La grande manifestazione a Madrid per la donna e contro l'aborto

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S_Daniele
00venerdì 16 ottobre 2009 18:48
  La grande manifestazione a Madrid per la donna e contro l'aborto

Dalla Spagna un forte sì alla vita


Madrid, 16. "Non esiste il diritto a uccidere, esiste il diritto alla vita". La Spagna, con questo slogan, si appresta a celebrare domani, 17 ottobre, a Madrid, la grande manifestazione a difesa dei nascituri e delle madri, cui hanno aderito più di quaranta organizzazioni. Una serie di iniziative divulgative, accademiche e ludiche sono in corso da giorni per sensibilizzare le famiglie alla partecipazione contro quella che viene definita "un'iniziativa legale contraria alla dignità dell'essere umano". Si tratta del controverso progetto di legge governativo, approvato dal Consiglio dei ministri, che prevede che le donne dai 16 anni in su possano abortire liberamente nelle prime quattordici settimane di gravidanza. L'aborto sarà consentito fino alla ventiduesima settimana in caso di rischi per la vita e la salute della madre o di gravi anomalie del feto; inoltre, non si prevede alcun limite di tempo in caso di malattia estremamente grave e incurabile. L'unico requisito è che la struttura a cui la donna si rivolge fornisca informazioni sui programmi sociali di aiuto alle madri.

I presuli hanno dedicato un'ampia riflessione alla legge in occasione dell'ultima riunione della commissione permanente, svoltasi a Madrid, dando il loro appoggio alla manifestazione. Il segretario della commissione permanente dell'episcopato, il vescovo ausiliare di Madrid, Juan Antonio Martínez Camino, ha detto che "la manifestazione è legittima e opportuna". "I fedeli laici - ha precisato il presule - rispondono adeguatamente a questa sfida, di grande trascendenza morale e sociale, facendo uso del proprio diritto a manifestare pacificamente per esprimere il disaccordo rispetto a questa la legge progettata, che comporta un serio passo indietro nelle protezione del diritto alla vita dei nascituri, un maggior abbandono delle madri gestanti e un danno irreparabile al bene comune".

Anche la rete delle scuole cattoliche di Madrid, fra gli altri, ha reso noto la propria adesione alla marcia di protesta. "Quando le leggi non proteggono la vita - si legge in un comunicato - giunge il momento d'intensificare con più forza l'educazione, perché crediamo in essa e per noi, come scuole cattoliche, è il nostro contesto specifico in cui operare".

In un intervento radiofonico al canale informativo diocesano della Cadena Cope, il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale di Spagna, riferendosi proprio al contributo delle scuole, ha sottolineato la necessità "di un'educazione che infonda vigore all'animo e alla coscienza dell'uomo fin dalla gioventù e che lo porti al riconoscimento della realtà inviolabile dell'essere umano fin da quando viene concepito nel grembo materno". "L'uomo - ha aggiunto il porporato - è intoccabile dal momento in cui nasce come embrione". Per questo, il cardinale ritiene che "sia un grande obiettivo quello che persegue la manifestazione". "È uno strumento - ha rilevato - molto democratico, relazionato con i diritti fondamentali della persona umana, che i cattolici, i cristiani, con la loro coscienza viva, siano disposti a esprimere pacificamente, democraticamente e liberamente questo grande sì alla vita, e il diritto alla vita dell'essere umano dal suo concepimento fino alla morte".

Nel manifesto che accompagna la manifestazione, pubblicato a cura della piattaforma "Diritto a vivere", si ricorda:  "L'aborto suppone la morte violenta di un essere umano e un terribile dramma per la donna che soffre. La legge spagnola abbandona la donna ai suoi problemi e la spinge all'aborto. Ogni legge sull'aborto è una terribile ipocrisia contro le donne, oltre  a  essere un'atroce  ingiustizia verso i bambini ai quali non offre protezione".

Gli aborti praticati in Spagna sono in costante aumento:  secondo i dati del Ministero della Sanità, le interruzioni di gravidanza volontarie, nel solo 2007, sono cresciute del 10 per cento e ad abortire sono sempre più le minorenni.
Il sostegno alla manifestazione di Madrid giunge intanto anche da altre organizzazioni pro-life non spagnole:  in particolare, il Costa Rica, dove oggi è previsto un sit-in di fronte all'ambasciata spagnola della capitale San José, e la Colombia.


