Maria nel pensiero di Lutero

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Cattolico_Romano
00sabato 8 novembre 2008 11:08
Maria nel pensiero di Lutero
di Carlo Collo


 


Lutero ha dato l’avvio a tutto il pensiero protestante e in lui si ritrovano già in germe tutti gli sviluppi successivi. A questa personalità vulcanica e multiforme si possono appella
re tanto le drastiche riduzioni della figura di Maria quanto le recenti riscoperte in campo evangelico del posto di lei nel piano della salvezza.

Due scritti di Lutero trattano esplicitamente il tema mariologico. Il Commento al Magnificat del 1521* e il Commento all’Ave Maria, scritto l’anno successivo e inserito nel Bettbüchlein, libretto di preghiere, con lo scopo di insegnare ai semplici fedeli l’uso evangelico dell’Ave Maria. Il primo testo – al quale ci limitiamo in questa nota – manifesta nel modo più chiaro e completo la posizione di Lutero riguardo Maria.

***

La maternità divina di Maria, un elemento dottrinale comune acquisito dalla coscienza cristiana, trova nel riformatore un fermo difensore non soltanto negli anni giovanili, ancora influenzati dalla formazione cattolica, ma anche in quelli della sua più decisa azione riformistica. Il titolo di amabile e tenera Madre di Dio è frequente. Nel solo commento al Magnificat ricorre più di venticinque volte, senza contare le perifrasi e l’equivalente madre di Cristo.

Con questo titolo Lutero intende operare un ricentramento cristologico e teologico: ricondurre la fede a Cristo e attraverso di lui all’esclusiva azione salvifica di Sio.

Gesù, pur essendo vero uomo, non è un uomo qualunque. Se fosse soltanto uomo non potrebbe salvarci. È la salvezza stessa, la salvezza in persona, è Dio.

D’altro lato Gesù Cristo non è solamente Dio ma Dio nella carne dell’uomo, il Verbo Incarnato.

Ora, se Cristo è concretamente Dio nella carne umana, e come tale, in tutta la sua interezza e non come semplice uomo, è figlio di Maria, Maria è Madre di Dio.

Il titolo di Madre di Dio è quindi destinato a manifestare la divinità di Cristo e a testimoniare l’opera di Dio in Maria.

"Le grandi cose non sono altro che questo, ch’essa è diventata Madre di Dio; in tale opera le sono dati tanti e sì grandi beni che nessuno li può comprendere. Poiché da ciò le viene ogni onere, ogni beatitudine e, in ogni generazione umana, la sua singolare posizione sopra di tutti, perché nessuno come lei ha avuto dal Padre celeste un bambino e un simile bambino. Ed essa stessa non gli può dare un nome per l’immensa grandezza, e non può fare altro che traboccare d’amore, poiché sono cose grandi che non si possono esprimere né misurare. Perciò con una parola, chiamandola Madre di Dio, si è compreso tutto il uo onore; nessuno può dire di lei e a lei cosa più grande anche se avesse tutte le lingue quante sono le foglie e l’erba, le stelle in cielo e la sabbia del mare. Anche il cuore deve riflettere che cosa significhi essere Madre di Dio" (Commento al Magnificat).

***

All’argomento della Verginità di Maria, dedicò una costante attenzione per tutto l’arco della sua vita. Il titolo è senza dubbio il più ricorrente. Le affermazioni sulla verginità di Maria sono innumerevoli (WA 10/I, 1,93). E sull’autenticità evangelica della miracolosa verginità egli non nutre alcun dubbio.

"Noi dobbiamo stare al vangelo, che dice che lo partorì, e all’articolo del Credo, col quale diciamo: "il quale è nato dalla Vergine Maria". Non vi è qui alcuna illusione, ma, come suonano le parole, una vera nascita... Perciò il suo corpo ha compiuto le funzioni naturali che appartengono alla nascita; salvo che ha partorito senza peccato, senza obbrobrio, senza dolore e senza danno, come aveva concepito senza peccato. La maledizione di Eva: "Nel dolore partorirai i tuoi figli", non si è estesa a lei; ma in tutto il resto è accaduto a lei come ad una donna che partorisce... Nessuna immagine di donna dà all’uomo pensieri così puri, come questa Vergine, e reciprocamente, nessuna figura d’uomo, ad una donna, come questo fanciullo. Soltanto verecondia e purità si sprigiona, purché consideriamo in essa l’opera divina".

Dalle precedenti citazioni si arguisce che la verginità di Maria trova la sua ragion d’essere nella maternità divina di Maria.

Lutero professa la verginità perenne di Maria come dimostra un testo in cui egli respinge le insinuazioni di certi suoi avversari:

"Una nuova menzogna è stata propalata su di me: io dovrei aver predicato e scritto che Maria, la madre di Dio, non sarebbe stata vergine né prima né dopo il parto, ma avrebbe avuto il Cristo da Giuseppe e dopo di lui numerosi figli... Ma si tratta di una menzogna così povera e miserabile che io non la degno di risposta" (WA 11,314).

***

Lutero riconosce in Maria un perfetto modello di vita cristiana; in particolare concentra la sua attenzione su tre caratteristiche della sua personalità: la fede, l’umiltà e la purezza.

Egli è sorpreso e affascinato dal comportamento così semplice e fresco di Maria. La sua fede non è sostenuta dalle fallaci sicurezze della ragione. Se Maria avesse giudicato secondo ragione, avrebbe stimato parola del diavolo e non di Dio quella che l’angelo le aveva rivolto (WA 15,478).

La fede di Maria costituisce la massima espressione del credere (WA 9,517) ed è più grande e solida di quella di Pietro (WA 2,432). Attraverso la fede di Maria è diventata madre di Cristo.

 

" La B. Vergine non avrebbe mai concepito il Figlio di Dio, se non avesse creduto all’angelo annunziatore, così da dire fiat mihi secundum verbum tuum, come dichiara Elisabetta: Beata tu che hai creduto che si sarebbero avverate in te le cose che ti sono state dette dal Signore, perciò la sua fede ha suscitato l’ammirazione di Bernardo e di tutta la Chiesa" (WA 2,15).

