La Chiesa declassa Milingo

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S_Daniele
00venerdì 18 dicembre 2009 11:51
La Chiesa declassa Milingo: è solo un «signore»

di Andrea Tornielli

Roma
La cosa che colpisce di più nel comunicato vaticano, è quella ripetuta espressione: «il Sig. Milingo». Emmanuel Milingo, l’arcivescovo emerito di Lusaka famoso per i suoi esorcismi e le messe di guarigione, salito alla ribalta mondiale per le «nozze» con l’agopunturista coreana Maria Sung celebrate dal Reverendo Moon, minacciato di scomunica, quindi riaccolto con un gesto di grande magnanimità da Papa Wojtyla nel 2001, poi di nuovo fuggito con la moglie e infine scomunicato per aver illecitamente consacrato nel 2006 quattro nuovi vescovi, è stato ieri ridotto allo stato laicale. Non è più vescovo né sacerdote, non può più vestire l’abito ecclesiastico né esercitare il ministero. È tornato ad essere, appunto, solo «il sig. Milingo».
Nei mesi scorsi l’ormai ex prelato africano aveva consacrato ancora nuovi vescovi. Un segno – afferma il Vaticano – «della persistente contumacia» di Milingo, che ha «costretto la Sede Apostolica ad aggiungergli l’ulteriore pena della dimissione dallo stato clericale». La riduzione allo stato laicale è un fatto rarissimo per un vescovo.
L’ultimo caso è stato quello del vescovo paraguayano Fernando Lugo, che ha lasciato l’abito e il ministero per potersi far eleggere presidente della nazione e che ha poi ammesso di aver avuto un figlio da una donna con la quale aveva avuto una relazione. La differenza con il caso attuale sta però nel fatto che Lugo chiese – e una prima volta gli venne rifiutata – la riduzione allo stato laicale, mentre Milingo non l’ha mai chiesta.
Il provvedimento, assunto dal Vaticano perché «purtroppo il predetto signor Milingo non ha dato prove dello sperato pentimento» e «ha continuato nell’esercizio illegittimo degli atti dell’ufficio episcopale, attentando nuovi delitti contro l’unità della santa Chiesa», comporta queste conseguenze: «la perdita dei diritti e dei doveri connessi allo stato clericale, eccetto l’obbligo del celibato; la proibizione dell’esercizio del ministero», salvo «per i casi di pericolo di morte»; la «privazione di tutti gli uffici, di tutti gli incarichi e di qualsiasi potestà delegata, nonché il divieto di utilizzare l’abito ecclesiastico». Di conseguenza, avverte la Santa Sede, «risulta illegittima la partecipazione dei fedeli a eventuali nuove celebrazioni promosse dal signor Emmanuel Milingo».
La nota vaticana non chiude del tutto la porta all’ex vescovo africano, che dopo essere stato allontanato dallo Zambia ha vissuto per molti anni a Roma e ha avuto anche un incarico in Curia, presso il Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti. Si legge infatti che «la Chiesa conserva tuttavia la speranza nel suo ravvedimento».
Un punto fermo per la Santa Sede è che né oggi né in futuro potranno ottenere il riconoscimento i vescovi che Milingo ha consacrato o che eventualmente ancora consacrerà, e tutte le ordinazioni sacerdotali «da esse derivate» e dunque «lo stato canonico dei presunti vescovi resta quello in cui si trovavano prima dell’ordinazione conferita dal su menzionato signor Milingo».
«In quest’ora segnata da un profondo dolore della comunità ecclesiale per i gravi gesti compiuti dal signor Milingo – conclude il comunicato vaticano – si affida alla forza della preghiera il ravvedimento del colpevole e quello di quanti — sacerdoti o fedeli laici — hanno in qualche modo collaborato con lui nel porre atti contro l’unità della Chiesa di Cristo».

© Copyright Il Giornale, 18 dicembre 2009 consultabile anche
qui.
(Zacuff)
00venerdì 18 dicembre 2009 20:04
doveva esser declassato molto tempo prima
S_Daniele
00sabato 19 dicembre 2009 10:29
«Ha moltiplicato interventi pubblici in aperta ribellione alla Santa Sede»

Milingo non è più sacerdote il Papa lo caccia dalla Chiesa

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Ordinava vescovi senza il permesso del Pontefice, ora non è più prete. Il Papa ha ridotto allo stato laicale l’arcivescovo Emmanuel Milingo, 78 anni. Stop alla «sacra telenovela» dell’esorcista sposato con l’adepta della setta Moon, Maria Sun, già sospeso «a divinis» dopo il matrimonio del 2001 e scomunicato nel 2006.
«A capo di correnti per l’abolizione del celibato sacerdotale, ha moltiplicato gli interventi pubblici in aperta ribellione alla Santa Sede, creando sconcerto e scandalo nei fedeli - scrive la Santa Sede - dopo la scomunica il signor Milingo non ha dato prove di pentimento in vista del ritorno alla piena comunione, anzi ha continuato nell’esercizio illegittimo degli atti dell’ufficio episcopale, attentando nuovi delitti contro l’unità della Chiesa».
Tali «gravi delitti» hanno costretto ad «aggiungergli la pena della dimissione dallo stato clericale», notificata dal nunzio in Zambia, Girasoli. Ciò comporta la perdita dei diritti e doveri connessi allo stato clericale (eccetto l’obbligo del celibato), la proibizione dell’esercizio del ministero (salvo per i casi di pericolo di morte), la privazione di tutti gli uffici, incarichi, potestà delegata e il divieto di utilizzare l’abito ecclesiastico.
Viene «dichiarata illegittima» la partecipazione dei fedeli alle sue celebrazioni. Riguardo alle «persone da lui ordinate» la Chiesa «non riconosce e non intende riconoscere nel futuro tali ordinazioni», pertanto «lo stato canonico dei presunti vescovi resta quello in cui si trovavano in precedenza». La Santa Sede «affida alla forza della preghiera il ravvedimento del colpevole e quello di quanti (sacerdoti o fedeli laici) hanno in qualche modo collaborato con lui nel porre atti contro l’unità della Chiesa».
La dimissione dallo stato clericale di un vescovo, evidenzia il Vaticano, «è un fatto del tutto eccezionale, a cui la Santa Sede si è vista costretta per la gravità delle conseguenze che derivavano per la comunione ecclesiale dal susseguirsi di ordinazioni episcopali, senza mandato pontificio». Nessun ravvedimento dal vescovo ribelle, fondatore del movimento «Married priest now». Il sacerdote è e deve restare celibe, ribatte la Chiesa. Nel 2007 gli è stato ritirato il passaporto diplomatico vaticano e il suo nome è scomparso dall’Annuario pontificio. Ora la definitiva

© Copyright La Stampa, 18 dicembre 2009
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