La Hack ci spiega perché Dio non esiste

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((Zacuff))
00mercoledì 20 gennaio 2010 21:33
La Hack ci spiega perché Dio non esiste
di Tempi

A chi le chiedeva un’opinione sul recente convegno della Cei intitolato “Dio oggi” la celebre astrofisica Margherita Hack ha risposto: «La questione dell’esistenza di Dio non è risolvibile o almeno non è risolvibile scientificamente. è questione di fede. Per me affermare Dio è un’invenzione umana per spiegare tutto quello che la scienza non sa spiegare e per soddisfare il desiderio di non morire, di una vita al di là della vita. Desideri innati che hanno portato alla nascita delle religioni, in tutti i tempi e in tutti i paesi».

Favole Le motivazioni della Hack non fanno una grinza. Dio è un’invenzione degli uomini per consolarsi di questo nulla che è la vita. La felicità non esiste, e poi si muore. Non esiste Biancaneve, men che meno i sette nani. E che dire di Cenerentola? Una balla lei, la fatina, bididi bodidi bu e i topini trasformati in cavalli. Non esiste nemmeno il principe azzurro, il Mago di Oz, la piccola fiammiferaia non è mai morta di freddo perché non esiste né lei né il freddo. E nemmeno Babbo Natale esiste. Solo di un personaggio la Hack non può dire che non esista: la befana.
((Zacuff))
00mercoledì 20 gennaio 2010 21:39
Re:
((Zacuff)), 20/01/2010 21.33:

La Hack ci spiega perché Dio non esiste
di Tempi

A chi le chiedeva un’opinione sul recente convegno della Cei intitolato “Dio oggi” la celebre astrofisica Margherita Hack ha risposto: «La questione dell’esistenza di Dio non è risolvibile o almeno non è risolvibile scientificamente. è questione di fede. Per me affermare Dio è un’invenzione umana per spiegare tutto quello che la scienza non sa spiegare e per soddisfare il desiderio di non morire, di una vita al di là della vita. Desideri innati che hanno portato alla nascita delle religioni, in tutti i tempi e in tutti i paesi».

Favole Le motivazioni della Hack non fanno una grinza. Dio è un’invenzione degli uomini per consolarsi di questo nulla che è la vita. La felicità non esiste, e poi si muore. Non esiste Biancaneve, men che meno i sette nani. E che dire di Cenerentola? Una balla lei, la fatina, bididi bodidi bu e i topini trasformati in cavalli. Non esiste nemmeno il principe azzurro, il Mago di Oz, la piccola fiammiferaia non è mai morta di freddo perché non esiste né lei né il freddo. E nemmeno Babbo Natale esiste. Solo di un personaggio la Hack non può dire che non esista: la befana.





tempi.commentati
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L’ oscenità della

Inserito da gingà il 26 Dicembre 2009 - 4:01pm

L’ oscenità della morte

Continuando a riflettere sull’ esistenza di Dio, mi sono venute altre considerazioni. Mi piacerebbe che qualcuno le commentasse…

Penso alla morte come all’ evento culmine della mia vita, il momento in cui farò il mio ingresso nel mondo dei vivi. Naturalmente temo la morte, mi spaventa, mi fa orrore; essa è la negazione stessa della vita, è l’ immagine oscena della vita che finisce, come se fosse accettabile l’ idea di una vita che finisce. E’ oscena questa idea della vita che finisce, non è accettabile perché per accettarla dovremmo accettare che vivere non ha senso. Infatti l’ unico senso possibile per la vita è l’ amore, niente altro può dare senso, significato alla vita; ma un amore che finisce non è, non può essere amore. Quando nasce un figlio e senti nel tuo cuore l’ amore per lui che ti brucia, sai che questo amore è eterno, sai che durerà per sempre… e se così non fosse, allora sarebbe meglio non essere mai nati, sarebbe meglio non aver mai conosciuto tanta bellezza se poi devi lasciarla. Quindi o l’ amore è per sempre ed allora anche la vita deve essere per sempre, o, se l’ amore è destinato a perire con la vita, allora l’ amore non è amore e la vita non ha senso.

