Monsignor André-Mutien Léonard, nuovo primate del Belgio

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S_Daniele
00martedì 19 gennaio 2010 11:25
[leonard+cresime] 

Monsignor André-Mutien Léonard, nuovo primate del Belgio
Nomine in Occidente e Oriente
CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 18 gennaio 2010 (ZENIT.org).-

Benedetto XVI ha nominato questo lunedì monsignor André-Mutien Léonard Arcivescovo metropolita dell'Arcidiocesi belga di Malines-Bruxelles, ha reso noto la Sala Stampa della Santa Sede.

Il presule, finora Vescovo della sua Diocesi natale, Namur, sostituisce nell'incarico il Cardinale Godfried Danneels, la cui rinuncia per motivi di età è stata acettata da Benedetto XVI.

"Diventare Arcivescovo mi colpisce, ma mi dà anche un tocco di giovinezza", afferma sulla sua pagina web monsignor Léonard, 69 anni.

Laureato in Filosofia presso l'Università Cattolica di Lovanio e in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana, ha conseguito il dottorato in Filosofia a Louvain-la-Neuve.

E' stato ordinato sacerdote nel 1964 e nominato Vescovo nel 1991, ed è stato membro della Commissione Teologica Internazionale.

"Non avevo mai pensato di diventare Vescovo, e men che meno Arcivescovo - confessa -. Volevo diventare sacerdote, e se era possibile insegnare all'università".

Dal 1970 al 1991, l'Arcivescovo eletto è stato docente di Filosofia presso l'Università Cattolica di Louvain-la-Neuve, e dal 1978 rettore del Seminario Universitario "San Paolo".

All'annuncio della sua nomina, il presule ha sottolineato la sua volontà di continuare ad essere un pastore accessibile e ha riconosciuto che, con il tempo, è diventato più attento e diplomatico nel modo di parlare, e anche più paziente e ponderato.

La Sala Stampa della Santa Sede ha comuncato anche le nomine delle Chiese orientali cattoliche realizzate dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Arcivescovile Maggiore Siro-Malabarese, dopo aver consultato la Santa Sede e con il consenso previo del Papa.

I Vescovi, riuniti dal 10 al 15 gennaio a Mount Saint Thomas, a Ernakulam, hanno proceduto al trasferimento del distretto civile di Chikmagalur dall'Eparchia di Mananthavady all'Eparchia di Bhadravathi.

Hanno anche accettato le dimissioni di monsignor James Pazhayattil dal governo pastorale dell'Eparchia di Irinjalakuda - eleggendo monsignor Pauly Kannookadan per succedergli nell'incarico - e quelle dal governo pastorale dell'Eparchia di Thamarasserry presentate da monsignor Paul Chittilapilly, eleggendo come suo successore monsignor Remigiose Inchananiyil.

Hanno inoltre proceduto all'erezione delle nuove Eparchie di Ramanathapuram, eleggendo come primo Vescovo monsignor Paul Alappatt, e di Mandya, scegliendo come primo Vescovo monsignor George Njaralakatt.

Sono stati infine eletti monsignor Raphael Thattil come Vescovo ausiliare per l'Eparchia di Trichur e monsignor Bosco Puthur come Vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore.

S_Daniele
00martedì 19 gennaio 2010 12:12

Chi è il nuovo Arcivescovo di Bruxelles

Ecco come Osservatore vaticano commenta la nomina di mons. Léonard alla sede cardinalizia di Bruxelles.


