L’ALBERO DI NATALE E’ CRISTIANO

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S_Daniele
00sabato 12 dicembre 2009 10:35

L’ALBERO DI NATALE E’ CRISTIANO

L’usanza d’avere e di decorare un albero durante l’Avvento in preparazione alle

feste di Natale, è entrata largamente nelle case cristiane. Lo troviamo nelle chiese, nelle

strade, nei negozi ed anche sui giornali, senza però, uno speciale riferimento cristiano.

Sembra che l’albero si presenti come alternativa al presepe di tradizione latina o, come

alcuni dicono, come simbolo delle feste invernali e del nuovo anno.

Invece pochi segni, sono tanto antichi e così specificatamente cristiani come

l’albero di Natale, visto che il suo obiettivo è stato sempre quello di ricordare ai fedeli che

Cristo, nato per noi in Betlemme di Giudea, è il vero Albero della vita (Ap 2,7), l’Albero dal

quale l’uomo fu separato a causa del peccato di Adamo (Gn 2,9).

Origine nordica

Il significato specificatamente religioso dell’albero è legato all’evangelizzazione del

nord Europa.
S. Bonifacio, apostolo della Germania, nell’intenso lavoro missionario

realizzato ad Hessen, osò abbattere, nell’anno 724, la famosa quercia di Geismer dedicata

al dio Donar e venerata con onori divini. Tagliatala, il santo vescovo, fece costruire con

quel legno una cappella in onore di S. Pietro e, al suo posto, piantò un abete in onore di

Gesù Cristo. Questo episodio, apparentemente insignificante, mise a punto un “colpo”

decisivo contro il paganesimo della regione. Da quel momento il cristianesimo si andò

inculturando e le antiche usanze continuarono, avendo però nuovi significati.

La decorazione di un albero con luci, si inserì nei riti di rigenerazione della luce

quando, passato il solstizio, i giorni si ricominciavano ad allungare. Queste pratiche

dell’albero della luce (
Lichterbaum) erano proprie dell’ambiente scandinavo e tedesco e si

inserirono nelle credenze di quei popoli, i quali pensavano che le piante sempreverdi

avevano il potere di scongiurare gli spiriti cattivi che agivano soprattutto nelle oscure

giornate invernali. Di contro, i cristiani credevano in Dio, in Colui che brilla nelle tenebre e

che viene riconosciuto dal popolo per mezzo dello splendore della sua luce
1.

Quindi, S. Bonifacio (inglese di provenienza ma romano di formazione), che portò a

termine una delle più grandi azioni missionarie della storia della Chiesa e la cui opera fu

un fattore decisivo per lo sviluppo del cristianesimo in Europa, è all’origine dell’
albero diNatale che noi adorniamo in questi giorni di festa.

Da qui scaturì una catechesi molto semplice e di facile comprensione per gli uomini

medioevali che vivevano la loro vita al ritmo della natura: in mezzo agli alberi morti per la

perdita del fogliame, l’abete sempreverde era visto come segno di Cristo, il Vivente (Ap

1,18) e, questo albero pieno di luce era Colui che è la Luce del mondo (Gv 8,12; 9,5), che

con la sua nascita ci conduce a Dio che abita in una luce inaccessibile (1 Tm 6,16).

1 Dio onnipotente ed eterno, luce dei credenti, riempi della tua gloria il mondo intero, e rivelati a tutti i popoli nello

splendore della tua luce (orazione di Colletta della Messa della II Domenica dopo Natale).

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S_Daniele
00sabato 12 dicembre 2009 10:36

Sviluppo slavo e orientale

Nel calendario della liturgia bizantina, nella Domenica che precede il Natale,

troviamo l’indicazione della celebrazione, “della memoria di tutti i Genitori che furono

graditi a Dio, da Adamo a Giuseppe, lo sposo della Santissima Madre di Dio”. In altri

calendari slavi, la festa del 24 dicembre, è dedicata ad Adamo ed Eva. Tale celebrazione

è caratterizzata, in ricordo dell’albero del Paradiso, dalla decorazione di un albero con

mele o palline rosse, il cui colore rievoca il peccato e la Redenzione. Ancora oggi, in

Polonia, questa festa del 24 dicembre – ultimo giorno dell’avvento – pone, in maniera

pedagogica, il primo Adamo in relazione con il nuovo Adamo, Gesù, festa celebrata il 25

dicembre. In questo modo, l’albero da cui trae origine il peccato si converte in albero di

vita
2.

