Nella basilica papale di Santa Maria Maggiore l'ordinazione episcopale del gesuita Cyril Vasil'

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Cattolico_Romano
00martedì 16 giugno 2009 06:58
Nella basilica papale di Santa Maria Maggiore l'ordinazione episcopale del gesuita Cyril Vasil', segretario della

Congregazione per le Chiese orientali

In unione con il successore di Pietro


Il messaggio augurale del cardinale Tarcisio Bertone

Nella basilica papale di Santa Maria Maggiore in Roma, nel pomeriggio di domenica 14 giugno, si è svolta la chirotonia episcopale del gesuita Cyril Vasil', già rettore del Pontificio Istituto Orientale. Per l'occasione, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha inviato un messaggio augurale, letto all'inizio della chirotonia episcopale, da monsignor Maurizio Malvestiti, officiale della Congregazione per le Chiese orientali. Pubblichiamo qui di seguito il testo del messaggio: 

Eccellenza Reverendissima,
avrei partecipato con gioia alla Sacra Chirotonia Episcopale che Ella riceve nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, ma non mi è stato possibile a motivo di due celebrazioni che, nella Solennità del Corpo e del Sangue del Signore, mi portano fuori Roma. Desidero, tuttavia, assicurarLe la mia vicinanza spirituale mentre Le formulo cordiali voti augurali.


 
In questo momento di grazia speciale, La accompagno volentieri con la preghiera, unendomi all'invocazione di un'abbondante effusione dei doni dello Spirito Santo, che i pastori e i fedeli, raccolti nella Casa della Santa Madre di Dio in Roma e fiduciosi nella sua intercessione, elevano per Lei a Cristo Gesù.

Figlio della Chiesa greco-cattolica di Slovacchia e membro della Compagnia di Gesù, dopo aver acquisito una buona formazione e svolto un'apprezzabile esperienza come docente, Decano e Rettore nel Pontificio Istituto Orientale, Ella inizia ora una nuova missione pastorale. Il Santo Padre Benedetto XVI Le affida infatti l'importante compito di collaborare quale Arcivescovo Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, con il Prefetto, il Cardinale Leonardo Sandri, al quale rivolgo il mio cordiale pensiero, e con gli altri ecclesiastici e i laici di detto Dicastero al servizio delle amate Chiese Orientali Cattoliche. Potrà così offrire un efficace contributo al Successore di Pietro, chiamato come Vescovo di Roma a servire la verità e l'unità nella Chiesa Universale.

Porgo un deferente saluto ai Signori Cardinali presenti, e a Monsignor Slavomir Miklovs che Le conferisce la Sacra Chirotonia insieme ad altri Confratelli, ai Concelebranti e a quanti partecipano al Sacro Rito secondo la suggestiva e antica tradizione bizantino-slava.

Con particolare affetto indirizzo il mio saluto alla Chiesa che Le ha dato i natali, rappresentata dai suoi familiari e dalla Delegazione della sua Parrocchia ed Eparchia d'origine guidati dall'Eccellentissimo Metropolita e dal Vescovo Eparchiale. La fedeltà al Papa Vescovo di Roma, di cui anche nel recente passato non pochi membri di tale comunità cristiana hanno dato prova fino al martirio, vi ha mantenuti uniti profondamente a Cristo e alla sua Chiesa. Il buon seme ha così reso buona la vostra terra, che ora nella Ordinazione di Vostra Eccellenza può ammirare un altro segno del raccolto copioso preparato dal Signore.

Caro Arcivescovo Cyril, mi senta vicino a Lei; insieme a Lei mentre condivido il rendimento di grazie che innalza a Dio nel giorno in cui Le viene aperta la porta del Collegio Episcopale ed accolga i più sinceri rallegramenti per questo grande dono, in spirito di episcopale fraternità.