L’annuncio della elevazione di Mons. Leonard alla sede di Malines-Bruxelles dato dal vaticanista de Il Giornale Andrea Tornielli, quindi la diffusione del "segreto" nell’ambito della Chiesa Belga, venerdì scorso, ha scatenato effervescenza e precipitazioni. Già da qualche tempo la notizia era nell’aria, suscitando grande emozione tra i soliti "bene informati" fintanto che la decisione finale del Papa non fosse nota (questo mantenere a lungo il segreto sulle nomine, è una caratteristica che distingue questo pontificato dal precedente). Nonostante i pre-annunci, poi l’anticipazione orchestrata da Tornielli, la pubblicazione ufficiale della elevazione del Vescovo Léonard resta un fulmine a ciel sereno nella Chiesa belga: il Papa nomina primate di una Chiesa esangue il più "conservatore" fra i vescovi belgi. Mons. André-Mutien Léonard compirà 70 anni il 6 maggio prossimo. Resterà pertanto arcivescovo di Malines-Bruxelles, secondo norma, per i prossimi 5 anni fino al compimento dei 75. Notiamolo subito: questo colosso belga bruno, amabile, sorridente, simpatico, sarà un arcivescovo ‘di transizione’, cosa che può d’altronde facilitargli un compito a priori assai difficile.

E’ a Roma che si è giocata tutta la battaglia, intorno al Papa, con un’ultima fase particolarmente logorante per i nervi. Essa ha avuto luogo tra i partigiani della ‘continuità’ (alla linea Danneels), che volevano far nominare, con l’appoggio del card. Re, Prefetto della Congregazione dei Vescovi, un candidato di ‘male minore’ (non riuscendo a far nominare il progressista De Kesel), ossia un moderato molle; e i partigiani della ‘rottura’, che cercavano di spingere alla nomina del vescovo belga più vicino alla linea Ratzinger, ossia il vescovo di Namur Léonard. Lo si potrebbe definire come ‘moderato più duro’, perché così procede la Restaurazione di Benedetto XVI: a forza di mutazioni di grado tende verso una mutazione di natura.

Quel vescovo intelligente ed umile – il che non esclude l’ambizione per la buona causa – condivideva d’altronde col card. Joseph Ratzinguer la capacità di lasciarsi contraddire, se in maniera argomentata, a proposito delle sue prese di posizione. Ma gli servirà una volontà di ferro e un coraggio a tutta prova per cambiare le cose a Bruxelles. Egli sarà almeno un interlocutore leale per i prelati pro restaurazione della Curia romana. E, cardinale al prossimo concistoro, darà un voto in più al loro candidato al futuro conclave…

Il vaticanista ratzingeriano Paolo Rodari era entrato molto significativamente in gioco ne Il Foglio sul tema qui lungamente sviluppato: " Il primate Danneels lascia dietro di sé cimitero". Il suo scopo, come il nostro, non era di maramaldeggiare l’arcivescovo dei Belgi prima del suo ritiro, ma di preparare l’opinione facendo ben comprendere ai lettori, specie quelli della Curia, che era necessaria una nomina che chiudesse quella pagina disastrosa. O almeno che tentasse di rettificare ciò che era stato fatto da 40 anni. E’ in fondo la nota dominante di questo pontificato: sotto un Papa che di fatto è stato eletto ‘per salvare il salvabile’ visto che la Chiesa del posconcilio correva alla catastrofe, si tratta da quel giorno di far prevalere, non senza difficoltà, le soluzioni che permettano di mettere in salvo quel che può essere ancora recuperato.

Rodari sapeva del resto che i ratzingeriani influenti in materia di nomine non avevano molta scelta: per ottenere la decisione, non potevano che spingere la candidatura del vescovo di Namur. Il contraccolpo di questa nomina supererà di gran lunga quello che essa rappresenta realmente: nello stato in cui si trova la Chiesa del Belgio, mons. Léonard, prelato classico e in fin dei conti molto prudente, passa né più né meno che per un ayatollah integralista! Non ha forse osato, nel 2007, parlare di "anormalità" in merito all’omosessualità? Cosa che aveva scatenato in tutto il Reame un linciaggio mediatico senza precedenti, che le indiscrezioni della sua accessione alla sede primaziale hanno fin d’ora riattivato. Gli affari della Chiesa diventano del resto talmente surreali che non è impensabile che alcune autorità pubbliche belghe arrivino a manifestare il loro disaccordo per la nomina di un prelato ‘integralista’. Un certo numero di media lo tratta né più né meno da ‘nazista’… perché ha espresso riserve circa l’adozione di bambini da parte delle coppie omossessuali.

