Lettera del Papa contro la pedofilia.

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Gabbianella1.
00sabato 20 marzo 2010 19:44
20 Marzo 2010
Lettera pastorale ai cattolici d'Irlanda
Intraprendere «un cammino di guarigione,
di rinnovamento e di riparazione»
1. CARI FRATELLI E SORELLE DELLA CHIESA IN IRLANDA,
è con grande preoccupazione che vi scrivo come Pastore della Chiesa universale. Come voi, sono stato profondamente turbato dalle notizie apparse circa l’abuso di ragazzi e giovani vulnerabili da parte di membri della Chiesa in Irlanda, in particolare da sacerdoti e da religiosi. Non posso che condividere lo sgomento e il senso di tradimento che molti di voi hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati.

Come sapete, ho recentemente invitato i vescovi irlandesi ad un incontro qui a Roma per riferire su come hanno affrontato queste questioni nel passato e indicare i passi che hanno preso per rispondere a questa grave situazione.  Insieme con alcuni alti Prelati della Curia Romana ho ascoltato quanto avevano da dire, sia individualmente che come gruppo, mentre proponevano un’analisi degli errori compiuti e delle lezioni apprese, e una descrizione dei programmi e dei protocolli oggi in essere. Le nostre riflessioni sono state franche e costruttive. Nutro la fiducia che, come risultato, i vescovi si trovino ora in una posizione più forte per portare avanti il compito di riparare alle ingiustizie del passato e per affrontare le tematiche più ampie legate all’abuso dei minori secondo modalità conformi alle esigenze della giustizia e agli insegnamenti del Vangelo.

2. Da parte mia, considerando la gravità di queste colpe e la risposta spesso inadeguata ad esse riservata da parte delle autorità ecclesiastiche nel vostro Paese, ho deciso di scrivere questa Lettera Pastorale per esprimere la mia vicinanza a voi, e per proporvi un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione.

In realtà, come molti nel vostro Paese hanno rilevato, il problema dell’abuso dei minori non è specifico né dell’Irlanda né della Chiesa. Tuttavia il compito che ora vi sta dinnanzi è quello di affrontare il problema degli abusi verificatosi all’interno della comunità cattolica irlandese e di farlo con coraggio e determinazione. Nessuno si immagini che questa penosa situazione si risolverà in breve tempo. Positivi passi in avanti sono stati fatti, ma molto di più resta da fare. C’è bisogno di perseveranza e di preghiera, con grande fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio.

Al tempo stesso, devo anche esprimere la mia convinzione che, per riprendersi da questa dolorosa ferita, la Chiesa in Irlanda deve in primo luogo riconoscere davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi. Una tale consapevolezza, accompagnata da sincero dolore per il danno arrecato alle vittime e alle loro famiglie, deve condurre ad uno sforzo concertato per assicurare la protezione dei ragazzi nei confronti di crimini simili in futuro.

Mentre affrontate le sfide di questo momento, vi chiedo di ricordarvi della “roccia da cui siete stati tagliati” (Is 51, 1). Riflettete sui contributi generosi, spesso eroici, offerti alla Chiesa e all’umanità come tale dalle passate generazioni di uomini e donne irlandesi, e lasciate che ciò generi slancio per un onesto auto-esame e un convinto programma di rinnovamento ecclesiale e individuale. La mia preghiera è che, assistita dall’intercessione dei suoi molti santi e purificata dalla penitenza, la Chiesa in Irlanda superi la presente crisi e ritorni ad essere un testimone convincente della verità e della bontà di Dio onnipotente, rese manifeste nel suo Figlio Gesù Cristo.

3. Storicamente i cattolici d’Irlanda si sono dimostrati una enorme forza di bene sia in patria che fuori. Monaci celtici come San Colombano diffusero il vangelo nell’Europa Occidentale gettando le fondamenta della cultura monastica medievale. Gli ideali di santità, di carità e di sapienza trascendente che derivano dalla fede cristiana, hanno trovato espressione nella costruzione di chiese e monasteri e nell’istituzione di scuole, biblioteche e ospedali che consolidarono l’identità spirituale dell’Europa. Quei missionari irlandesi trassero la loro forza e ispirazione dalla solida fede, dalla forte guida e dai retti comportamenti morali della Chiesa nella loro terra natìa.

Dal ’500 in poi, i cattolici in Irlanda subirono un lungo periodo di persecuzione, durante il quale lottarono per mantenere viva la fiamma della fede in circostanze pericolose e difficili. Sant’Oliver Plunkett, l’Arcivescovo martire di Armagh, è l’esempio più famoso di una schiera di coraggiosi figli e figlie dell’Irlanda disposti a dare la propria vita per la fedeltà al Vangelo. Dopo l’Emancipazione Cattolica, la Chiesa fu libera di crescere di nuovo. Famiglie e innumerevoli persone che avevano preservato la fede durante i tempi della prova divennero la scintilla di una grande rinascita del cattolicesimo irlandese nell’800. La Chiesa fornì scolarizzazione, specialmente ai poveri, e questo avrebbe apportato un grande contributo alla società irlandese. Tra i frutti delle nuove scuole cattoliche vi fu un aumento di vocazioni: generazioni di sacerdoti, suore e fratelli missionari lasciarono la patria per servire in ogni continente, specie nel mondo di lingua inglese. Furono ammirevoli non solo per la vastità del loro numero, ma anche per la robustezza della fede e la solidità del loro impegno pastorale. Molte diocesi, specialmente in Africa, America e Australia, hanno beneficiato della presenza di clero e religiosi irlandesi che predicarono il Vangelo e fondarono parrocchie, scuole e università, cliniche e ospedali, che servirono sia i cattolici, sia la società in genere, con particolare attenzione alle necessità dei poveri.

In quasi tutte le famiglie dell’Irlanda vi è stato qualcuno – un figlio o una figlia, una zia o uno zio – che ha dato la propria vita alla Chiesa. Giustamente le famiglie irlandesi hanno in grande stima ed affetto i loro cari, che hanno offerto la propria vita a Cristo, condividendo il dono della fede con altri e attualizzandola in un’amorevole servizio di Dio e del prossimo.

4. Negli ultimi decenni, tuttavia, la Chiesa nel vostro Paese ha dovuto confrontarsi con nuove e gravi sfide alla fede scaturite dalla rapida trasformazione e secolarizzazione della società irlandese. Si è verificato un rapidissimo cambiamento sociale, che spesso ha colpito con effetti avversi la tradizionale adesione del popolo all’insegnamento e ai valori cattolici. Molto sovente le pratiche sacramentali e devozionali che sostengono la fede e la rendono capace di crescere, come ad esempio la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali, sono state disattese. Fu anche determinante in questo periodo la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari. È in questo contesto generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt’altro che piccola all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti.