In questo ambiente slavo, un’altra tradizione consisteva nel fare una piramide luminosa

avente nella sommità un cero che veniva preso durante la Notte Santa della nascita di

Gesù, la luce vera
3. Il popolo esprimeva con le lampade accese l’andare senza timoreincontro al Cristo che veniva nel Natale4; allo stesso modo il popolo chiedeva di essere

infiammato dal fuoco dello Spirito per poter risplendere davanti al Signore, quando verrà

definitivamente, illuminato dalla sua gloria
5.

Entrambe le pratiche, l’adornare l’albero con delle mele e l’accendere delle candele,

si fusero a partire dal sec. XVI.

Racconti popolari

Con il fine di diffondere il simbolo universale dell’albero della vita, la gente semplice

aggiunse delle leggende. Molto estesa era la credenza secondo cui da un seme

dell’albero del Paradiso sia nato un altro albero, con il quale molti secoli più tardi si costruì

la croce salvatrice del Golgota. Anche i racconti intorno al fuoco nelle notti di inverno si

preoccuparono di situare il pino al centro del cosmo che si rinnovò per la redenzione

cominciata dalla nascita di Cristo. Già nel pieno sec. X ai bambini si raccontava che la

Notte di Natale, non solo cantarono gli angeli e gioirono i pastori (Lc 2,8-15), ma che in

quel silenzio, quando il Verbo, per mezzo del quale tutte le cose furono fatte (Gv 1,3-10),

discese dal trono reale dei cieli (Sap 18,14-15), la creazione sembrò coperta di nuova vita:

gli animali parlarono (Is 1,3; Ab 3,2 testo greco), i fiori sbocciarono in pieno inverno, si

videro nascere i più buoni frutti sugli alberi (Sl 1,3). Solamente l’abete, che non fiorisce,

non poteva esprimere la gioia del cosmo di fronte alla venuta del Redentore (Sl 95,12) e

per questo il Signore, prese nelle sue divine mani un grappolo di stelle (Ap 1,16) e le mise

sopra i suoi rami che divennero risplendenti di luce. Un’altra versione dello stesso

3

racconto presenta l’albero vicino la grotta di Betlemme con sopra la stella che aveva

guidato i Magi, “abbellendo” così “il Luogo Santo” (Is 60,13).

Questi racconti che hanno alimentato la pietà popolare di generazioni, esprimono la

profonda convinzione cristiana che il Dio creatore si rende presente in mezzo alla sua

creazione in una triplice manifestazione: naturale (la stella si pose sulla cima dell’albero),

storica (indicando la nascita), Scritturistica (nel luogo annunciato dai profeti). Nel campo

iconografico, non mancano rappresentazioni di un albero presso il presepe6. A voltel’albero apre la sua fronda per formare il segno della croce

7. La rappresentazione non può

mostrare in modo migliore la relazione esistente tra la Pasqua e il Natale8. Così lo esprimela liturgia Hispano-mozarabica dell’Avvento:

Colui che nasce, viene per morire9. E’ un

linguaggio diverso ma afferma la medesima realtà: esprime come Colui che prima di

apparire nel tempo esiste prima del tempo e i cieli e la terra, “che furono creati per mezzo

di Lui e in vista di Lui” (Col 1,16), lo rendono presente in tutto il suo splendore.

 

2 Nell’albero della Croce tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita

(Prefazio della Messa dell’Esaltazione della santa Croce); Dal legno della Croce è venuta la gioia in tutto il mondo

(Antifona dell’adorazione della santa Croce nella celebrazione della Passione del Signore del Venerdì Santo); Innalzato

sulla croce… effuse sangue e acqua… perché tutti gli uomini… attingessero con gioia alla fonte perenne della salvezza

(Prefazio della Messa del Sacratissimo cuore di Gesù).

3 Cfr. la Colletta della Messa della Notte della Natività del Signore.

4 Cfr. Orazione dopo la comunione della Messa del 23 Dicembre.

5 Orazione dopo la comunione della Messa del 23 Dicembre.

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S_Daniele
00sabato 12 dicembre 2009 10:38

Usanza protestante?

L’albero e il presepe coesistevano pacificamente nel centro Europa fino alla riforma

protestante. L’influenza della predicazione iconoclasta dei luterani arrivò ad eliminare il

presepe in favore dell’albero.

In contrasto con il vuoto dovuto alla soppressione dell’immagine della Natività e per lottare

contro una visione unicamente pagana dell’albero, si diffusero molteplici e belle leggende

in favore dell’abete. Indiscutibilmente, l’albero santo – come lo si è denominato - si impose

con forza.

