PENULTIMA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA

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enricorns
00sabato 14 febbraio 2009 18:39
MESSA VIGILIARE DELLA PENULTIMA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA
detta "della divina clemenza"

VANGELO DELLA RISURREZIONE

Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Luca 24, 13-35

In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, il Signore Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Cristo Signore è risorto!
® Rendiamo grazie a Dio!


Letture Rito Ambrosiano
 
Os 6,1-6; Sal 50; Gal 2,19-3,7; Lc 7,36-50
 
 
 
LETTURA
Lettura del profeta Osea 6, 1-6

Così dice il Signore Dio: «Voi dite: “Venite, ritorniamo al Signore: / egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. / Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. / Dopo due giorni ci ridarà la vita / e il terzo ci farà rialzare, / e noi vivremo alla sua presenza. / Affrettiamoci a conoscere il Signore, / la sua venuta è sicura come l’aurora. Verrà a noi come la pioggia d’autunno, / come la pioggia di primavera che feconda la terra”. / Che dovrò fare per te, Èfraim, / che dovrò fare per te, