Messa in latino/ Sondaggio Doxa: Cattolici italiani a favore di messa latino

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S_Daniele
00sabato 17 ottobre 2009 19:52
Papa/ Sondaggio Doxa: Cattolici italiani a favore di messa latino

Il rilevamento commissionato da associazione 'Paix Liturgique'


Le 'messa in latino' non dispiace ai cattolici italiani.
E' quanto emerge da un
sondaggio commissionato alla Doxa dall'associazione Paix Liturgique.
Il rilevamento Doxa ha riguardato il livello di conoscenza del messaggio di Papa Benedetto XVI del luglio 2007 e l'ipotesi di adesione alla Messa 'straordinaria'.
I risultati mostrano che il 58% dei cattolici italiani ha sentito parlare dell'introduzione della liturgia tradizionale da parte di Papa Benedetto XVI, con quote più elevate nel Nord Ovest (63%) e più basse nel Nord Est (52%); la notorietà della liturgia tradizionale raggiunge il 64% fra quanti si recano più spesso a Messa. Il 71% dei cattolici considera normale che nella propria parrocchia possano essere celebrate entrambe le forme liturgiche, la ordinaria e la straordinaria, con livelli di maggiore accettazione tra gli anziani (76% per quanti hanno più di 54 anni), e senza diversità di quota (71%) fra quanti vanno più spesso a Messa. Se nella propria parrocchia venisse celebrata la Messa straordinaria, senza sostituirsi alla Messa ordinaria, il 21% dei cattolici dichiara che ci andrebbe tutte le settimane, il 12% ogni mese. Fra quanti frequentano di più, il 63% ci andrebbe almeno ogni mese (40% ogni settimana e 23% ogni mese).
Non si ravvisano diversità di opinioni e intenzioni a livello di area geografica; rispetto invece alle fasce di età, si osserva una maggiore accettazione da parte degli adulti di età più avanzata, ma una decisamente minore adesione da parte delle giovani ragazze (da 15 a 34 anni) e da parte delle donne adulte (da 35 a 54 anni).
Il sondaggio, diffuso mentre a Roma è in corso un convegno sul motu proprio
'Summorum pontificum'
che ha liberalizato il messale pre-conciliare, è stato svolto attraverso 1.001 interviste telefoniche CATI (Computer Assisted Telephone Interview) a campione rappresentativodella popolazione italiana di 15 anni ed oltre, dal 24 al 27 settembre 2009. La rappresentatività del campione è stata definita sulla base delle variabili area geografica, ampiezza centri, sesso, età, istruzione, condizione occupazionale.

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enricorns
00sabato 17 ottobre 2009 19:54
I sondaggi doxa lasciano sempre il tempo che trovano
S_Daniele
00sabato 17 ottobre 2009 19:57

Risultati del sondaggio assolutamente eccezionali!

Di seguito trovate i risultati del sondaggio commissionato alla DOXA (cliccateci sopra per ingrandirli). Ecco un primo commento esplicativo.
La prima domanda serviva a discriminare il campione di intervistati, limitando l'interesse soltanto a chi si considera cattolico. E' preoccupante che solo poco più di tre quarti di italiani senta ancora di appartenere alla religione cattolica. Il dato è più basso di altri sondaggi, sia perché è più recente (e la tendenza, si sa, è negativa), sia soprattutto perché gli altri sondaggi formulano così la domanda: "Lei si sente: cattolico-protestante-musulmano-buddista-non appartenente a nessuna religione-altro (quale)"; per cui la risposta "cattolico" è in quel caso quasi indotta da una comparazione negativa con altre religioni da cui ci si sente più distanti. La domanda: "Si considera cattolico? Sì-No" è invece certamente più 'impegnativa' ed equivale ad una sorta di professione di fede. Che molti, purtroppo, non si sentono più di fare.

Le restanti domande erano limitate ai cattolici. La seconda, inerente l'attuale pratica religiosa (novus ordo) è in linea con i più recenti sondaggi. Tra i cattolici, circa il 51% va a messa almeno una volta al mese. Il che significa, considerato l'insieme della popolazione (ossia anche i non cattolici) che circa il 38% degli italiani mette piede in chiesa almeno una volta al mese.

Ma queste prime domande ci interessavano relativamente, e servono a meglio inquadrare le risposte alle seguenti. E qui cominciano incredibili sorprese.

