La lobby laicista contro il Papa. La grande bufala del “New York Times”

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S_Daniele
00giovedì 25 marzo 2010 12:42



La lobby laicista contro il Papa. La grande bufala del “New York Times”

Oggi alle 11.21
Massimo Introvigne

Se c’è un giornale che viene in mente quando si parla di lobby laiciste e anticattoliche, questo è il New York Times. Il 25 marzo 2010 il quotidiano di New York ha confermato questa sua vocazione sbattendo il Papa in prima pagina con un’incredibile bufala relativa a Benedetto XVI e al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.

Secondo il quotidiano nel 1996 i cardinali Ratzinger e Bertone avrebbero insabbiato il caso, segnalato alla Congregazione per la Dottrina della Fede dalla Arcidiocesi di Milwaukee, relativo a un prete pedofilo, don Lawrence Murphy. Incredibilmente – dopo anni di precisazioni e dopo che il documento è stato pubblicato e commentato ampiamente in mezzo mondo, svelando le falsificazioni e gli errori di traduzione delle lobby laiciste – il New York Times accusa ancora l’istruzione Crimen sollicitationis del 1962 (in realtà, seconda edizione di un testo del 1922) di avere operato per impedire che il caso di don Murphy fosse portato all’attenzione delle autorità civili.

I fatti sono un po’ diversi. Intorno al 1975 don Murphy fu accusato di abusi particolarmente gravi e sgradevoli in un collegio per minorenni sordi. Il caso fu tempestivamente denunciato alle autorità civili, che non trovarono prove sufficienti per procedere contro don Murphy. La Chiesa, nella fattispecie più severa dello Stato, continuò tuttavia con persistenza a indagare su don Murphy e, giacché sospettava che fosse colpevole, a limitare in diversi modi il suo esercizio del ministero, nonostante la denuncia contro di lui fosse stata archiviata dalla magistratura inquirente.

Vent’anni dopo i fatti, nel 1995 – in un clima di forti polemiche sui casi dei “preti pedofili” – l’Arcidiocesi di Milwaukee ritenne opportuno segnalare il caso alla Congregazione per la Dottrina della Fede. La segnalazione era relativa a violazioni della disciplina della confessione, materia di competenza della Congregazione, e non aveva nulla a che fare con l’indagine civile, che si era svolta e si era conclusa vent’anni prima. Si deve anche notare che nei vent’anni precedenti al 1995 non vi era stato alcun fatto nuovo, o nuova accusa nei confronti di don Murphy. I fatti di cui si discuteva erano ancora quelli del 1975. L’arcidiocesi segnalò pure a Roma che don Murphy era moribondo. La Congregazione per la Dottrina della Fede certamente non pubblicò documenti e dichiarazioni a vent’anni dai fatti ma raccomandò che si continuassero a restringere le attività pastorali di don Murphy e che gli si chiedesse di ammettere pubblicamente le sue responsabilità. Quattro mesi dopo l’intervento romano don Murphy morì.

Questo nuovo esempio di giornalismo spazzatura conferma come funzionano i “panici morali”. Per infangare la persona del Santo Padre si rivanga un episodio di trentacinque anni fa, noto e discusso dalla stampa locale già a metà degli anni 1970, la cui gestione – per quanto di sua competenza, e un quarto di secolo dopo i fatti – da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede fu peraltro canonicamente e moralmente impeccabile, e molto più severa di quella delle autorità statali americane. Di quante di queste “scoperte” abbiamo ancora bisogno per renderci conto che l’attacco al Papa non ha nulla a che fare con la difesa delle vittime dei casi di pedofilia – certamente gravi, inaccettabili e criminali come Benedetto XVI ha ricordato con santa severità – e mira a screditare un Pontefice e una Chiesa che danno fastidio alle lobby per la loro efficace azione in difesa della vita e della famiglia?

Fonte

Caterina63
00giovedì 25 marzo 2010 13:21
Interessante allora una lettura anche qui:

Caro Malacoda (Le Lettere di Berlicche) di C. S. Lewis

vi assicuro che ne vale davvero la pena...

S_Daniele
00giovedì 25 marzo 2010 16:36
S_Daniele
00giovedì 25 marzo 2010 19:45
A proposito di un articolo del "New York Times"