In riferimento alle nozze di Cana, Lutero esclama: "guardate come essa agisce e ci ammaestra" (WA 17/II, 66). Non parlando di fede ma vivendola Maria la insegna con il suo esempio, una fede serena, forte e sincera che tocca la sostanza stessa: la potenza di Dio, la sua grazia, la sua volontà di salvezza. Lutero intende la virtù dell’umanità (Demut) alla luce del verbo humiliare, cioè abbassare e annientare e traduce humulitas con nullità, nientezza.

"Questo è il pensiero di Maria: Dio ha riguardato a me ancella povera, disprezzata, meschina, mentre avrebbe ben trovato regine ricche, nobili, potenti, figliole di principi e di grandi signori... invece ha posato su di me il suo sguardo di pura bontà e si è ervito di una povera, disprezzata fanciulla, affinché nessuno al suo cospetto si vantasse di essere stato o di essere degno di tale onore... Ella non si è vantata né della sua verginità né della sua umiltà, ma soltanto dello sguardo divino pieno di grazia. Perciò l’accento non viene posto sulla parola "humilitatem" ma sulla parola "respexit". Infatti non va lodata la sua nullità (nichtickeyt) ma lo sguardo di Dio" (Magnificat).

Nemmeno la certezza della divina maternità trattiene la Madre di Dio dal sottoporsi ai rigori della stagione per prestare un umile servizio all’anziana Elisabetta (WA 41,358). È uno specchio dell’umile sentire di sé che caratterizza il vero seguace di Cristo.

Un aspetto della purezza di Maria consiste nella lode di Dio per i beni che ha compiuto in lei e negli altri.

"Dopo che dunque la madre di Dio ha lodato con spirito semplice e puro il suo Dio e Salvatore senza diventare presuntuosa a causa dei suoi beni, ma cantando la bontà di colui come si conviene, ella passa secondo un giusto ordine, a lodare le sue opere e i suoi beni... Un altro insegnamento ci dà qui Maria. Ognuno deve essere il primo a voler lodare Iddio e a mettere in evidenza le opere che egli ha compiute in lui e poi deve lodare Dio anche per le opere che ha compiute in altri".

***

Lutero riconosce la maternità spirituale di Maria, madre dei cristiani.

"Vedi, Cristo ci toglie e prende per sé la nostra nascita, e ci dona la sua, affinché in essa diventiamo nuovi e puri, come se fosse la nostra propria, e ogni cristiano possa rallegrarsi di questa nascita di Cristo, non meno che se anch’egli, come Cristo, fosse nato dalla Vergine Maria. Chi non crede questo, o ne dubita, non è cristiano. Oh, questa è la grande allegrezza, di cui parla l’angelo. Questa è la consolazione e la traboccante bontà di Dio: che l’uomo (in quanto crede) possa gloriarsi di un bene così prezioso, che Maria sia la sua vera madre, Cristo il suo fratello, Dio il suo padre... bada ad appropriarti (con la fede) la sua nascita, a fare il cambio con lui, in modo da liberarti della tua nascita e da ricevere la sua. Questo accade, se credi così; tu siedi allora veramente in grembo alla Vergine Maria, e sei il suo caro fanciullo" (WA 10/I, 72).

"Anche se egli solo (Cristo) fu nel suo seno, Maria è veramente madre di lui e di tutti noi... se egli è nostro, noi dobbiamo essere al posto suo; dov’è lui là siamo anche noi; ciò ch’egli ha, deve appartenere anche a noi; la sua madre, perciò è anche nostra" (WA 29,655).

In Maria trafitta dalla spada del dolore (morte di Giuseppe e crocifissione di Cristo) è rappresentato il destino di sofferenza e di gloria della chiesa (WA 10/I, 1,405-6). Essa rappresenta il popolo di Dio che si sostituisce alla Sinagoga (WA 11, 144. 616) in quanto accetta la Parola di Dio ed è fedele ad essa (W 37, 187-288). Maria è la Chiesa cristiana, Giuseppe è il servo della Chiesa, come dovrebbero esserlo i vescovi e i parroci se predicassero il Vangelo.

Sul vero modo di onorare la madre di Dio Lutero ritorna più volte soprattutto nel commento al Magnificat.

 

"... Così possiamo imparare quale sia il vero onore che le si deve tributare e mediante il quale la si deve servire... O beata Vergine e Madre di Dio, come sei stata misera e disprezzata, eppure Dio ha riguardato a te con tante ricchezza della sua grazia, e grandi cose ha operato in te; tu non sei stata degna di alcuna di esse, e al di sopra di ogni tuo merito è stata ricca, sovrabbondante la grazia di Dio in te. Oh salve! Da ora in terno beata sei tu che hai trovato un tale Dio!...

Pensi forse che la puoi incontrare meglio che quando vieni a Dio per mezzo di lei e impari da lei a confidare e a sperare in Dio, anche se vieni disprezzato e annientato in vita e in morte? Essa non vuole che tu venga a lei, ma per mezzo di lei a Dio. Ma ora vi sono certuni che cercano in lei come in un Dio aiuto e consolazione, tanto che io temo che oggi vi sia al mondo più idolatria che mai".

È evidente la preoccupazione di Lutero che chi onora Maria non si fermi alla sua persona ma giunga a Gesù Cristo. Nelle espressioni sembra ammettere che si "venga a Dio per mezzo di lei".


CARLO COLLO, Maria nel pensiero di Lutero, in Aa. Vv., Spiritualità mariana, Ed. S. Massimo, Torino 1989, pp. 97-137.