Abbiamo notizia del popolo di Selestat in Alsazia in cui il Natale, nel 1521, si

celebrava adornando l’albero. Anche a Strasburgo, a partire dal 1605 si diffuse l’usanza di

collocare regali e dolciumi ai piedi del pino. Questi dolci erano fatti con latte e miele,

evocando così la Terra Promessa (Es 3,8) e dando l’accesso all’albero della Vita (Ap

22,14) simbolo di Gesù Cristo. In non pochi luoghi i dolci sostituirono le preghiere, il pane

benedetto che veniva a ricordare l’Eucarestia (Gv 6,51). “L’ammirabile scambio” che canta

la liturgia natalizia10 si esprimeva in questa forma semplice. L’albero della croce mostra la

sua efficacia nell’Eucarestia. In lei, come nel mistero della Manifestazione (1 Tm 3,16), Dio

si fece uomo perché l’uomo diventasse Dio
11.

L’albero viene introdotto in Inghilterra nel secolo XVIII. Viene menzionato per la

prima volta nel 1789. Nel 1800, la regina Charlotte, tedesca di nascita e moglie di Georges

III, collocò un pino di Natale a Queen’s Lodge (Windsor). Ornato con luci, mele rosse e

con figure di Maria, di Giuseppe, dell’asino e del bue. Sulla cima c’era l’immagine di Gesù

Bambino: è la fusione delle tradizioni latine con quelle tedesche. Solamente nel 1840, in

piena epoca vittoriana, che a Londra si diffonde pienamente l’uso di questo simbolo

natalizio: il principe Alberto di Sassonia-Coburgo, sposo della regina Vittoria, lo aveva

introdotto nel palazzo provocando l’imitazione da parte della nobiltà e della borghesia. Nel

1869, Charles Dickens scrive “Nuove storie per il Natale” con un magnifico saggio

sull’albero.

Ricordiamo anche, nel secolo passato, l’iniziativa della principessa Hèlene de

Mecklembourg, contessa d’Orleans, quando fece adornare in Avvento un pino a Tuilleries

(Parigi). Una grande diffusione ebbe in seguito a Zurigo, Vienna e Praga.

Dall’Inghilterra arriva agli Stati Uniti, dove troviamo il primo albero adornato in una

via pubblica a Boston (1912). Per influenza nord-americana torna in Europa e diviene

molto popolare nei nostri paesi. A Roma figura, insieme alla rappresentazione della grotta

di Betlemme, davanti alla Basilica Vaticana.

 

6 Per es. il mosaico della Natività nella Chiesa del Salvatore in Kora, Instambul, e l’adorazione dei pastori di T. di

Bartolo (s. XVI°). Pinacoteca di Siena.

7 Così appare in una rappresentazione della Natività conservata nel Museo della Biblioteca Apostolica Vaticana, sec.

X°.

8 A volte si rappresentano un insieme di alberi da frutto: la nascita che libera dal peccato viene situata in un giardino

dove si commise il peccato di Adamo. E’ così nella icona della Natività (s. XV°) Galleria Tretjakov di Mosca.

9 Le icone esprimono la stessa idea rappresentando il Bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia vista come

un sepolcro.

10 tuo Verbo, fatto uomo nel grembo… ci unisca a sé in comunione di vita (Orazione Colletta della Messa del 17

Dicembre);…perché possiamo aver parte all’eterna vita del tuo Figlio, che con la sua morte ci ha resi immortali

(Orazione sopra le offerte della Messa del 18 Dicembre); …Fa che oggi possiamo condividere la vita divina del tuo

Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana (Colletta della Messa del giorno di Natale); …oggirisplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti

(Prefazio III di Natale); Accogli, Signore, i nostri doni in

questo misterioso incontro tra la nostra povertà e la tua grandezza; noi ti offriamo le cose che ci hai dato, e tu donaci


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S_Daniele
00sabato 12 dicembre 2009 10:40

Memoria del Paradiso

L’albero di Natale ci ricorda altri due alberi: quello del Paradiso e quello della Croce.

Il Paradiso è il luogo originario dove Dio colloca l’uomo. Giardino ricco di tutte le specie di

alberi, piantati ad Oriente (Gn 2,8), lo stesso è dire di Cristo, perché Egli stesso è

chiamato Oriente (Zc 3,8; 6,12 testo greco; Lc 1,78). Quando il Signore ritornerà, verrà da

Oriente (Mt 24,27a), riflesso della luce eterna (Sap 7,26), brillando fino ad Occidente (Mt

24,27b). L’albero sarà il ricordo continuo della nostra autentica patria – il Paradiso – e sarà

tempo in cui desiderio e aspirazione ci faranno crescere nella speranza
12.