Nessun insabbiamento


Trasparenza, fermezza e severità nel fare luce sui diversi casi di abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi:  sono questi i criteri che Benedetto XVI con costanza e serenità sta indicando a tutta la Chiesa. Un modo di operare - coerente con la sua storia personale e con l'ultraventennale attività come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede - che evidentemente è temuto da chi non vuole che si affermi la verità e da chi preferirebbe poter strumentalizzare, senza alcun fondamento nei fatti, episodi orribili e vicende dolorose risalenti in alcuni casi a decine di anni fa. Lo dimostra, ultimo in ordine di tempo, l'articolo pubblicato oggi dal quotidiano statunitense "The New York Times", insieme a un commento, in merito al grave caso del sacerdote Lawrence C. Murphy, responsabile di abusi commessi su bambini audiolesi ospiti di un istituto cattolico, dove ha operato dal 1950 al 1974.
Secondo la ricostruzione fatta nell'articolo, basata sull'ampia documentazione fornita dagli avvocati di alcune delle vittime, le segnalazioni relative alla condotta del sacerdote furono inviate soltanto nel luglio 1996 dall'allora arcivescovo di Milwaukee, Rembert G. Weakland, alla Congregazione per la Dottrina della Fede - di cui erano prefetto il cardinale Joseph Ratzinger e segretario l'arcivescovo Tarcisio Bertone - al fine di ottenere indicazioni circa la corretta procedura canonica da seguire. La richiesta non era infatti riferita alle accuse di abusi sessuali, ma a quella di violazione del sacramento della penitenza, perpetrata attraverso l'adescamento nel confessionale, che si configura quando un sacerdote sollecita il penitente a commettere peccato contro il sesto comandamento (canone 1387).
È importante osservare - come ha dichiarato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede - che la questione canonica presentata alla Congregazione non era in nessun modo collegata con una potenziale procedura civile o penale nei confronti di padre Murphy. Contro il quale l'arcidiocesi aveva peraltro già avviato una procedura canonica, come risulta evidente dalla stessa abbondante documentazione pubblicata in rete dal quotidiano di New York. Alla richiesta proveniente dall'arcivescovo la Congregazione rispose, con lettera firmata dall'allora arcivescovo Bertone, il 24 marzo 1997, con l'indicazione di procedere secondo quanto stabilisce la Crimen sollicitationis (1962).
Come si può facilmente dedurre anche leggendo la ricostruzione fatta dal "New York Times", sul caso di padre Murphy non vi è stato alcun insabbiamento. E ciò viene confermato dalla documentazione che si accompagna all'articolo in questione, nella quale figura anche la lettera che padre Murphy scrisse nel 1998 all'allora cardinale Ratzinger chiedendo che il procedimento canonico venisse interrotto a causa del suo grave stato di salute. Anche in questo caso la Congregazione rispose, attraverso l'arcivescovo Bertone, invitando l'ordinario di Milwaukee a esperire tutte le misure pastorali previste dal canone 1341 per ottenere la riparazione dello scandalo e il ristabilimento della giustizia.
Finalità, queste ultime, che vengono indiscutibilmente ribadite dal Papa, come dimostra la recente Lettera pastorale ai cattolici d'Irlanda. Ma la tendenza prevalente nei media è di trascurare i fatti e di forzare le interpretazioni al fine di diffondere un'immagine della Chiesa cattolica quasi fosse l'unica responsabile degli abusi sessuali, immagine che non corrisponde alla realtà. E che è invece funzionale all'evidente e ignobile intento di arrivare a colpire, a ogni costo, Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori.


(©L'Osservatore Romano - 26 marzo 2010)
S_Daniele
00venerdì 26 marzo 2010 12:47
Caccia al Papa
26 marzo 2010 – 12:42 | 0 Commenti
Caccia al Papa

Caccia al Papa
Aldo Maria Valli
In questi giorni è difficile sottrarsi all’impressione che le notizie sui casi di pedofilia tra sacerdoti, riesumate dal passato e rilanciate con grande rilievo su entrambe le sponde dell’Atlantico, …

ECCO DOVE VOGLIONO ARRIVARE… (Francesco Colafemmina)
26 marzo 2010 – 12:25 | 0 Commenti
ECCO DOVE VOGLIONO ARRIVARE…  (Francesco Colafemmina)

L’avvocato Anderson annuncia un risarcimento da 1,7 Milioni di $

di Francesco Colafemmina

Nel 2005 la Corte Distrettuale del Texas respinse la possibilità di processare Joseph Ratzinger (divenuto ormai Papa) grazie al Foreign Sovereign Immunities …

La prima sentenza del prefetto Levada fa tremare la Legione
26 marzo 2010 – 12:06 | 0 Commenti
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La congregazione per la dottrina della fede ha colpito con una pesante condanna padre Gino Burresi. Le colpe? Le stesse di cui è accusato padre Marcial …

Zio Pseudo Berlicche scrive al nipotino Malacoda: stavolta ti sei fumato l’idea di aver architettato un piano perfetto! Ratzinger capro espiatorio
26 marzo 2010 – 12:00 | 0 Commenti
Zio Pseudo Berlicche scrive al nipotino Malacoda: stavolta ti sei fumato l’idea di aver architettato un piano perfetto! Ratzinger capro espiatorio

Caro Pseudo Malacoda,
nelle ultime settimane ti vedo talmente su di giri che mi verrebbe fatto di chiederti: ma chi diavolo è il tuo pusher?!
Stavolta ti sei fumato l’idea di aver architettato …

Prete pedofilo in Usa, ecco come è andata veramente!
25 marzo 2010 – 16:36 | 0 Commenti
Prete pedofilo in Usa, ecco come è andata veramente!

Prete pedofilo in Usa, ecco come è andata veramente
“Alti funzionari vaticani – incluso il futuro papa Benedetto XVI – non sconsacrarono un prete...

Famiglia Cattolica

S_Daniele
00sabato 27 marzo 2010 07:07
La condanna di Schifani

Inaccettabili e indegni gli attacchi al Papa


Roma, 26. "Gli attacchi al Pontefice di questi giorni sono inaccettabili e indegni":  lo ha detto a Monfalcone (Gorizia) il presidente del Senato italiano, Renato Schifani. "Lanciare attacchi contro la figura del Santo Padre è un fatto senza precedenti", ha proseguito Schifani. Benedetto XVI - ha continuato - "ha adottato recentemente delle misure decisive contro la pedofilia. Ha assunto delle posizioni rigorosissime, che vanno rispettate ed apprezzate. Ecco perché non capisco e non capiamo il motivo di questi attacchi, che potevano rimanere nell'ambito dei Paesi dai quali sono venuti".
Ieri pomeriggio il presidente del Senato, durante un incontro a Palazzo Giustiniani con i giovani sul tema dei valori costituzionali, aveva affermato che "è inaccettabile il tentativo di offuscare un patrimonio morale, di tradizioni, di cultura e di azioni meritorie, come quello della Chiesa, con lo strumento della delegittimazione che non distingue quello che c'è di buono e giusto dalle singole condotte, anche le più odiose, che infatti sono state condannate con fermezza e con la massima autorevolezza". Schifani aveva anche affrontato la questione dei temi etici:  la vita - ha detto - è "un valore fondamentale che segna il grado di civiltà di una nazione". E, riprendendo le parole di Benedetto XVI, aveva continuato:  "Tutelare la persona e la vita senza ambiguità e in tutte le sue manifestazioni, preservarne sempre l'intrinseca dignità, è il compito essenziale di ogni cittadino e di ciascuna istituzione. Anzi è il loro fine ultimo che li fa essere al servizio autentico del bene comune".
Schifani aveva sottolineato anche "il valore costituzionale della famiglia. La famiglia fondata sul matrimonio non può essere intesa soltanto come un contratto, ma come una risorsa per la crescita dell'intera comunità nazionale".
Una parte del discorso era stata anche dedicata al tema delle riforme istituzionali, per le quali "non ci possono e non ci devono essere più altri rinvii. Ci auguriamo che il percorso delle riforme possa essere condiviso tra gli schieramenti e all'interno di ciascuno di essi". "Il problema vero - aveva spiegato il presidente del Senato - è fare le riforme, farle davvero, farle subito. Non ripetiamo gli errori del passato. Le promesse fatte agli elettori vanno rispettate per il bene dell'Italia".


