Ogni giorno con i padri della chiesa

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Cattolico_Romano
00giovedì 13 novembre 2008 11:52
Il vero comportamento cristiano

Bisogna che il cristiano, divenuto in ogni cosa superiore alle giustificazioni secondo la legge, non giuri né menta.

Non bisogna essere blasfemi, non bisogna far violenza, non bisogna rendere male per male, non bisogna adirarsi.

Bisogna essere pazienti, tollerando qualunque cosa, e rimproverare equamente l’offensore, non per sentimento di vendetta, ma per desiderio di correggere il fratello, secondo il comando del Signore.

Non bisogna parlare contro il fratello in sua assenza con lo scopo di calunniarlo, cosa che è maldicenza, anche se è vero ciò che si dice.

Basilio di Cesarea, Lettera 22,1
Cattolico_Romano
00domenica 16 novembre 2008 17:08
Lode alla Maestà divina

Per l’unità di natura, o Maestà divina, glorifico te come di uguale onore nelle tre Persone; poiché sei vita e donatrice di vita sovrabbondante, unico Dio nostro, e non c’è santo fuori di te, Signore.

Le schiere immateriali e celesti tu le sottoponesti come specchio della tua bellezza, a inneggiare senza posa te, Trinità e unica Maestà indivisibile. E ora accetta la lode anche dalla nostra bocca fangosa.

Consolida nella pietra della fede e dilata nell’oceano del tuo amore il cuore e la mente dei tuoi servi, Dio unico, trisolare; poiché tu sei il nostro Dio in cui speriamo, e non saremo delusi.


Giovanni Damasceno, Ochtoéchos, TI

Cattolico_Romano
00lunedì 17 novembre 2008 18:58
 La preghiera al primo posto


La divina parola ci fa conoscere l’insegnamento sulla preghiera e per suo mezzo spiega ai discepoli che ne sono degni e che ne cercano la conoscenza, in che modo convenga rendersi benevolo l’ascolto divino attraverso le parole della preghiera.

La preghiera infatti, questa sacra e divina attività, è trascurata e omessa dalla maggior parte delle persone nel corso della vita.

Su questo punto, dunque, mi sembra che sia opportuno testimoniare con la parola, per quanto è possibile, anzitutto che è assolutamente necessario essere assidui nella preghiera, come dice l’Apostolo (Rm 12,11), poi porgere ascolto alla voce divina che ci suggerisce il modo con cui bisogna rivolgere la preghiera al Signore.

Vedo che nella vita presente ci si affanna di più per tutte le altre cose: chi si volge con lo spirito a una meta, chi a un’altra, ma il bene della preghiera non sta a cuore alla gente.


Gregorio di Nissa, La preghiera del Signore 1


Cattolico_Romano
00martedì 25 novembre 2008 18:59
Chiedete e riceverete

Io ti supplico, Figlio del Dio vivente;
tu hai compiuto tante meraviglie;
hai cambiato l’acqua in vino a Cana
per illuminare Israele;
hai guarito gli occhi ai ciechi,
hai reso l’udito ai sordi,
e mobili le membra ai paralitici;
hai corretto la lingua dei balbuzienti,
hai liberato gli indemoniati,
hai fatto correre gli storpi come cervi...
hai risuscitato i morti,
e, tendendogli la mano, hai fatto camminare
sulle acque Pietro, che stava per affondare.
Tu ci hai lasciato questo testamento:
« Chiedete e riceverete,
bussate e vi sarà aperto.
Tutto quello che chiederete al Padre mio,
nel mio nome,
io stesso lo chiederò al Padre mio,
perché lo abbiate»


Cipriano di Antiochia, Da un’antica liturgia battesimale

Cattolico_Romano
00mercoledì 26 novembre 2008 09:21
Vergine, Madre di Dio

Vergine,
non la natura bensì la grazia ti rese madre:
l’amore volle che fossi genitrice.
Col tuo concepimento, col tuo parto
è cresciuto il pudore,
la castità e l’integrità e la verginità
sono corroborate.

