La viva tradizione della Chiesa
<O uomo, tu non osavi levare il tuo volto verso il cielo, rivolgevi i tuoi occhi verso la terra, e, ad
un tratto, hai ricevuto la grazia di Cristo, ti sono stati rimessi tutti i tuoi peccati. Da servo malvagio
sei diventato un figlio buono. Abbi fiducia perciò non nelle tue opere, ma nella grazia di Cristo!
Per grazia, dice l’Apostolo, siete stati salvati. Questa non è presunzione, ma fede. Proclamare ciò
che hai ricevuto, non è superbia, ma ossequio. Leva dunque gli occhi tuoi al Padre, che ti ha
generato per mezzo del lavacro, al Padre, che ti ha redento per mezzo del Figlio e dì: Padre
nostro!> (Sant’Ambrogio)1
Riflessione biblica
Il Padre Nostro, considerato sin dai primi secoli dai padri della Chiesa compendio di tutto il
Vangelo, è la preghiera cristiana fondamentale che contiene, nella sua struttura interna, gli elementi
essenziali di qualunque forma di preghiera rivolta al Padre nel Figlio per mezzo dello Spirito Santo.
E’, inoltre, una vera e propria sintesi della preghiera ebraica che il pio israelita rivolge a Dio nel
corso della giornata.
“Padre nostro che sei nei cieli”, la paternità di Dio si esprime al plurale. Il Padre Nostro è la
preghiera dei figli e dei fratelli; si tratta di una preghiera corale, comunitaria, ecclesiale. Non è
sufficiente, infatti, pregare per gli altri, piuttosto bisogna pregare insieme come fratelli.
L’aggettivo “nostro” non indica un possesso esclusivo da parte di qualcuno ma l’appartenenza
all’unico Padre che ci fa essere fratelli. La preghiera cristiana nasce dalla fraternità e costruisce
la fraternità.
1 I sacramenti, in Opera omnia di sant’Ambrogio, città nuova editrice, Roma 1982, pag.111
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“…sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà” le prime tre
invocazioni non sono suppliche ma benedizioni, di conseguenza, la lode è il movimento iniziale
della preghiera. “Venga il tuo regno” cioè si renda visibile la signoria di Dio in questo mondo.
Ogni autentica benedizione, secondo la concezione ebraica,2 implica sempre la venuta del regno,
la manifestazione della signoria di Dio che agisce in modo efficace nella storia.
“Sia fatta la tua volontà”, espressione che richiama l’esperienza di Gesù nel Getsemani (cf Mt
26,42). In realtà non c’è nel testo il verbo “fare” ma “avvenire” di conseguenza non sta a noi
compiere la volontà di Dio. La TOB traduce: “ fa che si realizzi la tua volontà”, mettendo in
evidenzia l’agire di Dio (cf Is 44,28; Ef 1,5.9). Ad ogni modo, preghiamo affinché non solo Dio
realizzi la sua volontà ma anche noi. Infatti, la volontà di Dio non potrebbe compiersi senza
l’impegno fattivo dei credenti.
“Dacci oggi il nostro pane” è una frase di non facile traduzione, infatti può essere intesa come
“dacci il pane del giorno che viene” con un forte richiamo alla dimensione “escatologica”3,
oppure “il pane di cui abbiamo bisogno”4, “necessario al sostentamento”5. I discepoli del
Signore non sono soltanto protesi verso il futuro ma si preoccupano di domandare ciò che è
necessario per crescere nella comunione con Dio e nella fraternità giorno per giorno.
“Rimetti a noi i nostri debiti” Il peccato è considerato come un debito nei riguardi di Dio e nei
riguardi del prossimo ( cf Mt 18,23ss). La condizione perché la richiesta di perdono sia efficace
è che anche noi perdoniamo. Il perdono fraterno è il frutto del perdono ricevuto da Dio, è
l’effetto di una vita veramente rigenerata dalla misericordia di Dio. Il termine ri-mettere
significa: di nuovo, ancora, da capo, un’altra volta, e rinvia alla fedeltà di Dio, poiché per Lui
nessuno è mai perduto. L’esperienza della misericordia di Dio educa i credenti a “vivere
l’infinita pazienza di ricominciare”6.
“Non ci indurre in tentazione”. Non si tratta d’imputare la tentazione a Dio, ma di chiedere che
ci preservi dall’essere tentati e cioè dal cadere nella tentazione (cf Mt 26,4; 1 Tm 6,9)7. Rispetto
all’A.T. il Nuovo Testamento non afferma mai che Dio tenta, anzi esclude questa possibilità (cf
Gc 1,13);
“Ma liberaci dal Maligno”, Matteo non si riferisce al male in generale, ma a chi lo trama, cioè il
Maligno (cf Mt 13,25-29; Lc 10,29).