Questa inetta demagogia delle autorità belghe (cfr. l’incredibile voto di protesta della Camera dei Rappresentanti, il 2 aprile 2009, contro le affermazioni del Papa sul preservativo nell’aereo che lo portava in Africa) è d’altronde divenuta il grande atout in favore della nomina di Léonard: la diplomazia vaticana, peraltro poco portata a simili gesti, non poteva che essere tentata di rispondere con uno schiaffo alla classe dirigente del Regno. La regola informale dell’alternanza linguistica fiamminghi-valloni a Bruxelles ha fatto il resto.

Ma soprattutto, quel poco di vitalità cattolica che ancora rimane in Belgio (dove, tra le altre enormità, si è vista la venerabile università cattolica di Lovanio prendere posizioni scandalose in materia di bioetica) non si trova forse nella diocesi di Namur?

Mons. Léonard, che fu amico del card. Lustiger di Parigi – ma un lustigeriano che mantiene ottime relazioni coi tradizionalisti –, è senz’altro il più cattolico tra i vescovi belgi oggi in carica: di qui il fatto che i seminari della sua diocesi contino una trentina di seminaristi (contro i 6 di Malines-Bruxelles) su 70 circa in tutto il Belgio. Della formazione delle vocazioni André Léonard si era fatto un specialità sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e il suo leitmotiv era che una vita ‘equilibrata’ e ‘sviluppata’ è possibile nella Chiesa del Concilio. Ma bisognerebbe oggi cercare soluzioni più nuove di questa, che sembra aver fatto il suo tempo.

Si possono fare due previsioni sulla base di questa nomina.

La prima è che è impossibile che essa resti isolata. Con altre designazioni nelle diocesi belghe in futuro, la S. Sede non potrà che sostenere la linea che ha voluto marcare con la nomina di mons. Léonard. Uno dei primi atti di questo prelato sarà d’altronde di chiedere di poter scegliere un nuovo ausiliare di Malines-Bruxelles per il Brabante fiammingo, poiché mons. Jan De Bie, che ricopriva l’incarico, ha dato le dimissioni un anno fa per ragioni di salute. Questa designazione di un ausiliare fiammingo sarà particolarmente importante, perché è impossibile che mons. Léonard possa governare da solo una diocesi che il suo predecessore, aiutato dal suo ausiliare progressista (e nelle intenzioni ora frustrate, successore) mons. De Kesel, ha per così dire minato.

La seconda considerazione è che, in questa nomina come in altre meno importanti, il potere del card. Re si è rivelato traballante: appare che l’onnipotente ‘vice-papa’ dell’ultima parte del pontificato di Giovanni Paolo II non è più che un Prefetto in sospensione condizionata, alla testa della Congregazione dei Vescovi. Nell’attesa d’essere rimpiazzato nei prossimi mesi, deve fare i conti con il nuovo Segretario della Congregazione, il portoghese Manuel Monteiro de Castro, che ha ormai tanto peso quanto lui.

Il che non vuol dire che la rete antirestaurazionista della Curia romana sia smantellata; tutt’altro. Per descrivere in una parola una situazione romana estremamente complessa al termine delle peripezie della difficile nomina di Malines-Bruxelles, si può dire che nel quinto anno, o quasi, del pontificato di Papa Ratzinguer, non è ancora per nulla evidente che i ratzingeriani governino la Curia, ma è divenuto palese che gli anti-ratzingeriani non la dominano più.

Messainlatino
S_Daniele
00martedì 19 gennaio 2010 12:23

Golias: "Benedetto XVI fischia la fine della ricreazione conciliare"


Non mancate di godervi le reazioni isteriche (ed è un eufemismo) di Golias per la nomina del nuovo arcivescovo di Bruxelles Léonard (nella foto, mentre celebra la S. Messa di Sempre). Qui il solito teologo gesuita dichiara di volersi 'desolidalizzare' dalla Chiesa e compara questa nomina al massacro di un bambino da parte delle SS (andate a leggere, se non ci credete). In quest'altro post quegli storditi di Golias prendono sostanzialmente sul serio una parodia scritta da Léonard quand'era studente, in cui immaginava, come Papa, di costituire una forza d'attacco aeronautica contro eretici, scismatici ed eresiarchi. Infine, e soprattutto, gustatevi in questo terzo post la seguente sublime trenodia funebre del progressismo postconciliare:

