La visita del Papa in Abruzzo

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Cattolico_Romano
00mercoledì 29 aprile 2009 06:56
In visita ai terremotati dell'Abruzzo il Papa chiede soluzioni efficaci e rapide per chi oggi vive nelle tendopoli

La solidarietà, da emergenza a progetto


Tra le popolazioni dell'Abruzzo colpite dal terremoto per restituire fiducia e speranza. È il senso della visita compiuta questa mattina, martedì 28 aprile, da Benedetto XVI a Onna, il paese raso al suolo dal sisma, e all'Aquila. Il Papa, dopo aver visitato Onna - in particolare la chiesa completamente distrutta - ha sostato nella basilica di Collemaggio, poi si è intrattenuto con i giovani scampati al crollo della Casa dello studente e infine ha raggiunto la scuola della Guardia di Finanza dove è avvenuto l'incontro con i soccorritori. Questo il discorso pronunciato a Onna.

Cari amici!
Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà, per esprimervi nel modo più diretto la mia cordiale vicinanza. Vi sono stato accanto fin dal primo momento, fin da quando ho appreso la notizia di quella violenta scossa di terremoto che, nella notte del 6 aprile scorso, ha provocato quasi 300 vittime, numerosi feriti e ingenti danni materiali alle vostre case. Ho seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime per i defunti, insieme con le vostre trepidanti preoccupazioni per quanto in un attimo avete perso. Ora sono qui, tra voi:  vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno. La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. Non è infatti il primo terremoto che la vostra regione conosce, ed ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d'animo. C'è in voi una forza d'animo che suscita speranza. Molto significativo, al riguardo, è un detto caro ai vostri anziani:  "Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso".



Venendo qui, ad Onna, uno dei centri che ha pagato un alto prezzo in termini di vite umane, posso immaginare tutta la tristezza e la sofferenza che avete sopportato in queste settimane. Se fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante l'impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia. Penso poi ai tanti giovani costretti bruscamente a misurarsi con una dura realtà, ai ragazzi che hanno dovuto interrompere la scuola con le sue relazioni, agli anziani privati delle loro abitudini.

Si potrebbe dire, cari amici, che vi trovate, in un certo modo, nello stato d'animo dei due discepoli di Emmaus, di cui parla l'evangelista Luca. Dopo l'evento tragico della croce, rientravano a casa delusi e amareggiati, per la "fine" di Gesù. Sembrava che non ci fosse più speranza, che Dio si fosse nascosto e non fosse più presente nel mondo. Ma, lungo la strada, Egli si accostò e si mise a conversare con loro. Anche se non lo riconobbero con gli occhi, qualcosa si risvegliò nei loro cuori:  le parole di quello "Sconosciuto" riaccesero in loro quell'ardore e quella fiducia che l'esperienza del Calvario aveva spento.
Ecco, cari amici:  la mia povera presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso vive, che è con noi, che è realmente risorto e non ci dimentica, non vi abbandona; non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto:  case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all'emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo. Incoraggio tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano.

Il Papa è qui, oggi, tra di voi per dirvi anche una parola di conforto circa i vostri morti:  essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza. Attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide. È proprio in nome di questi fratelli e sorelle che ci si deve impegnare nuovamente a vivere facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto e non può distruggere:  l'amore. L'amore rimane anche al di là del guado di questa nostra precaria esistenza terrena, perché l'Amore vero è Dio. Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato.

Vorrei concludere queste mie parole rivolgendo al Signore una particolare preghiera per le vittime del terremoto.

Affidiamo questi nostri cari a Te, Signore, sapendo che ai tuoi fedeli Tu non togli la vita ma la trasformi, e nel momento stesso in cui viene distrutta la dimora di questo nostro esilio sulla terra, Ti preoccupi di prepararne una eterna ed immortale in Paradiso.

Padre Santo, Signore del cielo e della terra, ascolta il grido di dolore e di speranza, che si leva da questa comunità duramente provata dal terremoto!

È il grido silenzioso del sangue di madri, di padri, di giovani e anche di piccoli innocenti che sale da questa terra.

Sono stati strappati all'affetto dei loro cari, accoglili tutti nella tua pace, Signore, $\che sei il Dio-con-noi, l'Amore capace di donare la vita senza fine.
 
Abbiamo bisogno di Te e della Tua forza, perché ci sentiamo piccoli e fragili di fronte alla morte;
Ti preghiamo, aiutaci, perché soltanto il Tuo sostegno può farci rialzare e indurci a riprendere insieme, $\tenendoci fiduciosi l'un l'altro per mano, il cammino della vita.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Salvatore, in cui rifulge la speranza della beata risurrezione.
Amen!

