L'Eucaristia: Il pasto e la Parola

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enricorns
00mercoledì 27 gennaio 2010 15:02
L’EUCARISTIA: Il pasto e la Parola (tratto da “la Preghiera Comunitaria  schede per la formazione permanente del RnS) 

La parola in  Luca 22, 19-20 afferma: “Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che dato per voi; fate questo in memoria di me” Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi
 

Il Magistero
nel Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 1358 dice:
“Dobbiamo dunque considerare l’Eucaristia:- come azione di grazie e lode al Padre;- come memoriale del sacrificio di Cristo e del suo Corpo;- come presenza di Cristo in virtù della potenza della sua Parola e del suo Spirito”  

La viva tradizione della Chiesa attraverso
Ignazio di Antiochia ci esorta:
“Pertanto, fratelli, impegnatevi a riunirvi con più frequenza nella celebrazione dell’Eucaristia di Dio e nel tributo di gloria. Infatti, quando spesso vi riunite in un medesimo luogo, le forze di Satana vengono annientate e il suo potere demolitore è distrutto dalla concordia della fede. Non vi è nulla di più eccellente della pace, con la quale viene eliminata ogni guerra tra potenze celesti e terrestri” 


Proviamo ora a cimentarci in una riflessione biblicaGesù in occasione dell’Ultima Cena compie dei gesti profetici che svelano il significato profondo dell’istituzione dell’Eucaristia e che manifestano due cose fondamentali: a) la libertà, poiché Egli non subisce la morte, ma l’accoglie liberamente assumendola con piena consapevolezza. La morte di Gesù è stata la conseguenza di tutta la sua esistenza spesa gratuitamente per la salvezza del genere umano nella piena fedeltà alla volontà del Padre.
Gesù non è “destinato” a morire, ma si “consegna” alla morte come “agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì bocca” (Is 53,7) per difendersi o per rispondere al male con il male, ma affidò totalmente la sua vita nelle mani del Padre
(cf 1 Pt 2,22-25);
 b) la carità, poiché Gesù affronta la morte procurata dagli uomini (cf Sap 2,10ss) con mitezza (cf Mt 11,29) e con amore, facendosi servo obbediente (cf Fil 2,8), amando i suoi sino alla fine (cf Gv 13,1ss). 

