La teologia fondamentale di don Luigi Giussani

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(Zacuff)
00lunedì 12 ottobre 2009 12:54
P. Attilio Mellone O.F.M.

 Prima del Concilio Vaticano II nella facoltà di teologia v'era una disciplina che veniva detta "apologetica".
Il termine "apologetica" viene da "apologia", che significa "difesa".
 La disciplina si propo-neva di difendere la religione cattolica portando gli argomenti per dimostrare che essa è l'unica vera religione e che perciò è da professarsi da tutti per la salvezza spirituale.
 I cattolici hanno cercato sempre di difendere la propria fede.
Ma l'apologetica, come disciplina, sorse propriamente nel tempo delle polemiche tra cattolici e protestanti, nel secolo XVn2.

Nel secolo seguente abbracciò tré parti:
1 ) la "dimostrazione religiosa", con la quale si provava che ogni uomo deve professare una religione;
2) la "dimostrazione cristiana", con la quale si provava che la religione da professarsi è la cristiana, l'unica realmente rivelata da Dio;
3) la "dimostrazione cattolica", con la quale si provava che, tra le varie confessioni cristiane (protestantica, greco-scismatica, cattolica), l'autentica religione cristiana è la cattolica.
Il termine "apologetica", già messo in sordina verso il 1960, è stato abbandonato del tutto dopo il Vaticano II, perché evoca le polemiche aggressive e rabbiose di un tempo; la dimostrazione che ogni uomo deve professare una religione viene studiata nella "storia delle religioni" e nella "filosofia della religione";
la dimostrazione che si deve professare la religione cristiana e fra le cristiane la cattolica, viene fatta nella "teologia fondamentale", termine positivo.
Don Luigi Giussani, con l'opera // senso religioso (Milano, Jaca Book, 1986), ha trattato la "dimostrazione religiosa" della vecchia apologetica; ha provato che la religione vissuta corrisponde alle esigenze spirituali fondamentali dell'uomo e che perciò deve essere professata per il nostro vitale interesse.
Con l'opera All'origine della pretesa cristana (Milano, Jaca Book, 1987), svolge la "dimostrazione cristiana" dell'apologetica tradizionale; dimostra che la religione realmente rivelata da Dio è la cristiana e che quindi la cristiana è l'unica vera religione da professarsi. S'intende che Giussani ne IL senso religioso parla più di tensione e adesione ali'Infinitamente grande che di religione e nel volume Ali' origine della pretesa cristiana parla più dell'accettazione di Cristo che di cristianesimo; dice Congar che la religione cristiana è Cristo.
Tuttavia noi stiamo parlando di "religione" e di "religione cristiana" per poter meglio porre il confronto tra l'apologetica antica e la teologia fondamentale moderna riguardo ai motivi di credibilità.
All'origine della pretesa cristiana è una sola parte della teologia fondamentale; non arriva a trattare della "dimostrazione cattolica" della vecchia apologetica.
Noi solo per procedere più speditamente parliamo di "teologia fondamentale" in genere, ma ci riferiamo alla "dimostrazione cristiana".
Già da quanto detto appare l'importanza del volume All'origine della pretesa cristiana.
San Pietro ammoniva i cristiani del suo tempo:
 "[Siate] pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1 Pt 3,15), cioè ragione della fede in Cristo.
Ne avevano bisogno i cristiani di allora, che stavano in continuo contatto con i pagani; ne hanno bisogno i cristiani impegnati di oggi, che convivono con non credenti nei luoghi di lavoro e di divertimento, persino nella propria famiglia.
La gente oggi raramente chiede le ragioni della fede nei sette sacramenti o la spiegazione della "vita soprannaturale"; ma spesso chiede le ragioni della nostra professione cristiana, del nostro impegno apostolico e, quindi, le ragioni della divinità del Cristo.
Per introdurre allo studio di All'origine della pretesa cristiana, prima confronteremo l'apologetica classica con la teologia fondamentale di Giussani; poi considereremo la legittimità della teologia giussaniana.

(continua)
(Zacuff)
00lunedì 12 ottobre 2009 19:32
I

CONFRONTO TRA L'APOLOGETICA
TRADIZIONALE
E LA TEOLOGIA FONDAMENTALE DI
GIUSSANI

Sia l'apologetica classica sia la teologia fondamentale vertono sui "segni di credibilità", detti anche "criteri di credibilità", "motivi di credibilità", espressioni tecniche che indicano le prove addotte per dimostrare l'origine soprannaturale e quindi la verità della religione cristiana.
E proprio sui "motivi di credibilità" noi confrontiamo l'apologetica tradizionale e la teologia fondamentale di Giussani.

