Oggi alle ore 10.30 al Duomo di Messina si celebrano i funerali delle vittime dell'alluvione

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S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 07:49
MESSINA: NOTTE DI VEGLIA PER VITTIME, E' LUTTO NAZIONALE

Messina, 10 ott. - Lunga veglia nella cattedrale di Messina dove ieri, intorno alle 19, sono state portate le bare avvolte dal Tricolore di 21 delle 28 vittime dell'alluvione finora recuperate. Alcune famiglie, infatti, hanno scelto cerimonie private in luogo dei solenni funerali di Stato che saranno celebrati questa mattina alle 10.30, nel giorno del lutto nazionale, alla presenza del premier Silvio Berlusconi, del presidente del senato Renato Schifani che rappresentera' il capo dello Stato e del ministro alla Giustizia Angelino Alfano.
  Intensa la commozione dei familiari e dei numerosi messinesi che hanno accolto e vegliato le salme. Anche questa mattina diversi cittadini si stanno recando nella chiesa madre per rendere omaggio alle vittime e portare loro un fiore. E la citta' si ferma: scuole chiuse e saracinesche abbassate in segno di partecipazione al dolore collettivo.

(AGI)
S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 08:04

Sfila "muto" il corteo d'anime fino al Duomo. La commozione dei presenti



Nessuna parola. Nessun pianto. Nessun gesto di disperazione. Il dolore dei messinesi è intimo, va al di là della commozione.

Tra gli occhi bassi di una "platea" silente, in un'atmosfera irreale, sfila il corteo d'anime, che accompagna le salme delle vittime dell'alluvione al Duomo.

Pochi occhi scrutano. Gli altri guardano il vuoto in un silenzio che raccoglie il dolore di tutti. La città si ferma, anche se solo per un attimo. Nessun clacson. Gli automobilisti attendono pazienti la lenta processione fino alla Cattedrale. Alcuni scendono anche dalle proprie vetture in segno di rispetto. 

Le auto che ospitano i feretri avvolti nella bandiera italiana procedono a passo d'uomo. I negozianti del la via I Settembre partecipano ad uno spettacolo irripetibile, un momento di raccoglimento in cui una città muta rivive la tragedia.



Al Duomo giungono le auto che vengono disposte in ordine davanti all'ingresso della Basilica. Gli autisti scendono dalle vetture in attesa di disposizioni. Tutto attorno una folla attende il momento solenne ed insieme intimo dell'arrivo di tutti i feretri. Si sentono solo bisbigli, silenziosi confronti tra chi assiste ad un istante che è un pezzo di storia della città.

All'interno della cattedrale tutto è pronto per domani mattina quando Monsignor La Piana darà voce a chi vuole solo dare l'ultimo saluto alle vittime dell'alluvione. A chi è nei feretri avvolti dal tricolore e a chi è ancora sepolto sotto fango.


Fonte

S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 08:26

Funerali. Il Presidente Napolitano non verrà: "A Simone Neri sarà conferita la medaglia al valore civile"





Fugato ogni dubbio: Giorgio Napolitano non ci sarà. A rappresentare il Capo dello Stato, domani ai Funerali delle vittime dell'alluvione, il presidente del Senato, Renato Schifani.

Per "recuperare" alla sua assenza, giustificata da un "impedimento", come recita un comunicato inviato dal Colle, il Presidente della Repubblica ha annunciato che Simone Neri avrà la medaglia d'oro al valore civile.

Dal Quirinale, infatti, si annuncia l'immediato avvio dell'istruttoria per il "conferimento, con procedura d'urgenza, della Medaglia d'Oro al valore civile a Pasquale Simone Neri che nel tragico evento ha sacrificato la propria vita per salvare quella di altri concittadini".

Napolitano ha chiesto a Schifani, in città pochi giorni fa in visita agli alluvionati, di rappresentarlo e di "rinnovare ai familiari e alle comunita' l'espressione del suo profondo cordoglio".

Il presidente Napolitano non sarà presente ai funerali ma invierà una corona per onorare i morti di Messina, mi sarebbe piaciuto averlo qui, probabilmente impegni importanti lo trattengono altrove”. Lo ha detto il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, stamani in prefettura. “Non posso che esprimere il mio dispiacere perché il capo dello Stato è il presidente degli italiani noi gli dobbiamo rispetto. Spero che avrà altre occasioni per venire a Messina, soprattutto per rendersi conto della drammaticità degli eventi che abbiamo vissuto, che stiamo vivendo, e che temo vivremo, se non ci saranno interventi da parte della Regione, dello Stato e dell’Ue”.