I segni profetici che Gesù compie sono i seguenti:
 1)     prese il pane, Luis Alonso Schokel s.i., in  L’Eucaristia, meditazione bibliche, edizione AD, fa notare  “Perché pane e vino, non avremmo potuto scegliere altri elementi? …Pane è o significa l’alimento elementare dell’uomo. E’ l’elemento che sostiene la nostra vita giorno per giorno; l’alimento che facendoci si rifà e ci permette di fare; che si trasforma in parte nostra o in energia vitale…Invece il vino è la poesia, la gratificazione, la festa..Il vino è una gratificazione che aggiungiamo al cibo…il vino è gioia (Zc10,79, Sal 104,14-15) è anche segno dell’amore (Ctc 1,2.4; 2,4;4,10;7,10;8,12) ”, e disse la benedizione oppure, secondo la tradizione antiochena “rese grazie”, infatti rendimento di grazie deriva dal termine greco eucaristia che a sua volta deriva dalla parola ebraica “beraKah” che significa benedizione Sono due gesti importanti che anticipano profeticamente l’evento della morte e resurrezione di Cristo che è: 
a) il “pane” donato per la nostra salvezza; Ghislain Lafont afferma “Nel celebrare l’Eucaristia cerchiamo di rendere grazie nella fede e nello Spirito Santo per questo mistero del Corpo e del Sangue di Cristo nel quale siamo coinvolti, e di ratificare in qualche modo questo coinvolgimento, compromettendo noi stessi in questo mistero. Perciò portiamo del pane e del vino, “ frutti della terra e del lavoro dell’uomo”, cioè simboli dell’umanità, non solo nella sua statica materialità, ma nel dinamismo del suo lavoro, simbolo dunque delle comunicazioni interumane necessarie perché il lavoro venga svolto e perché i suoi frutti siano condivisi”.
b) la benedizione di Dio, nel senso che in Cristo siamo stati benedetti (cf Ef 1,3) e per mezzo di Lui possiamo benedire il Padre. Cristo è oggetto di benedizione in quanto amato dal Padre ed è al contempo soggetto di benedizione in quanto si rivolge al Padre. Egli è sacerdote e al contempo vittima, Colui che offre e Colui che è offerto.
Il movimento contenuto nell’Eucaristia è evidente:Dio tutto dona gratuitamente e per amore, il credente in qualità di beneficiario non può far altro che felicitarsi per i doni che riceve e ringraziare il Donatore.J. Ratzinger ne:Introduzione al cristianesimo, Brescia 1969, dichiara “In essa (cioè nell’Eucaristia) non si offrono a Dio tributi umani, ma si porta l’uomo a lasciarsi inondare di doni; noi non glorifichiamo Dio offrendogli qualcosa di presumibilmente nostro – quasi che ciò non fosse già per principio suo – bensì facendo regalare qualcosa di suo, e riconoscendolo così come unico Signore. Permettere a Dio di operare su di noi: ecco la quintessenza del sacrificio cristiano”.  2) lo spezzò e lo diede loro. Gesù spezza il pane per condividere il dono. Secondo la tradizione ebraica il capo famiglia spezza sempre, durante i pasti, il pane come segno di condivisione in antitesi ad ogni tensione individualista che fa del cibo un qualcosa da prendere e mangiare senza gli altri. Gesto che caratterizzava in modo particolare la celebrazione della pasqua che ogni anno il popolo d’Israele realizzava per ricordare gli eventi della liberazione (cf Es 12,37ss). Ogni qualvolta riceviamo il Corpo di Cristo tramite l’eucaristia partecipiamo del mistero d’amore di Dio per essere a nostra volta capaci di condivisione, di servizio, di amore fraterno. Il pane spezzato è da Gesù donato ai suoi discepoli. Si tratta di un gesto importante perché pone l’eucaristia nello spazio dell’offerta, del dono che si consegna. L’Eucaristia non si “prende” ma si “riceve” dalle mani di Cristo come un figlio riceve il cibo dalla propria madre. Donare il cibo significa amare, desiderare che l’altro viva bene e viva sempre. Accogliere il dono dell’Eucaristia significa ricevere la vita divina, ciò che rende possibile lo sviluppo e la crescita dell’uomo nuovo nascosto in fondo al cuore (cf 1 Pt 3,4). Gesù interpreta i gesti che compie per renderli comprensibili alla luce della fede: a) questo è il mio Corpo donato per voi, cioè la Persona di Cristo destinata ad essere alimento spirituale per i discepoli; b) “fate questo in memoria di me”, espressione che indica l’attualizzazione e l’offerta sacramentale del sacrificio di Cristo. In questo memoriale della Pasqua di Cristo l’Eucaristia è un sacrificio perché ri-presenta (rende presente) il sacrificio della Croce. Il memoriale non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma la proclamazione delle meraviglie di Dio. c) prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”. L’istituzione dell’Eucaristia avviene all’interno di un rito pasquale ebraico, denominato “seder”, che prevedeva la presenza di ben 4 coppe. Gesù prende quella che compete a chi presiede e la dona ai discepoli facendo un preciso riferimento al sangue versato richiamando l’episodio dell’Antico Testamento (Esodo 24) ove Mosè conclude l’alleanza che Dio sancisce con il suo popolo mediante il segno del sangue ricordiamo che il sangue per la cultura biblica veterotestamentaria richiama la vita. , versato sull’altare, segno della comunanza di vita tra Dio e il popolo.
 Applicazioni 
La Celebrazione Eucaristica, fonte e culmine della vita cristiana, è di fondamentale importanza per la crescita nella vita carismatica e per l’esercizio della ministerialità carismatica e non, ma anche della vita del singolo fedele.  Il ConcilioVaticano II chiede ai fedeli una partecipazione consapevole ed attiva, dunque coinvolgente.  Il RnS per la particolare sensibilità che nutre nei riguardi della liturgia e per l’apertura ai carismi, svolge un ruolo importante nell’offrire il proprio contributo di animazione liturgica occupandosi, in misura dei doni e delle possibilità, dell’animazione del canto, della preparazione alla liturgia della Parola, ai momenti di preghiera, ad interventi mistagogici, all’adorazione eucaristica. La celebrazione eucaristica è inoltre vera scuola di preghiera poiché la Chiesa mediante la liturgia svolge una “materna azione pedagogica verso i suoi figli insegnando a essi a pregare.”Nel contempo la chiesa rimane comunque destinataria dell’educazione alla preghiera perché nella liturgia è Dio che agisce, che insegna ai suoi figli a pregare. Tale educazione avviene mediante il primato dell’ascolto. Dio educa all’ascolto della sua Parola (cf Ger 7,23) quale atteggiamento propedeutico perché il dialogo tra Dio e i credenti avvenga. La preghiera, afferma Evagrio Pontico, infatti, è l’opera di Dio nel credente, e per questo è Dio stesso che educa il credente alla preghiera.  In particolare con l’esperienza del “Roveto Ardente” fortemente caldeggiata da Giovanni Paolo II durante  Udienza privata concessa ai responsabili nazionali del Rinnovamento il 14 marzo 2002. ,l’Eucaristia occupa un posto fondamentale all’interno del cammino del RnS. Il progetto “Roveto Ardente  ci ricorda il pontefice in quell’incontro: “è un invito all’adorazione incessante, giorno e notte. Avete voluto promuovere questa opportuna iniziativa per aiutare i fedeli a “ritornare nel Cenacolo” perché, uniti nella contemplazione del Mistero eucaristico, intercedano mediante lo Spirito per la piena unità dei cristiani e per la conversione dei peccatori. Si tratta di un campo apostolico nel quale la vostra esperienza può fornire quanto mai provvidenziale testimonianza…”. Gli fa eco Salvatore Martinez ne Per un Roveto Ardente di preghiera, suggerimenti per un’animazione spirituale:  “L’esperienza del “Roveto Ardente” è un tempo propizio per contemplare il mistero eucaristico, per sostare davanti all’Eucaristia “fuoco d’amore” e invocare una nuova manifestazione dello Spirito; per “portare il mondo” nel Cenacolo, per crescere nell’intimità con il Signore mediante l’adorazione, la lode, la supplica nello Spirito. 
 Come esplicitare rendere attivo e attuale quello che abbiamo letto? Alcuni suggerimenti
 