L’albero della vita del Paradiso è la Saggezza (Prov 3,18), e questa saggezza di

Dio è Cristo crocifisso sull’albero della Croce (1Cor 1,23s). L’albero, origine della colpa

che gettò il mondo nelle tenebre, è divenuto per la morte di Cristo la sorgente della luce

vera che illumina tutti gli uomini (Gv 1,9). L’albero della Croce è il simbolo pasquale che ci

rievoca la gloriosa vittoria del leone della tribù di Giuda (Ap 5,5); addobbare l’albero a

Natale, è espressione della fede nel compimento delle promesse in Cristo: “si rallegrano

gli alberi della foresta di fronte al Signore che viene” (Sl 95,12-13).

Cedri, pini e cipressi, sono per il profeta alberi paradisiaci. L’albero sempre-verde

richiama ancora di più la presenza di Dio stesso: “Sono come cipressi sempre verdi” (Os

14,9). Sono segni eterni di gioia e di pace (Is 55,12s) che portano in sé la confessione

della fede: il peccato di Adamo è stato distrutto per l’Incarnazione di Cristo che si è

caricato del peccato dando a noi la vita
13.

Questo è il significato teologico del linguaggio popolare che adorna l’albero di mele e

palline rosse che simboleggiano il peccato, o il porre forme di pane che simboleggiano le

ostie. La mela della discordia pone nell’uomo la morte, l’ostia della pace ridona la vita
14.Queste ostie sospese suii rami dell’albero hanno dato origine ai marzapane e agli altri

dolci natalizi.

In differenti luoghi, intorno all’albero, sono nate diverse rappresentazioni di teatro

sacro. I personaggi che intervenivano (angeli, diavoli, stelle, Adamo ed Eva, ecc)

rimanevano attaccati ai rami dell’albero come figure: coro degli angeli, serpenti o draghi, e

soprattutto le candele utilizzate per esprimere la luce che brilla nelle tenebre (Gv 1,5) e

che è servita per ricordare il Sole che nasce nell’alto (Lc 1,79).

 

 in cambio te stesso (Orazione sulle offerte della Messa del 29 Dicembre); …concedi a noi, che lo abbiamo conosciuto

come vero uomo, di essere interiormente rinnovati a sua immagine (2° Colletta della Messa del Battesimo del Signore).

11 per questo misterioso scambio di doni trasformaci nel Cristo tuo Figlio (Orazione sulle offerte della Messa della

Notte di Natale); …il Salvatore del mondo, che oggi è nato e ci ha rigenerati come tuoi figli, ci comunichi il dono dellasua vita immortale

(Orazione dopo la Comunione della Messa del giorno di Natale); …ascolta la nostra preghiera; il

tuo Verbo eterno nascendo dalla Vergine nella nostra carne mortale si è fatto nostro fratello, ci renda partecipi della

gloria del suo regno (Orazione di Colletta del Sabato della feria di Natale).

12 La sua venuta vinca le tenebre del male e ci riveli al mondo come figli della luce (Orazione di Colletta della Messa

del Sabato della II sett. Di Avvento).

Continua...

S_Daniele
00sabato 12 dicembre 2009 10:42

Voi tutti, alberi del Signore, benedite il Signore!

La pubblicazione nel Rituale delle Benedizioni Liturgiche (nelle edizioni Spagnola,

Canadese e Statunitense) del Rito della Benedizione dell’albero di Natale, permette di

vederlo come un sacramentale. E’ un modo di benedire il Signore, riconoscendo

nell’albero della Croce un prolungamento di quello del Paradiso, formando così l’asse

unico del mondo, “nessuna foresta ne produce uno uguale”
15 (è il simbolo della vita in

perpetua evoluzione, in ascesa verso l’alto; penetra nel suolo e si slancia verso il cielo).

Giustamente, allora, l’albero è un modo per identificare una famiglia cristiana;

un’immagine del Bambino Gesù o un’icona della Natività posti al di sotto, accanto o sopra

di esso, contribuiranno a far risaltare il carattere religioso di questo simbolo
ecologico della

Natività. Questo non si è mai perso nell’Europa centrale ma nella nostra area, l’albero si è

maggiormente introdotto come segno “laico” delle feste invernali di famiglia.

Padre Manuel Gonzalez

don Francesco Giuliani

13 Egli ha pagato per noi all’Eterno Padre il debito di Adamo… davvero era necessario il peccato di Adamo, che è

stato distrutto con la morte del Cristo (Preconio della Veglia Pasquale).

14 Cfr. Preghiera Eucaristica della Riconciliazione I.

15 Cfr. Inno della Liturgia delle Ore del Venerdì Santo.

Fonte

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