(©L'Osservatore Romano - 15-16 giugno 2009)
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00martedì 16 giugno 2009 07:01

Dalla Slovacchia dei martiri


Nel saluto conclusivo il nuovo presule ricorda la sua vocazione in una famiglia di sacerdoti

Al termine della chirotonia episcopale, il neo-ordinato arcivescovo Cyril Vasil' ha rivolto ai presenti un breve discorso, ricordando, tra l'altro, che nel suo anello episcopale - regalatogli dal padre - sono incastonate le reliquie dei beati martiri Peter Pavel Gojdic e Vasil Hopko, rispettivamente vescovo e ausiliare di Presov.

Siamo arrivati alla fine di una consacrazione episcopale in rito bizantino slavo, conferita a un figlio della Chiesa greco-cattolica slovacca. È il momento opportuno per un ringraziamento e per un bilancio.
Negli anni della mia infanzia la Chiesa greco-cattolica in Slovacchia viveva ancora nella situazione difficile e penosa di un'apparente libertà sotto il totale controllo del regime comunista. Una Chiesa da poco uscita dall'illegalità, da decenni privata del proprio vescovo eparchiale, il beato Peter Pavel Gojdic, morto martire nelle carceri comuniste.

Quaranta anni fa, l'11 maggio 1969, vennero ordinati i primi sacerdoti di questa Chiesa, gli uomini che per diciannove anni hanno atteso, tenendo viva la fiamma della loro vocazione. Fra questi nuovi presbiteri ordinati dal beato Vasil Hopko c'era anche mio padre Michele. Avevo 4 anni quando ho visto per la prima volta un vescovo greco-cattolico. Ho ancora nella mente la figura del beato Hopko nel momento in cui imponeva le mani sul capo di mio padre. Questo è uno dei miei primi ricordi di infanzia, il primo di una ordinazione e sicuramente il primo germe della mia vocazione sacerdotale.


 
Un'altra ordinazione - sempre in famiglia - di cui conservo un buon ricordo è quella conferita nel 1983 a mio fratello maggiore, Michele, proprio dalle mani di monsignor Slavomir Miklovs, qui presente, all'epoca vescovo agli inizi del suo servizio episcopale. Vladyka ("signore") Slavomir, infatti, dal 1983 al 1989 ottenne dal Governo il permesso di recarsi in Slovacchia per tre giorni, durante i quali conferiva gli ordini sacri ai seminaristi dell'eparchia di Presov. Quando incontrai Vladyka Slavomir, ero un giovane seminarista, appena diciottenne. Ricordo che mi disse:  "Ehi, ragazzo, mi piacerebbe proprio se riuscissi a ordinare anche te".

Il 14 giugno 1987 questo suo e mio desiderio si è realizzato. Ed è stato proprio Vladyka Slavomir che, pochi mesi dopo, ha fornito le credenziali necessarie per il mio arrivo qui a Roma. All'epoca si trattava di un salto nel buio, con un unico, forse ingenuo, scopo:  andare a Roma per studiare e poi rendersi in qualche modo utile alla nostra Chiesa.

Nella nostra famiglia era viva la memoria di padre Michal Lacko, professore del Pontificio Istituto Orientale, grande amico e protettore dei greco-cattolici. Mio padre lo ha conosciuto nel 1969 e fin da quando ero ragazzo mi parlava spesso del Pontificio Istituto Orientale. Mi diceva che i professori erano molto colti, amavano le Chiese orientali, lavoravano per esse. Erano tutti gesuiti. Da quel giorno, decisi di studiare al Pontificio Istituto Orientale. Volevo anch'io diventare gesuita. L'unico indirizzo che memorizzai, preparandomi alla fuga da un Paese oltre la cortina di ferro, fu:  via della Conciliazione 34. "Vai figliolo - mi disse il vescovo - là c'è la Congregazione per le Chiese Orientali:  in qualche modo si prenderanno cura di te, ti diranno che cosa fare". E così è stato:  l'allora segretario arcivescovo Miroslav Marusyn mi accolse con cordialità e generosità, trovandomi alloggio nel Collegio di San Giosafat, a Roma, e mi permise di studiare al Pontificio Istituto Orientale.