Vergine,
se tutto è rimasto intatto,
cos’hai dato?
Se vergine, come sei madre?

Vergine,
colui grazie al quale
tutto in te si è accresciuto,
non diminuisce nulla in te.

Vergine,
il tuo creatore è da te concepito;
da te nasce la fonte del tuo essere;
chi portò la luce al mondo,
da te viene alla luce nel mondo.


Pier Crisologo, Sermone 142

Cattolico_Romano
00domenica 30 novembre 2008 19:06
Ringraziamo Dio prima di metterci al lavoro

Quando al mattino ci leviamo, dobbiamo prima di uscire di stanza render grazie al Salvatore, e prima di metterci al lavoro fare le nostre devozioni verso il Signore che ci ha custoditi nei nostri letti mentre riposavamo e dormivamo.

Infatti chi, se non Dio, custodisce l’uomo che dorme, preda del sonno e dimentico del suo umano vigore, talmente alienato da sé da non saper neppure chi sia o dove dimori, e totalmente incapace di badare a se stesso?

È dunque necessario che Dio abbia cura dei dormienti che, oppressi dal sonno, non possono difendersi, e protegga gli uomini dai pericoli della notte, non essendovi in quelle ore nessun altro che li protegga.

Debbo dunque rendere grazie a Dio, che vigila perché io possa dormire sicuro.

Quando infatti noi andiamo a dormire, lo stesso Dio ci accoglie come nella quiete del suo grembo, e ci custodisce sicuri fra i suoi tesori, ci difende fino all’apparire del giorno con un muro di tenebre.


Massimo di Torino, Sermone 73,2

Cattolico_Romano
00lunedì 1 dicembre 2008 17:54
L’esempio degli uccellini

Anche quando la sera chiude la giornata, dobbiamo dar lode a Dio col salterio e cantare la sua gloria con dolci melodie, per meritare il riposo come vincitori al termine del certame dei nostri lavori, e l’oblio del sonno sia il premio della nostra fatica.

Non vediamo forse gli uccellini che, quando l’aurora porta la luce al giorno, nelle stanzette dei loro nidi cantano svariate melodie? E lo fanno con diligenza prima di uscire, per lodare con dolcezza di suoni il loro creatore, non potendolo lodare con parole: ciascuno di loro, non potendo far discorsi, rende il suo omaggio con melodie, sì che par ringrazi più devotamente chi più dolcemente canta.

Lo stesso fanno al termine del giorno. Che è dunque questo coro di gorgheggi disposto con inesausta diligenza in certe ore del giorno, che è se non una illimitata azione di grazie? L’innocente uccellino non potendo parlare, accarezza con la soavità del canto il suo pastore.


Massimo di Torino, Sermone 73,4

Cattolico_Romano
00martedì 16 dicembre 2008 14:06
Dio ama i peccatori




Egli dice: «I miei pensieri non sono come i vostri, né le mie vie come le vostre; ma quanto il cielo è distante dalla terra, altrettanto i miei pensieri differiscono dai vostri e le mie intenzioni dalle vostre» (Is 55,8-9).

Se noi, quando i nostri servi hanno commesso molte mancanze, perdoniamo loro, se promettono di correggersi, e li rimettiamo all’onore di prima e talvolta persino concediamo loro una maggior fiducia, molto più lo farà Dio.

Se Dio ci avesse creato allo scopo di poterci castigare, avresti ragione di disperare e di dubitare della tua salvezza; ma dal momento che ci ha creato per sua sola bontà e per farci godere dei beni eterni, e per questo fa di tutto dal primo giorno della nostra esistenza, fino a ora, che cosa ci può rendere dubbiosi?


Giovanni Crisostomo, Invito a penitenza 1,15

Robenz
00martedì 16 dicembre 2008 14:13
meravigliose testimonianze di fede!!! di figlioli di DIO!!
Grazie Daniele per averle condivise!!