Preghiamo adesso con la preghiera che il Signore ci ha insegnato:  "Padre Nostro...".
Quindi il Papa ha impartito la benedizione, poi ha aggiunto: 
La  mia  preghiera  è  con  voi; siamo insieme e il Signore ci aiuterà. Grazie per il vostro coraggio, la  vostra  fede  e  la  vostra  speranza.



(©L'Osservatore Romano - 29 aprile 2009)
Cattolico_Romano
00mercoledì 29 aprile 2009 07:03
  L'incontro di Benedetto XVI con la popolazione dell'Aquila

Un'anima
oltre l'efficienza organizzativa


Momento conclusivo della visita del Papa alle zone terremotate dell'Abruzzo è stato l'incontro con la popolazione dell'Aquila svoltosi nella tarda mattinata di martedì 28 aprile nel piazzale della caserma della Guardia di Finanza, a Coppito.

Cari fratelli e sorelle!
Grazie per la vostra accoglienza, che mi commuove profondamente. Vi abbraccio tutti con affetto nel nome di Cristo, nostra salda Speranza. Saluto il vostro Arcivescovo, il caro Mons. Giuseppe Molinari, che come Pastore ha condiviso e sta condividendo con voi questa dura prova; a lui va il mio ringraziamento per le toccanti parole piene di fede e di fiducia evangelica con cui si è fatto interprete dei vostri sentimenti. Saluto il Sindaco dell'Aquila, Onorevole Massimo Cialente, che con grande impegno sta operando per la rinascita di questa città; come pure il Presidente della Regione, Onorevole Gianni Chiodi. Ringrazio entrambi per le loro profonde parole. Saluto la Guardia di Finanza, che ci ospita in questo luogo. Saluto i Parroci, gli altri sacerdoti e le religiose. Saluto i Sindaci dei paesi colpiti da questa sciagura, e tutte le Autorità civili e militari:  la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, le Squadre di Soccorso, e i tanti volontari di molte e diverse associazioni. Nominarle tutte mi sarebbe difficile, ma a ciascuno vorrei far giungere una speciale parola di apprezzamento. Grazie di ciò che avete fatto e soprattutto dell'amore con cui l'avete fatto. Grazie dell'esempio che avete dato. Andate avanti uniti e ben coordinati, così che si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelle tendopoli. Lo auguro di cuore, e prego per questo.




Ho iniziato questa mia visita da Onna, tanto fortemente colpita dal sisma, pensando anche alle altre comunità terremotate. Ho nel cuore tutte le vittime di questa catastrofe:  bambini, giovani, adulti, anziani, sia abruzzesi che di altre regioni d'Italia o anche di nazioni diverse. La sosta nella Basilica di Collemaggio, per venerare le spoglie del santo Papa Celestino v, mi ha dato modo di toccare con mano il cuore ferito di questa città. Il mio ha voluto essere un omaggio alla storia e alla fede della vostra terra, e a tutti voi, che vi identificate con questo Santo. Sulla sua urna, come Ella Signor Sindaco ha ricordato, ho lasciato quale segno della mia partecipazione spirituale il Pallio che mi è stato imposto nel giorno dell'inizio del mio Pontificato. Inoltre, assai toccante è stato per me pregare davanti alla Casa dello studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma. Attraversando la città, mi sono reso ancor più conto di quanto gravi siano state le conseguenze del terremoto.

Eccomi ora qui, in questa Piazza su cui s'affaccia la Scuola della Guardia di Finanza, che praticamente sin dal primo momento funziona come quartiere generale di tutta l'opera di soccorso. Questo luogo, consacrato dalla preghiera e dal pianto per le vittime, costituisce come il simbolo della vostra volontà tenace di non cedere allo scoraggiamento. "Nec recisa recedit":  il motto del Corpo della Guardia di Finanza, che possiamo ammirare sulla facciata della struttura, sembra bene esprimere quella che il Sindaco ha definito la ferma intenzione di ricostruire la città con la costanza caratteristica di voi abruzzesi. Questo ampio piazzale, che ha ospitato le salme delle tante vittime per la celebrazione delle esequie presiedute dal Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato, raccoglie quest'oggi le forze impegnate ad aiutare L'Aquila e l'Abruzzo a risorgere presto dalle macerie del terremoto.