Il Papa Benedetto XVI ha voluto girare la pagina Danneels. Tanto più che l’arcivescovo di Malines-Bruxelles e primate del Belgio faceva figura di resistente indomito contro la restaurazione in corso. Non è un segreto per nessuno: ha accolto con gioia molto moderata l’elezione di Benedetto XVI nel 2005. Per molti aspetti, la Chiesa belga è rimasta ancora un'isola di liberalismo dottrinale dove un approccio audace e illuminato delle cose poteva ancora essere coltivato. Le correnti più reazionarie della Curia se ne adontavano regolarmente.

Così, nel 2007, il card. William J. Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha messo in guardia mons. Danneels per la pubblicazione di parecchi articoli nella rivista "Pièces à conviction" del Consiglio interdiocesano dei laici del Belgio, sorta di parlamento officioso dei cattolici belgi.

Il punto di inciampo resta quello di un approccio positivo del pluralismo religioso contemporaneo, che Roma rifiuta di accettare con l’idea, al contrario, di una vera crociata contro il relativismo. Il Vaticano se la prende in particolare con un articolo del domenicano Ignace Berten, per il quale i cammini di verità sono parecchi e non uno solo. Il card. Levada punta il dito anche contro "alcune frasi incompatibili con la dottrina della Chiesa sull’eutanasia, sullo statuto dell’embrione e sul relativismo morale"

All’epoca indicammo che questo intervento era molto significativo e lasciava presagire future grosse disillusioni. L’arrivo di mons. Léonard a Bruxelles lo conferma… I vescovi di apertura, anche se sono cardinali della notorietà di mons. Danneels, non devono più, secondo Benedetto XVI, avere campo libero. La restaurazione sembra passare a uno stadio ulteriore: non solo è messo a punto un dispositivo di ricentramento, ma il Vaticano attacca le piazzeforti dell’avversario ‘relativista’ e ‘liberale’.

E Bruxelles è una piazzaforte geopolitica " importante " per Roma, perché capitale dell’Europa. La nomina di mons. Léonard supera dunque le frontiere della sola Chiesa belga. Per Benedetto XVI e per numerosi prelati conservatori di Curia, la Chiesa del Belgio offre l’immagine di un’ultima oasi dello spirito conciliare da estirpare.

Benedetto XVI stima in ogni caso che è più che arrivata l’ora di fischiare la fine della ricreazione conciliare.
[EVVIVA!]

Messainlatino

S_Daniele
00martedì 19 gennaio 2010 16:13
Grazie agli amici di Messainlatino Qui  potete trovare un'ampia analisi della situazione in Belgio.
S_Daniele
00martedì 19 gennaio 2010 16:20
A Bruxelles arriva Mons. Léonard che difese B-XVI dal Parlamento