Ciao fratello mio caro

Dio ti benedica!!
Cattolico_Romano
00mercoledì 24 dicembre 2008 18:20
Solo Dio mi conosce




Vi è qualcosa dell’uomo che non è noto neppure al suo spirito. Ma tu, Signore, che lo hai creato, conosci tutto di lui. E io, quantunque dinanzi a te mi umili e mi consideri terra e cenere, so dite qualche cosa che non so di me. Certo, « ora noi non vediamo ancora a faccia a faccia, ma come attraverso uno specchio e per figure» (iCor 13,12); pertanto, finché sono peregrinante lontano da te, sono più presente a me che non a te.

Ciononostante so dite che sei assolutamente inviolabile; io, invece, a quali tentazioni sia capace di resistere e a quali no, non lo so: c’è però motivo di sperare, perché «tu sei fedele, e non permetti che siamo tentati al di sopra delle nostre forze» (1 Cor 10,13), ma anzi offri, insieme con la tentazione, anche la possibilità di resisterle e di uscirne vittoriosi.


Agostino d’Ippona, Le Confessioni 10,5
Cattolico_Romano
00domenica 28 dicembre 2008 11:22

San Leone Magno - Papa - dalla 1° Omelia sul Natale.

Fratelli, e' estraneo da questa nascita quel che vale per tutti gli altri: «Nessuno è mondo da colpa, neppure il fanciullo che ha un sol giorno di vita». Nulla della concupiscenza della carne è stato trasmesso in questa singolare nascita; niente è derivato ad essa dalla legge del peccato.

E' scelta una vergine regale, appartenente alla famiglia di David, che, destinata a portare in seno tale santa prole, concepisce il figlio, Uomo-Dio, prima con la mente che col corpo. E perché, ignara del consiglio superno, non si spaventi per una inaspettata gravidanza, apprende dal colloquio con l'angelo quel che lo Spirito Santo deve operare in lei. Ella non crede che sia offesa al pudore il diventare quanto prima genitrice di Dio.

Colei a cui è promessa la fecondità per opera dell'Altissimo, come potrebbe dubitare del nuovo modo di concepire? La sua fede, già perfetta, è rafforzata con l'attestazione di un precedente miracolo: una insperata fecondità è data a Elisabetta, perché non si dubiti che darà figliolanza alla Vergine chi già ha concesso alla sterile di poter concepire.

Dunque il Verbo di Dio, Dio egli stesso e Figlio di Dio, che «era in principio presso Dio, per mezzo del quale tutto è stato fatto e senza del quale neppure una delle cose create è stata fatta», per liberare l'uomo dalla morte eterna si è fatto uomo. Egli si è abbassato ad assumere la nostra umile condizione senza diminuire la sua maestà. E' rimasto quel che era e ha preso ciò che non era, unendo la reale natura di servo a quella natura per la quale è uguale al Padre. Ha congiunto ambedue le nature in modo tale che la glorificazione non ha assorbito la natura inferiore, né l'assunzione ha sminuito la natura superiore.

Perciò le proprietà dell'una e dell'altra natura sono rimaste integre, benché convergano in una unica persona. In questa maniera l'umiltà viene accolta dalla maestà, la debolezza dalla potenza, la mortalità dalla eternità. Per pagare il debito, proprio della nostra condizione, la natura inviolabile si è unita alla natura che è soggetta ai patimenti, il vero Dio si è congiunto in modo armonioso al vero uomo.