Fonte
S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 08:51
I funerali saranno trasmessi in diretta sia dalla Rai sia su Sky

Diretta tv online
S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 12:15
Tutta Messina per l'ultimo saluto

Negozi chiusi e saracinesche abbassate in ogni via

Assente il presidente Napolitano, al suo posto Schifani. In cattedrale 21 bare, tutte avvolte nella bandiera tricolore

MESSINA - È il giorno più triste per Messina che deve dare l'ultimo saluto a 21 vittime dell'alluvione. Negozi chiusi e saracinesche abbassate in tutta la città che in massa si è spostata davanti al Duomo. I funerali sono iniziati alle 10.40 con un'applauso. Le bare, sistemate una accanto all'altra su due file ai piedi dell'altare della Cattedrale, sono la prova visibile dell'immensa tragedia che ha segnato per sempre Messina e Scaletta Zanclea. Sono avvolte nel Tricolore perché qui, come in Abruzzo, si è consumata una tragedia che tocca tutta l'Italia.

LUTTO NAZIONALE - Ecco perché oggi è giornata di lutto nazionale e sono presenti il presidente del Senato Renato Schifani, chiamato a rappresentare il capo dello Stato, e il premier Silvio Berlusconi. La cerimonia religiosa è officiata dall'arcivescovo Calogero La Piana che concelebra con l'arcivescovo emerito Giovanni Marra e quello di Palermo Paolo Romeo, presidente della Conferenza episcopale siciliana. Presente anche padre Martin Epure della chiesa di rito ortodosso per la benedizione della salma di una donna romena. Soprattutto ci sono le famiglie, le comunità colpite e migliaia di persone dentro e fuori il duomo, attraversate da una commozione frammista a rabbia. L'immagine più toccante è quella di Raffaella Maugeri, mamma di Leo e Cristian, i due fratelli di 23 e 22 anni trovati abbracciati sotto alla macerie della loro casa, in via Puntale.

DA L'AQUILA - Molti sono venuti da lontano, con i traghetti: come alcuni residenti de L'Aquila, città devastata dal terremoto; o un gruppo di calabresi, «Reggio piange i fratelli», si legge in uno striscione con i colori della bandiera italiana. Mentre la città si ferma: bandiere a mezz'asta, le scuole sono chiuse, le saracinesche abbassate. In chiesa anche i ministri Angelino Alfano e Stefania Prestigiacomo, il capo della protezione civile Guido Bertolaso, il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo e il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro. Nella chiesa madre ci sono solo 21 delle 28 vittime dell'alluvione finora recuperate, una delle quali non ancora identificata; per le altre i familiari hanno scelto cerimonie private. Erano di Scaletta Zanclea, Giampilieri, Altolia, Briga e Molino. Ma oggi è come se ci fossero tutti, anche gli otto dispersi che hanno un nome e che si continua a cercare nel fango diventato come cemento.

LA BARA BIANCA - C'è la bara bianca della piccola Ilaria, 5 anni, coperta da fiori bianchi accanto a quella della madre. Il visino dolce e gioioso sorride da una foto. L'hanno cercata per giorni, solo mercoledì sera sono riusciti a recuperare il suo corpo sotto le macerie di casa in via Puntale a Giampilieri superiore. Il fango ha negato il futuro anche alla madre Teresa Macina, 40 anni, che era stata recuperata due giorni prima. Avvolta nella bandiera c'è la bara di Pasquale Neri, 29 anni che tutti conoscevano come Simone e che ha salvato otto vite: avrà la medaglia d'oro al valor civile. Ci sono poi i feretri dei fratelli Cristian e Letterio Maugeri di 22 e 23 anni, finiti sotto il fango con il nonno Letterio Maugeri. Un'unica bara è coperta dalla bandiera romena, quella di Monica Balascuta, 48 anni. È morta insieme a Concetta Cannistraci che accudiva come badante. Nell'inferno di fango e detriti hanno perso la vita anche Giuseppa Calogero, 81 anni, Maria Carmela Barbera, 81 anni, Salvatore Scionti, 64 anni, Giuseppe Tonante, Agnese Falgetano, 44 anni, Francesco De Luca, Maria Letizia Scionti, 33 anni, Carmela Oliveri, 47 anni, Luigi Costa, 41 anni, Maria Li Causi, 84 anni, Maria Restuccia, 72 anni, Salvatore Zagami,45 anni, Martino Scibilia 86 anni.