* MARTIN LUTERO, Il Magnificat tradotto in tedesco e commentato, in Id., Scritti religiosi, a cura di VALDO VINAY in collaborazione con GIOVANNI MIEGGE, Ed. Laterza, Bari 1958, pp. 189-280.

alatus.
00venerdì 10 aprile 2009 09:31
Maria, la madre di Gesù, era una donna che fu descritta da Dio come “grandemente favorita” (Luca 1:28, ND). L’espressione “grandemente favorita” deriva da una singola parola greca che, in buona sostanza, significa “molta grazia”. Maria ricevette la grazia di Dio. La grazia è “favore immeritato”, ossia qualcosa che riceviamo nonostante non lo meritiamo. Maria aveva bisogno della grazia di Dio, proprio come tutti noi. La stessa Maria comprese questo fatto, in quanto dichiarò in Luca 1:47: “…e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore…”. Maria riconobbe il bisogno di essere salvata, di aver bisogno di Dio come suo Salvatore. La Bibbia non dice mai che Maria fu qualcosa di diverso da una comune donna che Dio scelse per usarla in modo straordinario. Certo, Maria era una donna giusta e favorita (graziata) da Dio (Luca 1:27-28). Allo stesso tempo, Maria era anche un essere umano peccatore proprio come chiunque altro — che aveva bisogno di Gesù Cristo come suo Salvatore, proprio come chiunque altro (Ecclesiaste 7:20; Romani 3:23; 6:23; 1 Giovanni 1:8).

Maria non ebbe una “immacolata concezione” — non esiste alcun motivo biblico per credere che la nascita di Maria sia stata nient’altro che una normale nascita umana. Quando diede alla luce Gesù, Maria era vergine (Luca 1:34-38), ma il concetto della verginità perpetua di Maria è antiscritturale. Matteo 1:25, parlando di Giuseppe, dichiara: “E non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio”. Il termine “finché” indica chiaramente che Giuseppe e Maria non si unirono sessualmente se non dopo la nascita di Gesù. Giuseppe e Maria ebbero parecchi figli dopo che nacque Gesù. Gesù ebbe quattro fratellastri: Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (Matteo 13:55). Egli ebbe anche delle sorellastre, di cui non conosciamo però il nome e il numero (Matteo 13:55-56). Dio benedisse e graziò Maria dandole parecchi figli, il che, in quella cultura, era il segno più chiaro della benedizione di Dio su una donna.

Una volta, mentre Gesù stava parlando, una donna tra la folla proclamò: “Beato il grembo che ti portò e le mammelle che tu poppasti!” (Luca 11:27). Non ci fu mai più un’opportunità migliore di quella in cui Gesù potesse dichiarare che Maria era davvero degna di lode e adorazione. Quale fu la risposta di Gesù? “Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” (Luca 11:28). Per Gesù, l’ubbidienza alla Parola di Dio era PIÙ IMPORTANTE dell’essere la donna che Lo aveva messo al mondo. Mai nella Scrittura Gesù, o qualcun altro, rivolge qualche lode, gloria o adorazione a Maria. Elisabetta, parente di Maria, lodò Maria in Luca 1:42-44, ma la sua lode era basata sul fatto che Maria avrebbe dato alla luce Gesù, non su qualche gloria intrinseca in Maria.

Quando Gesù morì, Maria era alla croce (Giovanni 19:25). Nel giorno di Pentecoste, Maria era con gli apostoli (Atti 1:14). Tuttavia, Maria non è mai più menzionata dopo Atti 1. Gli apostoli non danno mai a Maria un ruolo di primo piano. La morte di Maria non è registrata nella Bibbia. Non si dice niente di Maria che ascese al cielo o che ebbe una qualche forma di ruolo eccelso in cielo. Maria va rispettata in quanto la madre terrena di Gesù, ma non merita il nostro culto o la nostra adorazione. La Bibbia non indica mai che Maria possa ascoltare le nostre preghiere o che possa fare da mediatrice fra noi e Dio. Gesù è il nostro unico avvocato e mediatore in cielo (1 Timoteo 2:5). Se le si offrissero culto, adorazione o preghiere, Maria direbbe la stessa cosa degli angeli: “Adora Dio!” (Apocalisse 19:10; 22:9). È la stessa Maria a costituire un esempio per noi, in quanto ella rivolse il suo culto, la sua adorazione e la sua lode soltanto a Dio: “L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore, perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché grandi cose mi ha fatte il Potente. Santo è il suo nome” (Luca 1:46-49).
Cattolico_Romano
00venerdì 10 aprile 2009 11:49
Caro Alatus spero tu abbia letto il Regolamento del Forum dove dice di doversi presentare prima della partecipazione nel Forum, credo che anche senza regolamento sia una cosa ovvio oltre che educata nei confronti dei forumisti.

Cattolico_Romano
00domenica 12 aprile 2009 07:28

Maria, la madre di Gesù, era una donna che fu descritta da Dio come “grandemente favorita” (Luca 1:28, ND). L’espressione “grandemente favorita” deriva da una singola parola greca che, in buona sostanza, significa “molta grazia”. Maria ricevette la grazia di Dio. La grazia è “favore immeritato”, ossia qualcosa che riceviamo nonostante non lo meritiamo. Maria aveva bisogno della grazia di Dio, proprio come tutti noi. La stessa Maria comprese questo fatto, in quanto dichiarò in Luca 1:47: “…e lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore…”. Maria riconobbe il bisogno di essere salvata, di aver bisogno di Dio come suo Salvatore.



Non è vero che il testo greco si traduce letteralmente con "favorita dalla grazia". Il testo dice esplicitamente "kekaritomène" che tradotto, questa volta sì, letteralmente significa " arricchita di grazia" oppure "riempita di grazia".
Il tempo usato in greco ( passivo perfetto) indica un'azione cominciata nel passato e che prosegue tutt'ora. Volendo dare lo stesso senso in italiano dovremmo dire: "nel passato sei stata riempita dalla grazia e continui ad esserlo anche adesso". Ovviamente questo passaggio non ci dice QUANDO Maria è stata resa "piena di grazia" ma ci conferma che questo è successo PRIMA dell'annunciazione da parte dell'Angelo e quindi PRIMA del concepimento di Gesù.