Or questo era necessario alle nostre infermità, perché avvenisse che l'unico e identico Mediatore di Dio e degli uomini da una parte potesse morire e dall'altra potesse risorgere. Pertanto si deve affermare che a ragione il parto del Salvatore non corruppe in alcun modo la verginale integrità; anzi il dare alla luce la Verità fu la salvaguardia del suo pudore. Tale natività, dilettissimi, si addiceva a Cristo, «virtù di Dio e sapienza di Dio»; con essa egli è uguale a noi quanto all'umanità, è superiore a noi quanto alla divinità. Se non fosse vero Dio non porterebbe la salvezza, se non fosse vero uomo non ci sarebbe di esempio. Perciò dagli angeli esultanti si canta nella nascita del Signore: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli» e viene annunciata «la pace in terra agli uomini di buona volontà» ...

Cattolico_Romano
00martedì 30 dicembre 2008 17:05
 

La vera violenza che si impadronisce del Regno dei cieli



Giosuè attraversò il Giordano per attaccare la città di Gèrico. Ma San Paolo insegna: "La nostra battaglia non è contro creature di sangue e di carne ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (Ef 6,12). Queste cose che sono state scritte sono immagini e simboli. Infatti dice San Paolo altrove: "Tutte queste cose accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivato la fine dei tempi" (1 Cor 10,11). Se dunque queste cose sono state scritte per ammonimento nostro, andiamo in guerra come Giosuè ; prendiamo d’assalto la città più considerevole di questo mondo – la malizia – e distruggiamo le muraglie del peccato.

Ti guarderesti forse intorno per vedere quale strada occorra prendere, quale campo di battaglia occorra scegliere ? Troverai senza dubbio le mie parole sorprendenti ; eppure sono vere : limita le tue ricerche a te stesso. In te si svolge la battaglia che stai per dare ; è dentro di te l’edificio di malizia che bisogna scalzare ; il tuo nemico esce dal profondo del tuo animo. Non lo dico io, ma lo dice Cristo ; ascoltalo : « Dal cuore provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie » (Mt 15,19). Ti rendi conto della potenza di questo esercito nemico che sta avanzando contro di te dal fondo del tuo animo ? Eccoli, i nostri nemici.


Origene (circa 185-253), sacerdote e teologo
Omelie su Giosuè, no.5, 2 ; SC 71, 166


Cattolico_Romano
00venerdì 9 gennaio 2009 12:49
L’obbedienza divina e la disobbedienza dell’uomo




Osserva, o uomo, che cosa Dio è divenuto per te; riconosci l’insegnamento di tanta umiltà anche in un maestro che ancora non parla.

Una volta nel paradiso tu fosti così eloquente da imporre dei nomi a ogni anima vivente; il tuo creatore, però, per causa tua giaceva infante e non chiamava con il suo nome neppure la madre.

Tu nel vastissimo giardino di alberi da frutta ti sei perduto trascurando l’ubbidienza; quello, ubbidendo, venne come mortale in un angustissimo alloggio per ricercare, morendo, chi era morto.

Tu, essendo uomo, hai voluto essere Dio e così sei perito; quello, essendo Dio, volle essere uomo per trovare quanto era perito.

L’umana superbia ti schiacciò a tal punto che non poteva sollevarti se non l’umiltà divina.


Agostino d’Ippona, Sermone 188,3
Cattolico_Romano
00venerdì 9 gennaio 2009 12:50
L’eterno disegno di Dio




Chi infatti, in assoluto, tra gli uomini sapeva che cosa mai è Dio, prima che egli venisse?

Degli uomini, del resto, nessuno l’ha visto né l’ha conosciuto, ma lui stesso si è manifestato. E si è manifestato attraverso la fede, alla quale soltanto è stato concesso di vedere Dio.

Finché dunque manteneva nel mistero e custodiva il suo sapiente proposito, sembrava noncurante e indifferente verso di noi. Ma quando lo ebbe rivelato mediante il suo Figlio diletto ed ebbe manifestato ciò che era preparato sin dall’inizio, ci procurò tutto insieme: partecipare ai suoi benefici, vedere, comprendere. Chi di noi se lo sarebbe aspettato?


A Diogneto 8,1.5.10-11
Cattolico_Romano
00venerdì 9 gennaio 2009 12:50
Che cosa significa l’Incarnazione del Verbo?