(©L'Osservatore Romano - 27 marzo 2010)
S_Daniele
00sabato 27 marzo 2010 19:14
Contro gli abusi sui minori

Nessuno ha fatto quanto Benedetto XVI


Sul sito dell'arcidiocesi di Westminster è stato pubblicato un articolo dell'arcivescovo metropolita di cui diamo una nostra traduzione. Una versione leggermente ridotta è apparsa sul "Times" del 26 marzo.
 

di Vincent Nichols

Gli abusi su minori commessi nella Chiesa cattolica e i loro occultamenti colpiscono profondamente e sono del tutto inaccettabili. Questa vergogna e questa rabbia sono incentrate sul danno provocato a ogni singolo bambino abusato. I danni da abuso, spesso irreparabili, provocano l'incapacità del minore di fidarsi, di costruire rapporti stabili, di avere autostima. Quando questi danni vengono provocati in un contesto religioso, allora inficiano anche il rapporto del bambino con Dio. Scatenano giustamente una profonda rabbia. Oggi, non per la prima volta, esprimo la mia vergogna e il mio dolore senza riserve per quanto è accaduto a molti nella Chiesa.

La mia vergogna, come la rabbia di tanti, è resa più profonda da giudizi errati nell'ambito della Chiesa:  quel rassicurante pensiero sull'"incredibilità" delle accuse, il fatto che sia stata ritenuta più importante la reputazione della Chiesa rispetto alla tutela dei bambini. Queste reazioni sbagliate si scatenano ogni volta e ovunque vengano mosse accuse di abuso, sia in una famiglia sia in una Chiesa. Dobbiamo insistere sull'importanza del principio fondamentale:  la sicurezza del bambino viene prima perché il bambino è indifeso.

Gravi errori sono stati commessi in seno alla Chiesa cattolica. E ci sono stati anche malintesi. In tutto il mondo esiste all'interno della Chiesa cattolica un ordinamento giuridico che è il Codice di diritto canonico. È dovere di ogni vescovo diocesano amministrarlo. Alcuni reati gravi che violano questo ordinamento devono essere riferiti alla Santa Sede per garantire che venga amministrata una giustizia appropriata. Ciò è stato nuovamente ribadito nel 2001. Alcuni di questi reati non sono tali nell'ordinamento giuridico dello Stato (per esempio la profanazione dei sacramenti) mentre altri lo sono (ad esempio i reati contro i bambini).

Il ruolo della Santa Sede consiste nell'offrire guida e consiglio per garantire l'osservanza delle apposite procedure, inclusa la riservatezza necessaria alla tutela del buon nome dei testimoni e delle vittime, e anche dell'accusato fino alla conclusione del processo. Questo fa parte di una procedura giuridica responsabile. Questa riservatezza non ha nulla a che fare con la confidenzialità, o "sigillo", del confessionale, che è protetto a motivo dei diritti di coscienza.

Il rapporto fra l'amministrazione del diritto della Chiesa e il diritto penale in qualsiasi Stato è un elemento di difficoltà e incomprensione. Nulla nel diritto canonico proibisce o impedisce di riferire i reati alla polizia. Dal 2001 la Santa Sede, attraverso la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha incoraggiato questo tipo di azione nelle diocesi che hanno ricevuto le prove di reati di abuso su bambini, reati che le autorità diocesane hanno il dovere di perseguire. È una responsabilità delle diocesi. La procedura canonica dovrebbe attendere fino a quando non sia conclusa l'indagine penale, e sino a che questa non sia pervenuta a un risultato, qualunque esso sia. Di questo si ha bisogno. Il fatto che ciò non sia accaduto è profondamente riprovevole.

Dal 2001 in Inghilterra e nel Galles la politica comune seguita dai vescovi è stata di riferire tutte le accuse di abusi su bambini, indipendentemente dal tempo trascorso, alla polizia o ai servizi sociali. Così facendo e avendo chiare le procedure di tutela a disposizione in ogni parrocchia, nonché una supervisione indipendente ai livelli diocesano e nazionale, abbiamo instaurato buoni rapporti con le autorità civili in queste materie, inclusa, in alcune zone, una cooperazione nel controllo degli accusati all'interno della comunità.

Qual è il ruolo di Papa Benedetto? Quando era a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede introdusse importanti cambiamenti nel diritto della Chiesa:  l'inclusione nel diritto canonico dei reati contro i bambini commessi attraverso internet, l'estensione dei reati di abuso su bambini fino a includere l'abuso sessuale su tutti i minori di diciotto anni, la rinuncia caso per caso alla prescrizione e l'elaborazione di un sistema di rapida rimozione dallo stato clericale degli accusati. Il Papa non è un osservatore ozioso. Le sue azioni parlano quanto le sue parole.