Che Maria fosse piena di Grazia per opera di Dio non c'è bisogno che ce lo dica tu, ovviamente Maria tutto ciò che ha ricevuto l'ha ricevuto da Dio non da se stessa, quindi le tue considerazioni sulla salvezza di Maria sono fuori luogo perchè presuppongono che noi crediamo che Maria non aveva bisogno di Dio per salvarsi, sei fuori strada.
Cattolico_Romano
00domenica 12 aprile 2009 07:34

La Bibbia non dice mai che Maria fu qualcosa di diverso da una comune donna che Dio scelse per usarla in modo straordinario. Certo, Maria era una donna giusta e favorita (graziata) da Dio (Luca 1:27-28). Allo stesso tempo, Maria era anche un essere umano peccatore proprio come chiunque altro — che aveva bisogno di Gesù Cristo come suo Salvatore, proprio come chiunque altro (Ecclesiaste 7:20; Romani 3:23; 6:23; 1 Giovanni 1:8).



Innanzi tutto la Bibbia non può contraddire alcunché, è questo il problema, perché la Bibbia parla solo nella misura in cui qualcuno la interpreta, in sé e per sé il testo è solo inchiostro su un foglio. E' quello che diceva già Platone affermando che quando interroghi un testo per sapere cosa significhi esso non ti può rispondere, perché non è una persona. Il contenuto in sé e per sé di un testo non esiste, esiste solo la lettura che ne danno le persone, e, ovviamente, la lettura che ne dà la Chiesa che l'ha creato. C'è un circolo ermeneutico tra il testo e il lettore, e ciò scardina l'idea che esista un senso in sé e per sé che prescinda da chi legge.

Quindi sei tu che fai dire alla Bibbia quello che credi che la Bibbia dica.

Naturalmente partiamo da due punti di vista completamente differenti, cioè io parto dal presupposto che a Dio nulla è impossibile per te a quanto pare qualcosa gli è impossibile, come quello ad esempio di preservare una persona dal peccato.


Innanzi tutto è chiara la tua contraddizione, infatti sostieni che Maria è una donna come tutte le altre, una comune mortale, come si direbbe dalle mie parti, ma poi dici che a Maria fu dato un compito straordinario (scrivo compito perchè il termine utilizzato da te "usarla" indica che Maria altro non fosse che una marionetta), o Maria è una donna straordinaria oppure è una donna qualunque, naturalmente dovresti portare i versetti che dicono che Maria è una donna qualunque senza alcun ruolo all'economia della salvezza, al contrario sembrerebbe che in tutta la Bibbia solo a Maria venga detto la "Piena di Grazia" solo ad essa vien detto "Tu sei la Benedetta tra tutte le donne" e ancora "TUTTE le generazioni ti proclameranno beata"!

Nella Bibbia io leggo: che Maria è la “Piena di Grazia” Lc. 1:28 in nessun passo della Bibbia nessuna persona viene definita piena di Grazia;
sempre in Luca leggiamo: Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto m'è giunta agli orecchi, il bambino m'è per giubilo balzato nel seno. Lc. 1:44
E' stata la voce della BEATA MARIA a far sussultare Il bimbo nel grembo di Elisabetta.
Ancora leggiamo: Come mai mi è dato che la madre del mio Signore venga da me? Lc. 1:43

Quindi Maria madre del Signore (DIO) Maria madre di DIO!!

Facciamo attenzione perchè Elisabetta chiama Maria madre non di un uomo ma del Signore, questo è un titolo attribuito a Dio ed è nel N.T. il sostituto di Adonai del V.T. ed Adonai a sua volta sostituiva il Tetragramma.

Il titolo Signore=Kuryus ha il medesimo significato di Theos cioè Dio, d'altronde la Scrittura dice che v'è un Solo Signore=Kuryus mica ce ne sono due o tre, e chiamare Dio Signore è la stessa cosa e si identifica lo stesso Dio, per noi cristiani.

Se tutto questo significa che Maria era una comune mortale allora credo che sei tu a contraddire la Scrittura, inoltre sbagli nel dire che fu “usata” come se ella fosse un burattino, ti sei mai fatto questa domanda: Maria poteva dire di no?

Cattolico_Romano
00domenica 12 aprile 2009 07:36

Certo, Maria era una donna giusta e favorita (graziata) da Dio (Luca 1:27-28). Allo stesso tempo, Maria era anche un essere umano peccatore proprio come chiunque altro — che aveva bisogno di Gesù Cristo come suo Salvatore, proprio come chiunque altro (Ecclesiaste 7:20; Romani 3:23; 6:23; 1 Giovanni 1:8).



Come abbiamo visto Maria è la Piena di Grazia per opera di Dio, che Maria fosse una peccatrice dovresti mettere dei versetti della Bibbia dove sta scritto che Maria peccava, poiché tu sei per la sola Scrittura se essa non dice nulla sui peccati di Maria tu non puoi avanzare nessuna tesi poiché per la vostra dottrina sarebbe soltanto un pensiero umano, ma voi dite che non bisogna più ascoltare il pensiero umano, allora per buon senso dovresti dire non lo sappiamo se peccò oppure no, oppure tacere.

Scriveva Sant’Ambrogio: Vieni, dunque, e cerca la tua pecora; ma non farla cercare dai servitori o dai mercenari; cercala tu di persona! Accogli me con quella carne che è caduta in Adamo. Accoglimi non da Sara, ma da Maria, di modo che si tratti, sí, d'una vergine inviolata, ma d'una vergine che la grazia ha reso immune da ogni macchia di peccato.
Sant'Ambrogio, Commento al salmo 118, XXII (Lettera Tau), 30

E ancor prima di lui scrive Giustino:

“Il Figlio di Dio si è fatto uomo per mezzo della Vergine, affinché la disobbedienza provocata dal serpente fosse annullata attraverso la stessa vita per la quale prese inizio. Come infatti Eva, che era vergine e incorrotta, dopo aver accolto la parola del serpente, partorì disobbedienza e morte, allo stesso modo Maria, la Vergine, avendo ricevuto dall’Angelo Gabriele il buon annuncio che lo Spirito Santo sarebbe disceso su di lei e che la potenza dell’Altissimo l’avrebbe adombrata, concepì fede e gioia, per cui il nato da lei sarebbe stato il Figlio di Dio”.

