La Via Crucis del Papa, di don Primo Mazzolari

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Caterina63
00martedì 19 maggio 2009 21:45
Ringraziando Cattolico-Romano per la segnalazione, riporto:

 

Tutti ci crediamo in diritto di giudicarlo

LA VIA CRUCIS DEL PAPA

La rivista "30 giorni" ha ripubblicato in un supplemento al terzo numero di quest'anno a cura di Carlo Bellò il volume Anch'io voglio bene al papa scritto nel 1942. Pubblichiamo alcuni stralci tratti dal capitolo La via Crucis del papa.

di Primo Mazzolari

Anche per il papa, il Sinedrio è sempre convocato, e il Tribunale siede in permanenza. Tutti l'abbiamo giudicato, una, due, tante volte:  tutti ci crediamo in diritto di giudicarlo.
Ogni colpa è sua. Se ha fatto, perché ha fatto; se non ha fatto, perché non ha fatto. I peccati di omissione sono i più grossi capi d'accusa nella requisitoria che ognuno di noi ha già elaborato contro di lui...
"Se il papa avesse detto...".
"Se il papa si fosse apertamente dichiarato...". "Se il papa non avesse mostrato di aver paura...". Falsi testimoni e gente in buona fede s'avvicendano al banco dell'accusa.
Ogni giorno ha le sue accuse:  ogni epoca nuovi torti da buttargli addosso.
E quasi par che abbiano ragione questi e quelli, benché si contraddicano come i testimoni del Sinedrio.
Chi deve rispondere della salvezza di tutti può aver sempre torto davanti a qualcuno.
Ci vuol bene il papa che porti di fronte alla storia la colpa che tutti rifiutano.
Ci vuol sempre un innocente che possa essere condannato per salvare i colpevoli:  uno che muoia per il popolo.
Non ci sono apologie per difendere chi deve essere condannato.
Non domanda neanche l'avvocato d'ufficio; non risponde neanche!
Se parla ha torto, se tace ha torto. Ha torto se si mantiene calmo, ha torto se si sdegna.
""Così rispondi al pontefice?". E gli diede uno schiaffo".
Quel giorno che gli uomini gli andassero incontro da ogni strada cantandogli osanna, quel giorno il papa non sarebbe più il papa, cioè colui che tiene il posto di due crocifissi:  uno col capo in giù, perché non si credeva degno d'essere equiparato al Maestro
.

Nel cerimoniale della sua incoronazione, la croce è piccola e un accolito la porta. Non il papa. Sulle spalle il gran manto, il triregno sul capo, i flabelli ai lati. Come un grande della terra.
Ci vogliono anche queste cose per segnare la prospettiva tra la "città dell'uomo e quella di Dio", tra ciò che passa e ciò che dura.
Ecco:  a intervalli brevi, il corteo sosta:  qualche cosa viene bruciato sotto gli occhi dell'eletto:  "Così passa, beatissimo padre, la gloria di questo mondo".
Il rito richiama il memento delle ceneri e l'irrisione del pretorio.
Quando la porpora, il triregno, lo scettro non durano, essi valgono quanto lo straccio scarlatto, la corona di spine, la canna del pretorio. Con questa differenza:  che mentre nel pretorio di Pilato l'illusione non è possibile, negli atrii del Vaticano, per qualcuno, essa può resistere all'assalto di qualsiasi ripetuto memento.

La croce astile, voluta dal cerimoniale e portata dall'accolito, tutti la vedono, perché è d'oro e brilla. Ma la croce di legno, larga quanto la cattolicità, greve come l'amore, la porta lui, il papa, sulle sue spalle e nel suo cuore. E pochi la vedono, perché pochi sono i cristiani che riescono a sciogliere i simboli dell'eterno dalle scorie che i secoli vi hanno aggiunto.
"Non vedete ch'egli non sorride mai!".
È un condannato anche lui:  "Si è fatto anche lui obbediente fino alla morte e alla morte di croce".
In luogo del crucifige, l'osanna... Ma non per questo è meno dura la strada del suo Calvario e meno pesante la sua croce.

Alcuni del corteo pretendono d'illudersi che non sia una Via Crucis la strada che percorrono e non un condannato a morte l'uomo che accompagnano.
Costoro non hanno pietà di lui, non pregano per lui al di là delle preghiere comandate.
S'egli è potente, s'egli è grande, non ha bisogno di nulla.
Troppi omaggi, troppo sfarzo di cerimoniale perché i cuori gli vengan vicino!
Chi lo sente, al di là del simbolo, uomo come noi, curvo sotto il peso di una responsabilità che abbraccia il cielo e la terra, il tempo e l'eternità?



(©L'Osservatore Romano - 2-3 maggio 2009)



Onde evitare di strumentalizzare don Mazzolari , egli non sta negando nè criticando il cerimoniale Pontificio con i suoi abiti e strumenti, sta dicendo a noi di VEDERE cosa si cela sotto...perchè ciò che vediamo di splendente è la gloria del Cristo vittorioso, e che il resto e la Croce la porta ora il Papa sulle sue spalle, nel suo cuore....che le ricchezze e gli agi passano e restano le anime da salvare....

Le parole di don Mazzolari sopra riportate, in immagini di oggi....Pietro, Dolce Vicario di Cristo in terra, DEVE ripercorrere la strada di Colui che rappresenta in tutto e per tutto. Egli non è esente dall'essere calunniato, dalla persecuzione, dal rischio dell'idolatria....dall'indifferentismo, non è esente dall'essere processato dalla società, mistificato, strumentalizzato, percosso....non è esente dal Calvario, non è esente dalla Crocifissione, così come non sarà esente dalla gloria della Risurrezione, non sarà esente dalla corona della Gloria, non è esente dalla gioia dello stare con il Risorto e portarlo agli altri, fino ai confini della terra per dire, senza mistificazioni: Gesù è la Via, la Verità e la Vita!
Egli è il Vicario di Cristo in Terra, nella Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica!


Oremus pro Pontifice nostro Benedicto
Dominus conservet eum et vivificet eum et
beatum faciat eum in terra
et non tradat eum in animam inimicorum eius


Preghiamo per il Papa Benedetto.
Il Signore Lo conservi, Gli doni vita e salute,
Lo renda felice sulla terra
e Lo preservi da ogni male. Amen.

"Non dimenticate mai il Papa!
Non dimenticate di pregare per il Papa!"
(Benedetto XVI, Angelus Domini, 14 ottobre 2007)
 

         

         

                    

                       

                       



e a tutto ciò uniamoci questa notizia:
Prete AMMANETTATO e portato via per aver difeso la vita umana, preghiamo



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