Dal 2002, ogni anno, la Chiesa cattolica in Inghilterra e nel Galles ha reso pubblico il numero esatto di accuse mosse al suo interno, il numero di quelle riferite alla polizia, le azioni intraprese e gli esiti. Per quanto ne so, nessun altro organismo e nessun'altra organizzazione in questo Paese fa altrettanto. Questo non è coprire, ma una chiara e totale volontà di trasparenza. Lo scopo del nostro comportamento non è difendere la Chiesa, ma spiegare che nella Chiesa cattolica in Inghilterra non esiste un nascondiglio per quanti cercano di danneggiare i bambini. Su questo siamo determinati.

Negli ultimi quarant'anni, inoltre, meno dell'1 per cento dei sacerdoti cattolici in Inghilterra e nel Galles (lo 0,4 per cento) è stato accusato di abusi su minori. Ancora meno sono stati quelli giudicati colpevoli. Non si fraintenda. Uno è già troppo. Un bambino abusato è una tragedia e una disgrazia. Un solo caso è sufficiente per giustificare la rabbia e l'indignazione. L'opera di protezione, necessaria in qualsiasi organismo e in tutta la nostra società, è difficile ma assolutamente necessaria. La Chiesa cattolica è impegnata in quest'opera.


(©L'Osservatore Romano - 28 marzo 2010 )
S_Daniele
00lunedì 29 marzo 2010 20:54
L'arcivescovo di New York nell'omelia per la Domenica delle Palme

Una campagna contro il Papa


E il cardinale Kasper difende il celibato sacerdotale

 È in corso una "campagna quasi frenetica" per implicare il Papa nei casi di abusi compiuti da sacerdoti e religiosi. È quanto ha affermato l'arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan, nell'omelia tenuta per la messa della Domenica delle Palme nella cattedrale di San Patrizio a Manhattan. L'arcivescovo ha definito Benedetto XVI "un leader nella purificazione, nella riforma e nel rinnovamento della Chiesa" e ha invitato i fedeli a pregare per lui. Riferendosi alla piaga degli abusi, il presule ha spiegato:  "Ogni volta che questo orrore, questo crimine nauseante è denunciato - come è giusto che sia - le vittime e i loro familiari sono di nuovo ferite, la vasta maggioranza dei preti abbassa la testa in segno di vergogna e i cattolici sinceri sono esposti a un'altra dose di shock, dispiacere e anche rabbia". L'arcivescovo ha aggiunto che la tristezza è aggravata "dalle insinuazioni incalzanti contro lo stesso Santo Padre mentre da certi ambienti è stata lanciata una campagna quasi frenetica per implicare quest'uomo". I progressi fatti dalla Chiesa cattolica negli Stati Uniti nel combattere questo "disgustoso crimine" - ha continuato il presule - non sarebbero mai potuti avvenire "senza l'insistenza ed il sostegno dello stesso uomo adesso incoronato ogni giorno di spine da malignità prive di alcun fondamento".
Sulla drammatica vicenda degli abusi è intervenuto anche il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani:  "In questi giorni - ha detto nel corso dell'omelia pronunciata ieri nella chiesa di Ognissanti a Roma - non solo il Papa ma tutta la Chiesa, e così ogni fedele, cioè ognuno di noi, è frontalmente attaccato e denunciato da alcuni influenti mass media in un modo che oltrepassa ogni lealtà e anche ogni verità". Ha continuato il porporato:  "Non siamo sorpresi:  Gesù ce lo ha predetto. Il "Benedetto colui che viene" in ogni tempo può rapidamente cambiare nel grido ostile "Crocifiggilo!"". Non c'è motivo di scoraggiarsi ed essere abbattuti, ha poi continuato il cardinale Kasper:  "Sappiamo che la gente che ha benedetto Gesù con canti e palme alla fine ha avuto ragione. Hanno vinto i credenti. Perché la via Crucis non è finita con la crocifissione ma con la risurrezione di Pasqua. La Chiesa oggi ha bisogno di una umile pulizia interna da sporcizie inaccettabili e noi tutti ne abbiamo bisogno, ognuno nel suo modo. Però, se ci convertiamo e ci purifichiamo, la Chiesa alla fine uscirà dalla crisi attuale rinnovata, più splendida e bella".
Riguardo al tema degli abusi il porporato ha poi dichiarato al quotidiano italiano "La Stampa" in un'intervista pubblicata oggi:  "Tutti gli esperti documentano che la stragrande maggioranza dei casi avviene nelle famiglie e non in ambiti ecclesiastici". Secondo il cardinale è dunque in corso "una strumentalizzazione dei casi di pedofilia nel clero". E ha aggiunto che "chiamare in causa il celibato è un vero e proprio abuso degli abusi". Il Papa - ha continuato - "ci insegna che il sacerdote non appartiene più a se stesso, ma, attraverso il sigillo sacramentale ricevuto, diventa proprietà di Dio". Per il porporato è soprattutto "inopportuno" sollevare la questione "nel clima attuale, avvelenato da polemiche e scandali riferiti agli abusi sessuali  commessi  da  sacerdoti  e religiosi".
Nel frattempo le Conferenze episcopali in tutto il mondo stanno prendendo misure severe per fare chiarezza sulle accuse di abusi. In Austria si è deciso di nominare un "rappresentante indipendente" delle vittime per condurre le indagini. È stato l'arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, a dare la notizia annunciando che il ruolo sarà affidato ad una donna, Waltraud Klasnic, ex governatrice regionale.