Tutte queste cose le dico non tanto per raccontare la mia vita, ma per ringraziare il Signore di avermi guidato e protetto. E di aver guidato e protetto anche la nostra Chiesa.

Oggi, da rettore uscente del Pontificio Istituto Orientale, iniziando il mio servizio di segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, ho ricevuto l'ordinazione episcopale dalle mani di monsignor Slavomir Miklovs, che pochi giorni fa è divenuto vescovo emerito dell'eparchia di Krizevci.
Grazie, Vladyka, per aver accettato di portare a compimento le ordinazioni conferite 22 anni fa. All'altare sono stato accompagnato dal mio confratello gesuita metropolita di Presov monsignor Babjak e dal vescovo della mia città monsignor Chautur. I miei tre consacranti, insieme con il mio compagno di banco al seminario, monsignor Peter Rusnak, rappresentano la mia Chiesa d'origine, Chiesa metropolitana sui iuris, oggi libera e fiorente.

La cerimonia si è svolta alla presenza del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Eminenza, 22 anni fa sono stato accolto dalla Congregazione come studente. Per volere di Benedetto XVI, a cui vanno i miei ringraziamenti, attraverso la sua persona la Congregazione mi accoglie oggi come segretario. Come ventidue anni fa, anche domani andrò in via della Conciliazione 34, dove lei mi dirà che cosa devo fare.

In qualche modo, la Compagnia di Gesù, rappresentata qui dal preposito generale Adolfo Nicolás, anche in questo mio trasferimento da una istituzione accademica a un ufficio di governo della Chiesa, vuole adempiere il voto dei suoi membri di "eseguire tutto ciò che il Romano Pontefice comanderà come pertinente al progresso delle anime".

A questo spirito corrisponde anche il motto Parati semper, tanto caro a tutti i miei fratelli scout. Nell'associazione italiana guide e scout cattolici della Federazione dello scoutismo europeo ho conosciuto delle persone splendide, esempi di vita cristiana e di spirito di servizio. Nella cerimonia della "partenza rover", al giovane viene consegnato il libro del Vangelo e l'ascia per farsi strada nella giungla della vita. Al vescovo, nel momento in cui inizia il servizio apostolico, viene imposto il Vangelo sul capo e gli viene consegnato il bastone, quasi a forma di forcola, e poi l'omoforion, la stola orientale episcopale simbolo della pecorella smarrita che il buon pastore deve prendere sulle proprie spalle per portarla al sicuro. Cambiano alcuni simboli ma il messaggio è lo stesso:  nello spirito del Vangelo cammina, prepara e indica la strada, proteggi il tuo gregge, dicendo e vivendo:  "Con l'aiuto di Dio, eccomi, sono sempre pronto a servire".

La forza di ogni cristiano è la sua speranza in Cristo che ci ha rivelato il Padre, che ci ha mandato lo Spirito Santo, che ha vinto la morte, che vince le tenebre del male. Questa speranza vogliamo rinnovare anche oggi, qui, sotto lo sguardo benigno e amorevole della Madre, Theotokos, Salus populi romani.
Perciò, di fronte a ogni situazione, questa è l'unica vera risposta, l'obbedienza all'invito di san Pietro:  "Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1 Pietro, 3, 15).


(©L'Osservatore Romano - 15-16 giugno 2009)
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00martedì 16 giugno 2009 07:02
L'omelia del cardinale Leonardo Sandri

Studio e ministero episcopale al servizio dell'Oriente cristiano


Durante la chirotonia episcopale del gesuita Cyril Vasil', il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha tenuto l'omelia. Ne pubblichiamo di seguito ampi stralci.