L’espressione « il Verbo si è fatto carne» (Gv 1,14), non significa che il Verbo cessò di essere tale annullandosi fino a farsi carne; bensì che la carne, proprio per non perire, si aggiunse al Verbo in modo che, come l’uomo consiste di anima e carne, così Cristo fosse Dio e uomo.

Egli stesso Dio, che è uomo, e colui che è Dio, insieme uomo: non nella confusione della natura, ma nell’unità della persona. Insomma, lui Figlio di Dio, coeterno a chi lo genera, è sempre dal Padre, è lo stesso figlio dell’uomo che cominciò a esistere dalla Vergine.

E così alla divinità del Figlio è stata aggiunta l’umanità; e, nondimeno, non si è avuta una quaternità di persone, ma rimane una Trinità.


Agostino d’Ippona, Sermone 186,1
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:01
La tua nascita fa nascere tutti




La tua nascita, mio Signore,
è divenuta a sua volta madre delle creature,
e di nuovo concepisce e dà alla luce
l’umanità che ti ha dato alla luce.

Questa ti ha generato corporalmente,
tu l’hai partorita spiritualmente.

Solo per questo tu sei nato,
per far nascere gli uomini a tua immagine.

Ecco, la tua nascita fa nascere tutti.

Lode a colui che si è fatto giovane
e ha ringiovanito tutti.


Efrem Siro, Inno sulla natività 23,5

Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:01
Egli viene dalle nubi del cielo




Dio ha creato la santa ancella
come il cortile interno di un tempio,
rispettosamente circondato di venerazione,
aperto alla pioggia e alla rugiada.

Poi egli stesso è venuto dalle nubi del cielo
con un volo silenzioso, lieve e sommesso,
come un tempo si posò la rugiada
sui vello di Gedeone.

Mai nessuno è riuscito
a penetrare il mistero,
compiutosi in modo silenzioso,
del Dio divenuto uomo
nel seno d’una vergine.

O profonda premura del Signore
per la salvezza dell’uomo!
La Vergine ci offre il figlio
senza collaborazione d’uomo;
sublime immagine mistica
per le nozze della Chiesa con Cristo!


Paolino di Nola, Carme XXV
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:02
Maria, telaio della divinità




Liberato per la tua potenza e carità, con cuore devoto ti dedico questo canto; tu accoglilo, Vergine pura, dandomi in cambio la grazia luminosa dei tuoi inesauribili tesori, o benedetta da Dio.

Tu apparisti davvero il telaio della Divinità, in cui il Verbo si tessé la veste del corpo, rendendo divina la mia natura, o Vergine; e, rivestitala, salvò tutti quelli che con pura mente ti magnificano.

Ai morti ora è donata la risurrezione con il tuo ineffabile e inesplicabile concepimento, o Madre di Dio tutta pura; poiché la vita rivestita della tua carne brillò a tutti e dissolse chiaramente l’inesorabile morte.


Giovanni Damasceno, Ochtoéchos, VI
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:02
Vivere nel Verbo per vivere bene




È il Verbo, dunque, cioè il Cristo, la causa del nostro esistere antico - il Verbo era infatti in Dio -; ma è anche la causa del nostro vivere bene perché ora si è mostrato lui stesso agli uomini: lui, il Verbo, l’unico che sia insieme le due cose, Dio e uomo; lui che è la causa di tutti i nostri beni. Da lui abbiamo appreso il vivere bene e, quindi, siamo invitati alla vita eterna.

Si rivelò colui che preesisteva come Salvatore; si rivelò colui che preesisteva come Maestro in colui che è «perché il Verbo era presso Dio» (Gv 1,2); si rivelò il Verbo dal quale tutto ciò che esiste è stato fatto.

Egli, come creatore, ci ha donato all’inizio il vivere, mentre ci creava; rivelandosi a noi come Maestro ci insegnò a vivere bene; ci procurerà, come Dio, il vivere eternamente.