(©L'Osservatore Romano - 29-30 marzo 2010)
S_Daniele
00mercoledì 31 marzo 2010 10:29

La verità sul caso di pedofilia di Milwaukee

In spirito di servizio alla Chiesa e per mettere a disposizione del lettore italiano questo importante documento, che fa giustizia delle calunnie rivolte al Santo Padre dal New York Times circa l'insabbiamento che egli avrebbe operato del caso di un prete pedofilo di Milwaukee, traduciamo e pubblichiamo questa testimonianza di prima mano apparsa su Catholic Anchor di Anchorage (Alaska), e segnalato da Father Z.


Per fornire il contesto di questo articolo, chiarisco che sono stato il vicario giudiziale per l'Arcidiocesi di Milwaukee, dal 1995 al 2003. In quegli anni, ho presieduto quattro casi criminali canonici, uno dei quali ha coinvolto padre Lawrence Murphy. Due dei quattro uomini sono morti durante il processo. Solo Dio giudicherà questi uomini.

Per inquadrare le osservazioni che seguono, preciso che sto scrivendo questo articolo con la conoscenza e il consenso esplicito dell'Arcivescovo Roger Schwietz, OMI, Arcivescovo di Anchorage, dove attualmente servo. L'Arcivescovo Schwietz è anche l'editore del giornale Catholic Anchor.

Limiterò le mie osservazioni, a causa dei giuramenti giudiziari che ho preso come avvocato canonico e come giudice ecclesiastico. Tuttavia, dal momento che il mio nome e commenti sul caso di padre Murphy sono stati liberamente e spesso erroneamente citati nel New York Times e in più di 100 altri giornali e periodici on-line, mi sento libero di raccontare la storia del processo di padre Murphy partendo da zero.

Dato che le notizie su questo problema sono state imprecise e inaccurate nella ricostruzione dei fatti, sto scrivendo anche mosso da un senso del dovere, in nome della verità.

Il fatto che abbia presieduto quel processo e mai una volta sia stato contattato da qualsiasi fonte di notizie per un commento, parla da sé.

Il mio intento nei paragrafi seguenti è il seguente:

- Raccontare la storia dietro le quinte di ciò che realmente è accaduto nel caso di padre Murphy a livello locale;

- Delineare la sciatto e impreciso resoconto sul caso padre Murphy da parte del New York Times e di altri mezzi di comunicazione;

- Affermare che il Santo Padre ha fatto più di qualsiasi altro Papa o vescovo nella storia per liberare la Chiesa Cattolica del flagello di abusi sessuali su minori e provvedere a coloro che sono stati danneggiati;

- Fare il punto direttamente in merito agli sforzi compiuti dalla Chiesa per guarire le ferite causate da cattiva condotta sessuale di membri del clero. La Chiesa Cattolica è probabilmente il posto più sicuro per i bambini in questo momento della storia.

Prima di procedere, è importante sottolineare che flagello sono stati gli abusi sessuali su minori — non solo per la Chiesa, ma anche per la società. Poche azioni possono falsare la vita di un bambino più di un abuso sessuale. È una forma di omicidio emotivo e spirituale e comincia una traiettoria verso un senso distorto della sessualità. Se commessi da una persona autorevole, creano una diffidenza verso quasi chiunque, dovunque.

Come cappellano volontario di prigione in Alaska, ho trovato una connessione tra coloro che sono stati incarcerati per abusi sessuali su minori e i sacerdoti che hanno commesso tali azioni dolorose. Essi tendono ad essere molto intelligenti e manipolatori. Essi tendono ad essere benvoluti e affascinanti. Essi tendono ad avere uno scopo nella vita — soddisfare la loro brama. La maggior parte sono altamente narcisistici e non vedono che hanno causato danno. Vedono i bambini di cui hanno abusato non come persone ma come oggetti. Essi mostrano raramente rimorso e, inoltre, a volte ritraggono se stessi come vittime. Essi sono, in breve, persone pericolose e non si dovrebbe mai dare loro fiducia una seconda volta. La maggior parte commetterà nuovamente il suo crimine se ne ha una possibilità.

Circa i numerosi articoli sul caso di padre Murphy, la vera storia non è stata ancora raccontata.

Nel 1996, ho avuto conoscenza della storia di padre Murphy, ex direttore della scuola S. Giovanni per sordi in Milwaukee. Era fatto notorio da decadi che durante il mandato di padre Murphy alla scuola (1950-1974) c'era stato uno scandalo a s. Giovanni che coinvolgeva lui e alcuni bambini sordi. I dettagli, tuttavia, erano abbozzati nel migliore dei casi.

Una coraggiosa difesa delle vittime (e spesso le loro mogli), ha portato l'Arcidiocesi di Milwaukee, a rivedere la questione nel 1996. Nelle discussioni interne della curia dell'Arcidiocesi di Milwaukee, divenne evidente che avevamo bisogno di intraprendere un'azione forte e rapida per i torti di alcuni decenni fa. Con il consenso dell'Arcivescovo di allora di Milwaukee Rembert Weakland, abbiamo iniziato un'inchiesta sulle accuse di abuso sessuale infantile, come pure sulla violazione del reato di sollecitazione entro il confessionale da parte di padre Murphy.

Abbiamo proceduto ad avviare un processo contro Padre Murphy. Sono stato il presidente del collegio giudicante in questa materia e ho informato il padre Murphy che accuse penali stavano per essere promosse contro di lui in materia di abusi sessuali su minori e sollecitazione nel confessionale.

Nelle mie interazioni con padre Murphy, ho avuto l'impressione che mi stavo occupando di un uomo che semplicemente non capiva. Egli era difensivo e minaccioso.