Nell'abside che sovrasta questo altare, il Signore Risorto e gli apostoli attorniano la santa Vergine nel mistero luminoso della sua Dormizione e glorificazione. Ma oggi la Madre santa vuol farci rivivere, soprattutto, l'esperienza del cenacolo di Gerusalemme, dove Cristo ha lasciato in testamento se stesso, istituendo la santa Eucaristia e il sacerdozio, e poi donando il fuoco della Pentecoste per la missione evangelica. Maria ci convoca sempre in assemblea apostolica. Gli orientali vedono qui esaltata la loro spiritualità e la loro fedeltà alla Chiesa romana, che presiede alla carità universale. In questo luogo vengono pellegrini i patriarchi delle Chiese orientali cattoliche a significare la comunione col vescovo di Roma. Qui con gioia abbiamo presentato oggi un fratello perché la potenza dello Spirito di Dio lo renda segno del Padre e legato di Cristo, ponendolo come pastore nel gregge del Signore.

In compagnia di Maria e degli apostoli, i sacri pastori le hanno conferito la chirotonia episcopale e proferito la preghiera consacratoria. Il vescovo Miklovs e gli altri consacranti hanno compiuto in persona di Cristo stesso i santi segni secondo l'ininterrotta tradizione apostolica, che è vivente nella Chiesa cattolica. Ella è ora partecipe del sommo sacerdozio di Cristo nel primo grado dell'ordine sacro.

Caro fratello, il vescovo di Roma, con autorità apostolica, l'ha chiamata all'episcopato e Cristo l'ha consacrata e inviata. Il legame visibile col Papa si fa più stretto poiché è strettissimo il vincolo sacramentale di ogni vescovo con Cristo. Grazie a questo legame la Chiesa Madre diventa pienamente anche Sposa. L'amore sponsale cristiano, grazie anche al suo ministero episcopale, procederà come onda salvifica verso i fratelli e le sorelle in Cristo e verso l'intera famiglia umana.

Il Successore di Pietro l'ha introdotta nel collegio episcopale e le rimarrà al fianco per confermarla come fratello nella professione della fede.

Il Papa, addirittura, l'ha chiamata, arcivescovo Vasil', a esercitare questa sollecitudine direttamente nella Curia Romana, che lo coadiuva nel servizio petrino alla Chiesa universale. E, quasi di grazia in grazia, l'ha voluta a servizio delle Chiese orientali cattoliche di cui è figlio. Così può rivolgersi a quanti sono venuti dalla Chiesa bizantina di Slovacchia, in particolare da Kosice e da Presov, riconoscendosi fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore, nella gioiosa esperienza della paternità e della fraternità che si fondono nella grazia di Dio.

Caro arcivescovo Cyril, la Sacra Scrittura appena proclamata raccoglie la sua vita per presentarla al Signore. La attorniano oggi i più stretti familiari, compresi il padre e il fratello:  anch'essi sono stati coinvolti nel mistero della chiamata e sanno bene che il lasciare per Cristo è sempre un misterioso riavere centuplicato proprio in fraternità e paternità.

La lettera di san Paolo ai Romani pare invece richiamare quella ricerca di verità che Ella ha condotto accanto a sapienti maestri, a cominciare dai genitori, e continuata da sacerdoti e da tanti altri. La sua parrocchia e la sua eparchia; la formazione al sacerdozio tra mille difficoltà imposte dalla persecuzione; il successivo approdo alla Compagnia di Gesù e al Pontificio Istituto Orientale, che la accolse discepolo nella facoltà di diritto canonico orientale per riaverla maestro e guida:  sono tappe della ricerca e dell'incontro. Lei ha tanto indagato la verità come si è sedimentata nel diritto ecclesiastico. La legge della Chiesa, da lei ben conosciuta, rimarrà un buon orientamento per il servizio episcopale alle Chiese orientali cattoliche, perché possano "crescere e fiorire" a bene della Chiesa intera e a incremento dell'unità dei cristiani. Con speciale affetto saluto i rappresentanti delle Chiese ortodosse qui presenti, condividendo fraternamente la preghiera per l'unità di tutti i battezzati. Solo insieme i discepoli di Cristo potranno, infatti, preparare il giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo.