Come ha ricordato l'Arcivescovo, la mia visita in mezzo a voi, da me desiderata sin dal primo momento, vuole essere un segno della mia vicinanza a ciascuno di voi e della fraterna solidarietà di tutta la Chiesa. In effetti, come comunità cristiana, costituiamo un solo corpo spirituale, e se una parte soffre, tutte le altre parti soffrono con lei; e se una parte si sforza di risollevarsi, tutte partecipano al suo sforzo. Devo dirvi che manifestazioni di solidarietà mi sono giunte per voi da tutte le parti del mondo. Numerose alte personalità delle Chiese Ortodosse mi hanno scritto per assicurare la loro preghiera e vicinanza spirituale, inviando anche aiuti economici.

Desidero sottolineare il valore e l'importanza della solidarietà, che, sebbene si manifesti particolarmente in momenti di crisi, è come un fuoco nascosto sotto la cenere. La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell'opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa:  c'è un'anima, c'è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio.

Il tragico evento del terremoto invita la Comunità civile e la Chiesa ad una profonda riflessione. Come cristiani dobbiamo chiederci:  "Che cosa vuole dirci il Signore attraverso questo triste evento?". Abbiamo vissuto la Pasqua confrontandoci con questo trauma, interrogando la Parola di Dio e ricevendo dalla crocifissione e dalla risurrezione del Signore nuova luce. Abbiamo celebrato la morte e la risurrezione di Cristo portando nella mente e nel cuore il vostro dolore, pregando perché non venisse meno nelle persone colpite la fiducia in Dio e la speranza. Ma anche come Comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, mai venga meno. A questa condizione, L'Aquila, anche se ferita, potrà tornare a volare.

Vi invito ora, cari fratelli e sorelle, a volgere lo sguardo verso la statua della Madonna di Roio, venerata in un Santuario a voi molto caro, per affidare a Lei, Nostra Signora della Croce, la città e tutti gli altri paesi toccati dal terremoto. A Lei, la Madonna di Roio, lascio una Rosa d'oro, quale segno della mia preghiera per voi, mentre raccomando alla sua materna e celeste protezione tutte le località colpite.

Ed ora preghiamo: 

O Maria, Madre nostra amatissima!
Tu, che stai vicino alle nostre croci,
come rimanesti accanto a quella di Gesù,
sostieni la nostra fede, perché pur affranti dal dolore,
conserviamo lo sguardo fisso sul volto di Cristo
in cui, nell'estrema sofferenza della croce,
si è mostrato l'amore immenso e puro di Dio.
Madre della nostra speranza, donaci i tuoi occhi per vedere,
oltre la sofferenza e la morte, la luce della risurrezione;
donaci il tuo cuore per continuare,
anche nella prova, ad amare e a servire.
O Maria, Madonna di Roio,
Nostra Signora della Croce, prega per noi!



(©L'Osservatore Romano - 29 aprile 2009)
Cattolico_Romano
00mercoledì 29 aprile 2009 07:10

Il terremoto
non ha distrutto l'amore


L'Aquila, 28. Sono state poche le ore che il Papa ha trascorso con la gente dell'Abruzzo terremotato. Poche rispetto a quanto accade di solito, quando lascia Roma.
Dal Vaticano è partito in macchina intorno alle 9. Sarebbe dovuto andare in elicottero ma il maltempo non lo ha consentito.

Lo accompagnavano gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare.

Onna, il paese fantasma dell'aquilano, praticamente raso al suolo dalla prima scossa del terremoto, ha mostrato al Papa la prima immagine del volto dell'Abruzzo sfigurato dal tragico evento. Benedetto XVI è giunto nel cuore della tendopoli allestita poco discosta dalle rovine. Intorno a lui è stata subito una festa grande, solo leggermente disturbata dalla pioggia che è continuata a cadere a intermittenza per tutta la mattinata. Lo hanno accolto l'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari, a titolo personale Gianni Letta, sotto-segretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri italiano, e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso.

In modo molto composto la gente gli è andata incontro. Il Papa ha stretto affettuosamente decine di mani. Ha ascoltato le storie che alcuni brevemente gli hanno raccontato:  un anziano che è rimasto solo dopo aver perso tutto e tutti; un giornalista che ha perso il papà e il figlio; due mamme che hanno perso i loro figli; ha benedetto un neonato che due giovani sposi gli hanno presentato, lo avrebbero dovuto battezzare proprio il giorno dopo il terremoto. Alcuni tenevano tra le mani foto di familiari scomparsi. In molti sono scoppiati in lacrime dinanzi al Papa. Tra i presenti anche Vigili del Fuoco della Città del Vaticano, che sin dal giorno dopo il sisma, stanno prestando la loro opera a favore delle popolazioni terremotate a Onna e all'Aquila.