Applicazioni
La struttura spirituale interna alla preghiera del Padre Nostro indica in modo preciso il movimento
proprio della preghiera cristiana: dalla lode alla supplica per proseguire con la lode poiché, secondo
la viva tradizione della Chiesa, la “Preghiera del Signore” si conclude sempre con la dossologia:
“Perché tuo e il potere e la gloria nei secoli”.
2 “ Faccia venire il suo regno nelle nostre vite e nei nostri giorni, e nelle vite di tutta la casa d’Israele in fretta e presso”
(Qaddish).
3 Questa parola deriva dal termine greco escaton che significa “gli ultimi tempi”.
4 Versione siriana.
5 TOB: Traduction Oecumènique de la Bible.
6 Ermes Ronchi, Il canto del Pane, Editrice Sardini, 1995, pag.125.
7 “Non farmi entrare in potere del peccato, né in potere della colpa, né in potere della tentazione, né in potere del
disprezzo. Possa in noi regnare l’impulso buono e non regnare l’impulso cattivo” (Preghiera ebraica Berakhot 60b).
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La lode è la risposta, da parte dei credenti, all’amore preveniente di Dio (cf Sal 117); è riconoscenza
colma di stupore (cf Sal 8) per la misericordia (cf Sal 118) sovrabbondante che costantemente Dio
Padre manifesta nella storia per la salvezza dell’umanità.
La preghiera cristiana esige un atteggiamento obbedienziale da parte dell’orante poiché non si tratta
di mettere al centro se stessi, i propri bisogni, interessi, ma l’amore paterno di Dio (Padre nostro), la
Sua volontà, la manifestazione del Suo regno. Pregare non significa ripetere meccanicamente o
quasi magicamente delle formule (cf Mt 6,7; Gc 4,1-4), ma assumere i desideri di Dio (cf Rm 8,27),
imitare il Suo amore per vivere come Gesù ha vissuto (cf Tt 2,11). La preghiera cristiana non è mai
fuga dalla storia ma piena assunzione delle proprie responsabilità per diventare fattivi collaboratori
di Dio e testimoni della Sua Signoria.
La supplica è un altro momento fondamentale della preghiera cristiana che scaturisce dall’ascolto
della Parola di Dio, dall’umile accoglienza del dono dello Spirito Santo, partecipando della stessa
intercessione del Figlio di Dio (cf Eb 7,25). Attraverso la preghiera del Padre Nostro lo Spirito ci
aiuta a capire cosa bisogna chiedere:
a) “il pane”, simbolo di tutto ciò che serve per la nostra crescita umana oltre che spirituale;
b) la forza di perdonare;
c) l’armatura spirituale (cf Ef 6,13-18) per superare le tentazioni (cf 1 Cor 10,13);
d) una speciale protezione dal Maligno per rimanere saldi nella fede, speranza e carità (cf 1Pt 5,6-
9).
Esplicitazioni
_ Riscoprire il primato della lode: dedicare, nel corso della giornata, dei momenti particolari in
modo da far memoria delle meraviglie che continuamente Dio realizza nella nostra vita.
_ Riscoprire il primato della gioia: la lode è evento di gioia, di gratitudine che ci apre al mistero
dell’amore di Dio nella quotidianità.
_ Riscoprire la forza dell’intercessione: presentiamo a Dio, con umiltà e fiducia, la nostra vita e
quella di tutti coloro che soffrono e necessitano della consolazione di Dio, perché si compia la
sua volontà e venga il suo regno.
Brani biblici
Matteo 6,9; Romani 1,7; 1Corinzi 1,3; 2Corinzi 1,2; Galati 1,3ss; Efesini 1,2; Filippesi 1,2;
Colossesi 1,2; 1 Tessalonicesi 3,11.13; 2 Tessalonicesi 1,1; 2,16, Filemone 3; Giacomo 1,27.
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Bibliografia essenziale
Vivere nel potere dello Spirito, Sebastiano Fascetta, Edizione RnS, Roma 2006, pag 203-220;
Camminiamo secondo lo Spirito, Sebastiano Fascetta, Edizione RnS, Roma 2002; pagg.191-222;
Padre nostro, Bruno Maggioni, Edizione Vita e Pensiero, Milano 1995;
Il canto del Pane, Ermes Ronchi, Editrice Sardini, 1995;
Pregare il Padre nostro, Olivier Celment, Benoit Stadaert, Edizione Qiqajon, Magnano1989.