Tra il 1996 e il 1998, agosto, ho intervistato, con l'aiuto di un interprete qualificato, circa una dozzina di vittime del padre Murphy. Questi sono stati interrogatori rivoltanti. In un caso la vittima era diventato un perpetratore egli stesso e era stato in prigione per i suoi crimini. Mi sono reso conto che questa malattia è virulenta e facilmente è trasmessa agli altri. Ho sentito storie di vita distorta, sessualità diminuita o rimossa. Questi sono stati i giorni più bui del mio sacerdozio, ed ero stato ordinato meno di dieci anni prima. Una direzione spirituale ispirata dalla grazia è stata un aiuto di Dio.

Ho incontrato anche una rappresentanza di sordi cattolici. Hanno insistito che Padre Murphy fosse rimosso dal sacerdozio; la richiesta che fosse sepolto non come un sacerdote, ma come un laico, è stata molto importante per loro. Ho indicato che come giudice, non potevo garantire la prima richiesta e avrei potuto fare solo una raccomandazione sulla seconda.

Nell'estate del 1998, ho ordinato al padre Murphy di essere presente alla deposizione presso la cancelleria di Milwaukee. Poco dopo, ho ricevuto una lettera dal suo medico che egli era in stato precario di salute e poteva viaggiare non più di 20 miglia (da Boulder Junction a Milwaukee sarebbero state circa 276 miglia). Una settimana più tardi, padre Murphy morì di cause naturali in un luogo a circa 100 miglia da casa sua.

Per quanto riguarda il rapporto poco accurato del New York Times, l'Associated Press e di quelli che hanno utilizzato queste fonti, prima di tutto ribadisco che mai sono stato contattato da una di queste agenzie di notizie, benché si siano sentiti liberi di citarmi. Sono quasi tutte delle mie citazioni da un documento che può essere trovato online con la corrispondenza tra la Santa Sede e l'Arcidiocesi di Milwaukee. In un documento scritto a mano, 31 ottobre 1997, io sono citato con le parole "è probabile che questa situazione sia delle più orrende, sia per il numero, e soprattutto perché si tratta di persone disabili, vulnerabili". Inoltre è citata la seguente:"I bambini sono stati contattati entro il confessionale, dove la questione della circoncisione cominciò la sollecitazione".

Il problema con queste affermazioni attribuite a me è che esse sono state scritte a mano. I documenti non sono stati scritti da me e non assomigliano alla mia scrittura. La sintassi è simile a quello che io potrei aver detto, ma non ho idea di chi ha scritto queste dichiarazioni, eppure io sono accreditato come se l'avessi detto. Quand'ero matricola presso la Marquette University School of Journalism, ci è stato detto di controllare, ricontrollare e poi controllare ancora le nostre citazioni se necessario. Eppure mai sono stato contattato da alcuno su questo documento, scritto da una fonte sconosciuta a me. Discernere la verità richiede tempo ed è evidente che il New York Times, l'Associated Press e altri non hanno preso il tempo per ottenere i fatti corretti.

Inoltre, nella documentazione in una lettera dall'Arcivescovo Weakland all'allora Segretario della Congregazione per la dottrina della fede Arcivescovo Tarcisio Bertone il 19 agosto 1998, l'Arcivescovo Weakland ha dichiarato che egli mi aveva incaricato di sospendere il procedimento contro Padre Murphy. Padre Murphy, tuttavia, morì dopo due giorni e il fatto è che il giorno che Padre Murphy è morto, era ancora il convenuto in un processo penale ecclesiastico. Nessuno sembra essere consapevole di questo. Se mi fosse stato chiesto di sospendere la procedura, certamente avrei insistito che si facesse appello alla Corte suprema della Chiesa, o a Giovanni Paolo II se necessario. Mesi, se non più, avrebbe preso quel processo.

In secondo luogo, con riguardo al ruolo dell'allora Cardinale Joseph Ratzinger (ora Papa Benedetto XVI), in questa materia, non ho motivo di credere che sia stato coinvolto in un qualsiasi modo. Mettere la cosa a suo carico è un enorme ignoranza di logica e di informazioni.

In terzo luogo, la competenza per ascoltare i casi di abuso sessuale dei minori è passata dalla Rota romana alla Congregazione per la dottrina della fede guidata dal Cardinale Ratzinger nel 2001. Fino a quel momento, la maggior parte dei casi di appello andava alla Rota e era nostra esperienza che i casi potessero languire per anni in quella Corte. Quando la competenza è stata modificata in favore della Congregazione per la Dottrina della Fede, la mia constatazione, così come di molti dei miei colleghi canonisti, è che i casi di abuso sessuale sono stati gestiti rapidamente, correttamente e con il dovuto riguardo ai diritti di tutte le parti coinvolte. Non ho alcun dubbio che questo fu l'opera dell'allora Cardinale Ratzinger.

In quarto luogo, Papa Benedetto XVI ha chiesto scusa più volte per la vergogna dell'abuso sessuale dei bambini in diverse sedi e in pubblico in tutto il mondo. Questo non era mai accaduto prima. Egli ha incontrato le vittime. E' intervenuto su intere conferenze episcopali su questa materia, da ultimo quella dell'Irlanda. Egli è stato il più attivo e reattivo di qualsiasi funzionario della Chiesa internazionale nella storia per la piaga del l'abuso sessuale del clero sui minori. Invece di incolpare lui per l'inazione su questi temi, è stato veramente un leader forte ed efficace sulla questione.

Infine, nel corso degli ultimi 25 anni, una vigorosa azione ha avuto luogo all'interno della Chiesa per evitare danni ai bambini. Potenziali seminaristi ricevono ampia valutazione psicologica-sessuale prima dell'ammissione. Praticamente tutti i seminari concentrano i propri sforzi su un ambiente sicuro per i bambini. Ci sono stati pochissimi casi di recente di abuso sessuale dei bambini da parte del clero nel corso degli ultimi dieci anni o più.