A) L'APOLOGETICA TRADIZIONALE

L'apologetica tradizionale distingueva la rivelazione dai motivi di credibilità: le parole di Cristo (azioni rivelanti) con il loro contenuto (verità rivelate) differivano dalle azioni probanti (per esempio, dai miracoli), dalle quali erano accompagnate e autenticate. Adduciamo un esempio per chiarezza.
Gesù con la parola rimise i peccati al paralitico di Cafarnao e così rivelò di poter rimettere i peccati e di essere Dio (azione rivelante con le verità rivelate); poi guarì istantaneamente il paralitico per dimostrare che rivelava il vero (Mc 2,5-12 ; Mt 9,2-7; Le 5,20-25).
Sul valore dei vari motivi di credibilità distinguiamo un'apologetica conforme al magistero ecclesiastico e un'altra difforme.
 
1) L'apologetica conforme al magistero eccl.

L'apologetica tradizionale era tutta basata sul miracolo come motivo di credibilità.
Vedeva nel miracolo "il dito di Dio" ("Digitus Dei est hic"), con il quale Dio garantiva che Gesù era il fondatore del vero e definitivo "regno di Dio":
"Se... io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio" (Le 11,10). Generalmente la vecchia apologetica, ammesso il valore storico dei vangeli, dimostrava la verità del cristianesimo con i seguenti argomenti, che disponeva in vari ordini, ma che noi elenchiamo procedendo dai meno forti ai più forti:
1) eccezionale fortezza dei martiri cristiani (miracolo di ordine morale);
2) la propagazione straordinaria del cristianesimo (miracolo di ordine morale);
3) la dottrina insegnata da Cristo, la quale è immune da qualsiasi errore o empietà ed è tanto sublime da superare la capacità dell'ingegno umano, cosicché molto probabilmente è un miracolo di ordine intellettivo;
4) l'avveramento delle profezie dell'Antico Testamento in Cristo e l'avveramento delle profezie fatte da Cristo (miracolo di ordine intellettivo);
5) i numerosi miracoli operati da Cristo, soprattutto la sua risurrezione (miracoli di ordine fisico).
 Ricordiamo, per inciso, che l'argomento della propagazione straordinaria del cristianesimo fu addotto anche da sant'Agostino nel De civitate Dei (XXIII 5) e da Dante.
Ci limitiamo a risentire il divin Poeta allorché, nell'ottavo ciclo, sostenne l'esame sulla fede dinanzi a san Pietro.
 L'esaminatore chiede i motivi di credibilità.
Dante risponde che sono i miracoli (Pd XXIV 97-105) e che, in ogni caso, se la conversione del mondo al cristianesimo si fosse effettuata senza i miracoli narrati dalla Bibbia, tale conversione varrebbe cento volte più di tutti gli altri miracoli come motivo di credibilità: "

Se 'l mondo si rivolse al cristianesmo',
diss'io, *sanza miracoli, quest'uno
è tal, che li altri non sono il centesmo'
" (Pd XXIV 106-108).

Tale apologetica era conforme all'insegnamento del magistero ecclesiastico, perché prima Pio IX nell'Enciclica "Qui pluribus" del 1846 (DB 1638), poi il Concilio Vaticano I nel 1870 (DB 1790; 1812-1813), infine PIO X nel 1910 nel giuramento antimodemistico (DB 2145) dichiararono la forza dimostrativa dei miracoli e degli altri motivi estemi di credibilità addotti dall'apologetica tradizionale e ritenuti "oggettivi", "storici".