Cosi anche Ireneo

“Era conveniente e giusto che Adamo fosse ricapitolato in Cristo, affinché la morte fosse assorbita nell’immortalità e che Eva fosse ricapitolata in Maria, affinché la Vergine, divenuta avvocata di un’altra vergine, potesse annullare e distruggere, con la sua verginale obbedienza, la disobbedienza verginale”.


Come direbbe Salomone; nulla di nuovo sotto il sole!
O ancor meglio; la storia si ripete.

Così come nel V.T. l’immacolata e vergine Eva con il suo si a satana introdusse la disobbedienza e il peccato nel mondo, Dio risponde al bisogno dell’umanità con un si di un immacolata e vergine, il suo nome è Maria e il suo si è Cristo la salvezza!

Dio in questo modo realizzava la promessa fatta ai progenitori Gn. 3:15: “Io porrò inimicizia tra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.


Da notare che Dio profetizza l’inimicizia tra la Donna e il diavolo, inimicizia vuol dire non essere amico del peccato e del diavolo e noi sappiamo che il peccato ci rende amici di satana, quindi questa Donna che avrebbe dato come stirpe colui che avrebbe schiacciato (vinto) la testa del serpente (il diavolo e il suo potere sull’umanità) doveva essere preservata da Dio dal peccato.

Cattolico_Romano
00domenica 12 aprile 2009 07:37

Maria non ebbe una “immacolata concezione” — non esiste alcun motivo biblico per credere che la nascita di Maria sia stata nient’altro che una normale nascita umana.



Immacolata concezione significa che Maria è nata senza peccato cioè è stata preservata da Dio, in vista della sua azione nell'economia della salvezza, dal peccato originale.

Tu sostieni che non è così ma naturalmente la tua tesi è solo una tua interpretazione, ma voi mi consigliate di non basarmi sull'interpretazione umana, quindi sul pensiero umano, poichè è fallibile a meno chè tu non sostenga che sei infallibile, ma non credo che tu sostieni di essere infallibile, e come potrei allora io credere alla tua dottrina se poi tu stesso dici che non sei infallibile, chi mi garantirebbe che ciò che dici altro non sarebbe che un'errore dato che non puoi garantire di essere infallibile?

Quando dialogo con gli evangelici sul pedo-battesimo costoro sostengono che i bambini non hanno bisogno del battesimo perchè nascono puri senza peccato, quando invece poi dialoghiamo sull'imacolata concezione di Maria, che altro non sarebbe che la nascita esente dal peccato originale, gli evangelici sostengono che Tutti nascono col peccato originale e che Maria non è esclusa.

O tutti nasciamo col peccato o nessuno?

Io credo che prima di attaccare la Chiesa dovreste fare chiarezza nella vostra mente che contraddice se stessa e la causa altro non è che i pregiudizi contro la Chiesa Cattolica che vi fanno da padroni.
Cattolico_Romano
00domenica 12 aprile 2009 07:48

Quando diede alla luce Gesù, Maria era vergine (Luca 1:34-38), ma il concetto della verginità perpetua di Maria è antiscritturale.



Strano che per Lutero o Calvino che si rifacevano come te alla sola Scrittura la perpetua verginità era Scritturale, e chiamavano coloro che la negavano eretici, ma può anche darsi che tu sia superiore a Lutero e Calvino, ma francamente ne dubito.
 


Matteo 1:25, parlando di Giuseppe, dichiara: “E non ebbe con lei rapporti coniugali finché ella non ebbe partorito un figlio”. Il termine “finché” indica chiaramente che Giuseppe e Maria non si unirono sessualmente se non dopo la nascita di Gesù.



Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l angelo del Signore e prese con sé lasua sposa; ma non si accostò a lei, fino alla nascita del figlio; e gli pose nome Gesù. (Mt 1, 24-25)
(Testo tratto dalla Nuovissima versione della Bibbia, 1991)
 

Qualche manoscritto della versione siriaca aggiunge (o sostituisce) a non si accostò a lei la frasee visse santamente con lei .
 

La traduzione interlineare di A.Bigarelli (1998) suona così: Alzatosi allora Giuseppe da il sonno, fece come ordinò a lui l angelo del Signore e prese lamoglie di lui, e non conobbe lei finché non partorì (un) figlio; e chiamò il nome di lui Gesù (Mt 1,24-25)
 

Una lettura superficiale del testo potrebbe lasciar supporre che, con le parole fino a o finché non , l'evangelista volesse intendere che Giuseppe non toccò Maria prima della nascita di Gesù,ma che in seguito lo fece.
 
Questa interpretazione è fuorviante, in quanto Mt, in realtà, non ha alcun interesse a riferire come
andassero i rapporti tra Maria e Giuseppe dopo la nascita di Gesù.
Il suo scopo prioritario è mettere per iscritto il Vangelo di Gesù Cristo, non le memorie di Maria.
La frase citata ha l'obiettivo di chiarire che la nascita di Gesù di Nazaret è senza alcun dubbio opera dello Spirito Santo, e che non è mai esistita la possibilità di inquinamento del concepimento divino con il seme di Giuseppe, il quale si astenne dalla sua sposa per l'intera gravidanza, fino al
parto.
Quel che accadde in seguito non interessa, per ora, a Mt, che, così come non afferma la perpetua
verginità di Maria, nemmeno la nega.
Ad ogni buon conto, anche da un punto di vista logico, affermare che un certo tipo di evento non si è ancora verificato fino ad un dato momento, non significa necessariamente che esso si avvererà in seguito. Per esempio, se io dico che fino ad oggi non ho ancora avuto incidenti in auto, ciò non
significa che io intenda che ne avrò in futuro.