Il belga André-Mutien Léonard, 69 anni, vescovo di Namur dal 1991, è il nuovo arcivescovo di Malines-Bruxelles e, insieme, primate del Belgio. Prende il posto del cardinale Godfried Danneels, in sella alla chiesa del paese dal 1980. La notizia è stata diffusa ieri in mattinata dalla Santa Sede anche se, già nelle ore precedenti l’annuncio, Léonard aveva parlato della cosa via tv rispondendo con un sorriso a chi gli chiedeva se davvero, come riportavano i media locali, egli sia un presule “conservatore”.
La “qualifica” di “conservatore” è stata appiccicata addosso a Léonard dai media del suo paese.
Complice, a onor del vero, è stata anche la rivista progressista francese “Golias” la quale, già nel 2007, aveva scritto d’essere preoccupata per le voci che volevano Léonard prossimo a prendere l’incarico di Danneels.
Le caratteristiche di Léonard, secondo la rivista, dicono molto della sua personalità: ha accolto con entusiasmo il motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, la disposizione papale che liberalizza l’antico messale, ha difeso pubblicamente Papa Pio XII dalle accuse di essere stato insensibile al dramma degli ebrei, è intervenuto più volte sui valori cosiddetti “non negoziabili” difendendo la morale naturale.
Dopo “Golias” sono stati un po’ tutti i giornali e le riviste del Belgio a insistere sul cliché Léonard “vescovo tradizionalista”. Tanto che, a loro dire, la successione ufficializzata ieri segna una svolta: da un porporato ritenuto di idee progressiste (Danneels) si passa a un presule conservatore, appunto Léonard.
Come se, dal Vaticano, si volesse mandare un segnale: la linea mantenuta fino a oggi in Belgio dalle gerarchie della chiesa non ha portato i frutti sperati, dunque occorre cambiare.
Che la chiesa belga stia attraversando una crisi profonda è cosa nota. Come è noto che la crisi è atavica: affonda cioè in radici lontane.
I seminari sono vuoti, i fedeli praticanti sono ridotti all’osso e molti dei vescovi del paese non godono più del prestigio e della presa sulla vita pubblica che avevano un tempo.
A mo’ di esempio è sufficiente ricordare come, qualche mese fa, è stato il cattolico re Alberto II a promulgare, senza dare peso alle critiche dei vescovi, una legge che definisce embrioni e feti “materiale corporeo umano” disponibile per le applicazioni mediche.
La drammaticità della situazione nella quale si trova la chiesa belga è dimostrata anche dai dati riportati sull’annuario pontificio della Santa Sede e relativi al numero dei seminaristi presenti nelle diverse diocesi: in tutto ci sono soltanto 71 candidati al sacerdozio.
E 35 di questi sono della diocesi di Namur, quella governata da Léonard. Un numero, quest’ultimo, che pare non sia stato irrilevante nel momento in cui la plenaria della congregazione dei vescovi governata dal cardinale Giovanni Battista Re ha dovuto indicare quale nome tra quelli della terna da presentare al Papa era quello maggiormente ritenuto degno della nomina.
A Danneels parte della chiesa locale imputa di non aver fatto altro che portare avanti la linea progressista del suo predecessore, il cardinale Léon-Joseph Suenens, il quale battagliò in aperto contrasto con l’Humanae Vitae di Papa Paolo VI a favore del controllo delle nascite.
Non solo, si dice anche non abbia fermato la deriva dottrinale presa dalla prestigiosa (e cattolica) Università di Lovanio dove illustri docenti hanno apertamente sostenuto la legittimità delle unioni omosessuali.
Ma trovarsi a governare una chiesa in gran parte “sciolta nella modernità” non è un’impresa facile per nessuno. E non lo è stato neppure per Danneels.
La candidatura di Léonard ha cominciato a prendere sempre più corpo dopo il viaggio che Benedetto XVI ha fatto in Africa nel marzo dello scorso anno.
Era il 2 aprile del 2009, infatti, quando il Parlamento del paese prendeva ufficialmente posizione contro le affermazioni espresse dal Papa sui preservativi poco prima di spiccare il volo per il Camerun e l’Angola. E fu nei giorni successivi che Léonard, più di altri presuli belgi, prese la parola per difendere il Papa e condannare ogni forma di contraccezione.
Su Léonard in Vaticano si sanno tante cose. Membro della commissione teologica internazionale, non è stata senza peso l’amicizia che il presule aveva col grande cardinale di Parigi Jean-Marie Lustiger.
Léonard dal 1978 è stato rettore del seminario universitario “Saint-Paul” di Lovanio. Ed è qui, in una delle città europee che ha vissuto più di altre grandi fermenti post-conciliari, che Léonard ha cercato di offrire una sua lettura più moderata del rinnovamento della chiesa. E’ stato Wojtyla, nel 1991, a volerlo vescovo. E nel 1999 fu ancora Giovanni Paolo II a “puntare” su di lui affidandogli la predicazione degli esercizi spirituali per la curia romana in occasione della quaresima.