Solo esaminando con attenzione i molti elementi che diedero origine alla presente crisi è possibile intraprendere una chiara diagnosi delle sue cause e trovare rimedi efficaci. Certamente, tra i fattori che vi contribuirono possiamo enumerare: procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa; insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati; una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali, che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità di ogni persona. Bisogna agire con urgenza per affrontare questi fattori, che hanno avuto conseguenze tanto tragiche per le vite delle vittime e delle loro famiglie e hanno oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzione.

5. In diverse occasioni sin dalla mia elezione alla Sede di Pietro, ho incontrato vittime di abusi sessuali, così come sono disponibile a farlo in futuro. Mi sono soffermato con loro, ho ascoltato le loro vicende, ho preso atto della loro sofferenza, ho pregato con e per loro. Precedentemente nel mio pontificato, nella preoccupazione di affrontare questo tema, chiesi ai Vescovi d’Irlanda, in occasione della visita ad Limina del 2006, di “stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i princìpi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi” (Discorso ai Vescovi dell’Irlanda, 28 ottobre 2006).

Con questa Lettera, intendo esortare tutti voi, come popolo di Dio in Irlanda, a riflettere sulle ferite inferte al corpo di Cristo, sui rimedi, a volte dolorosi, necessari per fasciarle e guarirle, e sul bisogno di unità, di carità e di vicendevole aiuto nel lungo processo di ripresa e di rinnovamento ecclesiale. Mi rivolgo ora a voi con parole che mi vengono dal cuore, e desidero parlare a ciascuno di voi individualmente e a tutti voi come fratelli e sorelle nel Signore.

6. Alle vittime di abuso e alle loro famiglie

Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata. Molti di voi avete sperimentato che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava. Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze. È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo. Allo stesso tempo vi chiedo di non perdere la speranza. È nella comunione della Chiesa che incontriamo la persona di Gesù Cristo, egli stesso vittima di ingiustizia e di peccato. Come voi, egli porta ancora le ferite del suo ingiusto patire. Egli comprende la profondità della vostra pena e il persistere del suo effetto nelle vostre vite e nei vostri rapporti con altri, compresi i vostri rapporti con la Chiesa. So che alcuni di voi trovano difficile anche entrare in una chiesa dopo quanto è avvenuto. Tuttavia, le stesse ferite di Cristo, trasformate dalle sue sofferenze redentrici, sono gli strumenti grazie ai quali il potere del male è infranto e noi rinasciamo alla vita e alla speranza. Credo fermamente nel potere risanatore del suo amore sacrificale – anche nelle situazioni più buie e senza speranza – che porta la liberazione e la promessa di un nuovo inizio.

Rivolgendomi a voi come pastore, preoccupato per il bene di tutti i figli di Dio, vi chiedo con umiltà di riflettere su quanto vi ho detto.  Prego che, avvicinandovi a Cristo e partecipando alla vita della sua Chiesa – una Chiesa purificata dalla penitenza e rinnovata nella carità pastorale – possiate arrivare a riscoprire l’infinito amore di Cristo per ciascuno di voi. Sono fiducioso che in questo modo sarete capaci di trovare riconciliazione, profonda guarigione interiore e pace.

7. Ai sacerdoti e ai religiosi che hanno abusato dei ragazzi
Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa.

Vi esorto ad esaminare la vostra coscienza, ad assumervi la responsabilità dei peccati che avete commesso e ad esprimere con umiltà il vostro rincrescimento. Il pentimento sincero apre la porta al perdono di Dio e alla grazia del vero emendamento. Offrendo preghiere e penitenze per coloro che avete offeso, dovete cercare di fare personalmente ammenda per le vostre azioni. Il sacrificio redentore di Cristo ha il potere di perdonare persino il più grave dei peccati e di trarre il bene anche dal più terribile dei mali. Allo stesso tempo, la giustizia di Dio esige che rendiamo conto delle nostre azioni senza nascondere nulla. Riconoscete apertamente la vostra colpa, sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia di Dio.

8. Ai genitori

Siete stati profondamente sconvolti nell’apprendere le cose terribili che ebbero luogo in quello che avrebbe dovuto essere l’ambiente più sicuro di tutti. Nel mondo di oggi non è facile costruire un focolare domestico ed educare i figli. Essi meritano di crescere in un ambiente sicuro, amati e desiderati, con un forte senso della loro identità e del loro valore. Hanno diritto ad essere educati ai valori morali autentici, radicati nella dignità della persona umana, ad essere ispirati dalla verità della nostra fede cattolica e ad apprendere modi di comportamento e di azione che li portino ad una sana stima di sé e alla felicità duratura. Questo compito nobile ed esigente è affidato in primo luogo a voi, loro genitori. Vi esorto a fare la vostra parte per assicurare la miglior cura possibile dei ragazzi, sia in casa che nella società in genere, mentre la Chiesa, da parte sua, continua a mettere in pratica le misure adottate negli ultimi anni per tutelare i giovani negli ambienti parrocchiali ed educativi. Mentre portate avanti le vostre importanti responsabilità, siate certi che sono vicino a voi e che vi porgo il sostegno della mia preghiera.

9. Ai ragazzi e ai giovani dell’Irlanda

Desidero offrirvi una particolare parola di incoraggiamento. La vostra esperienza di Chiesa è molto diversa da quella dei vostri genitori e dei vostri nonni. Il mondo è molto cambiato da quando essi avevano la vostra età. Nonostante ciò, tutti, in ogni generazione, sono chiamati a percorrere lo stesso cammino della vita, qualunque possano essere le circostanze. Siamo tutti scandalizzati per i peccati e i fallimenti di alcuni membri della Chiesa, particolarmente di coloro che furono scelti in modo speciale per guidare e servire i giovani. Ma è nella Chiesa che voi troverete Gesù Cristo che è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr Eb 13, 8). Egli vi ama e per voi ha offerto se stesso sulla croce. Cercate un rapporto personale con lui nella comunione della sua Chiesa, perché lui non tradirà mai la vostra fiducia! Lui solo può soddisfare le vostre attese più profonde e dare alle vostre vite il loro significato più pieno indirizzandole al servizio degli altri. Tenete gli occhi fissi su Gesù e sulla sua bontà e proteggete nel vostro cuore la fiamma della fede. Insieme con i vostri fratelli cattolici in Irlanda guardo a voi perché siate fedeli discepoli del nostro Dio e contribuiate con il vostro entusiasmo e il vostro idealismo tanto necessari alla ricostruzione e al rinnovamento della nostra amata Chiesa.