2) L'apologetica avversata dal magistero eccl.
 Ma vi fu anche un'apologetica che negava o snervava o metteva in dubbio i motivi oggettivi, storici di credibilità e ammetteva solo il criterio interno, affettivo, la propria esperienza religiosa, l' ispirazione privata, la conformità del cristianesimo con i desideri umani.
E' l'apologetica detta "soggettiva".
Additiamo come inizio di essa l'opuscolo De I'enseignement de la philosophie en Franco auXIX siecle, pubblicato nel 1833 dal filosofo, medico e sacerdote francese Luigi Eugenio Bautain.
Anche prima v'erano stati sostenitori dell'apologetica soggettiva, però l'opera del Bautain provocò i primi pronunciamenti ecclesiastici.
Bautain sostenne che i miracoli e le profezie non sono argomenti oggettivamente validi per provare l'origine divina della rivelazione cristiana, specialmente per le generazioni posteriori a Cristo, a causa della mancanza di valore storico dei vangeli.
Condannato dal suo vescovo, si sottomise.
Però ha esercitato un grande influsso, specialmente attraverso il Gratry (suo discepolo), l'Ollé-Laprune, il De Roy, Blondel, Laberthonnière, e influisce ancor oggi.
Il tedesco Enrico Fries, ordinario di teologia fondamentale in Monaco di Baviera, nel 1969 scriveva su Concilium che i miracoli e le profezie oggi sono "una diffidila che coarta la fede".
Secondo il protestante razionalista Rodolfo BuÌtmann (1884-1976), non esistono miracoli, profezie e una rivelazione in senso stretto; Cristo fu i solamente uomo.
Molti cristiani e teologi, per dirla con il padre Latourelle, hanno assorbito direttamente o indirettamente "il cianuro bultmanniano".

(continua)

(Zacuff)
00martedì 13 ottobre 2009 13:35
B) LA TEOLOGIA FONDAMENTALE
 DI GIUSSANI

Siamo arrivati a Giussani, All'origine della pretesa cristiana.
Per non fuorviarci, cerchiamo di cogliere sinteticamente i motivi di credibilità sostenuti nel libro e di giudicarli riguardo al loro carattere tradizionale e innovatore.

1)I motivi di credibilità

Giussani presenta due motivi di credibilità: la persona di Cristo e la rivelazione cristiana di una concezione nuova e perfetta della vita.
 Però parla del secondo criterio in unùn solo capìtolo (nelI'VIII, pp. 111-134), come in appendice, dopo aver esposto in ben cinque capitoli (dal III al VII, pp. 41-109)
il primo motivo, fondato sulla persona di Cristo; quindi la persona di Cristo è il motivo principale di credibilità e su di esso ci fermiamo.
Scrutando la storia, ci troviamo di fronte al fatto del tutto eccezionale che Cnsto s'è      dichiarato Dio ed è stato accettato come Dio da quanti convissero con lui per anni e furono pronti a sacrificare la vita per questa convinzione.
Nessun fondatore di religione s'è dichiarato Dio (né Budda, né' Cónfucio, ne Zarathustra, ne Maometto); anzi, quanto più il genio religioso è stato grande, tanto più ha sentito la propria distanza dall'Infìnitamente grande (pensiamo, per esempio, a Gandhi).
Quando qualcuno si dichiara Dio alla fine è riconosciuto come squilibrato ed è trattato da squilibrato.
Così la divinità di Cristo diviene un fatto storico. la cui negazione non è ragionevole.

2) Tradizione e modernità

a) Tradizione

II motivo addotto da Giussani conviene con l'apologetica tradizionale perché ammette il valore storico dei vangeli.
I vangeli, ben è vero, narrano i fatti e i detti di Gesù come vennero compresi e predicati dai seguaci dopo la resurrezione di Cristo e dopo averne fatto esperienza (è il cosiddetto "annuncio").
Ma narrano sostanzialmente episodi avvenuti e insegnamenti impartiti (è la cosiddetta "memoria"); aggiungono in più l'influsso che quei fatti e quegli insegnamenti ebbero sull'animo dei discepoli (e anche l'influsso è storia).
Ancora con l'apologetica classica Giussani non cade nel circolo vizioso di richiedere la fede per ammettere i motivi di credibilità, ma, riducendo il motivo a un fatto storico, lo giudica via per arrivare alla fede.
Cade a proposito la vignetta che su Il mattino  dì domenica di Resurrezione del 1989 uscì nella seconda pagina (nel ricordarla, è ovvio, si prescinde dalla politica e si considera l'atteggiamento di fede): di fronte alla resurrezione di Cristo De Mita, uomo di fede, con il volto lieto e con le braccia aliargate, esclama: "Gesù è risorto!!", con due punti esclamativi dopo "risorto" (è l'atto di fede); invece Craxi e Qcchetto, non credenti, con il , volto triste esclamano: "Gesù!! è risorto", con i due punti esclamativi dopo "Gesù", quasi a dire:
"Che, iattura! é risórto veramente".
 La vignetta esprime bene che, come ha ribadito il Papa nelle udienze dei fedeli in gennaio-marzo del 1989, la Resurrezione non è solo un fatto metastorico, ma è anche unìatto stonco che,s'impone prefino ai non credenti.
Infine Giussani non nega per se ìl valore probatorio dei miracoli; anzi li valorizza perché ritiene che i miracoli contribuirono efficacemente a fare accettare Cristo come Dio.
Però Giussàni li guarda in un'altra ottica: come manifestazioni della persona di Gesù.
 