Clemente di Alessandria, Protreptico 1,7

Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:02
La natura ci annuncia il Natale del Signore




L’attesa della natura invita anche noi all’attesa del nuovo sole, Cristo: che sorga a illuminare le tenebre dei nostri peccati; sole di giustizia, si levi vittorioso a dissipare la lunga notte dei nostri delitti e non permetta che il corso della nostra vita si contragga in una tetra angustia, ma lo faccia dilatare con la potenza della sua grazia.

E dunque, poiché la natura stessa ci fa conoscere che giunge il Natale del Signore, facciamo anche noi ciò che essa è solita fare: cioè, come la natura incomincia a dilatare i suoi giorni, così anche noi dilatiamo la nostra giustizia; come dell’allungarsi dei giorni godono insieme i poveri e i ricchi, così possano i pellegrini e gli indigenti godere insieme della nostra liberalità; come il mondo raccorcia le sue notti, così noi dobbiamo amputare la notte della nostra avarizia.

E come pure, nel tempo invernale, i semi si nutrono quando ai tiepidi raggi del sole il gelo dei campi si scioglie, così si sciolga ai caldi raggi del Salvatore la durezza dei nostri cuori e incomincino a mettere radici i semi della giustizia!


Massimo di Torino, Sermone 61a,1
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:03
Il Verbo di Dio primo sulla terra




«Egli ha la chiave di David: aprirà e nessuno chiuderà; chiuderà e nessuno aprirà» (Ap 3,7). Infatti «nessun » altro «né in cielo né sulla terra né sotto terra, poteva aprire il libro » del Padre «né guardarlo» fuorché « l’agnello che è stato immolato» e ci ha «riscattati con il suo sangue» (Ap 5,9), dopo aver ricevuto il potere su tutte le cose, quando il Verbo si fece carne, da Dio che ha creato tutte le cose mediante il Verbo e le ha ordinate mediante la Sapienza.

In tal modo, come aveva il primo posto nei cieli, in quanto Verbo di Dio, così ebbe il primo posto in terra, essendo l’uomo giusto, «che non commise peccato e nella cui bocca non si trovò inganno» (1Pt 2,22); ed ebbe il primo posto tra coloro che sono sotto terra, divenendo il « Primogenito dai morti» (Col 1,18).

In questo modo nella carne del nostro Signore ha fatto irruzione la luce del Padre, e brillando a partire dalla sua carne, viene su di noi, e così l’uomo giunge all’incorruttibilità circondato dalla luce del Padre.


Ireneo di Lione, Contro le eresie 4,20,2
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:04
Seguite le orme di Maria




Imitate Maria, voi vergini, per quanto potete: non nella fecondità, in quanto, per tener intatta la verginità, non lo potete. A lei sola toccarono entrambi i privilegi, dei quali uno solo voi voleste avere, poiché questo perdereste, se l’uno e l’altro voleste avere.

Sola poté ottenere l’unò e l’altro, avendo partorito l’Onnipotente, dal quale ebbe questo potere.

Poiché solamente l’unico Figlio di Dio doveva farsi, in quest’unica maniera, figlio dell’uomo.
Non per questo, tuttavia, Cristo non è qualcosa per voi, perché è figlio di un’unica vergine.
Infatti, lui che non potete partorire come figlio nella carne, trovate sposo nel cuore; e un tale sposo che la vostra gioia ritiene come redentore e la vostra verginità non teme come uccisore.
Chi infatti nel parto corporale non tolse la verginità alla madre, molto più la conserva in voi nell’amplesso spirituale.


Agostino d’Ippona, Sermone 191,3
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:04
«Vide i cieli aperti»




Gesù Cristo viene battezzato da Giovanni, lo Spirito santo discende sotto forma di colomba e il Padre rende la sua testimonianza dai cieli. Guarda, o ariano, guardate, o eretici: anche nel battesimo di Gesù c’è il mistero della Trinità.