Giuseppe e Maria ebbero parecchi figli dopo che nacque Gesù. Gesù ebbe quattro fratellastri: Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (Matteo 13:55). Egli ebbe anche delle sorellastre, di cui non conosciamo però il nome e il numero (Matteo 13:55-56).  




Nei testi di ambiente greco classico, la parola adelphos indica effettivamente il fratello carnale, figlio degli stessi genitori.
Il concetto di fratello couterino insito nell etimologia del termine viene
tuttavia ampliato ed esteso ai figli di uno stesso genitore, compreso il padre.
Adelphos può quindi
indicare il fratello in senso stretto, oppure il fratellastro.

Non mancano delle eccezioni a questa regola.
L'imperatore Marco Antonino, per esempio, chiama adelphos il padre di suo genero, Severo.
Esiste poi un iscrizione greca risalente al III secolo a.C. in cui una donna, maritata a suo cugino,
viene chiamata sua sorella e moglie.
A volte, poi, il termine adelphos viene utilizzato con intento elogiativo, indipendentemente dai rapporti di parentela: per es. Caligola chiama Tiberio, figlio di Druso e di sua zia Livilla, per
discendenza cugino, per affetto fratello.

Nei testi ellenistici di provenienza orientale il termine adelphos assume una gamma di significati ancora più ampia: secondo l'esperta papirologia Orsolina Montevecchi (1957), nei papiri esso può
significare fratello (o sorella) in senso stretto, ma anche cugino, cognato, parente, marito (o moglie).
Tale ampiezza di significati è ben documentata nei testi greci provenienti da ambienti semitici.
Nelle lingue ebraica ed aramaica, che sono lessicamente molto più povere del greco, manca un termine specifico per esprimere il concetto di cugino o cugina, per cui molto spesso si ricorre alla
parola fratello (in ebraico ‘āh; in aramaico ‘ăha ) o sorella (in ebraico ‘āhôt; in aramaico ‘ăhātā ).

Solo per i parenti del fratello del padre l'ebraico dispone di termini più brevi. Il fratello del padre viene indicato con la parola dôd. Suo figlio, ovvero il nipote per parte di padre, può essere chiamato ben-dôd e sua figlia bat-dôd.
 
Per indicare il figlio o la figlia della sorella del padre bisogna ricorrere a complicate circonlocuzioni, che diventano ancora più complesse dovendo parlare dei parenti del fratello o della
sorella della madre, mancando termini adeguati per esprimere questo rapporto di parentela.
Per evitare lunghi giri di parole, nel testo masoretico, ovvero nell'Antico Testamento ebraico, è attestato un uso molto ampio della parola fratello/sorella. I termini ‘āh ed ‘ăhā’ (fratello), ovvero ‘āhôt e ‘ăhātā’ (sorella), vengono adoperati per indicare i
rapporti di parentela più vari:
Fratello, ovvero figlio degli stessi genitori (es. Caino e Abele): Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: Ho acquistato un uomo dal Signore . Poi partorì ancora suo fratello Abele
. (Gen 4, 1-2)

Fratellastro, ovvero figlio dello stesso padre ma di madre diversa (es. i figli di Giacobbe,avuti da quattro mogli diverse): Giuseppe all'età di diciassette anni pascolava il gregge con i fratelli. Egli era giovane e stava con ifigli di Bila e i figli di Zilpa, mogli di suo padre
. (Gen 37, 2)
Si noti che Giuseppe, essendo figlio di Rachele, aveva come fratello effettivo solo Beniamino.

Parente, cugino, o comunque membro del clan familiare:

Abram disse a Lot: Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli .
(Gen 13, 8)
(Abramo chiama fratello il nipote Lot, figlio di suo fratello).
Figli di Macli: Eleazaro e Kis. Eleazaro morì senza figli, avendo soltanto figlie; le sposarono i figlidi Kis, loro fratelli.
(1Cr 23, 21-22)
(i figli di Kis, fratello di Eleazaro, sono i cugini in primo grado delle figlie di Eleazaro)

Membri della stessa tribù del popolo di Israele:

Il Signore parlò a Mosé: Questo riguarda i leviti: da venticinque anni in su il levita entrerà aformare la squadra per il servizio nella tenda del convegno. Dall'età di cinquant anni si ritirerà dalla squadra del servizio e non servirà più. Aiuterà i suoi fratelli nella tenda del convegno sorvegliando ciò che è affidato alla loro custodia; ma non farà più servizio. Così farai per i leviti,per quel che riguarda i loro uffici. (Nm 8, 23-26)

Amico o alleato:

Perché son caduti gli eroiin mezzo alla battaglia?Gionata, per la tua morte sento dolore,l angoscia mi stringe per te,fratello mio Gionata!
(2Sam 1, 25-26)
(Davide si rivolge qui a Gionata, figlio di Saul, con il quale non ha legami di parentela).

Collega, ovvero persona che svolge un medesimo incarico o è investito di una medesima
autorità:

Si legarono sacchi ai fianchi e corde sulla testa, quindi si presentarono al re d Israele e dissero:Il tuo servo Ben-Hadad dice: Su, lasciami in vita! . Quegli domandò: E ancora vivo? Egli è mio fratello! .
(1Re 20, 32)
(Acab, re d Israele, parla di Ben-Hadad, re di Aram)

Prossimo, ovvero persona verso la quale si hanno degli obblighi morali:

Ognuno si guardi dal suo amico,non fidatevi neppure del fratello, poiché ogni fratello inganna il fratello,e ogni amico va spargendo calunnie
(Ger 9, 3).

Compagno di fede:

In quel tempo diedi quest'ordine ai vostri giudici: Ascoltate le cause dei vostri fratelli e giudicate con giustizia le questioni che uno può avere con il fratello o con lo straniero che sta presso di lui
(Dt 1, 16).