Davvero non potrei accettare l’ idea della vita che finisce. Tutto nella vita diventa irrimediabilmente osceno se si accetta l’ idea che la vita ha una fine, un termine oltre il quale tutto è perduto. Si, osceno, cioè fuori della scena, fuori dal contesto, incomprensibile, senza senso. Osceno l’ amore per i figli, osceno l’ amore sessuale, oscene le passioni ed il gusto per la vita, oscena l’ amicizia, oscena la bellezza della creazione se di questa bellezza non resterà niente. E davvero niente resterà di questa bellezza se la morte sarà la fine della vita; infatti questa struggente bellezza del creato esiste solo nel mio essere; la bellezza esiste solo finche io, esistendo, la contemplo. Se io ed il mio cane ci fermiamo di fronte alla Pietà di Michelangelo… una tale, sublime opera è tale solo nella mia mente, nel mio essere… non si troverà traccia di tale bellezza nel mio cane, esso guarderà a tale opera come si guarda ad un blocco di marmo, e magari vi orinerà sopra per marcare il territorio. Immaginiamo poi se tale bellezza può sussistere da sola: può, la Pietà di Michelangelo contemplarsi da sola?… La bellezza esiste solo come espressione, emanazione del mio essere, non ha una propria sussistenza. Può sussistere un blocco di marmo senza di me, ma non può sussistere la bellezza che suscita in me tale blocco di marmo quando io non esisto più. La bellezza è un’ esperienza, non una creazione; si parla di bellezza del creato, non di creazione della bellezza. La bellezza in sé non esiste. Esiste una creatura bella, un’ opera bella, un’ auto bella, un bel bambino o una donna bellissima… ma ciò che rende belle tutte queste cose è solo il mio essere che, facendone esperienza, le trova belle. Niente è più soggettivo della bellezza, proprio perché la bellezza è espressione dell’ essere. Ogni essere vive la sua bellezza.

Dunque la bellezza, come anche l’ amore, l’ amicizia e l’ intero insieme delle espressioni spirituali del nostro essere sono eterne, oppure oscene, cioè incomprensibili, prive di senso e perciò ripugnanti.

Ora mi domando: si può credere che siamo solo materia, che il nostro essere è solo materiale e non ha quindi futuro oltre la morte? si può ritenere che la morte sia l’ evento conclusivo della nostra vita? si può immaginare che l’ amore che ha scaldato il mio cuore, l’ amicizia che mi ha dato gioia, le passioni che mi hanno preso e che hanno reso così bella e straordinaria la mia vita… si può accettare che tutto questo sia solo per pochi anni? Ci si può arrendere all’ idea che la morte inghiottirà tutto e della mia vita non resterà traccia? E se si accetta l’ idea che la morte inghiottirà la nostra esistenza… come si può vivere con gioia gli anni che ancora ci restano da vivere? Non è una domanda retorica, mi domando come sia possibile essere sereni con una simile prospettiva. Eppure quasi ogni giorno capita di sentire persone di ogni genere affermare che sono atei, e lo affermano con una spensieratezza che mi sconcerta: come si può accettare l’ oscenità della morte e quindi l’ oscenità della vita… l’ oscenità del proprio essere in fondo… e sorridere ad un bambino? Come si può amare la vita se è oscena?

Non so se Dio esiste… so però che se Dio non esiste… la vita è un’ oscenità… senza fine.
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Non ho capito molto, ma è

Inserito da celestino ferraro il 24 Dicembre 2009 - 9:00am

Non ho capito molto, ma è certamente una mia deficienza, non ho le ali per volare ai pindarismi della Hack, ma se volasse più basso resterebbe sempre la Hack?
Una cosa però potrebbe dircela, le appartiene intrinsecamente: la sua vita.
Perché vive? C'è un motivo se anche lei fa parte del Creato? O il gioco del nulla cosmico si estende fino a lei? Si sente una donna utile, necessaria, indispensabile? O le cose sarebbero andate per il loro verso anche senza la sua presenza?
Diciamo che le cose non sarebbero mutate anche senza di lei: e allora? ... allora? ...
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Un semplice pastore una