Gesù viene battezzato, lo Spirito discende sotto forma di colomba e il Padre parla dal cielo: « Vide i cieli aperti ». Dicendo: « vide », dimostra che gli altri non avevano visto; non tutti, infatti, vedono i cieli aperti,[e non vedono lo] « Spirito discendere come colomba » (Mc1,10).

Quando dice: « come », si vuole dimostrare la similitudine, non la realtà. Per quanto riguarda, invece, il Signore e Salvatore non è stato scritto che egli nacque «come » uomo, ma che nacque « uomo »; mentre qui è scritto: « come colomba ». Dunque così fu visto, è stata mostrata la similitudine, la realtà però non è stata mostrata.

Gerolamo, Commento al Vangelo di Marco 1
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:05
Il passaggio del Giordano





Un tempo la grazia del battesimo è stata enunciata misticamente: appunto quando il popolo, guadando il Giordano, è stato introdotto nella terra promessa.

Perciò come allora, prima che il Signore venisse, al popolo fu aperta una via nel Giordano per entrare nella terra promessa, così ora mediante le stesse acque del fiume Giordano è stato aperto per la prima volta il tracciato della via celeste, percorrendo la quale raggiungeremo quella beata terra promessa, cioè la promessa del regno celeste.

Gesù figlio di Davide fu il loro condottiero nel Giordano, mentre per mezzo del battesimo è diventato per noi guida della salvezza eterna Gesù Cristo Signore, l’unigenito Figlio di Dio che è benedetto nei secoli dei secoli. Amen.

Cromazio di Aquileia, Sermone 34,3
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:05
La creazione vista in analogia al mistero trinitario





In rapporto alla terra, Dio la creò prima ancora di ornarla, prima di mettere a nudo la sua bellezza. «Essa era invisibile e incomposta, e le tenebre ricoprivano l’abisso ».

Vi erano tenebre perché la luce non c’era. Infatti la luce non era ancora stata fatta.

« Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque» (Gn 1,2), lui pure creatore, non disgiunto dal Padre e dal Verbo unigenito.

Ed ecco, se prestiamo attenzione, ci è presentata la Trinità. Dove infatti è detto: «In principio creò» (Gn 1,1), va intesa la sostanza. Del Padre e dei Figlio: Dio Padre nel Figlio principio. Rimane lo Spirito perché la Trinità sia completa: «Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.

E Dio disse» (Gn 1,2-3). A chi si rivolse Dio? Prima che la creatura esistesse, vi era chi lo udisse? C’era, si dice.

Domando: chi c’era? Lo stesso Figlio di Dio. Dunque Dio parlò ai Figlio. Con quale verbo ha parlato al Verbo? Se infatti già era Figlio, ii che nessun cristiano mette in dubbio, egli era anche Verbo. II Figlio era il Verbo e il Padre parlava al Verbo.



Agostino d’Ippona, Sermone 2331A,3
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:05
Un Dio solo





È per Gesù Cristo che lo Spirito santo ci è stato mandato dal Padre e da lui stesso, Spirito dei Padre e dei Figlio, inviato da entrambi, senza essere generato da nessuno, unità dei due, eguale ai due.

Questa Trinità è un solo Dio, onnipotente, invisibile, immortale, re dei secoli, creatore delle cose visibili e invisibili. In effetti, noi non diciamo che vi sono tre dèi o tre onnipotenti o tre creatori o alcunché di simile che possa essere detto della grandezza di Dio, poiché non sono tre dèi, ma un soio Dio.

E, tuttavia, in questa Trinità il Padre non è il Figlio, il Figlio non è il Padre e lo Spirito santo non è né Figlio, né Padre, ma l’uno è Padre del Figlio, l’altro Figlio del Padre, e l’altro ancora Spirito del Padre e del Figlio. Credete perché comprendiate, poiché «se non crederete, non comprenderete» (Is 7,9).