Mentre condivido il suo grazie a Dio e ai fratelli, saluto la sua famiglia, con ricordo anche per la cara mamma che dal cielo è partecipe della nostra immensa gioia. E le rinnovo il benvenuto cordiale della nostra Congregazione, senz'altro condiviso dai pastori e dai fedeli delle amate Chiese orientali. San Pietro, dal quale ha preso il motto episcopale parati semper, la sostenga nel rendere ragione prontamente della fede.

Ma "sempre pronti" desideriamo essere tutti noi con lei a magnificare il Signore nell'ora della serenità, come in quella del sacrificio e della prova.


(©L'Osservatore Romano - 15-16 giugno 2009)
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00martedì 16 giugno 2009 07:03

La chirotonia episcopale nel rito bizantino-slavo


di Manuel Nin

Sotto i magnifici mosaici della basilica papale di Santa Maria Maggiore, che dal v secolo illustrano e insegnano ai fedeli i misteri della fede cristiana, si è svolta nel primo pomeriggio di domenica 14 giugno la chirotonia episcopale - celebrata secondo la tradizione bizantina - del nuovo segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, il gesuita Cyril Vasil'.

Figlio e fratello di sacerdoti greco-cattolici slovacchi, Vasil' appartiene a una delle Chiese orientali cattoliche del centro Europa che, risorta quasi dalle ceneri in cui fu ridotta durante il periodo comunista, ha ripreso vitalità e slancio di vita cristiana.

L'ordinazione è stata conferita dal vescovo Slavomir Miklovs, che già ventidue anni fa conferì allo stesso padre Cyril l'ordinazione sacerdotale, e dai vescovi Ján Babiak e Milan Chautur, ambedue eparchi della Chiesa greco-cattolica slovacca. Erano presenti, oltre ad alcuni cardinali, tra i quali il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, Leonardo Sandri, molti vescovi greco-cattolici dell'Europa e diversi vescovi di tradizione latina.

Nella tradizione bizantina l'ordinazione episcopale avviene dopo l'ingresso col Vangelo, cioè prima delle letture della Sacra Scrittura, mentre quella sacerdotale avviene prima dell'anafora, e quella diaconale alla fine dell'anafora e prima della comunione, a indicare il ruolo che ognuno ha nella celebrazione della Divina liturgia.

Dopo l'ingresso col Vangelo e il canto dei tropari e dell'inno Trisàghion, l'eletto viene portato dinanzi al vescovo ordinante, che gli chiede per tre volte la sua professione di fede. In piedi sopra un tappeto su cui è rappresentata un'aquila - simbolo del ministero di cura e di veglia che il vescovo, come aquila che sorveglia dall'alto la nidiata, dovrà esercitare sul suo gregge - confessa la sua professione di fede davanti ai vescovi e davanti alla Chiesa che lo accoglie, divenendo il suo gregge. Tre sono le professioni di fede proclamate dall'eletto:  la prima è il credo niceno costantinopolitano; la seconda, molto più dettagliata, in cui si sviluppano aspetti trinitari e cristologici; la terza, infine, nella quale si approfondisce soprattutto il tema dell'incarnazione del Verbo di Dio.

Tre professioni di fede, quindi, che riassumono la fede della Chiesa, formulata già nei grandi concili ecumenici dei secoli iv e v. Esse, inoltre, hanno una forte dimensione ecclesiologica in quanto sono proclamate alla presenza dei vescovi ordinanti e della comunità cristiana radunata.

All'eletto viene poi consegnato l'epigonàtion - sorta di stoffa triangolare che cade sul ginocchio destro - e il pastorale, simboli del ministero del pastore verso la sua Chiesa:  "bastone di appoggio e di sostegno... di correzione e di punizione..." recita la preghiera del vescovo nel consegnare il pastorale. L'eletto poi, accompagnato dai tre vescovi ordinanti, compie tre giri intorno all'altare baciandone i quattro angoli, a indicare il vincolo e la piena configurazione del vescovo con Cristo, di cui l'altare è simbolo.