Inserito da g.sala il 23 Dicembre 2009 - 3:09pm

Un semplice pastore una notte guardando le stelle si domandava il significato di tanta bellezza.
Un'astrofisica, invece, guardando le stelle non si pone nemmeno la domanda.
La sintesi del cosidetto"progresso scientifico".
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Un paio di

Inserito da catnicex il 21 Dicembre 2009 - 3:48pm

Un paio di considerazioni...
a) La conoscenza "scientifica" nel pensiero comune vuol dire una certa cosa, in particolare l'utilizzo del metodo scientifico positivista dove tutto viene "quantificato", "misurato", etc. Nella pratica, cioe' al di la' delle posizioni ideologiche, questo vuol dire che deve essere qualcosa pubblicato su "autorevoli" riviste scientifiche dove il sistema della peer review "garantisce" una ragionevole certezza che le scoperte siano fondate su dati "oggettivi". Ora, come chiunque lavori e pubblichi in qualunque ambito "scientifico" sa, alla fine per pubblicare qualsiasi cosa bisogna essere parte di certe comunita' e avere i contatti giusti (al di la' delle belle parole sull'oggettivita' del processo).Questo porta al fatto che il metodo "scientifico" e' di fatto il risultato di un processo di conoscenza almeno in parte sociocostruita. Il dibattito e' aperto nelle scienze sociali, mentre in quelle "naturali" si tende a dimenticarsene.Detto questo, per assurdo, se una comunita' accademica rilevante, ad esempio quella dei fisici, credesse in Dio e si mettesse d'accordo che x, y, z sono metodi per "quantificarne" le prove di esistenza, potremmo avere una pubblicazione "scientifica" dove si prova "scientificamente" l'esistenza di Dio. Questo con buona pace della Hack e di tutti gli altri che per ora si sono "messi d'accordo" del contrario. Ovviamente e' un ragionamento paradossale, ma e' per dire che alla fine tutte queste discussioni sulle prove "scientifiche" o meno dell'esistenza di Dio sono socialmente (e ideologicamente...) limitate e condizionate.
b) Consiglio a tutti di leggere il bellissimo libro di D'Espagnat (http://www.emsf.rai.it/biografie/anagrafico.asp?d=240) "On physics and philosophy". Ipotizzando che il curriculum scientifico dell'autore sia sufficiente per dargli qualche credito, il suo ragionamento di fondo e' questo: tutta la filosofia moderna (con l'eccezione parziale di certe branchie della fenomenologia) e' intrisa e fondata delle scoperte, concetti, idee della fisica newtoniana (e galileiana...). Ora, dice D'Espagnat, la fisica quantistica moderna con le sue scoperte ha invalidato (o meglio ridotto fortemente il campo di applicazione di) tale fisica newtoniana.Cioe' sulla base delle scoperte "scientifiche" moderne tantissime delle idee su cui facciamo conto per "filosofeggiare" sono fortemente ridimensionate, a partire dall'idea stessa di tempo e spazio. Per cui, si chiede D'Espagnat, come le scoperte della fisica quantistica moderna interrogano e influenzano la filosofia? In pratica, invece di filosofeggiare sulla realta', l'emerito fisico fa il contrario, partendo dalla realta' per interrogare il filosofeggiare stesso. Nel libro fa questo in due parti: nella prima descrive e discute passo dopo passo le scoperte della fisica quantistica e le loro conseguenze sulla fisica classica, mentre nella seconda discute in profondita' tutte le differenti maggiori posizioni filosofiche alla luce della prima parte (dal positivismo, al realismo, etc).
Perche' scrivo tutto questo? Perche' una delle conclusioni piu' interessanti di tale libro e' che, secondo D'Espagnat (che e' religioso a livello personale a modo suo...), se ci limitiamo ai dati della realta' raccolti con metodo scientifico NON possiamo non ipotizzare e indicare il fatto che un Qualcosa che si avvicina molto all'idea di Dio esista. D'Espagnat poi discute anche le proprie personali conclusioni in merito.
Il punto e' secondo me che, al di la' delle discussioni ideologiche di cui al punto sopra, dai dati stessi della realta' viene suggerita la presenza di Dio (anche se con contorni piu' da Sconosciuto, come ha detto recentemente il Papa).
Ma guarda un po'!
Normalmente il ragionamento della mentalita' dominante e': le nostre teorie (ie: fisica classica etc) non sono in grado di spiegare l'esistenza di Dio ergo non esiste (o tutte le altre sfumature al ragionamento), mentre il ragionamento dovrebbe essere in merito a come "aggiornare" le teorie...e il fatto che le teorie piu' moderne puntino in questa direzione dovrebbe fare pensare...