 b) Modernità

D'altra parte la teologia fondamentale di Giussani è moderna perché non si fonda sul miracolo in quanto motivo estemo della rivelazione cristiana.
I miracoli entrano nel numero dei gestì con i quali Gesù gradatamente insinuò nell'animo dei suoi seguaci la fede nella sua divinità, facendoli passare dallo stupore alla convinzione. S'intende che i miracoli esercitarono un  fascino potente; ma non vanno messi in sordina  le altre opere di Gesù, i suoi esempi, il suo comportamento, come invece veniva fatto dall'apologetica tradizionale, la quale relegava queste altre opere al materiale nutritivo della pietà. 
Così i motivi di credibilità, pur potendo essere prove distinte dalle verità rivelate, divengono per lo più essi stessi veicoli e contenuti della rivelazione.
Il Cristo diviene Dio rivelante e Dio rivelato.
In questa visione il centro e l'essenza del cristianesimo è la persona di Gesù.
La conversione al cristianesimo, come durante la vita pubblica di Gesù così oggi, avviene propriamente  incontrandosi con la persona di Cnsto, presente sempre, ora e qui. specialmente in una comunità che vive tale presenza.
Infine la modernità della teologia fondamentale di Giussani appare anche dall'utilizzazione dell'argomento (sottovalutato dalla vecchia apologetica) che Gesù svela all'uomo il mistero dell'uomo, ne decifra i problemi, gli rivela il vero senso della vita.

(continua)

(Zacuff)
00mercoledì 14 ottobre 2009 13:39
II
LEGITTIMITÀ DELLA TEOLOGIA FONDAMENTALE
 DI GIUSSÀNI

 La teologia fondamentale di Giussàni è legittima, perché corrisponde al "segno" dato da Cristo, al Concilio Vaticano II e alla storia delle conversioni del nostro secolo.

A) CORRISPONDENZA AL "SEGNO"
DATO DA CRISTO

Gesù dichiarò solennemente che il"segno"di credibilità era la sua persona; perciò i miracoli da lui compiuti vanno armonizzati con questa dichiarazione.

1) Identificazione del segno di credibilità con la
 persona di Cristo


Come abbiamo detto, i vangeli ci narrano i fatti e i detti di Gesù come vennero compresi dai discepoli dopo la Resurrezione e dopo parecchi anni di vita cristiana.
 Però i competenti oggi hanno dei criteri per risalire ai fatti come realmente avvennero e ai detti come realmente furono pronunziati.
Un insegnamento ammesso dagli studiosi come originario di Gesù è la dichiarazione che il "segno di Dio", il prodigio che attestasse l'origine divina della sua missione, era la sua stessa persona.
Infatti alcuni avversari con intenzione malevola, chiesero a Gesù "un segno del cielo" che lo accreditasse come vero inviato di Dio (Me 8,1 l;Lcll,16e29).
Gesù rispose che non avrebbe dato altro "segno" fuorchè quello di Giona profeta (Le 11,29).
Giona si presentò ai pagani niniviti, ordinò loro a nome di Dio di convertirsi e fu creduto come vero profeta solamente per l'aspetto retto della sua persona, per l'accento sincero del suo annuncio, senza compiere nessun prodigio; egualmente Gesù dev'essere creduto per la sua per la sua persona e per la sua predicazione.
Dice l'autorevole commento ecumenico della Bibbia:
"Tale è sicuramente il senso originario di queste parole".
Solo dopo parecchi anni dalla resurrezione di Cristo il terzo evangelista e molto più chiaramente il primo pensarono che il segno promesso da Cristo sarebbe stato il miracolo della propria resurrezione.