La prima: solo il 58% dei cattolici (e 64% dei praticanti almeno 1 volta al mese) ha sentito parlare del motu proprio e della possibilità di avere il rito antico. In Francia, secondo l'analogo sondaggio commissionato da Paix Liturgique, il risultato per i praticanti si attestava all'82%!

Questo significa due cose evidenti. La prima, che i sacerdoti mediamente svolgono poca o nessuna non diciamo promozione, ma anche solo informazione circa il motu proprio (lo scarto informativo, tra praticanti e non, è solo del 6%). E poi non chiamatela congiura del silenzio... Secondo punto: c'è un'ignoranza estremamente diffusa sul punto, che chiaramente impedisce il liberarsi di forze ed energie in favore di un ritorno della Messa antica e, soprattutto, comporta il permanere di pregiudizi anacronistici circa il fatto che il rito di sempre sia abrogato, vietato, proibito, contro il Papa e la Chiesa, e simili. Il che non fa che aumentare le difficoltà di applicazione del motu proprio, per semplice ignoranza dello stesso (con l'interessata connivenza, lasciatecelo dire, di molti reticenti prelati che, invece, non lo ignorano affatto).

Ma i numeri son galantuomini: e alla quarta domanda, un incredibile 71% di cattolici dice che troverebbe perfettamente normale che nella propria parrocchia convivessero le due forme del rito romano. D'altro canto, i tradizionalisti mica lasciano le panche delle chiese sporche... A fronte di un 6-7% di indecisi, solo il 22-24% troverebbe ciò anormale. E, sorpresa, in questo gruppetto di opposizione sono in maggioranza le donne, della fascia sotto i 55 anni di età. Avete presente il tipo: la catechista, la lettrice, la ministra straordinaria della comunione, la tuttofare, la faccendiera della parrocchia, l'animatrice dei battimani bambocceschi. Insomma, quel genere di persone che, in assoluta minoranza, hanno però forza intimidatrice verso il parroco che non volesse piegarsi a quel che voglion loro.

Ma una maggioranza schiacciante come il 70 e più percento, cui la convivenza con la Messa antica pare cosa buona e giusta, è tale da rendere non solo pretestuosa, ma insignificante ogni minaccia della pasionaria di turno.

E veniamo infine all'ultima domanda. Qui, i risultati sono talmente insperati che, se non fosse perché il sondaggio l'ha fatto la DOXA, che vi spende tutta la sua credibilità, essi sembrerebbero artefatti.

Sì: perché il 21% di tutti i cattolici (cifra che sale al 40% tra i cattolici che frequentano tutte le domeniche) hanno detto che, se la trovassero nella loro parrocchia, essi preferirebbero andare, tutte le settimane, alla Messa di S. Pio V.

Sapete di che cifre parliamo, in termini assoluti? Sono 9 milioni di italiani che vorrebbero andare ogni settimana alla Messa di sempre. E' assolutamente ENORME

E non solo: se consideriamo quelli che frequentano almeno una volta al mese, la percentuale sale al 33% di tutti i cattolici (e al 63% di quelli che frequentano almeno una volta al mese).

Forse non avete capito, tanto è incredibile: 2 PRATICANTI SU 3 ANDREBBERO ALLA MESSA TRIDENTINA ALMENO UNA VOLTA AL MESE, se l'avessero in parrocchia. Due su tre, capite? Di tutti quelli che vedete alle messe!

Aggiungendo ai praticanti settimanali della Messa tridentina (se ci fosse) questi frequentanti mensili, e dividendoli per 4 (perché in un mese ci sono 4 settimane), abbiamo che in media, ogni settimana, 12 milioni di cattolici sceglierebbero la Messa di sempre. Un italiano su cinque, atei e musulmani compresi!

E vi anticipiamo un dato ulteriore, che pubblicheremo più avanti: una piccola, ma significativa minoranza di persone che non vanno mai a Messa, ci andrebbe invece frequentemente se trovasse la Messa di sempre. E non parliamo di dieci-venti ultras tridentini, ma di non poche centinaia di migliaia di persone.

In definitiva, lo scopo del sondaggio è stato ampiamente raggiunto e superato: chi potrà mai più dire che in Italia la Messa tradizionale in latino non interessa quasi a nessuno?









