L'OBAMA BIOETICO

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
enricorns
00mercoledì 25 febbraio 2009 19:23

Fondi alle lobby pro aborto e alla ricerca sulle staminali embrionali


L’OBAMA BIOETICO
QUANTA FRETTA MR. PRESIDENT

di Giulia Galeotti

 

 


Nei mesi tra l’elezione del 4 novembre 2008 e il giuramento del 20 gennaio 2009, una domanda che ci siamo più volte posti è stata quella di come il nuovo presidente Barack Obama si sarebbe posto nei confronti del suo predecessore. Obama avrebbe mantenuto fede all’impegno, ribadito di conti-nuo nei lunghissimi mesi della campagna elettorale, di prendere una netta distanza dalla politica di George W. Bush? La risposta non è tardata ad arrivare.



Se già il celebre discorso del giuramento (dopo l’iniziale e dovuto ringraziamento di rito), conteneva una netta presa di distanza in termini di strategie ed obiettivi, ecco che non è stata necessaria nemmeno una settimana per dare forma concreta ad un generalizzato ribaltamento. Sia negli Stati Uniti che all’estero, enorme eco ha avuto innanzitutto la firma dell’ordine di chiusura del carcere di Guantanamo entro un anno, e l’annessa revisione dei poteri concessi alla Cia, con l’espresso divieto dell’uso della tortura, due misure con cui il nuovo presidente ha di fatto cancellato la strategia costruita da Bush dopo l’11 settembre. Ma dalla politica estera (e dai rapporti internazionali in generale) Obama è immediatamente passato anche a grandi rivolgimenti interni, disponendo lo smantellamento della politica del suo predecessore in tema di bioetica, e precisamente in relazione ad aborto e ricerca sulle cellule staminali embrionali.
Un primo dato su cui riflettere è che tali questioni, a differenza di altri eclatanti nodi, erano state ge-stite in modo estremamente “abile” ed “accorto” durante la campagna elettorale. Le formule usate dal non ancora 44esimo presidente americano, infatti, lasciavano ampio spazio a varie e contrastanti interpretazioni. In molti comunque speravano che, alla luce della crisi internazionale e dei tanti ap-pelli del presidente alla collaborazione e all’unità tra gli americani, Obama non avrebbe preso una chiara posizione in tema, rimandando le decisioni a tempi futuri. Invece, non è stato affatto così. Dopo il trionfale ingresso alla Casa Bianca infatti, il nuovo presidente è uscito subito dal limbo sia in tema di aborto che di ricerca sulle staminali embrionali
In materia di aborto, dopo la liberalizzazione del 1973 (con la celeberrima sentenza Roe v. Wade) un netto cambiamento si era avuto nel 1984, quando l’allora presidente Ronald Reagan annunciò che gli Stati Uniti non avrebbero più finanziato Ong che avessero procurato, consigliato o anche so-lo fatto azione di lobby a favore dell’aborto. Questo divieto (chiamato, dai favorevoli, la regola di Mexico City, e dai detrattori la “gag rule”, la legge bavaglio) è rimasto in vigore fino all’elezione di Bill Clinton, per essere poi prontamente reinserito da George W. Bush nel 2001, nel suo primo giorno di lavoro. Barack Obama di giorni ne ha attesi tre, firmando l’eliminazione del divieto alle sette di sera di venerdì 23 gennaio (nel vano tentativo di far passare la decisione in sordina).
Il percorso della ricerca sulle cellule staminali è invece ben più recente. Se la loro scoperta risale al 1963 (furono due ricercatori canadesi, Ernest McCulloch e James Till, a individuarne l’esistenza nel sangue), fu però solo nel 1998 che James Thompson, dell’università del Wisconsin, isolò per la prima volta cellule staminali embrionali. Quella che venne salutata con enorme enfasi dalla comuni-tà scientifica come una delle più gloriose scoperte della contemporaneità, capace di eliminare malat-tie e sofferenze a costo zero, venne spazzata via dal presidente Bush, che nel 2001 tagliò “brutal-mente” i fondi federali a queste ricerche. Agli occhi dei suoi tanti detrattori, la colpa di Bush risie-deva nel fatto che la sua scelta non era stata dovuta a questioni economiche, ma era stata presa in nome di “anacronistiche, illiberali ed oscure preoccupazioni morali”. Da qui, la scelta di tanti scien-ziati americani, di emigrare (proseguendo all’estero il loro lavoro) o di agire in patria nell’ombra, tra mille difficoltà. Ora, però, grazie al nuovo presidente Obama – e al fiume di denaro che egli ha ripristinato – è arrivato, per loro, il momento della riscossa.
Come prevedibile, i vescovi cattolici americani sono decisamente interdetti, e con loro tantissimi fedeli, che pure hanno votato in maggioranza per Obama (ribaltando i dati del 2004, quando la maggioranza del voto cattolico andò al repubblicano Bush, a scapito del democratico John Kerry). Se molte sono state le cause di questo mutamento (probabilmente un ruolo non decisivo lo ha svolto la novità, pur interessante nel panorama politico americano, della candidatura di un vice presidente cattolico), sarà però ben interessante vedere a questo punto come tali elettori reagiranno alle posi-zioni assunte dal nuovo presidente.

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:37.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com