(©L'Osservatore Romano - 17 ottobre 2009)
S_Daniele
00sabato 17 ottobre 2009 07:05
La Spagna si prepara alla manifestazione contro la legge sull'aborto

I Vescovi non guidano la protesta ma la ritengono “legittima e conveniente”



di Nieves San Martín


MADRID, venerdì, 16 ottobre 2009 (ZENIT.org).-
 
Si stanno ultimando i preparativi per la manifestazione che si svolgerà a Madrid (Spagna) questo sabato contro la nuova legge sull'aborto promossa dal Governo. La concentrazione, che prevede la partecipazione di manifestanti di tutto il Paese, è convocata da più di 40 associazioni civili e religiose.
Il Consiglio per i Laici dell'Arcidiocesi di Madrid ha invitato i fedeli a partecipare alla protesta attraverso un comunicato pubblicato dall'Arcivescovado madrileno.

Oltre a esortare ad assistere alla marcia, il Consiglio per i Laici ricorda che la partecipazione dei fedeli dimostrerà “il loro impegno per la vita, la donna e la maternità”.

Nel comunicato, si spiega che l'iniziativa del Governo “obbliga tutti noi che valorizziamo la vita umana e il diritto alla maternità a manifestare pubblicamente il nostro impegno per evitare che si degradi ancor di più il già precario e insufficiente impegno della legislazione spagnola in questo senso”.

Si sottolinea inoltre che la riforma dell'Esecutivo – per la quale si potrà abortire liberamente fino alla 14ma settimana – presupporrà che nelle prime settimane di gestazione il bambino “sia privato del suo diritto alla vita per la mera volontà della madre”.

Allo stesso modo, si avverte che, con la scusa di concederle il “diritto” e la “libertà” di decidere sulla vita di suo figlio, la donna “non sarà sostenuta come dovuto” e “si imporranno con carattere obbligatorio e coattivo in tutti i centri sanitari ed educativi sia l'ideologia di genere che la sua visione della sessualità e della persona”.

Le organizzazioni che convocano l'evento chiedono in un manifesto una presenza massiccia “perché i governanti e i parlamentari della Spagna sappiano che c'è un'amplissima maggioranza di spagnoli che rifiuta ogni legislazione permissiva sull'aborto e reclama alternative solidali a sostegno della donna in stato di gravidanza”.

Anche se la Chiesa non guida la manifestazione, molte Diocesi, a livello individuale, hanno rivolto un chiaro appello ai fedeli affinché sostengano la mobilitazione recandosi a Madrid.

Numerosi Vescovi – informa nel suo ultimo numero la rivista “Vida Nueva” -, soprattutto attraverso le loro delegazioni di “Familia y Vida”, rimandano per ulteriori informazioni alla pagina ufficiale degli organizzatori (www.cadavidaimporta.org), in cui si forniscono istruzioni e si offrono dettagli su come partecipare, o alla stessa Dichiarazione che la Conferenza Episcopale ha diffuso il 17 giugno scorso.

Altre Diocesi esortano direttamente a partecipare alla manifestazione, offrendo tutte le informazioni per partire in modo organizzato in pullman. Le Diocesi di Barbastro-Monzón, Palencia, Pamplona e Tudela, Jaén e Tarazona hanno incluso lettere pastorali dei loro Vescovi in cui si critica duramente la controversa iniziativa legislativa.

I Vescovi hanno espresso la loro posizione favorevole alla partecipazione alla protesta al termine della Commissione Permanente che hanno celebrato recentemente a Madrid.

Nella nota finale della riunione episcopale si afferma che “i Vescovi considerano legittima e conveniente questa convocazione e la partecipazione ad essa”.“I fedeli laici – aggiungono – rispondono adeguatamente alla sfida posta – di grande importanza morale e sociale – facendo uso del loro diritto di manifestare pacificamente per esprimere il loro disaccordo con la legge prevista, che rappresenta un serio passo indietro nella difesa del diritto alla vita dei concepiti, un maggiore abbandono delle madri gestanti e un danno irreparabile al bene comune”.