Le diocesi cattoliche in tutto il paese hanno preso provvedimenti straordinari per garantire la sicurezza dei bambini e degli adulti vulnerabili. Un esempio, che non è assolutamente unico, è l'Arcidiocesi di Anchorage, dove attualmente lavoro. Qui, praticamente ogni bagno pubblico nelle parrocchie ha un pannello che chiede se una persona è stata abusata da parte di chiunque nella Chiesa. Viene assegnato un numero di telefono per segnalare l'abuso, e quasi tutti i dipendenti dell'Arcidiocesi sono tenuti a prendere sessioni di formazione annuale in classi di ambiente sicuro. Non so che cosa possa fare di più la Chiesa.

Per concludere, gli eventi durante degli anni sessanta e settanta dell'abuso sessuale dei minori e di sollecitazione nel confessionale da parte del padre Lawrence Murphy, sono crimini atroci e senza attenuanti. A nome della Chiesa, sono profondamente dispiaciuto e ho vergogna per i torti che sono stati fatti dai miei fratelli sacerdoti, ma capisco che il mio dolore è probabilmente di poca importanza 40 anni dopo il fatto. L'unica cosa che possiamo fare in questo momento è quello di apprendere la verità, implorare perdono e fare tutto ciò che è umanamente possibile per sanare le ferite. Il resto, e ne sono grato, è nelle mani di Dio.

Padre Thomas T. Brundage, JCL

Nota del redattore: padre Brundage può essere contattato al brundaget@archmil.org o per telefono al (907) 745-3229 X 11.

Messainlatino
S_Daniele
00giovedì 1 aprile 2010 11:23
E il cardinale Cañizares ringrazia il Papa

I vescovi degli Stati Uniti al fianco di Benedetto XVI


Washington, 31. I vescovi degli Stati Uniti si schierano a difesa dell'operato di Benedetto XVI volto a contrastare con fermezza il "peccato e il crimine" degli abusi sessuali compiuti da sacerdoti. Affermano i presuli in una dichiarazione resa pubblica ieri:  "Sappiamo per nostra stessa esperienza come Papa Benedetto XVI sia profondamente preoccupato per quanti sono stati colpiti da abusi sessuali e come abbia rafforzato la risposta della Chiesa alle vittime e dato sostegno ai nostri sforzi di affrontare i colpevoli". Il recente emergere - continuano i vescovi - di più resoconti su abusi sessuali compiuti da sacerdoti rattrista e indigna la Chiesa e ci causa vergogna. Se c'è un posto dove i bambini dovrebbero essere al sicuro questo dovrebbe essere nella propria casa e nella Chiesa". Proseguono i presuli:  "Continueremo a intensificare i nostri sforzi di fornire un ambiente sicuro per i bambini nelle nostre parrocchie e nelle nostre scuole. Inoltre, lavoreremo insieme agli altri nelle nostre comunità per affrontare la piaga degli abusi sessuali in tutta la società".

Nella dichiarazione - firmata dal presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Francis George, dal vicepresidente, il vescovo di Tucson, Gerald Kicanas, dall'arcivescovo di Louisville, Joseph Kurtz, dal vescovo di Youngstown, George Murry e dal vescovo di Paterson, Arthur Serratelli - si ricorda la visita negli Stati Uniti di Benedetto XVI nel 2008:  "Uno dei momenti più toccanti" - si legge nel documento - è stata la conversazione privata del Papa, avvenuta nella Nunziatura apostolica di Washington, con le vittime degli abusi. Benedetto XVI "ha potuto ascoltare direttamente come gli abusi sessuali abbiano devastato la vita delle vittime. Il Santo Padre ha condiviso la loro dolorosa esperienza e ha ascoltato, tenendo strette frequentemente le loro mani e rispondendo teneramente, rassicurandoli". Con l'appoggio - continua la dichiarazione - "sia di Giovanni Paolo ii che di Benedetto XVI noi vescovi ci siamo vigorosamente impegnati a fare ogni cosa in nostro potere per fare in modo che non vengano più compiuti abusi sui bambini. Concretizziamo questo impegno attraverso il Charter for the protection of Children and Young People, uno statuto che ci chiama a rispondere con compassione alle vittime, a lavorare diligentemente al fine di vigilare su quanti lavorano con i bambini e i giovani nella Chiesa, a diffondere una coscienza anti abusi e un'educazione preventiva, a comunicare casi sospetti di abuso alle autorità giudiziarie civili e a valutare i nostri sforzi nella protezione dei bambini e dei giovani attraverso una verifica esterna annuale a livello nazionale". Concludono i vescovi:  "Così come accompagniamo Cristo nella Sua passione e morte nel corso della Settimana Santa, siamo con il Santo Padre Benedetto XVI in preghiera per le vittime dell'abuso sessuale, per tutta la Chiesa e per il mondo intero".

Intanto, martedì, nell'omelia per la messa per i membri del parlamento italiano, il cardinale Antonio Cañizares Llovera ha voluto esprimere vicinanza al Papa:  "In questi giorni così particolarmente santi" - ha detto - "terremo quanto mai presente il Papa Benedetto, autentico servitore di Dio che, abbracciato alla croce salvatrice di Cristo Signore della Chiesa e della storia, ci insegna continuamente, e in modo speciale nel momento attuale, che "solo Dio conta", perché "Dio è amore" e "in speranza siamo già salvati", invitandoci a "non avere paura", a non essere pusillanimi. Grazie, Santo Padre! Con tutta la Chiesa, e in modo particolarmente eminente nei tempi odierni, siamo con Pietro, con il grande dono che Dio ci ha fatto nel suo successore il nostro amatissimo Papa Benedetto XVI. Preghiamo insieme per lui, pieni di affetto filiale, a braccia levate:  proprio dalla Croce, nell'ora delle tenebre, scaturisce la speranza della luce e la vittoria dell'amore. Come Gesù nella croce, anche noi viviamo l'ora di Dio, che è l'ora della fiducia piena - la fiducia del bimbo appena svezzato in braccio alla madre - l'ora della speranza che non delude, l'ora della preghiera. Grazie di tutto, Santo Padre! Grazie per incoraggiarci alla speranza e per mostrarci quanto Dio ci ama nella persona del Vicario del Suo Figlio, abbracciato alla croce e testimone singolare del suo amore in questi tempi difficili che viviamo. È da tempi così, analoghi a quelli di allora a Gerusalemme, che scaturisce la vita e la chiamata alla conversione, l'invito a ritornare alla Sorgente dell'unico Amore che i rinnova, a essere uomini nuovi, purificati dal sangue versato per noi sulla croce, dove pende la salvezza per il mondo intero".