10. Ai sacerdoti e ai religiosi dell’Irlanda

Tutti noi stiamo soffrendo come conseguenza dei peccati di nostri confratelli che hanno tradito una consegna sacra o non hanno affrontato in modo giusto e responsabile le accuse di abuso. Di fronte all’oltraggio e all’indignazione che ciò ha provocato, non soltanto tra i laici ma anche tra voi e le vostre comunità religiose, molti di voi si sentono personalmente scoraggiati e anche abbandonati. Sono consapevole inoltre che agli occhi di alcuni apparite colpevoli per associazione, e siete visti come se foste in qualche nodo responsabili dei misfatti di altri. In questo tempo di sofferenza, voglio darvi atto della dedizione della vostra vita di sacerdoti e religiosi e dei vostri apostolati, e vi invito a riaffermare la vostra fede in Cristo, il vostro amore verso la sua Chiesa e la vostra fiducia nella promessa di redenzione, di perdono e di rinnovamento interiore del Vangelo. In questo modo, dimostrerete a tutti che dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia (cfr Rm 5, 20).

So che molti di voi sono delusi, sconcertati e adirati per il modo in cui queste questioni sono state affrontate da alcuni vostri superiori. Ciononostante, è essenziale che collaboriate da vicino con coloro che sono in autorità e che vi adoperiate a far sì che le misure adottate per rispondere alla crisi siano veramente evangeliche, giuste ed efficaci. Soprattutto, vi esorto a diventare sempre più chiaramente uomini e donne di preghiera, seguendo con coraggio la via della conversione, della purificazione e della riconciliazione. In questo modo, la Chiesa in Irlanda trarrà nuova vita e vitalità dalla vostra testimonianza al potere redentore del Signore reso visibile nella vostra vita.

11. Ai miei fratelli vescovi

Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse. Capisco quanto era difficile afferrare l’estensione e la complessità del problema, ottenere informazioni affidabili e prendere decisioni giuste alla luce di consigli divergenti di esperti. Ciononostante, si deve ammettere che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo. Tutto questo ha seriamente minato la vostra credibilità ed efficacia. Apprezzo gli sforzi che avete fatto per porre rimedio agli errori del passato e per assicurare che non si ripetano. Oltre a mettere pienamente in atto le norme del diritto canonico nell’affrontare i casi di abuso dei ragazzi, continuate a cooperare con le autorità civili nell’ambito di loro competenza. Chiaramente, i superiori religiosi devono fare altrettanto. Anch’essi hanno partecipato a recenti incontri qui a Roma intesi a stabilire un approccio chiaro e coerente a queste questioni. È doveroso che le norme della Chiesa in Irlanda per la tutela dei ragazzi siano costantemente riviste ed aggiornate e che siano applicate in modo pieno ed imparziale in conformità con il diritto canonico.

Soltanto un’azione decisa portata avanti con piena onestà e trasparenza potranno ripristinare il rispetto e il benvolere degli Irlandesi verso la Chiesa alla quale abbiamo consacrato la nostra vita. Ciò deve scaturire, prima di tutto, dal vostro esame di voi stessi, dalla purificazione interiore e dal rinnovamento spirituale. La gente dell’Irlanda giustamente si attende che siate uomini di Dio, che siate santi, che viviate con semplicità, che ricerchiate ogni giorno la conversione personale. Per loro, secondo l’espressione di Sant’Agostino, siete vescovi; eppure con loro siete chiamati ad essere seguaci di Cristo (cfr Discorso 340, 1). Vi esorto dunque a rinnovare il vostro senso di responsabilità davanti a Dio, a crescere in solidarietà con la vostra gente e ad approfondire la vostra sollecitudine pastorale per tutti i membri del vostro gregge. In particolare, siate sensibili alla vita spirituale e morale di ciascuno dei vostri sacerdoti. Siate un esempio con le vostre stesse vite, siate loro vicini, prestate ascolto alle loro preoccupazioni, offrite loro incoraggiamento in questo tempo di difficoltà e alimentate la fiamma del loro amore per Cristo e il loro impegno nel servizio dei loro fratelli e sorelle.
Anche i laici devono essere incoraggiati a fare la loro parte nella vita della Chiesa. Fate in modo che siano formati in modo tale che possano dare ragione in modo articolato e convincente del Vangelo nella società moderna (cfr 1 Pt 3, 15), e cooperino più pienamente alla vita e alla missione della Chiesa. Questo, a sua volta, vi aiuterà a ritornare ad essere guide e testimoni credibili della verità redentrice di Cristo.

12. A tutti i fedeli dell’Irlanda
 
L’esperienza che un giovane fa della Chiesa dovrebbe sempre portare frutto in un incontro personale e vivificante con Gesù Cristo in una comunità che ama e che offre nutrimento. In questo ambiente, i giovani devono essere incoraggiati a crescere fino alla loro piena statura umana e spirituale, ad aspirare ad alti ideali di santità, di carità e di verità e a trarre ispirazione dalle ricchezze di una grande tradizione religiosa e culturale. Nella nostra società sempre più secolarizzata, in cui anche noi cristiani sovente troviamo difficile parlare della dimensione trascendente della nostra esistenza, abbiamo bisogno di trovare nuove vie per trasmettere ai giovani la bellezza e la ricchezza dell’amicizia con Gesù Cristo nella comunione della sua Chiesa. Nell’affrontare la presente crisi, le misure per occuparsi in modo giusto dei singoli crimini sono essenziali, tuttavia da sole non sono sufficienti: vi è bisogno di una nuova visione per ispirare la generazione presente e quelle future a far tesoro del dono della nostra comune fede. Camminando sulla via indicata dal Vangelo, osservando i comandamenti e conformando la vostra vita in modo sempre più vicino alla persona di Gesù Cristo, farete esperienza del profondo rinnovamento di cui oggi vi è così urgente bisogno. Vi invito tutti a perseverare lungo questo cammino.

13. Cari fratelli e sorelle in Cristo, è con profonda preoccupazione verso voi tutti in questo tempo di dolore, nel quale la fragilità della condizione umana è stata così chiaramente rivelata, che ho desiderato offrirvi queste parole di incoraggiamento e di sostegno. Spero che le accoglierete come un segno della mia spirituale vicinanza e della mia fiducia nella vostra capacità di rispondere alle sfide dell’ora presente traendo rinnovata ispirazione e forza dalle nobili tradizioni dell’Irlanda di fedeltà al Vangelo, di perseveranza nella fede e di risolutezza nel conseguimento della santità.  Insieme con tutti voi, prego con insistenza che, con la grazia di Dio, le ferite che hanno colpito molte persone e famiglie possano essere guarite e che la Chiesa in Irlanda possa sperimentare una stagione di rinascita e di rinnovamento spirituale.

14. Desidero proporvi alcune iniziative concrete per affrontare la situazione.
 
Al termine del mio incontro con i vescovi dell’Irlanda, ho chiesto che la quaresima di quest’anno sia considerata tempo di preghiera per una effusione della misericordia di Dio e dei doni di santità e di forza dello Spirito Santo sulla Chiesa nel vostro Paese. Invito ora voi tutti a dedicare le vostre penitenze del venerdì, per un intero anno, da ora fino alla Pasqua del 2011, per questa finalità. Vi chiedo di offrire il vostro digiuno, la vostra preghiera, la vostra lettura della Sacra Scrittura e le vostre opere di misericordia per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la Chiesa in Irlanda. Vi incoraggio a riscoprire il sacramento della Riconciliazione e ad avvalervi con maggiore frequenza della forza trasformatrice della sua grazia. 

