amata parrocchia e a Mataró. Questo gli venne concesso”, raccontava il testimone, morto di recente.

Prima di morire, padre Samsó disse ai miliziani: “Uccidendomi commettete un crimine, ma mi fate un favore molto grande, perché mi aiutate a conquistarmi il cielo. Io sarò con Dio oggi stesso. Vi prometto che quando giungerò alla sua presenza la mia prima preghiera sarà per voi”.

Tra coloro che lo dovevano uccidere, c'era un amico della parrocchia che andava sempre a chiedere del cibo. Quando gli stavano per chiudere gli occhi, padre Samsó gli disse: “Anche tu?”

“Uno degli assassini disse: 'Uccidiamolo subito perché vi convertirà tutti!”, ha testimoniato padre Julià.

Quando i fedeli seppero della sua morte, andarono al cimitero per prendere il suo corpo e seppellirlo. Nel 1944 venne trasferito nella Basilica nella quale sarà beatificato. A poco a poco la sua fama di santità crebbe, fino a quando Papa Giovanni Paolo II autorizzò a riprendere lo studio della sua causa di canonizzazione.

Parlando a ZENIT, il postulatore ha commentato che i suoi stessi genitori conoscevano personalmente padre Samsó. “Era innamorato di Cristo e doveva comunicarlo. Il modo migliore era la catechesi dei bambini la domenica pomeriggio. Preparava le lezioni e i cartelloni. I bambini si entusiasmavano. Dava loro una specie di punti e alla fine dell'anno offriva dei premi a chi aveva più punti”.

La testimonianza di padre Samsó è così un faro che illumina l'Anno Sacerdotale: “A immagine del Curato d'Ars, abbiamo un parroco che viene beatificato quest'anno. Sono due grandi annunciatori di questa buona notizia, uomini di grande carità”, ha concluso.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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