Agostino d’Ippona, Sermone 212,1
Cattolico_Romano
00domenica 25 gennaio 2009 13:06
Chi sono i cristiani?





I cristiani infatti non si distinguono dagli altri uomini né per territorio, né per lingua, né per modo di vestire.

Abitano ciascuno la propria patria, ma come stranieri residenti; a tutto partecipano attivamente come cittadini, e a tutto assistono passivamente come stranieri; ogni terra straniera è per loro patria, e ogni patria terra straniera.

Si sposano come tutti e generano figli, ma non abbandonano la loro prole.

Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Si trovano nella carne, ma non vivono secondo la carne.
Passano la vita sulla terra, ma sono cittadini dei cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, eppure con la loro vita superano le leggi.

Amano tutti, eppure da tutti sono perseguitati. Non sono conosciuti, eppure sono condannati; sono messi a morte eppure ricevono la vita.

Sono poveri eppure rendono ricchi molti; sono privi di tutto, eppure abbondano in tutto.

Sono disprezzati, eppure nel disprezzo sono glorificati; sono calunniati, eppure sono giustificati. Insultati, benedicono; offesi, rendono onore.

Fanno il bene, e sono castigati come malfattori; castigati, si rallegrano come se ricevessero la vita.


A Diogneto 5,1.5-16
Cattolico_Romano
00venerdì 27 marzo 2009 09:02
Se taci, taci per amore.
Se parli, parla per amore.
Se correggi, correggi per amore.
Se perdoni, perdona per amore.
Metti in fondo al cuore La radice dell’amore.
Da questa radice Non può che maturare il bene.

(S. Agostino)
Cattolico_Romano
00giovedì 4 giugno 2009 20:32

Abba Nisteroo disse:
“L’umiltà è la maestra di tutte le virtù, è il fondamento saldissimo dell’edificio celeste, è il dono proprio e magnifico del Salvatore. Chi infatti segue il Signore mite (cf. Mt 11,29) non con la sublimità dei prodigi, ma con la virtù della pazienza e dell’umiltà, compie tutti i miracoli che Cristo ha operato senza pericolo d’inorgoglirsi. Chi invece è impaziente di comandare agli spiriti immondi o di offrire il dono della salute ai malati o di mostrare alla gente qualche prodigio sorprendente, anche se nella sua ostentazione invoca il nome di Cristo, rimane tuttavia estraneo a Cristo (cf. Mt 7,22-23), perché con la sua mente superba non segue il maestro dell’umiltà. Infatti, anche quando nel ritornare al Padre Egli volle formulare, per così dire, una specie di testamento, lo consegnò ai discepoli dicendo: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34), e subito aggiunse: Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13,35). Non disse:se farete gli stessi prodigi e avrete gli stessi poteri’, ma se avrete amore gli uni per gli altri, ed è certo che soltanto i miti e gli umili potranno osservare tale amore”.

Giovanni Cassiano, Conferenze XV,7

Cattolico_Romano
00giovedì 4 giugno 2009 20:33

La fiducia è la forza della nostra speranza


Chi spera rettamente dice: «In te confido, non arrossirò» (Sal 25,2). E giustamente dice « confido », perché è la fiducia la forza della nostra speranza e l’autorevolezza, per così dire, di colui che spera.

Spera sempre, dunque, e nessuno ti deluderà nella tua aspettativa. La nostra aspettativa è la vita eterna, la nostra aspettativa è il regno di Dio, la compagnia degli angeli, le benedizioni spirituali.

Spera ogni giorno, perché la speranza è cosa che non ha fine e non conosce pause.

Spera anche quando sei nelle avversità. Se sei stato colpito dalla perdita di una persona cara e uno ti dice: «A che giova la tua rettitudine? », tu continua a sperare lo stesso, non venga meno la tua fede.


Ambrogio di Milano, Commento al Salmo 118, 15,28

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