Particolare attenzione dovrà anche essere riservata all’adorazione eucaristica, e in ogni diocesi vi dovranno essere chiese o cappelle specificamente riservate a questo fine. Chiedo che le parrocchie, i seminari, le case religiose e i monasteri organizzino tempi per l’adorazione eucaristica, in modo che tutti abbiano la possibilità di prendervi parte. Con la preghiera fervorosa di fronte alla reale presenza del Signore, potete compiere la riparazione per i peccati di abuso che hanno recato tanto danno, e al tempo stesso implorare la grazia di una rinnovata forza e di un più profondo senso della missione da parte di tutti i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli.

Sono fiducioso che questo programma porterà ad una rinascita della Chiesa in Irlanda nella pienezza della verità stessa di Dio, poiché è la verità che ci rende liberi (cfr Gv 8, 32).
Inoltre, dopo essermi consultato e aver pregato sulla questione, intendo indire una Visita Apostolica in alcune diocesi dell’Irlanda, come pure in seminari e congregazioni religiose. La Visita si propone di aiutare la Chiesa locale nel suo cammino di rinnovamento e sarà stabilita in cooperazione con i competenti uffici della Curia Romana e la Conferenza Episcopale Irlandese. I particolari saranno resi noti a suo tempo.
 
Propongo inoltre che si tenga una Missione a livello nazionale per tutti i vescovi, i sacerdoti e i religiosi. Nutro la speranza che, attingendo dalla competenza di esperti predicatori e organizzatori di ritiri sia dall’Irlanda che da altrove, e riesaminando i documenti conciliari, i riti liturgici dell’ordinazione e della professione e i recenti insegnamenti pontifici, giungiate ad un più profondo apprezzamento delle vostre rispettive vocazioni, in modo da riscoprire le radici della vostra fede in Gesù Cristo e da bere abbondantemente dalle sorgenti dell’acqua viva che egli vi offre attraverso la sua Chiesa.
In questo Anno dedicato ai Sacerdoti, vi do in consegna in modo del tutto particolare la figura di San Giovanni Maria Vianney, che ebbe una così ricca comprensione del mistero del sacerdozio. “Il sacerdote, scrisse, ha la chiave dei tesori del cielo: è lui che apre la porta, è lui il dispensiere del buon

Dio, l’amministratore dei suoi beni”. Il Curato d’Ars ben comprese quanto grandemente benedetta è una comunità quando è servita da un sacerdote buono e santo: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio, è il tesoro più grande che il buon Dio può dare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della divina misericordia”. Per intercessione di San Giovanni Maria Vianney possa il sacerdozio in Irlanda riprendere vita e possa l’intera Chiesa in Irlanda crescere nella stima del grande dono del ministero sacerdotale.

Colgo questa opportunità per ringraziare fin d’ora tutti coloro che saranno coinvolti nell’impegno di organizzare la Visita Apostolica e la Missione, come pure i molti uomini e donne che in tutta l’Irlanda stanno già adoperandosi per la tutela dei ragazzi negli ambienti ecclesiali. Fin da quando la gravità e l’estensione del problema degli abusi sessuali dei ragazzi in istituzioni cattoliche incominciò ad essere pienamente compreso, la Chiesa ha compiuto una grande mole di lavoro in molte parti del mondo, al fine di affrontarlo e di porvi rimedio. Mentre non si deve risparmiare alcuno sforzo per migliorare ed aggiornare procedure già esistenti, mi incoraggia il fatto che le prassi vigenti di tutela, fatte proprie dalle Chiese locali, sono considerate, in alcune parti del mondo, un modello da seguire per altre istituzioni.  

Desidero concludere questa Lettera con una speciale Preghiera per la Chiesa in Irlanda, che vi invio con la cura che un padre ha per i suoi figli e con l’affetto di un cristiano come voi, scandalizzato e ferito per quanto è accaduto nella nostra amata Chiesa. Mentre utilizzerete questa preghiera nelle vostre famiglie, parrocchie e comunità, possa la Beata Vergine Maria proteggervi e guidarvi lungo la via che conduce ad una più stretta unione con il suo Figlio, crocifisso e risorto. Con grande affetto e ferma fiducia nelle promesse di Dio, di cuore imparto a tutti voi la mia Benedizione Apostolica come pegno di forza e pace nel Signore.

Dal Vaticano, 19 marzo 2010, Solennità di San Giuseppe

BENEDICTUS PP. XVI

S_Daniele
00domenica 21 marzo 2010 15:50
ASSIEME A PIETRO

Fisichella: un grido di dolore che indurrà a voltare pagina


«Dopo questa Lettera apostolica non sarà possibile alcuna reticenza e scusante»

DA ROMA MIMMO MUOLO

Questa lettera è «un grido di dolore» che il Pa­pa esprime a nome di tutta la Chiesa. Ma an­che e soprattutto «un modo estremamente deciso di girare pagina». Nessuna resa davanti alle speculazioni. Ma soprattutto, «da ora in poi, nes­suna reticenza e nessuna scusante». Sia per i sacer­doti che si macchiassero di atti di pedofilia, sia per i loro superiori che non dovessero prendere adeguati provvedimenti. Così monsignor Rino Fisichella com­menta la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici d’Irlan­da. Il rettore della Lateranense (l’Ateneo del Pontefi­ce, per definizione) è stato per anni docente di teo­logia all’Università Gregoriana. E dunque vanta una consolidata esperienza come educatore di semina­risti e di giovani sacerdoti.

Monsignor Fisichella, quali sentimenti ge­nera in lei quanto scritto dal Papa?

Innanzitutto una profonda vicinanza al Santo Padre perché ancora una volta ha do­vuto farsi carico di un peso che gli è estra­neo. Da una lettera come questa emergo­no la sua tristezza e il suo dolore, per cui tutti dobbiamo stringerci intorno a lui, per mostrargli solidarietà e affetto.

Si tratta comunque di una Lettera molto coraggiosa.

Concordo pienamente. A me sembra che il Papa ribadisca (come ha fatto in preceden­ti analoghe situazioni) con grande deter­minazione che bisogna fare luce su questi fatti di inaudita gravità. Egli del resto è sem­pre stato aperto nella denuncia, fermo e risoluto nel­l’esigere la verità nei confronti delle vittime, delle lo­ro famiglie, ma anche nei confronti dei colpevoli e dei loro superiori. Io dico che siamo di fronte a paro­le di grande coraggio che non trovano riscontro nel­la storia della Chiesa degli ultimi secoli. Così dinan­zi all’estrema gravità dei crimini commessi la voce del Papa diventa ancora più forte di quanti hanno in­vocato giustizia. E questa voce fa sentire il grido di do­lore di tutta la Chiesa, non solamente della Chiesa in Irlanda.