In tutti questi casi, la traduzione in greco detta dei Settanta , realizzata tra il III ed il I sec. a.C.,comprendente il testo masoretico ed altri scritti, chiamati deuterocanonici, adopera il termine adelphos
.

Anche gli scritti del Nuovo Testamento furono redatti in un greco ellenistico ricco di semitismi e inessi la parola adelphos è caratterizzata dalla stessa ampiezza di significati che caratterizza il termine
ebraico/aramaico che sta per fratello nel testo masoretico.

Vediamo alcuni esempi della polisemia della parola adelphos nel Nuovo Testamento:

Fratello in senso stretto (figlio degli stessi genitori):

Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò
(Mt 4, 20)
Tra costoro Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli diZebedeo
(Mt 27, 56)
(Giacomo maggiore e Giovanni, apostoli, erano figli di Zebedeo e di Salome).

Fratellastro (un solo genitore in comune):

Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Itumea e della traconitide
(Lc 3, 1)
Erode Antipa e Filippo erano entrambi figli di Erode il Grande, ma avevano madri diverse: Maltace
e Cleopatra di Gerusalemme.

Parente o cugino:

Il caso specifico si riferisce proprio ai presunti fratelli di Gesù, come verrà dimostrato in seguito.
Per ora soprassediamo.

Discepolo di Gesù:

Ma voi non fatevi chiamare rabbì , perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli (Mt
23, 8)

Compagno di fede, credente:

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen. (Gal 6, 18)
 

Se ne può concludere che l'uso della parola adelphos nei Vangeli, nonostante il significato etimologico del termine, non indichi necessariamente il fratello carnale, figlio degli stessi genitori, ma venga utilizzato in accezione più ampia, fino a definire vari gradi di parentela o di comunanza
spirituale.

Il termine anepsiòs, che nel greco classico significa effettivamente cugino, nei testi ellenistici di origine semitica viene utilizzato per indicare una parentela piuttosto remota, di grado non ben
definibile, comportante spesso anche una distanza geografica:

Partirono insieme di buon mattino per andare alle nozze. Giunti da Raguele, trovarono Tobia adagiato a tavola. Egli saltò in piedi a salutarlo e Gabael pianse e lo benedisse: Figlio ottimo di un uomo ottimo, giusto e largo di elemosine, conceda il Signore la benedizione del cielo a te, a tua moglie, al padre e alla madre di tua moglie. Benedetto Dio, poiché ho visto mio cugino Tobi, vedendo te che tanto gli somigli!
(Tb 9, 6)
Gabael e Tobi erano parenti alla lontana ed abitavano molto distanti: il primo a Ninive
(Mesopotamia), il secondo a Ecbatana (Media).

Il grado di parentela non è chiaro, poiché, in Tb 7,
2, Gabael chiama Tobi mio fratello.

Nel Nuovo Testamento, il termine è utilizzato solo in Col 4,10 per indicare la lontana parentela tra
Marco e Barnaba.
Essi sono distanti anche geograficamente, dato che il primo abita a Gerusalemme
ed il secondo è originario di Cipro.

Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Barnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni se verrà da voi, fategli buona accoglienza e Gesù, chiamato Giusto.
(Col 4, 10)

Nel caso dei fratelli di Gesù , essi vivevano in stretto contatto con lui ed erano parenti assai prossimi: se fossero stati cugini di primo grado, il greco ellenistico dei Vangeli non avrebbe
adoperato il termine anepsioi.
Infatti, nell'unico caso in cui la parentela è chiara ed indica un legame di cuginanza di primo grado, il greco biblico usa proprio il termine adelphos: Figli di Macli: Eleazaro e Kis. Eleazaro morì senza figli, avendo soltanto figlie; le sposarono i figlidi Kis, loro fratelli.
(1Cr 23, 21-22)


Dio benedisse e graziò Maria dandole parecchi figli, il che, in quella cultura, era il segno più chiaro della benedizione di Dio su una donna.



Questa è una speculazione bella e buona e poi dite che tutto ciò che non è scritto nella Bibbia è parola d’uomo, eppure la Scrittura non dice che Maria ebbe altri figli ne tanto meno i famosi fratelli di Gesù vengono chiamati figli di Maria, mentre Gesù viene sempre chiamato il figlio di Maria e mai uno dei figlii.

Quindi secondo la tua logica tutte le donne che avevano un solo figlio non erano benedette da Dio, strano che Dio benedisse grandemente Sara madre di un solo figlio e che figlio! Isacco!....Poi benedisse Elisabetta madre di un solo figlio, Giovanni il battista, naturalmente guarda caso Dio non poteva fare così anche con Maria, essere madre del Verbo di Dio non era una benedizione per essere benedetta doveva avere altri figli.
E questo naturalmente per te è tutto biblico, peccato che non è scritto.

Comunque sui fratelli di Gesù puoi leggere anche questo studio se lo ritieni necessario: I "FRATELLI" E LE "SORELLE" DI GESU’ NELLO SPECIFICO DELLA VERGINITA’ DI MARIA
Cattolico_Romano
00domenica 12 aprile 2009 07:51

Una volta, mentre Gesù stava parlando, una donna tra la folla proclamò: “Beato il grembo che ti portò e le mammelle che tu poppasti!” (Luca 11:27). Non ci fu mai più un’opportunità migliore di quella in cui Gesù potesse dichiarare che Maria era davvero degna di lode e adorazione. Quale fu la risposta di Gesù? “Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” (Luca 11:28).



Beh che dire?...Da un lato la Scrittura sembrerebbe condannare chi onora Maria chiamandola Beata, da un altro lato la Scrittura dice esplicitamente che TUTTE le generazioni la proclameranno Beata.
Evidentemente o la Scrittura si contraddice oppure il testo che tu citi ha un senso completamente diverso da quello che vuoi fargli dire tu.
E’ chiaro infatti che a Gesù preme che la gente ascolti la sua parola e la metta in pratica non ha nulla a che vedere Maria in questo caso, come è fuori luogo la tua accusa di adorazione dato che la Chiesa vieta l’adorazione a chi non è Dio, è evidente che confondi la venerazione con l’adorazione che va solo a Dio.
 