saluti

PS1: sarebbe ad esempio interessante capire come tali scoperte fisiche moderne possano interrogare le altre scienze, inclusa la teologia, perche' D'Espagnat ad esempio osserva come tale "Entita'" difficilmente e' concettualizzabile sulla base dei dati come singola, ma piuttosto come multipla...
PS2: Non sorprende neppure che l'unica "filosofia" moderna in parte e' in accordo con la discussione di D'Espagnat sia la fenomenologia...ha o non ha il pensiero giussaniano fondamenta fenomenologiche in termini filosofici?
PS3: D'Espagnat ha vinto nel 2009 il Premio Templeton...sarebbe bello averlo al Meeting ...e sarebbe bello al piu' presto....avendo egli 88 anni... :-)
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Figli di Dio o figli di

Inserito da gingà il 19 Dicembre 2009 - 8:14pm

Figli di Dio o figli di perdizione?
Esiste Dio? La questione è importante perché dalla sua risposta dipende tutto il nostro futuro, finito o infinito che esso sia. Tuttavia la Hack ha ragione: non è questione scientifica. Difatti la scienza si occupa del mondo materiale: qualunque cosa, ma che sia materiale. Dio dunque sfugge all’ indagine scientifica, anzi, non solo Dio ma tutto il mondo spirituale sfugge all’ indagine scientifica. Su questo punto la prof. Hack ha perfettamente ragione. Potrei accettare anche quando aggiunge che Dio è questione di fede… basta intendersi su cosa intendiamo con la parola fede.

Per me la fede è scegliere di credere qualcosa che mi viene proposto da testimoni attendibili… ma è anche qualcosa che non urti la mia razionalità; soprattutto la fede è qualcosa che apre il cuore alla speranza ed all’ amore, che risponde al bisogno profondo di senso che trabocca dal mio cuore, ma che risponde anche al bisogno di relazione con qualcuno in cui io possa rispecchiarmi e riconoscermi finalmente, Qualcuno che sia altro da me e che pure posso guardare negli occhi. In questo senso Dio è certamente questione di fede. Ma questo non significa che non sia questione razionale. Avventurarsi poi ad affermare che Dio è solo un’ invenzione umana per superare la paura della morte… bè questo è davvero temerario. Per carità, ognuno ha l’ opinione che vuole in proposito… anche su questo siamo d’accordo: la fede è una libera scelta. Però occorrerebbe un po’ di prudenza prima di liquidare tutta la storia delle religioni con la paura di morire.

Dio dunque è questione di fede, dice la Hack, ma è anche questione razionale, aggiungo io. Infatti l’ esistenza di Dio è già stata dimostrata in molti e diversi modi, tutti rigorosamente razionali, da grandi filosofi, fin dagli albori della civiltà. Certo, la dimostrazione razionale non è una dimostrazione scientifica. La dimostrazione razionale mostra la credibilità di una tesi, la dimostrazione scientifica ne decreta la verità. Giusto dunque porre dei paletti: dimostrare razionalmente che Dio esiste non significa avere la certezza dell’ esistenza di Dio, e per fortuna, aggiungo; che Dio sarebbe, infatti, un Dio che non possa sfuggire alle mie dimostrazioni? Un Dio che io possa padroneggiare e conoscere nei limiti angusti di un teorema? Dio è l’ assoluto… oppure non è Dio.