Questa simbologia cristologica dell'altare si trova anche ben presente nel sacramento dell'ordine e del matrimonio secondo le tradizioni orientali. Mentre l'eletto compie i tre giri, si cantano i tropari dei martiri, degli apostoli e della Madre di Dio, cioè di coloro che hanno predicato con la loro vita, la loro parola e il loro sangue il Vangelo di Cristo, e a lui sono stati pienamente configurati. Successivamente l'ordinando si genuflette davanti all'altare e appoggia su di esso le mani e la testa. Il primo dei vescovi apre l'evangeliario - sostenuto dagli altri due presuli - e lo colloca sul capo dell'eletto dalla parte del testo. Tutti gli altri vescovi presenti si avvicinano per imporre anche loro le mani, mentre il primo ordinante recita le tre preghiere di ordinazione. La prima recita:  "La grazia divina che ha sempre guarito le debolezze e rimpiazzato le mancanze, ha designato il piissimo prete Cirillo per essere vescovo della città di Tolemaide di Libia. Preghiamo per lui affinché venga su di lui la grazia dello Spirito Santo".

Si tratta di una delle formule epicletiche più arcaiche presenti nella liturgia delle Chiese cristiane orientali. Seguono altre due preghiere in cui si chiede che il nuovo vescovo sia fortificato con la grazia dello Spirito Santo e "sia imitatore tuo (Cristo), di te che sei il vero Pastore che ha dato la sua vita per le pecore. Fa' di lui una guida per i ciechi, una lucerna per coloro che sono nelle tenebre, un precettore per gli ignoranti, un pedagogo per i piccoli, una luce nel mondo".

L'ordinato viene poi rivestito coi paramenti episcopali. Prima di farglieli indossare il vescovo ordinante li mostra ai fedeli acclamando:  axios (degno), a cui tutta l'assemblea con forza risponde all'unisono:  axios, axios, axios, a indicare l'accoglienza che la Chiesa fa del vescovo che gli viene dato come pastore. Quindi la Divina liturgia continua con le letture dell'apostolo e del Vangelo.

A conclusione della liturgia, l'arcivescovo Vasil' ha percorso la navata di Santa Maria Maggiore benedicendo la comunità dei presenti. Tra questi, molte persone venute dalla Slovacchia, nella cui Chiesa è nato, è cresciuto e si è formato, in seno a una famiglia sacerdotale nella tradizione delle Chiese Orientali cattoliche, con il padre e un fratello sacerdoti, testimoni di una Chiesa sofferente ma allo stesso tempo feconda. Tra gli altri erano presenti, oltre al cardinale Sandri, i cardinali Bernard Francis Law, Jozef Tomko e Tomás Spidlík, gli arcivescovi Nikola Eterovic e Antonio Maria Vegliò, il vescovo Brian Farrell e il vescovo eletto Krzysztof Nitkiewicz, monsignor Eleuterio F. Fortino, i rappresentanti delle Chiese ortodosse Simeone Catsinas di Costantinopoli, Philippe Vassiltsev di Mosca e Kliment Bobchev di Bulgaria. Presenti anche i confratelli gesuiti, i colleghi docenti, il direttore del nostro giornale e, soprattutto, numerosi studenti che hanno avuto il nuovo presule come professore nelle discipline canoniche delle Chiese orientali.

Cristo Pantocratore, nell'abside della basilica Liberiana, coronando Maria sua Madre, la sua Chiesa, quella di Roma e quella sparsa da Oriente a Occidente, coronerà sicuramente con la sua benedizione il ministero episcopale del nuovo vescovo. L'arco trionfale della basilica reca l'iscrizione Xystus episcopus plebi Dei:  un augurio affinché tutto il ministero episcopale del vescovo Cyril sia offerto come dono "al popolo di Dio".



(©L'Osservatore Romano - 15-16 giugno 2009)
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