Dopo la preghiera per i defunti di Onna, Benedetto XVI, a bordo di una macchina della Protezione civile, guidata dallo stesso Bertolaso, ha fatto un breve giro tra le macerie del paese distrutto. Poi è partito verso L'Aquila. La prima sosta è stata presso la basilica di Collemaggio, accolto dal rettore don Nunzio Spinelli. Entrato in basilica attraverso la porta santa, il Papa ha recitato una breve preghiera dinanzi all'urna delle reliquie di Celestino v, sulla quale ha poi deposto il pallio che aveva ricevuto durante la celebrazione della messa per l'inizio del pontificato. Poi di nuovo in macchina verso il campo della scuola della Guardia di Finanza, dove ha incontrato i volontari, i membri delle squadre di soccorso, il personale della Protezione civile, e i militari. Prima il Papa ha sostato nel luogo dove sorgeva la Casa dello studente, per incontrare dodici giovani scampati al crollo dell'edificio. Si è intrattenuto con ciascuno di loro, si è informato sui loro studi e li ha incoraggiati. Alcuni gli hanno consegnato una lettera.

A Coppito è giunto intorno a mezzogiorno. A riceverlo anche il nunzio apostolico in Italia, arcivescovo Giuseppe Bertello e l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi. Dopo i saluti ai sindaci e ai parroci dei 49 comuni più colpiti, e alle clarisse di Paganica - le quali con il monastero hanno perso anche la madre superiora - ha raggiunto il palco allestito al centro del piazzale. Ha ricevuto il saluto dell'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari, del sindaco Massimo Cialente e del presidente della regione abruzzese Gianni Chiodi. Poi ha rivolto agli aquilani il suo discorso di incoraggiamento e ha affidato alla venerata Madonna di Roio - alla quale ha offerto una rosa d'oro - le popolazioni terremotate. Prima della benedizione ha recitato la preghiera per i defunti e cantato il Regina caeli. Lasciando il piazzale il Papa ha salutato la gente che gli si è fatta incontro. Molti lo hanno abbracciato. È rientrato in Vaticano in macchina, poco prima delle 15.



(©L'Osservatore Romano - 29 aprile 2009)
Cattolico_Romano
00mercoledì 29 aprile 2009 07:11

I saluti rivolti al Papa


All'inizio dell'incontro all'Aquila, Benedetto XVI è stato salutato dall'arcivescovo Molinari, dal presidente della regione Chiodi e dal sindaco Cialente. "Questo suo sostare in mezzo alle nostre ferite e al nostro dolore - ha detto il presule - è un passaggio del quale il Signore si serve per portare conforto, aiuto e la guarigione da ogni tentazione contro la fede e da ogni crisi della nostra speranza". Quindi ha auspicato tempi rapidi per la ricostruzione. "O ci sarà subito - ha detto - o non ci sarà. E sarebbe la nostra morte, più brutta di quella causata dal terremoto. Ogni ostacolo alla rinascita - ha concluso - del mondo del lavoro e della nostra università, alla costruzione di nuove case, sarebbe un delitto infame". Successivamente il presidente della regione ha affermato l'impegno della classe politica per la ricostruzione della città, "con le case, i negozi e le chiese", dei paesi "con i loro centri storici", ma soprattutto "dei valori, dei principi e delle tradizioni". "Vogliamo ripartire - ha detto - dal ricomporre le nostre famiglie, ridare serenità ai nostri figli".

Infine il sindaco ha ricordato al Papa come la popolazione abbia dimostrato dignità esemplare e forza d'animo straordinaria. "Lei - ha detto - è qui come quel padre che infonde coraggio ai figli. La accogliamo con quel poco che ci è rimasto. Con le lacrime di chi ha perso i propri affetti. Con le macerie di una città e di un territorio che hanno subìto una profonda ferita, ma che non si spezzerà mai. Le sue parole e l'azione concreta della Chiesa saranno per noi una guida sulla strada della rinascita".



