L'auspicio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Cattolico_Romano
00venerdì 5 giugno 2009 08:44
L'auspicio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

Un'etica per il turismo


Il Codice mondiale per l'etica del turismo, a dieci anni dalla pubblicazione, appare ancora di "difficile concretizzazione". Per questo bisogna conoscerlo meglio "e avere la forza e la costanza di metterlo in pratica". È l'auspicio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, espresso nel documento finale della riunione europea che si è svolta a Roma nei giorni scorsi.

Articolato in tre parti - evento, conclusioni e raccomandazioni - il testo rilancia in 76 punti le preoccupazioni dell'Organizzazione mondiale del turismo e, soprattutto, quelle della Chiesa riguardo a segnali consumistici e antisociali che rischiano di vanificare i valori intrinseci all'attività turistica, rimarcando la necessità di iniziative contro la povertà, lo sfruttamento dei minori, il turismo sessuale e altre forme di violenza e di discriminazione. 

All'incontro di quest'anno - il quarto del genere, dopo quelli del 1999, del 2001 e del 2006 - hanno partecipato vescovi e direttori nazionali della pastorale del turismo provenienti da venti nazioni europee, insieme con delegati del Secam per l'Africa e il Madagascar, del Celam per l'America Latina e i Caraibi, del Ccee per l'Europa e del Cpco per il Medio Oriente. Tema dei lavori:  la pastorale del turismo oggi, a quarant'anni dal direttorio Peregrinans in terra. Pubblicato il 30 aprile 1969 rappresentò il primo frutto di un cammino intrapreso dalla Chiesa nei riguardi del crescente fenomeno del turismo che, dopo la seconda guerra mondiale, da beneficio esclusivo di un'élite divenne fenomeno di massa. Le riflessioni proposte dal documento furono poi riprese e ampliate dal Pontificio Consiglio negli Orientamenti per la pastorale del turismo del 2001.

Durante le due giornate nella sede del dicastero a Palazzo San Calisto è stato presentato anche il volume che raccoglie gli interventi del magistero pontificio e i documenti - dal 1952 al 2008 - della Santa Sede sull'argomento. Don José Brosel, incaricato di questo settore specifico nel dicastero, ha parlato della raccolta, disponibile presso la Libreria Editrice Vaticana anche in formato compact disc.

Ha aperto la riunione l'arcivescovo presidente Antonio Maria Vegliò, che dopo aver ricordato l'impegno della Santa Sede per seguire il fenomeno della mobilità umana in genere e del turismo in particolare, ha indicato i compiti del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti in questo ambito specifico:  nei riguardi del turismo in genere, di quello verso i luoghi cristiani e di quello dei fedeli.

L'arcivescovo segretario Agostino Marchetto ha invece rimarcato come siano mutate le preoccupazioni:  se infatti negli anni Cinquanta si era attenti all'adempimento del precetto festivo dei turisti e al possibile influsso morale negativo del fenomeno sui fedeli, ora sono emerse altre sensibilità, che riguardano l'ecologia e il cambiamento climatico, l'etica, la lotta contro la povertà e lo sfruttamento sessuale di donne e minori, il turismo solidale, sociale e responsabile. Rinnovati sono anche gli impegni a valorizzare la dimensione cristiana di tanti luoghi turistici e la cura pastorale dei fedeli in vacanza. Un tema rilanciato anche da Benedetto XVI all'udienza generale di mercoledì 3 giugno.

Francesco Frangialli, già segretario generale dell'Omt, nella sua relazione sulle sfide del turismo odierno, ha spiegato come dopo un lungo periodo di sviluppo, in cui gli arrivi internazionali di turisti erano passati dai cinquanta milioni del 1950 ai 924 milioni del 2008 (di cui 488 in Europa), le cifre siano ora in calo a motivo della crisi economica e finanziaria. L'industria turistica sta però conoscendo una crescita di altro tipo:  più moderata, ma anche più solida e responsabile. Del resto il turismo ha creato immense ricchezze e milioni di posti di lavoro, ma ha anche arrecato danni alle comunità di accoglienza e alle condizioni ambientali delle zone visitate.