Si può dire che è una Lettera anche normativa per il futuro?

Con questa Lettera si volta decisamente pa­gina. Nessuna reticenza, nessuna scusan­te. Il Papa usa parole durissime nei con­fronti di quanti hanno tradito la loro voca­zione e parole altrettanto dure verso colo­ro che hanno mantenuto il silenzio e na­scosto i crimini. Quindi si tratta di un testo che che se da una parte è estremamente lu­cida e chiara nell’analisi dei fatti e nell’as­sunzione delle responsabilità, dall’altra par­te è estremamente lungimirante nell’espri­mere il grande rinnovamento che tocca alla Chiesa in­tera.

Che tipo di rinnovamento?

In primo luogo nel discernimento vocazionale. Il sa­cerdozio non è un diritto di nessuno, ma una voca­zione, che come tale deve essere sottoposta al di­scernimento per verificare in profondità le reali in­tenzioni del candidato. Nemmeno la mancanza del­le vocazioni può essere una scusante per accogliere chiunque bussi alla porta del seminario. In secondo luogo il rinnovamento deve riguardare la formazio­ne. Una formazione di profondo carattere umano, spirituale e culturale. I giovani chiamati al sacerdo­zio debbono crescere ed essere formati ad un profon­do equilibrio umano. Quell’equilibrio che consente loro di essere pienamente uomini senza alcuna for­ma di repressione, ma esclusivamente votati a una scelta di libertà. Infine dalla lettera emerge certa- mente anche l’aspetto dell’applicazione delle norme giuridiche, specie considerando che quello del sa­cerdote e dei religiosi è un agire di tipo pubblico. Le norme canoniche sono estremamente chiare e per­mettono di valutare la gravità del crimine che viene compiuto.

Da oggi, dunque, non è più valida la 'politica' del troncare e sopire.

Anzi, diventa ancora più evidente la 'politica' del Pa­pa e della Santa Sede dinanzi alla gravità dei fatti del­la pedofilia. Ripeto: non può esserci nessun elemen­to né di scusante, né di reticenza. La Chiesa intera e le migliaia di sacerdoti che ogni giorno compiono con entusiasmo e con fedeltà il loro dovere si sentono profondamente traditi da pochissime persone che hanno compiuto atti così gravi mettendo a repenta­glio la credibilità di tutta la Chiesa. E tutti ci sentiamo ancora più vicini alle vitti­me e alle loro famiglie. Il Papa ha detto delle parole molto belle a tal proposito, ricordando che come nel passato, così anche in futuro egli è disposto ad acco­gliere queste persone e ad ascoltarle. E così devono fare tutti i vescovi e i superiori religiosi.

A fronte delle speculazioni mediatiche c’è chi ha ri­cordato nei giorni scorsi che la Chiesa non è «una multinazionale della pedofilia».

La storia della Chiesa non è ovviamente fatta di que­ste poche pagine di cronaca, ma di tanti capitoli che non si dovrebbe neanche tentare di passare sotto si­lenzio e che, comunque, non possono essere sover­chiati dai misfatti compiuti da alcuni sacerdoti. Quel­la della Chiesa è una storia bimillenaria di credibilità, è una storia fatta di attenzione e di amore verso tut­ti, soprattutto verso i più deboli, gli emarginati, i ma­lati i sofferenti. Questa è la nostra storia. E non può essere oscurata.

© Copyright Avvenire, 21 marzo 2010
Vilucchio.
00mercoledì 24 marzo 2010 20:20
Sulla bella lettera di Benedetto alla nuova Corinto d’Irlanda

Giuliano Ferrara

La lettera del Papa sugli abusi dei preti in Irlanda è molto bella, nella sua tristezza e nella sua speranza, ma sopra tutto nella sua lingua severa, ferma, sincera, con un’espressività che viene da due millenni di saggezza pastorale e di drammi dell’incarnazione e della storia.
Il Papa attua una conversazione paolina e paterna con la comunità umana irlandese, con questa specie di nuova Corinto inselvatichita nel peccato e nel crimine; e conversa sotto la sorveglianza teologica e morale di concetti per noi del tutto desueti, almeno nel secolo e nell’orizzonte fondamentalmente non cristiano o post cristiano del nostro tempo: il pentimento, la riconciliazione, la preghiera e l’adorazione eucaristica come mezzi speciali di guarigione e di rinnovamento nella fede, da affiancare all’esame di coscienza, alla denuncia canonica e penale, alla piena disponibilità richiesta di rispondere, non solo davanti a Dio, ma anche davanti ai tribunali del male fatto alla dignità umana da parte degli abusatori.
Benedetto, e non poteva essere diversamente, ha fatto la sua parte di custode del gregge con l’intelligenza sensibile che le persone non prevenute gli riconoscono, mettendo in rilievo la necessità di risarcire le vittime degli abusi di quanto non è umanamente risarcibile, e dunque spostando per quanto possibile sul terreno dello spirito dannazioni che nascono nel campo di battaglia della carne. Un gesto di intonazione monacale, davvero benedettino.
Da subito, la lettera è stata criticata con asprezza dai soggetti che nel mondo nutrono la campagna anticattolica e alimentano la sua risonanza mediatica, con lo scopo di modificare nel profondo la natura speciale della chiesa cattolica, secolarizzandola a forza, democratizzandola, assoggettandola mediante assedio culturale e civile a protocolli ad essa estranei, e naturalmente demonizzando la sua vita vera e intera, deformando e sfigurando il suo volto umanodivino (che è poi Cristo), svalutando miserevolmente il tesoro di virtù, di eroismi e santità di cui la chiesa cattolica, insieme con molte altre denominazioni cristiane, è testimone ai quattro angoli del mondo.
Non ho mai letto, per converso, un documento autorevole così raggiante di ispirazione etica, così rigoroso e autentico, con il quale il secolo e le sue istituzioni abbiano mai connotato, assumendosene pienamente le responsabilità, le immense pene inferte all’umanità dal processo della storia e della cultura e della spiritualità che ha rifiutato Cristo, il trascendente, la chiesa stessa. Altro che la pedofilia di alcuni preti.
Il Novecento è stato il secolo del Gulag e della Shoah, ma nessuna confessione pubblica, nessuna proclamazione di vergogna, nessuna ostentazione umile di rimorso, nessuna analisi spiritualmente impegnativa è davvero stata prodotta, e nemmeno tentata, dai guardiani della storia, dalle forze che hanno ingaggiato la brutale corsa atea e profana dei tempi moderni.
Una corsa che, adesso, vuole tagliare il traguardo della punizione finale della chiesa per le colpe di alcuni sui figli. E vuol farlo piena di buona coscienza e di lurida voluttà. Che laica vergogna, è il caso di dire.