[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

S_Daniele
00domenica 18 ottobre 2009 15:56
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Madrid, un milione e mezzo di no all’aborto

Le donne vere protagoniste: stop alla riforma Zapatero


DA MADRID MICHELA CORICELLI

Un «no» gridato da oltre un milione di voci. Un “no” che vale 112.000 vite – quelle perse nel 2007 – o chissà 138.000 (quelle che potrebbero essere interrotte quest’anno). Un “no” che il governo di José Luis Rodríguez Zapatero non potrà (non dovrebbe) ignorare troppo facilmente, perché è la seconda volta in pochi mesi che viene rovesciato come una doccia fredda sul progetto legislativo che il governo ha inviato in Parlamento, poco attento ai sondaggi e agli umori dei cittadini.
Ma se lo scorso marzo a scendere in piazza a Madrid furono mezzo milione, ieri la città spagnola – riscaldata da un piacevole sole di ottobre – si è trasformata nella “capitale della vita”: un “no” alla riforma, che era anche un “sì” alle donne, ai nascituri, agli aiuti alla maternità (che la Spagna dimentica). È stata la manifestazione più importante contro l’aborto nella storia del Paese iberico: il ddl di Zapatero che liberalizza l’aborto entro le prime 14 settimane (permettendolo fino a 22 settimane in caso di malformazione o rischio fisico e psicologico per la donna) ha scosso la società spagnola dal silenzio con cui per anni ha assistito all’aumento esponenziale degli aborti (+126% in dieci anni). Uno striscione di 15 metri con lo slogan: «Ogni vita è importante». Una marea di bandiere, magliette e cappellini rossi (dell’organizzazione “Diritto di vivere”) ha attraversato il tronco centrale del Paseo della Castellana, dalla piazza Colon fino alla Porta d’Alcalà. Qui, su un grande palcoscenico, si sono susseguite testimonianze e dichiarazioni: «Meritiamo la vita. Vogliamo che ci aiutino a portare avanti le nostre gravidanze. Noi donne non vogliamo abortire».
Le donne erano numerosissime: le vere protagoniste della giornata. Molte di loro hanno attraversato la dura esperienza di una gravidanza inattesa quando erano ancora molto giovani, senza aiuti pubblici. Ieri hanno manifestato contro una modifica che fa tremare madri e padri: le 16enni e le 17enni, secondo la nuova legge, potrebbero abortire da sole, senza il permesso dei genitori e senza doverli neppure avvisare. E poi c’erano le famiglie – numerosissime – i nonni, le coppie più giovani (ancora senza figli) e i ragazzi, adolescenti o già universitari.
Un’ambiente festivo, rilassato, ma allo stesso tempo impegnato, come ha sottolineato sul palco Benigno Blanco, responsabile del Forum della Famiglia, una delle 40 organizzazioni civiche che hanno convocato il corteo. «Il dibattito sull’aborto non è chiuso. Ci sono milioni di persone pronte ad andare avanti finché non ci sarà più nemmeno un aborto in Spagna. È la lotta per la vita e per la donna».
«Tutti noi che siamo qui oggi siamo a vostra disposizione», ha promesso il presidente del Forum della Famiglia a tutte le donne incinte: «Noi non vi abbandoneremo come fanno le leggi ingiuste». Ai politici una richiesta semplice: «Ascoltate il clamore della gente», perché «il diritto alla vita è troppo importante: dovete proteggerlo» e il «grande dramma della nostra epoca è la legittimazione sociale e pubblica dell’aborto», ha concluso. Il progetto di legge di Zapatero non piace agli spagnoli.
Oltre il 58% è contrario a permettere alle 16enni di abortire liberamente, il 46% (contro il 44%) non considera necessaria la riforma, il 55,6% pensa che una vera politica a favore della natalità ridurrebbe gli aborti: sono i dati di un recente sondaggio del quotidiano La Razón. Ma l’esecutivo socialista preferisce trasferire la polemica su un piano inferiore: lo scontro politico. Fra centinaia di migliaia di persone – per gli organizzatori in piazza c’erano un milione e mezzo di persone – c’erano anche alcuni rappresentanti di spicco del Partito Popolare: dall’ex premier José Maria Aznar alla presidente della regione madrilena Esperanza Aguirre. Per il numero due dei socialisti, José Blanco, la partecipazione del Pp al corteo è un’iprocrisia: «Quando governava Aznar» ci furono centinaia di migliaia di aborti, ma la «destra non disse nulla». Blanco sembrava dimenticare che il corteo di ieri non era un meeting del Pp. Questa volta ad affrontare direttamente l’iniziativa del governo sono stati i cittadini comuni, i madrileni e gli spagnoli arrivati alla capitale da tutto il paese con 700 autobus. Sono loro, ora, che reclamano una risposta.