2) Riferimento dei miracoli alla persona di Cristo

 Però Gesù compì i miracoli per imprimere il sigillo divino alla religione da lui inaugurata. Per esempio, come abbiamo visto, guarì istantaneamente il paralitico di Cafamao per dimostrare di poter rimetterei peccati e pertanto di essere Dio (Me 2,5-12; Mt 9,2-7;Lc 5,20-25).
 "Guarì molti da malattie ecc. "(Le 7,21) per provare ai discepoli del Battista di essere il Messia.
 Guarì un "muto" liberandolo da "un demonio" per dimostrare l'avvento della religione vera e definitiva.
 Ci chiediamo, allora: come Gesù potè dichiarare che non avrebbe dato "nessun segno fuorché il segno di Giona" (Le 11,20)?
Anche la risposta a questo interrogativo ci viene offerta dall'autorevole commento ecumenico della Bibbia:
i miracoli e tutti gli altri "segni" dati da Gesù "non sono che un solo segno, quello costituito dalla persona stessa di Gesù e dalla sua azione".

B) CORRISPONDENZA AL VATICANO II

La teologia fondamentale di Giussani è conforme al Concilio Vaticano II.
 E' noto che il Vaticano II non parlò della "teologia fondamentale" ne svolse un discorso particolare sui motivi di credibilità; tuttavia ha fatto dichiarazioni che hanno aperto nuove prospettive a questa disciplina.

I) Preminenza della "persona di Cristo"

II Concilio legittima vari motivi di credibilità: "la forza della parola di Dio" con la quale "gli apostoli hanno cercato di convertire gli uomini" (Dichiarazione "Dignitatis humanae" sulla libertà religiosa, 11B); "i miracoli" con i quali Cristo "ha sostenuto e confermato la sua predicazione" (ivi,11A).
 Ma in due documenti importanti e meditati, cioè nelle due Costituzioni dogmatiche "Lumen gentium" sulla Chiesa e "Dei verbum" sulla divina rivelazione, il Vaticano II vede il criterio principale di credibilità nella persona di Cristo e ritiene gli altri motivi manifestazioni della detta persona.
Infatti dice nella "Dei verbum" (4A): "Cristo... compie e completa la rivelazione e la corrobora" "col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione di Sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i " miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti".
Nella "Lumen gentium (5A) dichiara: il regno predicato da Cristo "si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo...
La parola del Signore è paragonata al seme che... per virtù propria germoglia e cresce... Anche i miracoli di Gesù provano che il Regno è arrivato sulla terra...
Ma innanzi tutto il Regno si manifesta nella stessa Persona di Cristo" (Ante omnia Regnum manifestatur in ipsa Persona Christi").

2) Argomento fondato sul senso della vita

Inoltre la Costituzione pastorale "Gaudium et spes" sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (22A) ha una dichiarazione da cui si può trarre il motivo di credibilità fondato sull'insegnamento del vero senso della vita umana:
"In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo...Cristo... svela pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione".

(continua)
(Zacuff)
00venerdì 16 ottobre 2009 13:09
C) CORRISPONDENZA ALLA STORIA
DELLE CONVERSIONI DEL SEC. XX

 La teologia fondamentale di Giussani trova conferma anche nella storia delle conversioni del nostro secolo.

1) Sguardo generico

Scrisse la norvegese Sigrid Undset, premio Nobel 1928 per la letteratura:
"Se tutti i convertiti... dovessero narrare il loro cammino..., non si trove-rebbero probabnmente due percorsi identici"4.
Tuttavia, come notò il p. Domenico Grasso, gli "uomini dediti allo studio", gli "scienziati", o filosofi; usi al metodo critico e alla ncerca laboriosa",sono stati attìrati "in modo particolare" daÌIa persona dfi Gesù Cristo" o dalla sua dottrina.
Così pure gli artisti".
 II drammaturgo toscano Enrico Pea (1881-1958) incontrò Cristo in un vangelo comprato da un ambulante in  Alessandria d'Egittó".
 L' ebreo Kenneth Simon e il grande storico del diritto romano Aldo Ferrabino divennero cristiani per la persona di Cristo.
Il valente ricercatore, professore universitario di igiene, Ernesto Bertarelli (1873-1957) si convertì meditando sulla legge dell'amore promulgata da Cristo. 
Il poeta e drammaturgo Sem Benelli (1875-1949) accolse il cristianesimo per la concezione che Cnsto ha rivelato della vita.
Il celebre avvocato Francesco Camelutti scrisse: "I discorsi di Gesù si mostrano come i suoi miracoli più veri, ai quali ciascuno di noi, solo che lo voglia, è chiamato ad assistere".