È seguito l'intervento sull'etica nel turismo da parte di Norberto Tonini, presidente dell'Ufficio internazionale per il turismo sociale. Richiamando l'importanza del Codice etico mondiale, ha invitato i governi, le imprese e gli operatori del settore, così come le comunità di accoglienza, a considerare l'attività turistica rilevante per l'economia, ma anche nell'ottica dello sviluppo individuale e collettivo dell'umanità. Lo spagnolo Alberto Bosque Coello, della società di promozione turistica della giunta di Castiglia e León, ha poi auspicato una maggior comunicazione tra enti civili e Chiesa. Nell'ambito del turismo religioso - ha detto - è utile una collaborazione con altri operatori del settore:  albergatori, guide locali, agenti turistici o gestori dei mezzi di trasporto. "Rispettando le specifiche competenze, essa sarà di aiuto per tutti e consentirà una migliore accoglienza".

Nella seconda giornata dei lavori don José da Silva Lima, dell'Università Cattolica portoghese, ha indicato sei elementi:  la ricerca come occasione di crescita, il fenomeno turistico come evoluzione della coscienza dell'umanità, l'attrattiva che suscita la dignità dell'aspetto rituale, la bellezza come base per incontri spirituali, la grandezza del patrimonio artistico come passaggio a una contemplazione più alta e, infine, l'utilità della formazione di quanti sono coinvolti nel turismo. Successivamente padre Jean-Marie Laurent Mazas, del Pontificio Consiglio della Cultura, ha approfondito il rapporto con la multiculturalità, facendo riferimento anche alla Giornata mondiale del turismo 2009, la trentesima, il cui tema è "Turismo:  celebrazione della diversità".

Il vescovo di Fidenza Carlo Mazza, già incaricato della pastorale del turismo in Italia, ha sottolineato che, per una visione cristiana, si richiede l'elaborazione positiva del rapporto tra Chiesa-fede-turismo. Occorre individuare - ha spiegato - i "fondamenti" che giustificano l'impegno della Chiesa. "Nel frangente del turismo - ha aggiunto - vanno salvaguardate alcune priorità quali l'annuncio del Vangelo, la centralità dell'Eucaristia nel Giorno del Signore, l'offerta delle opere artistiche, la bellezza del creato, l'accoglienza fraterna, la compagnia e la festa, la solidarietà e la sobrietà della vita", che sono i valori fondanti una "convivenza" turistica di segno cristiano.

Al termine della riunione i partecipanti hanno approvato una serie di conclusioni e di raccomandazioni. Tra le prime, è stato ribadito come la pastorale del turismo non potrà che essere missionaria, espressione di una Chiesa ad extra, e che l'attenzione pastorale a tutti i soggetti coinvolti rivela l'universale paternità di Dio:  "Non si tratta di escludere ma di includere, non di selezionare ma di integrare, non di marginalizzarsi ma di stare in mezzo al movimento suscitato dal turismo".

Altri temi delle conclusioni:  persona e comunità; annuncio, catechesi, comunicazione, cultura; e l'opzione ecologica. "Spetta a tutti - è scritto in proposito nel documento - promuovere una "cultura verde". Tale scelta è tanto più importante in quanto le minacce agli ecosistemi sono gravi. Non soltanto è in gioco la sopravvivenza in questo ventre materno comune - devastato dalle creature, manipolato in funzione di interessi particolari - ma è anche in gioco il patrimonio futuro, il domani delle generazioni a venire con cui si deve suggellare un patto di solidarietà".

Dalle raccomandazioni finali emergono riferimenti alla celebrazione dei "misteri" della salvezza; alla corresponsabilità nella Chiesa locale; all'accoglienza come dono del rendersi utili agli altri; al lavoro di discernimento necessario anche in questo settore.

Particolare attualità rivestono le tematiche legate alla stagione estiva che sta per iniziare. Poiché "vacanza" non significa abbandonare la dimensione credente della vita, il dicastero dei migranti e degli itineranti propone di abbinare elementi religiosi con momenti di svago più tradizionale, e di promuovere le strutture di recettività ecclesiale, come possono essere alcuni conventi o case religiose anche per le vacanze. Il Pontificio Consiglio lamenta inoltre come il turismo purtroppo non sia entrato ancora nei progetti pastorali di molte diocesi e Conferenze episcopali. Il documento auspica inoltre che tra le priorità delle istituzioni civili nazionali e internazionali appaia anche il turismo religioso, il quale dovrebbe essere valutato nel suo ruolo di promozione della pace. Una delle questioni di maggior importanza nel turismo è infatti la sicurezza. Infine un richiamo alla dimensione ecumenica e interreligiosa del turismo, tenendo però sempre conto del necessario incontro con la Chiesa cattolica locale, specialmente laddove essa è minoritaria o perseguitata. (gianluca biccini)