© Copyright Avvenire, 18 ottobre 2009
S_Daniele
00lunedì 19 ottobre 2009 18:39



Ampio consenso per la manifestazione svoltasi sabato pomeriggio a Madrid

Ogni vita è importante per la Spagna che rifiuta l'aborto


Madrid, 19. Un milione e mezzo di persone secondo gli organizzatori, un milione per il Comune di Madrid, "solo" 250.000 per la Polizia:  sulla partecipazione alla grande manifestazione contro l'aborto svoltasi sabato pomeriggio a Madrid è guerra di cifre. Numeri che, seppur diversi, non inficiano tuttavia il significato della protesta, "più in difesa di un valore che contro una legge", come ha sottolineato Hazte Oír, uno dei movimenti che, con Derecho a Vivir, Médicos por la Vida e Provida Madrid, hanno organizzato il corteo snodatosi lungo le strade della capitale con in testa lo slogan "Cada vida importa".

La stampa spagnola è d'accordo nell'evidenziare l'importanza dell'evento. Una manifestazione in difesa della vita, della donna e della maternità - scrive Juan Manuel de Prada sul quotidiano "Abc" - che non è stata promossa o auspicata da alcun partito politico, ma che "è espressione di gioiosa vitalità di una parte non esigua della società che antepone convinzioni di ordine superiore alle diverse posizioni ideologiche in voga" e che "aspira a promuovere una trasformazione sociale che ridia salute alla nostra epoca". Lo stesso "El País" afferma che "si tratta di una delle manifestazioni più numerose realizzate durante il mandato di José Luis Rodríguez Zapatero".

Secondo il quotidiano "El Mundo", l'esito "indiscutibile" del corteo contro la legge di riforma sull'aborto dovrebbe indurre il Governo "a riflettere sull'evidente mancanza di consenso sociale" che suscita la sua iniziativa. "La Vanguardia" sottolinea che a Madrid si è radunata "gente venuta da tutta la Spagna, con tono più festoso che aggressivo" (l'aspetto popolare del raduno è descritto anche da "El Periódico"), mentre per "La Razón" la manifestazione ha "smosso le coscienze" e "ottenuto la reazione della classe politica". Il presidente del Partito popolare, Mariano Rajoy, ha annunciato ieri che, con un emendamento, chiederà al Congresso dei deputati il ritiro del provvedimento perché "non necessario" e perché "divide la gente". E il presidente del Congresso dei deputati, José Bono, ha assicurato che su questo tema servono "consenso e accordo".

Com'è noto, il 26 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato un progetto di legge (da novembre all'esame del Parlamento) che consentirebbe alle donne di interrompere liberamente la gravidanza nelle prime quattordici settimane di gestazione e fino alla ventiduesima in caso di rischio per la vita e la salute della madre o di gravi anomalie del feto. Nessun limite invece in caso di malattia estremamente grave e incurabile del feto. Tra le disposizioni che fanno più discutere c'è quella che consente alle minorenni di 16 e 17 anni di abortire liberamente, senza il consenso dei genitori e senza neppure l'obbligo di informarli. Una norma alla quale sono contrari anche molti sostenitori della legge, compresi esponenti del Partito socialista. Ma è l'intero impianto della legge - che proteggerebbe più la salute, anche solo psichica, della futura madre del diritto alla vita del nascituro - a essere contestato dai suoi oppositori.

Il 1° ottobre, in un comunicato, la Conferenza episcopale spagnola si è schierata a favore della manifestazione di sabato, definendo "legittimo e utile" parteciparvi. Per i vescovi, la legge non protegge il diritto alla vita dei nascituri, abbandona le madri gestanti e crea "un danno irreparabile al bene comune". E confermano che la loro dichiarazione Atentar contra la vida de los que van a nacer convertito en "derecho", pubblicata il 17 giugno, mantiene pienamente il suo valore.


(©L'Osservatore Romano - 19-20 ottobre 2009)
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