DATI TECNICI

Paix Liturgique e Messainlatino.it hanno commissionato a Doxa il sondaggio di opinione relativo all’introduzione della liturgia tradizionale nella celebrazione della Messa. L’approfondimento ha riguardato il livello di conoscenza del messaggio di Papa Benedetto XVI del luglio 2007 e l’ipotesi di adesione alla Messa "straordinaria".

La ricerca è stata svolta attraverso 1.001 interviste telefoniche CATI (Computer Assisted Telephone Interview) a campione rappresentativo della popolazione italiana di 15 anni ed oltre. La rappresentatività del campione è stata definita sulla base delle variabili area geografica, ampiezza centri, sesso, età, istruzione, condizione occupazionale.

Fonte
S_Daniele
00mercoledì 21 ottobre 2009 20:38

SUL SONDAGGIO DI MESSAINLATINO

di Francesco Colafemmina

Quando il 7 Luglio del 2007 fu pubblicato il Motu Proprio Summorum Pontificum, furono in molti a stracciarsi le vesti, novelli Caifa cattolici. A dire il vero strapparono quei cenci che tuttora indossano, abitini senza infamia e senza lode, segni di una diffusa sciatteria esteriore divenuta ormai sinonimo di presunta ricchezza interiore.

In quei giorni si levava un po' stridula e lagnosa la voce di fratel Enzo Bianchi, priore stereofonico di Bose che si atteggia a prete ma prete non è. Stereofonico anzitutto perchè Bose è nota casa produttrice di casse acustiche, e in secondo luogo perchè la sua voce riecheggia praticamente in tutti i mezzi di comunicazione cattolica e non.
Ebbene il fratel Enzo, l'onnipresente e onnipredicante priore stereofonico (e cacofonico), dalle colonne di Repubblica si stracciava le vesti immacolate del suo monastero ecumenico accusando il Papa di aver introdotto con la liberalizzazione del Rito Antico, un periodo di grande conflitto in seno alla Chiesa.
Ecco come iniziava il suo saccente lamento: "Molto atteso dai pochissimi cattolici "tradizionalisti" e molto temuto dai vescovi e dalle chiese locali, è stato promulgato, dopo molte dilazioni indicatrici di incertezze, il "motu proprio" Summorum Pontificum che "liberalizza" il rito della messa vigente prima della riforma liturgica."

Sin dall'incipit il priore indicava che i cattolici in attesa della "messa in latino" erano pochissimi e per giunta tradizionalisti. Per proseguire accennando ad una ipotetica indecisione del Papa nella sua scelta di liberalizzare il rito antico.
In queste poche righe di fra' Enzo c'è la summa ideologica dei detrattori della tradizione liturgica della Messa di San Gregorio Magno:

a. E' una messa che interessa a pochissimi cattolici;
b. Interessa per giunta solo ai tradizionalisti identitari (dunque dei deprecabili pasdaran)
c. E' frutto di una "politica" ecclesiale erronea promossa dall'attuale Pontefice.
d. Instaura un conflitto fra i pochissimi cattolici e i loro Vescovi e rispettive Conferenze Episcopali.

Il sondaggio realizzato dagli amici di Messainlatino.it ha definitivamente smentito il principio, il primum movens di questa summa ideologica. I cattolici ai quali interessa il Rito nella sua forma straordinaria non sono nè pochi nè tantomeno pochissimi: sono al contrario numerosi!
Da ciò ne discende l'automatica inconsistenza del secondo punto: se il Rito Antico interessa a numerosi cattolici italiani è logica conseguenza che essi non possano essere esclusivamente dei "tradizionalisti". Quanto al punto c. è una inferenza erronea ed una grave mancanza di rispetto nei confronti del Santo Padre. Il punto d. è invece vero ma andrebbe letta in un altro modo: non sono i cattolici ad essere in contrasto con i propri Vescovi, ma proprio questi ultimi a disobbedire al Papa.

Povero fratel Stereofonico! Gli si saranno rizzati i peli del barbone alla frate Indovino nel leggere i risultati del sondaggio Doxa! E sarà stato in buona compagnia assieme a Vescovi e pseudoteologi d'accatto tanto in voga in questi tempi di contestazione ecclesiale neosessantottina.
Sembra infatti di vivere oggi tutti i conflitti irrisolti di quarant'anni fa. Tutto ciò che fu occultato, nascosto, messo a tacere dalla predominante voce dei dissidenti e dei "neoterici" oggi riemerge poderosamente e riacquista un senso. Oggi la Chiesa vive un sotterraneo conflitto "ideologico" assai simile a quello dell'era pre e postconciliare. Con una differenza fondamentale: le forze in campo sembrano invertite. Non è più il mondo progressista, hegeliano ed imbevuto di ideologia umanitaria a dettar legge. Ma non lo è neppure l'estremismo "tradizionalista", ove con questo termine si voglia intendere quella fazione ancorata ad un becero passatismo revanscista.