© Copyright Il Foglio, 22 marzo 2010 consultabile online anche qui.
S_Daniele
00mercoledì 24 marzo 2010 21:18
«Repubblica» inventa il cattolico-ateo

di Redazione

Tenere i fatti separati dai fatti. Devono avere una strana concezione dell’informazione dalle parti di Repubblica, che ieri ha pubblicato un’intervista allo scrittore irlandese Joseph O’Connor, che dall’alto dei suoi tre bestseller chiede le dimissioni del Papa.
Peccato che Enrico Franceschini, l’autore del pezzo, a un certo punto chieda giustamente a O’Connor se lui sia cattolico.
E O’Connor risponde di no. Ma evidentemente qualcuno, alla corte di Mauro, deve aver pensato che un attacco al Papa fatto da un non cattolico è molto meno efficace di uno sferrato da un fedele.
E quindi ecco spuntare nel titolo la dicitura: l’intellettuale cattolico.
«Ezio Mauro & C. sono talmente accecati nella loro campagna contro il Papa - ha denunciato il senatore Pdl Michele Saccomanno - da far passare per intellettuale cattolico anche chi non è cattolico. Un grave infortunio».

© Copyright Il Giornale, 24 marzo 2010 consultabile online anche
qui.
Caterina63
00giovedì 25 marzo 2010 13:04
Presentazione della “Lettera ai cattolici dell’Irlanda” a “Uno mattina” del 23 marzo 2010. Interviste a padre Federico Lombardi S.J. e a Massimo Introvigne - Trascrizione

Trascrizione completa:
http://www.facebook.com/note.php?note_id=378013406327
In Jesu et Maria
Massimo Introvigne


Michele Cucuzza

Saluto Padre Federico Lombardi, che è il portavoce della sala stampa della Santa Sede. Abbiamo sentito il Papa: ha utilizzato parole forti, parole molto addolorate. “Vergogna e rimorso” – ha detto tra l’altro - “disonore”, per la violenza da parte di membri della Chiesa d’Irlanda, “atti peccaminosi di criminali” e così via. Come mai si è resa impellente la lettera e perché Sua Santità ha scelto proprio la Chiesa d’Irlanda come destinataria?

Padre Federico Lombardi

In Irlanda si sono verificati effettivamente dei fatti molto gravi e ci sono stati recentemente anche dei rapporti dalle autorità pubbliche che hanno approfondito la situazione e hanno suscitato grandissima emozione, grande reazione nella società irlandese, non solo nella Chiesa, per cui c’è una situazione particolare in questo Paese. Per questo il Papa ha convocato a Roma i vescovi, li ha incontrati, li ha ascoltati e ha pensato necessario rivolgere alla Chiesa in Irlanda una lettera specifica, proprio per la situazione che si è manifestata nel tempo, grave e in cui ci sono state anche delle responsabilità serie e gravi nel governo della Chiesa in Irlanda; cioè da parte dell’episcopato che non ha gestito queste situazioni con sufficiente decisione e chiarezza. Questo è stato messo in rilievo anche nei rapporti pubblici – il Papa lo riconosce – e pensa quindi di dover fare un intervento specifico per aiutare anche la Chiesa e la società irlandese ha far fronte a questa situazione e a riprendere il cammino.


Eleonora Daniele

La lettera apre comunque ad una voce di speranza, speranza che le vittime non perdano fiducia nei confronti della Chiesa e poi speranza, speranza per i peccatori nella misericordia di Dio. All’Angelus poi ricordiamo – l’Angelus di domenica – il Papa ha sottolineato il tema dell’indulgenza verso i peccatori. Padre Lombardi, perché il Papa ha scelto di veicolare e trasmettere questi due messaggi contemporaneamente? Non sarebbe stato più facile, più popolare, forse stare solamente dalla parte delle vittime?

Padre Federico Lombardi

Guardi, l’accostamento tra la lettera che è stata pubblicata sabato e mandata ieri e l’Angelus di domenica, che era un normale Angelus con un commento del Vangelo di domenica, è un po’ artificioso, quindi veramente non ha il rilievo che è stato dato sulla stampa italiana. Rimane il fatto che nella lettera stessa c’è questa dimensione, che lei già prima evocava, anche della misericordia di Dio, però vista non tanto come indulgenza verso chi ha mancato, per cui il Papa ha delle parole veramente durissime che sono state prima giustamente evocate, ma come il contesto diciamo spirituale in cui dare speranza a tutti quelli che stanno vivendo una sofferenza durissima – le vittime anzitutto – i colpevoli che rischiano di disperarsi per la gravità di ciò che hanno commesso, e anche la società e la Chiesa irlandese che vedono una situazione di grandissima crisi morale. Ecco, allora: ridare fiducia anche per poter fare un cammino che il Papa riconosce che è molto lungo, cioè non dice che con questa lettera lui ha risolto tutto – per carità – dice che ha dato un piccolo contributo per fare un passo avanti in un lungo cammino di risanamento delle ferite interiori di chi ha sofferto e anche di rinnovamento e purificazione.

Michele Cucuzza

Su questo cosa dobbiamo aspettarci? I vescovi collaboreranno anche con le autorità civili?

Padre Federico Lombardi

Ah certamente, questo è detto molto chiaramente nella lettera, ed è la linea che si assume. I vescovi come i cristiani, i cattolici, sono cittadini di una società, devono rispettarne le leggi. Se ci sono delle leggi come quella della gioventù vanno certamente rispettate.

Michele Cucuzza

In collegamento da Torino saluto il professor Massimo Introvigne, sociologo, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni. Ecco, il Papa ha indubbiamente scritto una lettera coraggiosa. I commenti sono unanimi. Eppure lei il 18 marzo aveva scritto su Avvenire che “dal punto di vista sociologico questo qui è un tipico esempio di” - ha detto – “panico morale” e ha sostenuto questa sua analisi con dei numeri, proprio dal punto di vista statistico. Le chiedo allora: ma esiste o non esiste il problema della pedofilia all’interno della Chiesa cattolica, a suo avviso?