(©L'Osservatore Romano - 29 aprile 2009)
Cattolico_Romano
00giovedì 30 aprile 2009 10:27
Testimonianze raccolte tra i terremotati di Onna e L'Aquila il giorno dopo la visita di Benedetto XVI nei luoghi della tragedia

L'uomo della speranza tra i superstiti


di Giuseppe Molinari
Arcivescovo metropolita de L'Aquila

L'aspettavamo nel villaggio di Onna. I vigili del fuoco, lavorando anche di notte, avevano preparato una pista per l'atterraggio dell'elicottero papale. Ma le condizioni atmosferiche hanno fatto decidere per il viaggio in macchina. C'è stata un'ora di ritardo sul previsto, ma la gente che aspettava non ha mostrato impazienza. A Onna buona parte della popolazione era riunita in una tenda-chiesa, recitavano il rosario, guidati da una delle tre religiose dell'Istituto della Presentazione, che è nel paese da più di un secolo. Il parroco don Cesare, venezuelano, aveva fatto preparare una poltroncina rossa per il Papa. Ma il programma è cambiato.

Il Papa è giunto direttamente al centro della tendopoli. Ha salutato i volontari, le forze dell'ordine e subito dopo la gente di Onna. Ci sono Giustino e Dina che hanno perduto i loro due figli Domenico e Maria Paola. Giustino, la sera stessa di quel giorno che ha colpito L'Aquila e fatto tante vittime, mi disse al telefono:  "Questo è il momento di una grande fede". Papa Benedetto ha salutato quasi tutti i parenti delle quaranta vittime della piccola comunità di Onna.

A tutti ha detto una parola di fede, di speranza. Ha pregato insieme alla piccola folla presente. Ha pregato soprattutto per coloro che non sono più accanto a noi. Ma ha ricordato a tutti che la morte, per il credente, non è la fine di tutto. Anzi è la via che porta alla vera vita. Renè Bazin ha scritto:  "Per il cristiano la morte non esiste neppure per un istante. Perché da una vita si passa a un'altra vita, quella vera. La gente ha sentito il Papa straordinariamente vicino. Ha percepito di essere amata, le vibrazioni del suo cuore sinceramente addolorato, ha compreso il senso vero della partecipazione alle loro sofferenze. Proprio come avrebbe fatto un padre in presenza del dolore del figlio. Hanno pianto. Tanto. Come tanto avevano pianto nei giorni della tragedia, ma con lacrime di sapore diverso.




Dopo Onna c'è stata la breve sosta davanti alla porta santa della basilica di Santa Maria di Collemaggio. Anche qui un momento vissuto con tanta emozione. Il Papa ha varcato la soglia della porta e si è fermato in preghiera davanti all'urna di Papa Celestino v. Forse avrà ricordato che questo eremita diventò Papa quando ormai era molto avanti negli anni. E il suo pontificato fu brevissimo. Ma rappresentò un fascio di luce in un periodo buio e difficile per la Chiesa. Ho cercato, con poche parole, di ricordare al Santo Padre la Perdonanza celestiniana che ogni anno si celebra all'Aquila dalla sera del 28 agosto alla sera del 29 agosto (festa del martirio di san Giovanni Battista).

Papa Ratzinger ha mostrato sorpresa e molto interesse quando ho ricordato che molti storici sostengono la tesi di un rapporto profondo tra la Perdonanza e il Giubileo proclamato da Papa Bonifacio VIII. In fondo Celestino ha inventato un piccolo giubileo di 24 ore, che è stato fonte di ispirazione per Papa Bonifacio che all'inizio del 1300 indisse un giubileo di 365 giorni.

Toccante è stata la sosta davanti alle rovine della Casa dello studente. Un gruppo di giovani universitari, accompagnati dal loro cappellano, hanno salutato il Santo Padre. Papa Benedetto ha chiesto a ciascuno di loro quale facoltà frequentasse:  Vittorio, Giulia, Davide, Arianna e gli altri, visibilmente commossi, hanno ringraziato il Papa per questa visita e per questo incontro. Questi giovani, con nello sguardo ancora l'immensa tristezza per i dieci compagni rimasti sotto le rovine, hanno confermato la loro voglia di andare avanti, di continuare a studiare, proprio qui, all'Aquila, in una università magari più bella di quella di prima, che attiri tanti giovani dall'Abruzzo, dall'Italia e dal mondo. È un modo rapido, efficace e vincente per ricominciare. E ricominciare soprattutto con i giovani. Per me è stato molto significativo perché considero questi giovani una ricchezza per la nostra Chiesa. E il fatto che abbiano confidato al Papa di voler restare comunque qui da noi mi conforta.