L'OMELIA- «Il vostro silenzio, mie cari fratelli defunti è il grido più eloquente di ciò che tutti noi oggi osiamo sperare, chiedere e gridare ai responsbaili della cosa pubblica: restituiteci la serenità, dateci la garanzia di un piano di sicurezza, fatto di opere concrete e non di carte o di parole vuote e di circostanza, perchè simili targedie non abbiamo più ad accadere». Sono le dure parole pronunciate da monsignor Calogero La Piana, arcivescovo di Messina, nella sua Omelia per i funerali solenni che si stanno celebrando al duomo di Messina per le vittime dell'alluvione. «Il grido di Gesù - 'Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato' - è il grido dell'umanità sofferente, è il grido di questa comunità profondamente scossa dal tragico evento dell'alluvione, è il grido della popolazione dell'Abruzzo colpita dal terremoto. È il grido degli uomini provati in ogni angolo della terra da devastanti inondazioni o calamità naturali». Al termine dell'omelia un uomo all'interno del Duomo ha urlato: «Forza Silvio, rimetti a posto l'Italia sei l'unico che può farlo». Un incitamento rivolto al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. L'anziano è stato prima invitato a fare silenzio e gli è stato poi chiesto di uscire dalla chiesa.

www.corriere.it

Gabbianella1.
00sabato 10 ottobre 2009 12:30







Accogli queste anime ,Signore ,
che possano godere della Tua Misericordia.
Amen.

S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 12:53

























S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 12:58








S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 13:03






S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 13:13
Messina/ Messaggio Papa: comune impegno per superare difficoltà

Intensa vicinanza a familiari vittime, feriti e superstiti


Roma, 10 ott. (Apcom)

"Eterna pace e vita senza fine per i defunti". Così il Papa nel messaggio inviato in occasione dei funerali di 21 delle vittime dell'alluvione nel messinese, in corso nel Duomo del capoluogo siciliano. Il Papa ha anche voluto fare giungere ai familiari in lutto, ai feriti e a chi è sopravvissuto "l'espressione della più intensa vicinanza insieme all'auspicio di un comune e generoso impegno per superare difficoltà e sofferenze causate dal tragico evento, affidando quanti sono nel dolore alla materna intercessione della Vergine Santa".

© Copyright Apcom

MESSINA: MESSAGGIO PAPA A FAMILIARI VITTIME E DISPERSI

Un messaggio del Santo Padre diretto ai familiari delle vittime e dei dispersi e' stato letto ad inizio del rito funebre nella cattedrale di Messina. ''Eterna pace e vita senza fine per i defunti'' ed unendosi al dolore della popolazione italiana, particolarmente dell'amata Sicilia, aggiunge: ''L'espressione della sua intensa vicinanza insieme all'auspicio di un comune impegno per superare le difficolta' e le sofferenze causate dal tragico evento, affidando quanti sono nel dolore alla materna intercessione della Vergine Santa''.

© Copyright Asca
S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 15:43
Il messaggio del Papa ai funerali delle vittime del nubifragio di Messina

Grande partecipazione stamani nel Duomo di Messina ai funerali delle vittime del nubifragio che ha colpito la città la scorsa settimana. Il Papa si è unito al dolore delle popolazioni coinvolte, esprimendo in un messaggio la sua “intensa e affettuosa vicinanza, insieme al vivo auspicio di un comune e generoso impegno per superare difficoltà e sofferenze causate dal tragico evento”. Da Messina il servizio di Patrizia Casale:

C’è il sole, ma oggi è un giorno triste per Messina. Dentro il Duomo le bare delle vittime dell’alluvione: sono 21. Alcune esequie si sono già tenute. Sono avvolte nel tricolore come in Abruzzo, perché questa è una tragedia nazionale. Una, quella di una donna straniera, con la bandiera romena. Su quella della piccola Ilaria De Luca, palloncini bianchi. Forte, dentro e fuori il Duomo, la commozione dei messinesi e quella di altri cittadini venuti dalla Calabria ed anche dall’Aquila per rendere omaggio ad una comunità colpita da un dolore troppo grande. In prima fila il premier Berlusconi, il presidente del Senato Schifani, i ministri siciliani Alfano e Prestigiacomo, il capo della Protezione Civile, Bertolaso. In apertura, è stato letto il messaggio del Pontefice, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone: il Papa ha espresso la sua intensa e affettuosa vicinanza invocando "dal Signore eterna pace e vita senza fine per i defunti" ed esortando quanti sono nel dolore ad affidarsi alla Vergine Santa. Poi, sono stati ricordati i nomi delle vittime uno per uno, scanditi dagli applausi. Fortissimo quello per Simone Neri, il giovane morto dopo aver salvato otto persone e a cui sarà conferita la medaglia d’oro al valore civile. Applausi anche per i dispersi. Durante l’omelia il vescovo di Messina, La Piana, ha accostato la sofferenza delle vittime e dei loro familiari a quella di Cristo morente sulla Croce, la cui anima si affida a Dio: 
“Sul legno della Croce ha chiesto al Padre il perché di tanto dolore, di tanto abbandono, e di così grande ingiustizia che si abbatteva su di Lui: 'Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?' ... grido intenso di dolore ed atto di abbandono fiducioso al Padre. Sulla Croce, mentre avverte vicina la morte, un secondo grido risuona, ancora più forte e più intenso del primo, sulla bocca di Gesù: 'Nelle tue mani, o Padre, consegno il mio spirito'. E’ il grido della speranza, della sua ferma fiducia nel riconoscersi Figlio prediletto dal Padre, da Lui amato ed accolto”.

Mons. La Piana ha poi esortato le autorità a restituire alla gente sicurezza e serenità:

“Ci sentiamo profondamente ed intimamente uniti con quanti sono stati direttamente coinvolti nella tragedia di questi giorni, solidali con le loro sofferenze e le loro ansie, ma anche con le loro speranze e la loro volontà di ricominciare, ed uniamo la nostra voce alla loro per invocare aiuto, sostegno e vicinanza delle istituzioni ... Ciò che non riusciamo a tollerare è il reiterato tentativo di strumentalizzare per l’ennesima volta il dramma di questa nostra terra e di questa nostra amata gente”.

Al termine delle esequie, applausi scroscianti all’uscita delle bare e tanta compostezza. Migliaia di persone in silenzio hanno atteso i feretri. Ora però bisogna dare corpo alla speranza, ridare una casa a chi l’ha perduta, ridare dignità a chi non ha più nulla.

© Copyright Radio Vaticana
S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 15:47
Messina, il giorno del dolore

Un lungo applauso rende omaggio alle vittime. Duomo gremito di folla.
Berlusconi: «Ricostruzione rapida come in Abruzzo». Contestazioni
MESSINA

Messina come L’Aquila, costretta a dare l’ultimo saluto ai suoi concittadini uccisi da un evento naturale catastrofico sul quale ha pesato certamente anche una ’causà umana, quella di case che, a Messina come all’Aquila, sono forse state costruite con ’leggerezzà fatale. Si sono celebrati oggi, davanti a una città commossa e all’Italia che, come sempre quando accade una tragedia, si è risvegliata solidale e si è stretta attorno ai messinesi, i funerali solenni per 21 delle 28 vittime dell’alluvione che ha colpito il fragile litorale sud della città dello Stretto.

Gremito il bel Duomo di Messina, gremito il sagrato davanti alla Cattedrale: tutti, messinesi e "reggini", persino aquilani giunti in segno di rispetto, per l’estremo saluto a tutte quelle bare. Il dolore in chiesa era tangibile, palpabile nei volti chiusi come un pugno, nelle lacrime all’angolo degli occhi, nelle bocche serrate trattenute con le mani, come se l’anima potesse scappare fuori e perdersi. Per testimoniare l’esistenza dei troppi bambini i cui corpi ancora il fango non vuole restituire c’erano dei palloncini bianchi legati alle bare degli adulti, come all’Aquila c’erano quelle strazianti bare bianche poste come in un abbraccio sui feretri dei genitori: poi, al termine dei funerali, i palloncini sono stati liberati, per lasciarli volare nel cielo.