E' il popolo di Dio, invece, è la gente semplice a reclamare una Chiesa che ritorni alla sua missione, a reclamare preti che siano dediti al sacerdozio, chiese che abbiano l'aspetto di case del Signore, messe che non si trasformino in nauseabondi teatrini o spettacoli di deprimente umanità, bensì in grado di introdurre l'uomo al Mistero!

Troppi esponenti di una certa gerarchia autoreferenziale o personaggi che si nutrono dell'eco dei propri fumosi discorsi, come appunto fratel Stereofonia hanno perso di vista il rapporto essenziale e fondamentale della Chiesa gerarchica con i fedeli, accusando sempre più spesso questi ultimi di ignoranza ed impreparazione alla vera fede. Il popolo di Dio è al loro cospetto di cattolici adulti un semplice popolo di bambini nella fede. Ma è proprio questa fanciullezza, questa autenticità intesa quale identità e ritorno all'autentico ovvero al Signore, a rendere il popolo di Dio nella sua connaturata attitudine alla devozione ed all'adorazione del Signore, detentore di una verità naturale che ai tanti Caifa paludati sfugge completamente.

Personalmente in questi ultimi anni ho cercato di sondare molti fedeli semplici riguardo al loro interesse per il Rito Tridentino. E preciso di averlo fatto non perchè sia un talebano della Messa in Latino, nè tantomeno un tradizionalista di ferro, bensì perchè credo che ciò che ci giunge dal passato abbia in sè maggiori verità di ciò che nasce nel presente. Le risposte sono sempre state le stesse: la Messa di San Gregorio Magno è amata perchè è solenne, composta, severa, converte nei gesti alla grandezza del Signore. Il fedele è indotto a comprendere che in quel luogo sta per avvenire un fatto straordinario, un vero e proprio miracolo che ogni giorno accade in tutte le chiese del mondo!
E poi per molti il Rito Antico rappresenta una opportunità di crescita spirituale perchè favorisce il raccoglimento, evita le distrazioni, induce a dedicare quel tempo solo al Signore.

Se ci sono delle remore da parte dei fedeli esse sono insite in due aspetti: uno legato alla comodità che ormai sembra aver pervaso ogni aspetto della nostra esistenza e l'altro legato alla comprensibilità. Si dice: "la messa è troppo lunga!" oppure "però dobbiamo inginocchiarci per tutta la sua durata!". Ma anche: "peccato che non si capisca molto!".
A questo punto interviene però la necessaria capacità dei sacerdoti di aiutare il popolo di Dio a riscoprire le buone abitudini. Il tempo che magari si dedicava a tante inutili chiacchiere paraecclesiastiche oggi lo si può dedicare al Rito Tridentino, così come è il sacerdote che deve spiegare la necessità dell'ascolto in ginocchio, quale segno visibile del rispetto per il Signore: forse non usa più inginocchiarsi dinanzi all'amata... ma che almeno possiamo dimostrare al Signore il segno della nostra piccolezza e della servitù che gli dobbiamo!
Quanto poi alla comprensione sta sempre ai sacerdoti evitare che Vangelo ed Epistola siano letti in fretta e furia, ed agevolare la comprensione del rito fornendo adeguati libretti bilingue ed eventuali volantini con Antifone, Epistola e Vangelo in lingua volgare.
Su questo aspetto le principali carenze sono dunque da imputare massime al clero che non solo ha ostacolato e continua ad ostacolare la diffusione del rito nella sua forma straordinaria, ma continua a violare la corretta applicazione del Motu Proprio. Se infatti non è il clero per primo a convincersi della bontà del dono di Sua Santità, i vari Caifa Bianchi potranno apertamente continuare a sostenere che il rito antico è un affare "privato": chiesto da gruppi di fedeli e non oggettivamente inserito nella vita liturgica della Chiesa Universale. Ed è altresì vero che spesso il Rito Antico finisce per diventare davvero appannaggio di gruppetti che non sono alla ricerca di una autentica crescita spirituale e dell'esclusiva adorazione del Sigore, bensì più spesso mossi - dobbiamo pur confessarlo - da una sorta di "moda" integralista o da mera adulazione nei riguardi di Sua Santità. Viene così da chiedersi infatti dove fossero i tanti promotori ecclesiali della Messa di San Gregorio Magno solo pochi anni fa e come mai il grande coraggio di cui vorrebbero dar segni oggi, non l'abbiano dimostrato in passato. Ma tant'è. Meglio l'amore per la tradizione che per il vacuo e roboante abusivismo liturgico.