Massimo Introvigne

Il problema esiste certamente. Se anche ci fossero soltanto due casi, bisogna dirlo con chiarezza, sarebbero due casi di troppo e quindi la santa severità del Papa contro abusi che definisce criminali e vergognosi mi trova completamente consenziente. Detto questo, e per quanto le vittime non siano certo mai consolate dalle statistiche di noi sociologi, non è indifferente per chi deve agire e prevenire sapere se i casi sono venti o ventimila. Il panico morale deriva quando sono fatte circolare da alcuni media delle statistiche folkloriche, esagerando. Se prendo i rapporti irlandesi citati da Padre Lombardi, e anche lo studio statistico più accurato, quello del John Jay College, un’istituzione non cattolica negli Stati Uniti pubblicato nel 2004, io ci trovo che in un arco di 52 anni, il 4% del clero degli Stati Uniti è stato accusato di abusi su minori. Questo vuol dire che il 4% dei preti americani sono pedofili? No, perché accusato non vuol dire condannato. Ci sono stati casi anche clamorosi di innocenti calunniati, e poi perché nella maggior parte dei casi non si tratta tecnicamente di pedofilia, ma di accuse di relazioni sessuali con minorenni. Se un parroco ha una relazione con una diciassettenne, questa non è una bella cosa, ma non si tratta di pedofilia. I casi di pedofilia negli Stati Uniti che hanno portato a condanne, sono stati negli ultimi 52 anni da uno a due all’anno. Sono troppi, sono vergognosi, sono criminali, ma non dobbiamo esagerare sul dato statistico.

Eleonora Daniele

Vorrei un commento anche su questi dati, un commento da Padre Lombardi. Tra l’altro il Santo Padre si è reso disponibile anche ad incontrare le vittime.


Padre Federico Lombardi

Sì, quello che ha detto il professor Introvigne è verissimo. Per avere una visione obiettiva dal punto di vista sociologico del problema, bisogna guardarlo nella sua ampiezza, nella sua completezza, non solo concentrarsi sulla Chiesa. Naturalmente, noi come persone di Chiesa siamo feriti profondissimamente, anche perché presentandoci in un certo senso come autorità morali dobbiamo avere un comportamento coerente e il Papa per questo parla con molta onestà del problema. Certo, il Papa, come dice lei, ha manifestato la sua partecipazione profonda anche incontrando delle vittime. Io ero presente, sia nella cappella della Nunziatura di Washington, sia nella cappella della Residenza a Sidney e poi anche qui a Roma li ha incontrati e dice nella lettera che è disposto a incontrarne ancora.

Michele Cucuzza

Padre Lombardi, come mai in passato ci sono stati tanti errori da parte della Chiesa nell’affrontare questo problema?

Padre Federico Lombardi

Certamente c’è stata una certa cultura del silenzio che non è solo della Chiesa ma anche molto diffusa nella società, su fatti di cui evidentemente ci si vergogna che sono piuttosto così gravi, così drammatici. Uno cerca di nasconderli molto spesso, questa è una tendenza abbastanza naturale e una istituzione come la Chiesa anche per salvare la sua onorabilità, in passato ha spesso cercato di non parlare, non affrontare specificamente questi casi. Magari un sacerdote che si sapeva che aveva mancato, che era a rischio, lo si spostava da un’altra parte, in modo tale da evitare che il problema dilagasse. E questo è un fatto che è stato abbastanza diffuso, ed è proprio su questo che si appunta la critica di governo da parte del Santo Padre. Per fortuna queste sono cose già di diversi decenni fa, mentre adesso la consapevolezza di dover affrontare le cose con tempestività, chiarezza e rigore è molto diffusa.

Eleonora Daniele

Professor Introvigne, facciamo un passo indietro, facciamo anche un po’ di chiarezza. Già nel 2006 il documentario della BBC ‘Sex Crimes and the Vatican’ aveva suscitato scalpore. Perché? Perché si faceva riferimento ad un presunto documento che vietava ai vescovi di denunciare i preti pedofili e ad un meccanismo anche perverso, di spostamento di diocesi in diocesi dei colpevoli. Era questo davvero lo stato delle cose? Se sì, quanto è durato questo periodo di insabbiamento, di omertà, chiamiamola così?

Massimo Introvigne

Il documentario del parlamentare irlandese Colm O’Gorman era così sensazionalistico da essere fondamentalmente falso, falso non perché – lo abbiamo visto - gli abusi non ci siano stati, ma perché pretendeva che questi abusi fossero garantiti e favoriti dal diritto canonico. Citava in particolare l’istruzione del 1962, ma in realtà riedizione di una del 1922, Crimen sollicitationis, e la lettera della Congregazione della Dottirna della Fede De delictis gravioribus del 2001. Ora, c’erano anche nel documentario dei marchiani errori di traduzione dal latino. Questi documenti chiedevano in realtà maggiore severità nel perseguire gli abusi. La scomunica nella Crimen sollicitationis era per chi non denunciava gli abusi, non per chi li denunciava. La De delictis gravioribus semmai creava un termine di prescrizione lunghissimo, dieci anni dal compimento del diciottesimo anno della vittima; vuol dire che se un bambino di quattro anni è abusato nel 2010, il colpevole può essere perseguito fino al 2034. Quindi la severità nel diritto canonico c’era, c’era assolutamente. Ha ragione il Papa: preti e anche vescovi hanno commesso abusi anche gravi, ma li hanno commessi perché non hanno applicato il diritto canonico, certo non perché lo hanno applicato.

Michele Cucuzza

Eppure - mi rivolgo a Padre Lombardi - lo dicevamo prima: omissioni, connivenze ci sono state, anche per decenni. Che cosa risponde oggi il Vaticano a chi – abbiamo sentito nella rassegna stampa – ha contestato a questa lettera di Benedetto XVI, che pure per alcuni è coraggiosa, una sorta di auto-assoluzione. Hanno usato la parola “insufficiente”, “non basta”…

Padre Federico Lombardi

La lettera va letta, e chi la legge onestamente capisce benissimo che non c’è nulla dell’auto-assoluzione, anzi c’è un riconoscimento fortissimo di responsabilità e una volontà fortissima di purificazione; e tra l’altro devo dire proprio come evocava il professor Introvigne, Benedetto XVI come Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, come Cardinale Ratzinger, è stato veramente un protagonista della linea di chiarezza e di rigore anche negli anni precedenti. Ecco, quindi non bisogna equivocare i documenti della Chiesa che anche obbligano i vescovi a riferire su questi casi gravi e sono proprio per portare fino in fondo i processi canonici nei confronti dei colpevoli, e non per metterli da parte.

Eleonora Danile

Per molti, lo scandalo della pedofilia nella Chiesa Cattolica nasconde un attacco diretto al Santo Padre e alla stessa Chiesa Cattolica. Sentiamo cosa ne pensa Lucetta Scaraffia, che tra l’altro ha scritto un importante articolo qualche giorno fa proprio sull’Osservatore Romano.

Lucetta Scaraffia

Uscirà una Chiesa che starà molto più attenta - per fortuna - come è successo anche negli Stati Uniti d’America dopo, nella selezione del clero, nell’accettazione del clero, nell’accettare persone che sono molto stabili psicologicamente per evitare queste forme gravi, queste forme di malattia insomma molto gravi, malattia o anche permissivismo esagerato. Però io non penso assolutamente che questo cambierà la Chiesa. Già il cambiamento, diciamo così la linea di severità, era stata già decisa e iniziata dal cardinale Ratzinger quando era Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, e lì aveva già iniziato con enorme severità a colpire, a denunciare e a portare a termine tutti i processi di abuso sessuale, quindi continuerà su questa linea, penso.