(©L'Osservatore Romano - 5 giugno 2009)
Cattolico_Romano
00lunedì 8 giugno 2009 18:19
Documento delle Conferenze episcopali e delle Caritas

Un piano andino-ispanico per le migrazioni


Quito, 8. La realtà dell'immigrazione è ricca sia di opportunità sia di incertezze e pericoli per le persone che si mettono in cammino. La Chiesa cattolica, accompagna questi fratelli "e desidera mettersi al loro servizio in modo sempre migliore nelle distinte fasi del processo migratorio", riconoscendo "l'emigrazione come un diritto" e preservando "la dignità umana dell'emigrante in ogni circostanza". Tuttavia, nonostante gli sforzi realizzati, "l'integrazione ecclesiale risulta ancora in molti casi debole e inefficace". È questo uno dei passi salienti del documento finale pubblicato al termine del quarto incontro del piano andino ispanico per le migrazioni, svoltosi a Quito (Ecuador) sul tema "Attenzione pastorale agli immigrati Andini e Latinoamericani". All'incontro hanno partecipato trentacinque persone, in rappresentanza delle Conferenze episcopali e delle Caritas della Colombia, del Perú, del Venezuela, dell'Ecuador, degli Stati Uniti, della Spagna e dell'Italia. L'evento si inserisce in un processo di lavoro d'insieme iniziatosi da più di quattro anni, allo scopo di offrire una risposta concreta e di maggiore sensibilizzazione per la popolazione coinvolta nei processi migratori.
In America Latina e nei Caraibi - si legge nel documento - l'immigrazione, segno dei tempi, risultato di cause economiche, politiche e di violenza, costituisce a volte un fenomeno drammatico che colpisce milioni di persone:  emigranti, senza dimora e rifugiati". "Negli Stati Uniti d'America, Paese costituito da una lunga storia di processi migratori, l'attenzione pastorale specifica verso coloro che arrivano dall'estero conta su una ricca esperienza di iniziative e di risposte istituzionali in permanente processo di rinnovamento". In Europa, al contrario, "essendo relativamente nuovo il fenomeno dell'arrivo di rilevanti flussi migratori dall'America Latina, la prima preoccupazione è stata quella di aiutare l'emigrante a fronteggiare i rischi di precarietà sociale ed economica, fortificando la sua integrazione sociale".
I partecipanti all'incontro formulano alcuni suggerimenti per incrementare l'attenzione pastorale verso gli immigrati. In primo luogo, considerano che "è necessario superare, tanto da parte dell'emigrante come del Paese che accoglie, una valutazione in chiave solo economica della migrazione, cedendo il passo ad una visione della stessa come un diritto ed una possibilità di sviluppo umano integrale". Inoltre va rispettata l'identità culturale dell'emigrante, il che implica "sensibilità verso i valori delle differenti culture; adattare le strutture pastorali esistenti per garantire un'attenzione adeguata; assicurare che la pastorale di insieme integri la pastorale migratoria e di mobilità umana".
I firmatari ricordano altresì l'importanza di un'attenzione particolare alla dimensione religiosa della vita dell'emigrante, come la necessità che "le Chiese di origine fortifichino il loro impegno di accompagnare pastoralmente gli immigranti nel discernimento delle loro decisioni, nell'inserimento nei Paesi di destinazione e nel possibile ritorno, prestando speciale attenzione alle situazioni di disgregazione familiare".
Considerano quindi molto importante che si intensifichi quel dialogo tra Conferenze episcopali ed istituzioni ecclesiali dei Paesi andini con quelle degli USA e dell'Europa, definendo nuove formule di collaborazione pastorale e promuovendo la responsabilità di operatori pastorali adeguatamente formati per servire la popolazione immigrata. Occorre poi promuovere "politiche, regolamenti e pratiche migratorie che fomentino l'unità familiare". "Siamo convinti - conclude il documento - che l'immigrazione, prima che un problema è un motivo di speranza e un'opportunità per costruire insieme un mondo migliore, più fraterno e solidale".



(©L'Osservatore Romano - 8-9 giugno 2009)
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:03.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com