Purtroppo al fondo la realtà è che i tanti Enzo Bianchi sparsi nell'Episcopato italiano e non, hanno una precisa strategia che consiste nell'adulare il Papa a parole per poi esprimere la propria ribellione negli atti. Camaleontici ed ipocriti sono in molti i membri del clero cattolico che invece di raccogliere l'invito mite e paterno del Santo Padre, il quale ha liberalizzato il Rito Antico anche per le messe private, lo ignorano o remano contro. Di questo ne daranno conto dinanzi ad un Giudice meno mite del Santo Padre!

Come si concludeva, d'altra parte, l'articolo di fratel Cacofonia? Lo ricordo a chi non l'avesse letto:
" La stragrande maggioranza dei vescovi e intere conferenze episcopali nazionali e regionali, anche italiane, hanno manifestato la loro opposizione a questo provvedimento, ma ora nell' obbedienza e per amore della chiesa dovranno discernere come compaginare la comunione che è sempre innanzitutto comunione liturgica. I vescovi non smettano di chiedere a quanti vogliono praticare la messa di Pio V un' accettazione del concilio e della sua riforma liturgica come legittima e conforme alla verità e alla tradizione cattolica: le espressioni possono essere diverse, ma uno è il vescovo e il presbiterio attorno a lui. L'unità non può essere realizzata a qualsiasi prezzo, né a prescindere dall' autorità del vescovo in comunione con il papa. "

In questa conclusione c'è il disvelamento dell'inganno che prosegue ormai da due anni: fratel Enzo unisce pertanto l'opposizione al Motu Proprio alla legittimazione della comunione al Papa dei Vescovi. Inferisce arbitrariamente che i fedeli partecipanti al Rito nella sua forma straordinaria debbano essere quasi per necessità dei detrattori del Concilio e pur salvando il Papa gli nega obbedienza, esortando i vescovi ad un intervento espressamente vietato dallo stesso Motu Proprio. In questa esemplare esposizione di maldestro bifidume è contenuto il manifesto degli oppositori al Motu Proprio, di coloro che lo hanno boicottato sin dall'inizio. Una intellighentzia organizzata di reduci ideologizzati. Una casta intellettualoide che accresce giorno dopo giorno la propria distanza dal cuore del popolo dei fedeli, manipolando i fatti di fede e la stessa liturgia con i tipici argomenti della faziosità ideologica.

Per fortuna il sensus communis dei fedeli cattolici ha smentito ancora una volta questa decadente classe di intellettualoidi stereofonici. Il sondaggio di Messainlatino non rappresenta, come nel caso di Bose e affini, una voce che ha bisogno di amplificazione per affermarsi. E' invece specchio di una realtà naturale composta da tantissimi e semplici fedeli! Una realtà che nella sua verità sembra aver già ridotto al silenzio la tronfia stereofonia progressista e neoterica.

Fonte
Ghergon
00giovedì 22 ottobre 2009 20:26
Il Signore sta ristabilendo le cose, ma vuole la nostra collaborazione, speriamo che la gente capisca...se si dovesse tornare a celebrare la Messa tridentina, la MESSA di sempre, con più ampia diffusione le chiese si ripopolerebbero mentre oggi dopo cinquant'anni di nom sono pressochè sempre più vuote.


S_Daniele
00giovedì 22 ottobre 2009 21:16
L'importante è che non ci si fermi alla sola celebrazione ma che si educhi la gente a tale messale affinchè si comprenda tale tesoro, nello stesso tempo bisogna migliorare e correggere le sbafature del NO eliminando tutti gli abusi perpretati da quarant'anni, non sarà di certo una passeggiata, ma almeno si è iniziato a far sul serio.
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