_ Riscopri il senso della Celebrazione Eucaristica partecipando attivamente e consapevolmenteper un’autentica esperienza di salvezza.
_ Celebra l’Eucaristia non come un fatto privato ma come un evento comunitario poiché chi non riconosce nella comunità radunata nel giorno del Signore il “Corpo di Cristo” mangia la propria condanna (cf 1Cor 10,14-18; 11;17-33)._ Assumi a partire dall’Eucaristia lo stile di vita di Cristo che agisce nella libertà e per amore. 
Brani biblici Esodo 24,6ss; Neemia 8,12; Giovanni 6,53ss; Geremia 15,16; Ezechiele 3,1; Apocalisse 10,8-11;1Cor 10,14-18; 11,17-33; Marco 14,22-25; Matteo 26,26-29; Luca 22,15-20; 1Cor 15,3-11;Giovanni 13,1ss. 

Bibliografia essenziale
Cantalamessa, R. (1991). L'Eucaristia nostra santificazione. MIlano: Editrice Ancora.Dufour, X. L. (2006). Il Pane della vita. Bologna: Edizione EDB.G. P. II (2003). Ecclesia de Eucharistia.Lafont, G. (2002). Eucaristia il pasto e la parola. Torino: Edizione Elledici,Schokel, L. A. (1997). L'Eucaristia. Meditazioni bibliche. Roma: Edizioni ADP.Salvatore Martinez, Per un roveto ardente di preghiera, Suggerimenti per un’animazione spirituale,Edizione RnS 2004, Roma. Mane Nobiscum Domine. Giovanni Paolo II. 
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