(©L'Osservatore Romano - 1 aprile 2010)
S_Daniele
00giovedì 1 aprile 2010 11:24

Non mi vergogno di essere prete


di Piergiordano Cabra
 

Anche nei giorni dell'accusa e del dileggio mediatico, non mi vergogno di dire che non mi sono vergognato d'essere prete.
Alcuni preti sono stati incolpati di pedofilia? Una vergogna, ed è giusto fare pulizia dove c'è sporcizia. L'espressione, presente già nell'Introduzione al cristianesimo di Joseph Ratzinger del 1968, è stata usata, per la prima volta riferita alla Chiesa, dal cardinale Ratzinger durante la Via crucis al Colosseo, suscitando sorpresa. E ora vorrebbero coinvolgere anche lui. Ma non lo avevano chiamato "pastore tedesco", per la sua inflessibile disciplina?
Detto questo, non mi vergogno di appartenere a una "categoria" di persone che ha dedicato la propria vita a preparare i ragazzi e i giovani alla vita, che ha avuto il coraggio di promuovere con la parola e con l'esempio - sì, proprio con il buon esempio - l'ideale d'una vita pulita, seria con sé e con gli altri, rispettosa, generosa. Penso in questo momento agli ottimi sacerdoti che mi hanno educato, a quelli che ho conosciuto nel mio lungo ministero, che hanno vissuto per gli altri, ponendo la dignità della persona - specialmente dei bambini e dei giovani - alla base del loro servizio pastorale.
Penso anche ai casi di vere e proprie calunnie, che hanno distrutto delle vite innocenti.
E di fronte a questo infuriare mediatico non posso non vedere anche l'avidità di chi - e non sono certo le vittime - sfrutta il caso a suo vantaggio; penso a conduttori di programmi televisivi deleteri, che irridono a ogni ideale e che oggi fanno gli scandalizzati. Penso alla buona occasione per infangare la Chiesa e svalutare la sua dottrina che resiste all'andazzo generale, non piegandosi ad accondiscendere a confondere il male con il bene, il pulito con lo sporco.
Penso ai santi preti, che non sono pochi, e a quelli onesti, che sono molti, ricordando i quali, mi sento spinto a guardare avanti con fiducia.
Non sono così cieco per non vedere le cose che non vanno, prima in me e poi negli altri.
Ma il bene maggiore non è di abbassare l'ideale, ma di innalzare il livello della mia vita, di sentirsi tutti più umili, più uniti nella Chiesa, di non lasciare troppo soli i nostri preti, di pregare per loro, di sostenerli con il nostro calore umano. Soprattutto a non scagliare troppo facilmente la prima pietra.
No. Non mi vergogno d'essere prete. Mi vergogno solo di non essere un santo prete.


(©L'Osservatore Romano - 1 aprile 2010)
S_Daniele
00martedì 6 aprile 2010 16:35

La rovinosa débâcle del NYT! Sorpresa, il Vaticano non insabbiò su Murphy. Tutta colpa del computer? (Rodari). Mai fidarsi del traduttore automatico!

Clicca qui per leggere lo straordinario articolo di Rodari. La Santa Sede lo copi, lo incolli, lo spedisca al NYT o, meglio, ad un ufficio legale che pretenda una rettifica immediata pena la querela per diffamazione.


Che figura di *****

Vi lascio con una perla di Paolo Rodari:

A proposito del New York Times e dei suoi articoli contro Ratzinger. Ecco quanto diceva il 12 aprile 1893 John Swinton (1830-1901) redattore capo del giornale newyorkese di proprieta’ della dinastia della famiglia ebraica Sulzberger: “Una stampa indipendente in America non esiste. Voi lo sapete. Non c’è nessuno di voi che osa scrivere le proprie opinioni e gia’ sapete che se lo fate non verrebbero mai pubblicate. Io Sono pagato settimanalmente per tenere il mio parere onesto fuori dal giornale. Altri di voi sono pagati con stipendi simili per cose simili, e qualsiasi di voi sa’ che chiunque sarebbe così pazzo da scrivere opinioni oneste sarebbe fuori per la strade in cerca di un altro lavoro. Se io avessi pubblicato le mie vere opinioni mi ritroverei senza lavoro prima di ventiquattro ore. Il business dei giornalisti è quello di distruggere il verità, di mentire apertamente, di diffamare, di scondinzolare ai piedi della ricchezza e di vendere il suo paese e la sua razza per il suo pane quotidiano. Cosa è questa follia di brindare per una stampa indipendente ? Noi siamo gli arnesi e vassalli di uomini ricchi dietro le quinte, loro tirano i fili e noi balliamo. I nostri talenti, le nostre possibilità e le nostre vite sono tutte proprietà di altri uomini. Siamo prostitute intellettuali”.

Fonte
S_Daniele
00martedì 6 aprile 2010 16:36
S_Daniele
00martedì 6 aprile 2010 16:37
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