Per Gesù, l’ubbidienza alla Parola di Dio era PIÙ IMPORTANTE dell’essere la donna che Lo aveva messo al mondo.



In verità non ha alcun senso ciò che dici, basta leggere il testo dell’annunciazione per comprendere che Maria poté essere madre di Cristo proprio per la sua obbedienza alla Parola di Dio. 


Mai nella Scrittura Gesù, o qualcun altro, rivolge qualche lode, gloria o adorazione a Maria. Elisabetta, parente di Maria, lodò Maria in Luca 1:42-44, ma la sua lode era basata sul fatto che Maria avrebbe dato alla luce Gesù, non su qualche gloria intrinseca in Maria.




Qui c’è una contraddizione nei termini, infatti prima dici: Mai nella Scrittura… qualcun altro, rivolge qualche lode….a Maria.E subito dopo dici: Elisabetta, parente di Maria, lodò Maria

Maria fu lodata oppure no?

Su Elisabetta sta scritto:
Poiché ecco, non appena la voce del tuo saluto m'è giunta agli orecchi, il bambino m'è per giubilo balzato nel seno. Lc. 1:44

Spero che ti renderai conto del significato del testo, il bambino (Giovanni battista) nel grembo nell’udir la voce di Maria giubilò, se questo non è segno di onore a Maria non so che dirti, ma andiamo avanti:
Benedetta tu fra le donne…Lc. 1:42
Qui Elisabetta onora Maria con un’esclamazione magnifica perché?
Perché non da sangue e carne deriva tale affermazione ma per opera dello Spirito di Dio!: Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:  Benedetta tu fra le donne!

Quindi lo stesso Spirito Santo incita Elisabetta a onorare Maria, se a te sembra di poco conto sono problemi tuoi non miei.
 
Cattolico_Romano
00domenica 12 aprile 2009 07:52
Quando Gesù morì, Maria era alla croce (Giovanni 19:25). Nel giorno di Pentecoste, Maria era con gli apostoli (Atti 1:14). Tuttavia, Maria non è mai più menzionata dopo Atti 1.

Maria non è più menzionata per il semplice fatto che gli atti degli apostoli hanno come punto centrale l’opera evangelizzatrice prima di Pietro e poi di Paolo, se per questo gli atti non dicono nulla di tanti altri apostoli e discepoli di Cristo, anzi per essere pignoli se dovessimo confrontare la maestosa opera della Chiesa nascente con quel poco raccontato negli Atti diciamo che gli Atti dicono poco e nulla.

Gli apostoli non danno mai a Maria un ruolo di primo piano.

Questo non lo puoi sapere dato che non è scritto.

La morte di Maria non è registrata nella Bibbia.

Semplicemente perché non era ancora morta.

Non si dice niente di Maria che ascese al cielo o che ebbe una qualche forma di ruolo eccelso in cielo.

Idem.

Maria va rispettata in quanto la madre terrena di Gesù, ma non merita il nostro culto o la nostra adorazione.

A Maria non viene dato alcun culto di adorazione, per quanto riguarda il rispetto beh fino a questo momento ho visto solo disprezzo da parte tua.

La Bibbia non indica mai che Maria possa ascoltare le nostre preghiere o che possa fare da mediatrice fra noi e Dio.

Mai nessuno ha detto che Maria faccia la mediatrice tra noi e Dio, questa è un’invenzione vostra.Sull’intercessione dei santi questo non è il topic adatto, ti segnalo questo link: www.cristianicattolici.net/course18.html
alatus.
00domenica 12 aprile 2009 14:11
Re:
Cattolico_Romano, 10/04/2009 11.49:

Caro Alatus spero tu abbia letto il Regolamento del Forum dove dice di doversi presentare prima della partecipazione nel Forum, credo che anche senza regolamento sia una cosa ovvio oltre che educata nei confronti dei forumisti.


si mi presento alatus cristiano evangelico e noto che quello che ho scritto ti mette in collera


Cattolico_Romano
00lunedì 13 aprile 2009 05:23
Re: Re:
alatus., 12/04/2009 14.11:

si mi presento alatus cristiano evangelico e noto che quello che ho scritto ti mette in collera



Esiste una sezione apposita per le presentazioni: Presentazioni

Per quanto riguarda ciò che hai scritto, stai tranquillo nessuna collera, la collera è un termine abbastanza forte non credi?
Semmai mi ha infastidito il fatto che quando ti sei iscritto non ti sei presentato ed hai subito accusato la nostra fede, e come se un'ospite entra in casa di qualcuno e senza che lo conosce gli critica il suo modo di amministrare la propria casa, credo che anche a te darebbe fastidio.
Per quanto riguarda ciò che hai scritto sono tutte argomentazioni che conosciamo e che puntualmente abbiamo confutato, quello che consiglio sia a te che a tutti i forumisti sono due cose: 1) trattare un'argomento alla volta per facilitare il dialogo e chi deve rispondere, troppi argomenti in un solo topic creano un pò di disordine.
2) Il dialogo dovrebbe basarsi nella reciproca comprensione e non con accuse di parte facendo uso della versettologia, se uno ha intenzione di dialogare per comprendere le ragioni di fede del proprio interlocutore ben venga ma se ha intenzione di fare proselitismo o convertire i cattolici nel mio forum gli consiglio anticipatamente di cambiare forum perchè ha sbagliato forum.

Non prendere a male questo mio atteggiamento, ma dopo anni di tanto dialogo con i non cattolici e bene essere chiari e onesti, anche perchè non mi interessa più fare dispute teologiche che in definitiva non portano nessun frutto ma solo distanza tra le parti.

Dio ti benedica! 
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