Anche la sosta finale si è trasformata in un momento di intensa gioia, frammista a tanta commozione. Estremamente toccante l'incontro con le otto monache del monastero delle Clarisse di Paganica. La loro badessa, suor Gemma, è rimasta sotto le macerie, per salvare le più anziane. Per loro già è pronto il progetto di un prefabbricato per un piccolo monastero in legno. Nella prossima festa di santa Chiara si spera di inaugurarlo.

Nel cuore resterà anche l'omaggio di Papa Benedetto alla Madonna di Roio, che a noi aquilani ricorda la vita semplice e dura dei pastori, la transumanza, il legame con la terra delle Puglie. Popolo di montanari, popolo di pastori. I tempi cambiano. Ma la fede rimane intatta e rocciosa. Come le nostre montagne. Il Papa ha ricordato un nostro detto popolare:  "Ci sono tanti giorni dietro il Gran Sasso". Lo ripeteva sempre mia madre, quando voleva invitare qualcuno a guardare avanti, a non scoraggiarsi. Noi aquilani ne siamo certi:  dopo i giorni del dolore, dietro il Gran Sasso sorgeranno i giorni della rinascita, della ricostruzione, della speranza. E una conferma di questa speranza ci è stata portata da Benedetto XVI.




(©L'Osservatore Romano - 30 aprile 2009)
Cattolico_Romano
00giovedì 30 aprile 2009 10:30

Il conforto
di quell'abbraccio


di Nicola Gori

È il giorno della riflessione, della rielaborazione dell'esperienza vissuta, ieri martedì 28 aprile, dagli abitanti di Onna e dell'aquilano. Un'esperienza che neppure la pioggia e il freddo hanno affievolito. Benedetto XVI si è mostrato "come un amico, un parente stretto, un sostegno, una speranza", come dice Giustino, un anziano signore ottuagenario, al quale il sisma ha portato via tutto, tranne il bastone al quale si appoggia. "Grande umanità":  è la parola che ripetono più frequentemente gli abitanti per descrivere la sensazione provata dopo l'incontro con il Papa.



Renzo, infangato fino alle ginocchia, aveva pianto dopo aver abbracciato il Papa:  "È venuto apposta per me, mi ha chiesto notizie dei miei cari". Nelle sue parole, la meraviglia di sentirsi importante per qualcuno. Non vi è famiglia che non pianga un parente rimasto ucciso dal crollo tremendo provocato dal terremoto, ma ieri "nessuno si è sentito solo, nessuno è rimasto escluso dal saluto del Papa", come afferma Lorenzo, coperto dal suo giubbotto azzurro, che mostra la foto della sua fidanzata travolta dal crollo del tetto.

Il Papa è venuto per condividere le sofferenze di quanti hanno perduto affetti, casa, fiducia, tranquillità. Lo conferma un volontario:  "Il pianto liberatorio davanti al Pontefice di tante persone è stato spontaneo. Sono rimaste colpite dalla semplicità, dalla familiarità con le quali si è avvicinato loro". "Affetto", "calore", "compassione" nel senso più autentico del termine di "soffrire con", sono le impressioni che il Papa ha lasciato nel cuore della gente, come ripete Teresa, un braccio ingessato, rotto per la caduta di una parete di casa:  "Non siamo stati abbandonati nel dolore, il Papa ce lo ha dimostrato con la sua presenza". Anna, su una sedie a rotelle con una gamba ferita, rimasta per ore sotto le macerie prima di essere salvata dai vigili del fuoco, piange e ripete che "vedere il Papa abbracciare le persone, baciare chi piange, commuoversi perché mostra la foto di un figlio perduto per sempre, è stata per noi l'espressione più sincera della solidarietà dimostrata con il coinvolgimento anche emotivo. In quell'istante ci siamo sentiti importanti, compresi, siamo stati al centro delle sue attenzioni".

Davanti alla tendopoli, nello stesso spazio dove il Papa aveva parlato e incontrato la gente, il giorno dopo si ricorda la visita. Tommaso, un giovane che ha perduto un fratello tra le macerie, afferma convinto:  "Abbiamo compreso la franchezza, la genuinità, la spontaneità delle parole del Papa. La sua venuta non è stata quella di un politico o di chi ha altri scopi". Come conferma il cappuccino fra Emiliano, avvolto nel suo mantello marrone:  "Colui che è esperto di speranza è venuto a parlare proprio di speranza. E chi vive di speranza vive senza disperazione". Anche suor Maria Livia conferma che "i paesani hanno capito che il Papa era qui per incoraggiarci e per offrirci motivi di speranza per andare avanti".



(©L'Osservatore Romano - 30 aprile 2009)
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:07.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com