2) La conversione di Ross J.S. Hoffmann

In particolare i motivi della conversione del calvinista scettico Ross J.S. Hoffmann, professore americano di storia coincìdono con i due motivi di credibilità che costituiscono la teologia fondamentale di Giussani.
L'Hoffmann, consigliato da un amico, legge il vangelo di san Matteo, "spogliandosi il più possibile delle precedenti concezioni di Cristo, per considerare i libri sacri unicamente come un documento i storico che illumina una grande personalità.
Benché in passato... avesse letti più volte" i vangeli, "al primo aprire il vangelo di san Matteo ha l'impressione di trovarsi con un libro nuovo...
 Alla fine, dopo lunghe riflessioni, la sua indagine termina con quattro conclusioni possibili; 'Non potevo immaginare più di quattro interpretazioni del Cristo.
Egli era:
1) un filosofo e profeta, uomo, ma normale; oppure:
2) un lunatico; oppure:
3) il suo carattere come ci è tramandato dai vangeli è del tutto o in gran. parte inventato; oppure:
4) egli era il Figlio incarnato, vero uomo e vero Dio'.
 Dopo aver escluso le prime tré interpretazioni come assurde e antìstoriche, l'Hoffmann conclude: 'Rimaneva così una sola spiegazione possibile dell'enigma di Cristo; egli era colui che affermava di essere: l'incarnazione di Dio, il Verbo divino fatto carne.
Quando aggiunsi la sua divinità alla sua umanità, i pezzi del gioco di pazienza coincisero. Non potei trovare una via di uscita da quella conclusione e sentii di doverlo respingere del tutto dalla mia mente come un enigma insolubile, o accettare quest'unica possibile soluzione.
Ma questa conclusione non contrastava più con la mia visione fìlosofica dell'universo!
 Non violava più l'esperienza che avevo di me stesso e dei miei simili!
Inoltre, trovandomi attirato dall'incantesimo imperioso di questa eccelsa personalità, mi scoprii capace di amarlo.
Dio mi diede il dono della fede e confessai con Pietro: Tu seni Cristo, il figlio di Dio vivente'.

 CONCLUSIONE

Dostoevskij, nello schizzo del suo romanzo "I dèmoni", fa dire a uno dei personaggi principali:
"II punto cruciale della questione sta in questo: se un uomo imbevuto della civiltà moderna... può ancora credere: credere proprio alla divinità del Figlio di Dio Gesù Cristo.
In questo infatti sta precisamente tutta la fede".
Il teologo tedesco Carlo_Adam lo ripetè verso l'anno 1930 in un corso di conferenze tenute a studiosi di Salisburgo e di Tubinga.
Ancor oggi "il punto cruciale della questione" resta il medesimo e trova la sua soluzione ragionevole nella teologia fondamentale.
Non avendo parlato di teologia fondamentale ne il Vaticano II nè la S. Congregazione per l'Educazione cattolica nelle "Norme" emanate il 20 maggio 1968 per l'applicazione del Concilio agli studi ecclesiastici, la teologia fondamentale fu eliminata dal curricolo degli studi nella gran maggioranza dei seminali e degli atenei ecclesiastici.
Giovanni Pao-lo II, con la Costituzione Apostolica "Sapientia Christiana" del 29 aprile 1979, emanata come sostitutiva della "Deus scientiarum Dominus" del 24 maggio 1931 riguardo alla strutturazione delle facoltà ecclesiastiche, ha posto di nuovo la "teologia fondamentale" come disciplina principale.
Il p. Rene Latourelle, professore di teologia fondamentale nell'Università Gregoriana di Roma dal 1959 in poi, in un posto privilegiato di osservazione, ha notato amaramente che per l'abbandono dello studio della "fondamentale" per tanti anni, "la teologia è venuta meno in parte alla sua missione (confermare i fratelli nella fede) e ha portato al naufragio migliala di fedeli, trovatisi impreparati di fronte a problemi importanti e troppo diffìcili per essere affrontati senza l'aiuto di specialisti".
Giussani con Il senso religioso pubblicato fin dal 1966 in piccolo formato e ora sviluppato in più volumi, fatto studiare da molte migliala di "ciellini", ha contribuito a salvarli dal naufragio".

FINE
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