L'Ostpolitik vaticana e la Chiesa cecoslovacca sotto il giogo comunista

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Cattolico_Romano
00sabato 6 giugno 2009 15:20
L'Ostpolitik vaticana e la Chiesa cecoslovacca sotto il giogo comunista

Tra martirio e diplomazia


di Raffaele Alessandrini

La verità e l'amore cristiano sono i caratteri profondi di quella che fu l'Ostpolitik vaticana:  linee permanenti che del resto animano, e sempre dovrebbero determinare il rapporto della Chiesa con i suoi interlocutori, da quelli più prossimi a quelli più lontani, compresi i critici e i negatori. Lo ha sottolineato il cardinale Achille Silvestrini prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali che giovedì 4 giugno ha presentato a Roma, presso la libreria Dehoniana Books, il volume dell'arcivescovo slovacco John Bukovský, Chiesa del martirio, Chiesa della diplomazia (Bologna, Edizioni Dehoniane, 2009, pagine 102, euro 8).



Monsignor Bukovský è stato un testimone e un protagonista di quel famoso atteggiamento diplomatico di apertura e di dialogo assunto dalla Santa Sede dopo gli anni duri della guerra fredda, a partire dal 1963 fino allo storico e "tranquillo" disfacimento dell'Unione Sovietica del 1989. Tra le condizioni che favorirono la maturazione dell'Ostpolitik come è noto vi furono il pontificato di Giovanni XXIII con l'enciclica Pacem in terris, l'apertura del concilio Vaticano ii e l'ascesa al Soglio di Pietro prima di Paolo VI e poi di Giovanni Paolo II.

Protagonista e interprete principale di questa stagione come ha ricordato in un altro recente volume anche lo stesso Silvestrini fu il cardinale Agostino Casaroli - L'Ostpolitik di Agostino Casaroli (Bologna, Edizioni Dehoniane, 2009). Peraltro mentre la prospettiva del cardinale Silvestrini, all'epoca stretto collaboratore di Casaroli in Segreteria di Stato, è ovviamente quella tipica dei vertici vaticani, quella di monsignor Bukovský è soprattutto una testimonianza di taglio autobiografico ricca di memorie personali relative alla situazione dei cristiani nei Paesi d'oltrecortina. Ján (John) Bukovský è nato a Cerova (Slovacchia) nel 1924, e nel 1945 entra nella Società del Verbo Divino. Due anni dopo ottiene l'autorizzazione a recarsi negli Stati Uniti dove viene ordinato sacerdote nel 1950. Nel 1968 è eletto consigliere generale del suo istituto religioso e nel 1972 inizia a lavorare per la Segreteria di Stato vaticana in qualità di traduttore. In seguito è nominato arcivescovo e nunzio in Romania nel 1990. Nel 1994 è trasferito a Mosca. Oggi vive negli Stati Uniti.

Il volume è dedicato specificamente alle vicende della Chiesa in Cecoslovacchia la cui situazione - ha sottolineato il cardinale Silvestrini - si differenziava in maniera profonda da quella di altri Paesi comunisti come la Jugoslavia, l'Ungheria o la Polonia. Per lungo tempo in molte diocesi non c'erano più vescovi. Poi nel 1963 cominciano i primi tentativi di negoziato con il governo comunista e monsignor Casaroli può incontrare un emblema vivente della persecuzione alla Chiesa cattolica della Cecoslovacchia quale l'eroico arcivescovo di Praga Josef Beran che il 4 ottobre, dopo quattordici anni di carcere, verrà improvvisamente liberato. Due anni dopo, nel 1965, Beran verrà creato cardinale e potrà partecipare anche all'ultima sessione del concilio Vaticano ii.

Uno dei pregi maggiori del volume di monsignor Bukovský, ha spiegato il cardinale Silvestrini è costituito dall'elenco rigoroso dei tentativi portati avanti dalla Santa Sede in quasi trent'anni di attività diplomatica. Interessante, è l'atteggiamento, definito dal cardinale Silvestrini, "oscillatorio" dei vescovi che si trovano alle prese con diversi movimenti filocomunisti all'interno della Chiesa:  è il caso ad esempio dell'associazione Pacem in terris che non sanno se condannare apertamente o subirla. Il raggruppamento verrà poi stroncato dalla Congregazione  del Clero nel documento Quidam episcopi.

Significativa poi la testimonianza di un parroco che definisce il duplice atteggiamento a cui si vede costretto un sacerdote alla guida di una parrocchia. Ogni parroco è a seconda delle situazioni "uccello" e "pesce". In pubblico è "uccello", ma in ciò che non è consentito dal regime e in particolare nell'impartire i sacramenti deve essere silenzioso e nascosto:  come un "pesce" per l'appunto. Solo nel periodo della Primavera di Praga nel 1968 per la Chiesa cecoslovacca vi sarà il breve e coraggioso tentativo del movimento "Opera del rinnovamento conciliare" libero dalle ingerenze comuniste, un'esperienza questa destinata purtroppo a esaurirsi con la repressione sovietica.
Uno dei momenti più drammatici ed eloquenti è costituito dalla vicenda del cardinale Stepán Trochta, vescovo residenziale di Litomerice, salesiano, morto in circostanze oscure il 6 aprile 1974. Già di salute malferma a causa delle persecuzioni subite - anche sotto il nazismo - il cardinale Trochta essendosi sentito male sarebbe stato brutalizzato da un funzionario. Se la cosa non potè essere dimostrata fu però evidente lo scandalo internazionale di un funerale al quale a nessuno degli intervenuti fu consentito di concelebrare la messa. Il rito fu presieduto dal cardinale Frantisek Tomásek. E dire, ricorda il cardinale Silvestrini, che tra i numerosi presuli presenti c'erano anche Franz Koenig e Karol Wojtyla. Ma poterono accostarsi all'Eucarestia solo come semplici fedeli.


(©L'Osservatore Romano - 6 giugno 2009)
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