Eleonora

Andiamo dal professore. Anche lei crede all’ipotesi dell’attacco – diciamo così – l’attacco politico?

Massimo Introvigne

Qualche volta c’è qualcosa di simile. Faccio un esempio, se si vuole da manuale. Il caso del sacerdote della diocesi di Essen in Germania, che nel 1980 fu accolto, accusato di pedofilia nella diocesi di Monaco, nella diocesi del Papa, per essere curato, e che poi un incauto vicario di quella diocesi immesse nel ministero pastorale. Bene, questo caso si verifica nel 1980. Scoppia sui giornali tedeschi nell’85, c’è un processo nel 1986, che tra l’altro esclude qualsiasi responsabilità personale del cardinale Joseph Ratzinger, dell’attuale Pontefice. Quindi, caso già scoppiato sui giornali e già oggetto di una sentenza di un tribunale tedesco 24 anni fa. Ecco, quando 24 anni dopo questo caso viene riscoperto come se fosse una cosa nuova da un quotidiano tedesco e sbattuto in prima pagina, ripeto a distanza di un quarto di secolo, io mi chiedo se qualche manovra per mettere a tacere la voce della Chiesa, che è una voce scomoda, quando si leva a difesa della vita, della famiglia, dei diritti delle persone, in effetti, non ci sia.

Michele Cucuzza

Padre Lombardi, qual è la sua opinione in proposito? Perché eventualmente questo attacco? Perché ora? Che cosa si vorrebbe attaccare veramente?

Padre Federico Lombardi

Guardi, io non sono mai stato un complottista, uno scopritore di complotti, quindi non sono tanto dell’idea che ci sia una strategia orchestrata, però è vero - è quanto diceva anche il professor Introvigne - che la Chiesa è generalmente in tanti aspetti della società secolarizzata odierna, controcorrente. E quindi è una voce contro cui si polemizza volentieri da parte di molte persone, di molte testate, di molte direzioni di carattere culturale. E quindi non c’è da stupirsi che si concentrino, in un momento di difficoltà, gli attacchi.

                                                                  



si seguano i seguenti link per l'ìargomento completo:

Marcello Pera scrive Lettera aperta contro gli attacchi al Papa ed alla Chiesa per le colpe di pochi sugli abusi sessuali

ATTENZIONE: LETTERA DI BENEDETTO XVI CONTRO GLI ABUSI SESSUALI NELLA CHIESA

Visita straordinaria dei Vescovi Irlandesi e Tedesco dal Pontefice per condannare gli abusi sessuali


e non dimenticate una lettura anche qui:

Caro Malacoda (Le Lettere di Berlicche) di C. S. Lewis

vi assicuro che ne vale davvero la pena...




Vilucchio.
00giovedì 25 marzo 2010 22:37

http://blognew.aruba.it/blog.angelambrogetti.org/Il_papa_ai_cattolici_d__Irlanda__una_vera_lettera_apostolica_27803.shtml

Che molta stampa nazionale ed internazionale sia fondamentalmente avversa a papa Benedetto non è uno notizia. Del resto lo era anche a Giovanni Paolo II nei primi anni di pontificato. E nonostante l'attentato del 1981. Poi gli eventi della storia hanno cambiato per alcuni il senso di certe parole. E i gesti hanno offerto spunti "mediatici", e la sofferenza degli ultimi anni ha commosso anche i più scettici. Che però raramente si sono confrontati con il pensiero di papa Wojtyla, che sarebbe stato per loro, comunque, non gradito. Ma per anni, alla fine, nessuno ne parlava più.
    Benedetto XVI invece non ha un "paravento mediatico". Quello che pensa appare limpido e trasparente. Benedetto non gestisce le folle, le mette in ginocchio a pregare, in silenzio. Non parla per slogan, ma espone i fatti dettagliatamente. E la storia non l'ha posto davanti a grandi drammatici eventi, ma davanti a quella necessità di pulizia interna che assomiglia un po' alla massaia che ripulisce la casa dopo una festa. La festa era necessaria per celebrare un evento, ma non si vive di sole feste, se no se ne perderebbe il senso. E l'ordinarietà a volta sembra grigia, ma è nel quotidiano che ci si prepara alla festa.
    Con questi occhi va letto il pontificato di Benedetto XVI e in particolare il suo impegno nell' affrontare i temi più "impopolari" all' interno della vita della Chiesa. A cominciare da una corretta lettura del Concilio Vaticano II, fina alla drammaticità dei peccati come la pedofilia e gli abusi sessuali sui minori.
Proprio nelle lettera che il papa ha indirizzato ai cattolici d' Irlanda, per affrontare questo peccato e le sue conseguenze, c'è un passaggio illuminante: "Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt'altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari."
Insomma il Concilio non è il '68. Il rischio è stato quello di far dimenticare il senso del peccato ( fatto del resto spesso ricordato da Giovanni Paolo II) e di ritenere che si poteva fare a meno della legge canonica e tutto si risolveva con qualche chiacchierata.
    Nella lettera, bellissima, profonda, commovente nelle sua semplicissima profondità, il papa infondo ricorda una cosa: se ci si allontana da Dio, dai Sacramenti, dalla preghiera, l'uomo abbandonato a se stesso può arrivare all' abisso del male.
Per questo, oltre ad una Vista Apostolica, ad una Missione, il papa ha chiesto alla Chiesa in Irlanda "che la quaresima di quest'anno sia considerata tempo di preghiera per una effusione della misericordia di Dio e dei doni di santità e di forza dello Spirito Santo sulla Chiesa nel vostro Paese. Invito ora voi tutti a dedicare le vostre penitenze del venerdì, per un intero anno, da ora fino alla Pasqua del 2011, per questa finalità. Vi chiedo di offrire il vostro digiuno, la vostra preghiera, la vostra lettura della Sacra Scrittura e le vostre opere di misericordia per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la Chiesa in Irlanda. Vi incoraggio a riscoprire il sacramento della Riconciliazione e ad avvalervi con maggiore frequenza della forza trasformatrice della sua grazia."
   È l' inizio di un cammino scomodo, poco mediatico, che non rende facili i titoli dei giornali, ma che fa crescere la vita della Chiesa e accompagna al momento in cui si celebrerà una grande festa.
La lettera ai cattolici irlandesi di papa Benedetto ci riporta alle lettere di Paolo o di papa Clemente, uno dei papi del primo secolo della cristianità. Lo stile è appunto conciliare, quel ressourcement ancora tanto poco compreso.



preso dal blog di Angela





Un piccolo affresco sul pontificato del Papa Benedetto XVI, umile lavoratore della Vigna del Signore.L'autrice Angela di qto articolo l'ha paragonato al lavoro di una massaia...direi azzeccato!!!!
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