Strasburgo, 8. Il partito dell'astensionismo è risultato il vincitore delle elezioni nei ventisette Paesi dell'Unione europea per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. L'affluenza alle urne è stata infatti del 43,09 per cento (circa due punti in meno rispetto al voto del giugno del 2004), il dato più basso da quando l'Europarlamento viene eletto a suffragio universale diretto. Nelle prime elezioni del 1979, la percentuale dei votanti era stata del 61,99 per cento.
Dal punto di vista politico, uno dei dati più significativi riguarda l'avanzata in molti Paesi dei partiti dichiaratamente di destra e ostili all'integrazione europea, che porteranno a Strasburgo una cinquantina di deputati. Alle prossime riunioni del Parlamento europeo si farà dunque sentire il peso delle formazioni euroscettiche, nazionaliste e di orientamento xenofobo, oltre che dei gruppi ecologisti che nel nuovo Parlamento conteranno undici deputati in più.
Le urne hanno comunque sancito la sconfitta delle forze progressiste - in alcuni casi si può parlare di disfatta - e hanno premiato le forze conservatrici. In taluni Paesi, secondo gli ossservatori, il voto è stato inevitabilmente condizionato dalla grave crisi economico finanziaria. Nel nuovo emiciclo europeo, che conterà settecentotrentasei deputati - quarantanove in meno rispetto alla precedente legislatuta - il Partito popolare, impostosi nei Paesi più grandi, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania all'Italia, rimarrà di gran lunga il primo gruppo politico. Seguono poi, distaccati di molte lunghezze, i socialisti, che hanno subito un forte ridimensionamento. "È una serata triste per la socialdemocrazia", ha ammesso il presidente del Partito socialista europeo, Martin Schulz. In calo anche i liberaldemocratici.
Stando alle stime non ancora definitive diffuse oggi, il Partito popolare europeo-Democratici europei ottiene duecentosessantasette eurodeputati. Il Gruppo socialista si attesta a quota centocinquantanove, mentre l'Alleanza dei liberali e democratici per l'Europa ottantuno. I Verdi europei-Alleanza libera europea conquistano cinquantuno seggi, le destre dell'Unione per l'Europa delle Nazioni trentacinque, la Sinistra unitaria europea-Sinistra Verde nordica trentatre e gli euroscettici di Indipendenza e democrazia venti. I deputati non iscritti ad alcun gruppo sono dati ancora tra gli ottantasei e gli ottantotto seggi.
La sconfitta più pesante per i socialisti è arrivata dalla Gran Bretagna, dove i laburisti del premier Gordon Brown (al Governo initerrottamente dal 1997) sono crollati ai minimi storici, diventando, con solo il sedici per cento dei consensi, il terzo partito su scala nazionale. Per il Labour si tratta del peggior risultato dal dopoguerra. A vincere sono stati i Tories di David Cameron, con il ventisette per cento dei suffragi. Il secondo partito britannico è quello euroscettico, arrivato al diciassette per cento.
In Francia, nuova vittoria per i gollisti di Nicolas Sarkozy, che hanno ottenuto oltre il ventotto per cento dei voti, e ulteriore sconfitta per i socialisti, fermi al sedici per cento, praticamente alla pari con la sorprendente lista Europa ecologista. L'astensionismo è stato molto alto, con un'affluenza alle urne pari al 40,62 per cento.
In Spagna, rispettando tutti i pronostici della vigilia elettorale, i socialisti del presidente del Governo, José Luis Rodríguez Zapatero, sono stati superati dopo cinque anni dai popolari di Mariano Rajoy.
In Germania, punita la Grande coalizione governativa, passata dal 44,5 al 38,2 per cento. Il voto ha confermato anche la crisi dei socialdemocratici, che hanno perso un ulteriore 0,3 per cento rispetto al già catastrofico 21,5 per cento del 2004. È questo il risultato peggiore di tutta la storia della formazione politica. Se i Verdi con il dodici per cento sono rimasti praticamente fermi al risultato di cinque anni e Die Linke (la Sinistra) è avanzata di un solo punto, arrivando al 7,1 per cento, il risultato più significativo è stato conseguito dal Partito liberale, che ha fatto un balzo in avanti del 4,5 per cento, toccando quota 10,6.
Solo in Danimarca, Svezia e soprattutto in Grecia la sinistra ha retto all'onda d'urto dei conservatori. In Grecia il partito socialista, all'opposizione, ha vinto le europee con un ampio margine del 4,3 per cento nei confronti di Nuova democrazia.