E se il messaggio del Papa colpisce parlando della necessità di «un comune impegno per superare le difficoltà», quello dell’arcivescovo di Messina, monsignor Calogero la Piana, colpisce per la forza delle sue denunce chiare, inequivocabili: quello di Messina «è un territorio bello, ma troppo spesso sfregiato, violentato dal peccato dell’uomo, da interessi privati ed egoistici, noncuranza, logiche perverse e speculazioni di ogni ordine e grado». E poi l’appello a «non strumentalizzare questa tragedia». «Si è parlato di tragedia annunciata, di stato di calamità, di strade sbriciolate impraticabili, di intere famiglie sfollate, di numerosi feriti, di danni economici ingenti e di fondi stanziati, di cordoglio nazionale, di funerali solenni o di Stato, ma si è voluto anche polemizzare, giudicare e condannare con sufficienza e presunzione».

«Ciò che non tolleriamo - ha detto - è il reiterato tentativo di strumentalizzare il dramma di questa terra e questa amata gente». Infine il severo richiamo alle istituzioni, al Governo regionale e a quello nazionale: «Il vostro silenzio miei cari fratelli defunti è il grido più eloquente di ciò che tutti noi oggi osiamo sperare, chiedere e gridare ai responsabili della cosa pubblica: restituiteci la serenità, dateci la garanzia di un piano di sicurezza fatto di opere concrete e non di carte o di parole vuote o di circostanze, perchè simili tragedie non debbano più accadere».

In chiesa il premier Silvio Berlusconi, che stamattina ha ribadito che le nuove case «saranno costruite in tempi brevi», seguendo l’esempio di quanto fatto in Abruzzo, di questo tragico gemellaggio nel dolore, il presidente del Senato Renato Schifani in rappresentanza del Capo dello Stato, il capo del dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso. Un nutrito gruppo di persone ha vivacemente contestato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi urlando: "buffone", "andate via", "assassini", "è colpa vostra". Lungo il tragitto, che Berlusconi ha percorso protetto dagli uomini della scorta e dalle forze dell’ordine, anche qualche applauso e incoraggiamento: un uomo si è avvicinato al presidente del Consiglio urlando "forza Silvio, vai avanti".

Presente in chiesa la ’schierà dei politici siciliani: il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, l’onorevole Antonio Martino che è di Messina, l’esponente del Pd Angela Finocchiaro, il governatore della Regione Raffaele Lombardo. Per Simone Neri, la cui bara ha aperto il corteo dei feretri al termine dei funerali solenni, è arrivata una medaglia d’oro al valore, per avere salvato otto persone prima di cedere, di arrendersi al fango e perdere la vita. Ora, è il tempo della ricerca degli altri corpi, dei dispersi, è il tempo del dolore ed è il tempo delle responsabilità.

www.lastampa.it
S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 15:50






S_Daniele
00sabato 10 ottobre 2009 15:55






S_Daniele
00lunedì 12 ottobre 2009 07:25
"La nostra gente uccisa due volte"

A Messina rabbia e lacrime dei parenti delle vittime
L'arcivescovo: basta parole, sicurezza per questa terra
PIERANGELO SAPEGNO
INVIATO A MESSINA

Non c’era la bara numero 28, nella cattedrale di Messina. La bara di una donna senza nome, e senza la dignità di una vita prima della morte. Perché quella bara nessuno l’ha ancora mai cercata e nessuno l’ha ancora pianta, e non poteva esserci il suo cadavere, che non è mai esistito, nemmeno nell’elenco dei dispersi. C’erano 21 bare, disposte su due file, avvolte dal tricolore, attorno a quella di Ilaria, di 5 anni, che è morta seduta con il suo pigiamino sul divano, così come l’hanno vista, davanti alla tv.