Pubblicato sul Foglio martedì 19 gennaio 2010

© Copyright Corriere della sera, 19 gennaio 2010 consultabile online anche
qui, sul blog di Rodari.
S_Daniele
00venerdì 22 gennaio 2010 09:29
Liturgia, azione sociale, vocazioni: priorità del nuovo primate del Belgio
Prima conferenza stampa di monsignor André "Joseph" Léonard

di Jesús Colina

BRUXELLES, giovedì, 21 gennaio 2010 (ZENIT.org).-
 
Una liturgia profonda, un'autentica preoccupazione sociale e la promozione delle vocazioni sono tre delle priorità annunciate dal nuovo Arcivescovo di Malines-Bruxelles, monsignor André "Joseph" Léonard.

Il giorno in cui è stata resa nota la sua nomina, il 17 gennaio, il primate del Belgio - accompagnato dal suo predecessore, il Cardinale Godfried Danneels - ha concesso una conferenza stampa nella quale ha ricordato che presto compirà 70 anni.

“Ciò significa che, se conserverò la buona salute che ho oggi, non avrò che cinque anni per servire questa diocesi di Malines-Bruxelles”, ha affermato nel suo incontro con la stampa questo filosofo e teologo, che è stato Vescovo di Namur per quasi 20 anni.

“Potrete quindi capire che devo stabilire delle priorità per utilizzare nel modo più efficace possibile gli anni che in teoria ho davanti a me”, ha aggiunto il presule, che in virtù del suo nuovo incarico, secondo un costume proprio del Belgio, diventa anche presidente della Conferenza Episcopale e Vescovo della Diocesi delle Forze Armate.

L'Arcivescovo ha annunciato, innanzitutto, che in questi anni desidera compiere una visita sistematica alla diocesi per conoscere la realtà sul campo.

Tre priorità

Parlando delle basi del suo futuro ministero arcivescovile, il primate ha affermato di voler promuovere una delle idee centrali proposte dal Cardinale Danneels nelle sue omelie delle ultime settimane: “l'importanza di una liturgia accurata, fedele alla grande tradizione della Chiesa, degna di Dio e degna degli uomini e delle donne che vi partecipano”.

Nel suo congedo, ha ricordato l'Arcivescovo Léonard, il suo predecessore ha auspicato “che la nostra Chiesa sia sempre più una Chiesa 'orante' e 'adorante', invitando anche in modo esplicito a sviluppare la pratica dell'adorazione eucaristica”.

“Vorrei impegnarmi con decisione in questa direzione”, ha aggiunto.

L'altra priorità pastorale che monsignor Léonard promuoverà, seguendo la via tracciata dal Cardinal Danneels, che lo ha consacrato Vescovo nel 1991, è la “preoccupazione sociale, soprattutto in materia di alloggi. Vorrei, nel modo migliore possibile, seguire i suoi passi, in questo campo come in molti altri”.

Monsignor Leónard ha poi indicato come priorità “la preoccupazione per le vocazioni, per tutte le vocazioni”.

“L'impegno di tanti cristiani – ha sottolineato l'Arcivescovo, che parla sette lingue –, uomini e donne, nella società e nelle nostre parrocchie e movimenti, è una benedizione”.

“Ad ogni modo, abbiamo anche bisogno di uomini e donne consacrati, così come di sacerdoti e diaconi”, ha affermato monsignor Léonard, che come Vescovo di Namur è noto per la crescita del suo seminario (nel quale studiano 35 dei 71 seminaristi del Belgio).

“Chiaramente non ho ricette per suscitare o attirare vocazioni alla vita consacrata o al sacerdozio, ma so che il Signore vuole donarcele e prometto di fare tutto ciò che è nelle mie possibilità per rispondere alla sua volontà”.

L'Arcivescovo ha annunciato sulla sua pagina web che, in occasione della sua nomina, ha modificato il suo secondo nome, Mutien (che aveva adottato quando era stato nominato Vescovo di Namur), in Joseph, santo patrono del Belgio. Monsignor André Mutien Léonard si chiamerà ora André Joseph Léonard. Prenderà possesso della sua sede il 28 febbraio.

[Con informazioni di Anita S. Bourdin]

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