Alla fine però la Hack ha ragione: Dio è essenzialmente questione di fede, nel senso che l’ ultima parola spetta alla fede. Occorre dunque inabissarsi in questa parola per arrivare al nocciolo della questione. Cos’ è dunque la fede?

La fede, l’ abbiamo già detto, è credere qualcosa che io non posso verificare scientificamente, ma che mi viene testimoniato da persone credibili. È qualcosa che, pur nello stupore che suscita, non ferisce la mia razionalità e viene incontro ai bisogni più ineludibili e profondi del mio essere. Infine la fede è una libera scelta, è scegliere di credere… ciò che si spera. Liberi da qualunque necessità e guidati, nella nostra scelta di fede, unicamente dalla speranza. Si, guidati dalla speranza, perché di fronte a Dio non c’ è altro criterio per decidersi: solo ciò che si spera ci dà la forza per credere. Se credo che Dio esista è perché desidero che Dio esista. In fondo la nostra fede racconta ciò che siamo nell’ intimo, è la nostra carta d’ identità.

D’accordo allora con la professoressa Hack: Dio è una questione di fede. La fede però è una questione d’ identità.

Buon Natale professoressa.
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Trovo pessimo il commento

Inserito da giusfed il 19 Dicembre 2009 - 4:56pm

Trovo pessimo il commento alle affermazioni della Hack.
E' dimostrabile l'esistenza di Dio ?
E' errato affermare che credere sia una questione di fede ?

Se per Hack Dio è una invenzione e le religioni la soddisfazione di desideri innati cosa c'entra la befana ?
Caterina63
00giovedì 21 gennaio 2010 00:22
[SM=g7497] La Hack dovrebbe studiarsi le 5 ragioni che san Tommaso d'Aquino pone quale prova RAZIONALE E RAGIONEVOLE dell'esistenza di Dio a cominciare anche dalla Creazione....ma da quel che ne so ha risposto che poichè san Tommaso non era uno scienziato, non gli interessa...


il prof. Zichichi, scienziato di fama mondiale...è giunto a credere nell'esistenza di Dio grazie proprio al suo lavoro perchè, dice: anche ammettendo ad una esplosione primordiale essa comunque è ragionevolmente ipotizzabile che sia stata causata, ergo ESISTE SEMPRE LA CAUSA PRIMA...e per i teologi la Causa prima è Dio...

Einstain, ebreo per quanto poco praticante, credeva nell'esistenza di Dio...

New Moment New Ideas Company spot TV per il Governo della Repubblica di Macedonia - Ministero dell'Educazione e Scienza. Campagna sociale (serie di spot) intesa a promuorevere l'educazione RELIGIOSA nelle scuole.

Slogan della campagna: Anche la Religione è un sapere. Riportare la religione a scuola. Slogan della campagna: Il sapere è potere.

Direttore creativo: Dusan Drakalski; direttore artistico: Nikola Vojnov.


.... [SM=g1740733]









[SM=g7348]
S_Daniele
00giovedì 21 gennaio 2010 10:10
L'esistenza o la non esistenza di Dio non è dimostrabile empericamente, in questo ha ragione la Hack, anche se cita solo l'esistenza indimostrabile, mentre anche la non esistenza è indimostrabile, qui non è solo questione di scienza emperica o di solo fede, l'esistenza di Dio è ragionevolmente dimostrabile con la ragione, cioè con la ratio, come hanno sempre sostenuto i tomisti a partire da san Tommaso, ergo la dimostrazione o la negazione di Dio è materia della filosofia unica scienza che può spiegare questo problema, inutile dire che solo i filosofi evoluzionisti non credono in Dio, peccato però che la teoria evoluzionista fa acqua da tutte le parti sia empericamente che filosoficamente, consiglio la lettura del libro del dott. De Mattei, vice presidente del CNR, ergo uno scienziato.
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