I palloncini
Ma non c’erano le salme di Francesco e Lorenzo, di 6 e 2 anni, perché non le hanno ancora trovate. C’erano solo due palloncini bianchi con i loro nomi. Non c’erano 7 dispersi, e non c’erano altri 6 morti perché i familiari hanno preferito i funerali privati. C’era un dolore mesto, quasi arreso alla sua incomprensione. C’erano i nostri sguardi che dovrebbero cercare le cose invisibili, anche quando non ci riescono, come dice San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, recitata prima dell’omelia: «Le cose visibili durano un attimo. Quelle invisibili sono eterne». Però c’era Antonino Amante, sfollato all’Hotel Europa, venuto qui davanti con il pullman, «perché», come dice sforzandosi di non piangere, «potevo esserci io fra quelle bare», e non c’era la signora Carmelina, 51 anni, da Scaletta Zanclea, che non ha voluto salire su quello stesso pullman ed è restata nel suo albergo di senzacasa, al Palace, «perché non voglio vedere la mia gente morire due volte, perché non ce la faccio».

Strani funerali, quelli di Messina. C’erano 5 mila persone, dentro e fuori il Duomo, che sono tante, ma non sono troppe. C’era gente venuta dalla Calabria e da tutta la Sicilia, e forse non c’erano molti abitanti di Messina. C’era tutto il silenzio invocato dall’arcivescovo Calogero La Piana nella sua omelia: «Il vostro silenzio, miei cari fratelli defunti, è il grido più eloquente di ciò che tutti noi oggi osiamo sperare, chiedere e gridare ai responsabili della cosa pubblica: restituiteci la serenità, dateci la garanzia di un piano di sicurezza fatto di opere concrete e non di carte o di parole vuote o di circostanza, perché simili tragedie non debbano più accadere». Che cosa sarà di queste grida? Nel silenzio dei suoi morti, forse ieri Messina ha pianto un altro silenzio sconosciuto, quello di tutti coloro che non c’erano dentro questa rappresentazione dolorosa. C’era una signora da sola, che è rimasta per tutta la Messa seduta in lacrime davanti a una bara, tutta vestita in nero e con gli occhiali scuri per nascondere i suoi singhiozzi.

Immobile
Non s’è mossa mai, nemmeno quando è venuto il presidente del Senato Schifani, chinato sopra di lei per dirle due parole. E’ rimasta ferma, come se non ci fosse. C’erano 4 mila persone fuori, sul sagrato, e qualcuno aveva un cartello e qualcuno una bandiera. C’erano donne che piangevano, e c’era un signore che diceva alle tv che era «fiero di essere messinese». C’erano gli applausi che scandivano i nomi dei morti, letti uno per uno dai loro parroci, e quelli che accompagnavano il loro cammino fuori dalla Chiesa. Sulle bare c’erano 20 bandiere italiane e una bandiera romena, quella di Monica Basculaje, la badante che è rimasta a morire per resistere accanto a Concetta Cannistraci, di 83 anni. C’erano tutt’e due le salme, sparse nelle due file sotto l’altare. C’erano le autorità, ma non c’era il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e ieri il «Giornale» l’aveva attaccato per questo: «Non viene per non stringere la mano a Berlusconi». C’era il premier, Silvio Berlusconi, accanto al presidente del Senato Renato Schifani. C’era il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, quello dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, e c’era il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, che ha continuato a parlare al capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, anche quando la Messa era già cominciata.

C’erano le parole dell’arcivescovo di Messina, Calogero La Piana, che risuonavano quasi stanche, più che ammonitrici: «Si è parlato di tragedia annunciata, di stato di calamità, di strade sbriciolate impraticabili, di intere famiglie sfollate, di numerosi feriti, di danni economici ingenti e di fondi stanziati, di cordoglio nazionale, di funerali solenni o di Stato. Si è voluto anche, come avviene sovente in circostanze simili, polemizzare, giudicare e condannare con sufficienza e presunzione. Ma ciò che non riusciamo a tollerare è il reiterato tentativo di strumentalizzare per l’ennesima volta il dramma di questa nostra terra e di questa nostra amata gente». Eppure, alla fine, è come se proprio tutto quello che manca commuovesse di più, non solo il silenzio dei morti, ma pure le parole non dette e quelle che forse un giorno qualcuno dovrà spiegare anche a coloro che non c’erano dentro i funerali di Messina. Nella cerimonia che si chiudeva, c’erano le bare che uscivano portate a spalla. C’era quella di Simone Neri, il marinaio che ha salvato 8 persone. E c’era quella di Ilaria, che aveva legato un palloncino bianco dietro, con il suo nome. Appena fuori, l’hanno liberato per volare in cielo, assieme a tutti quelli che non c’erano.


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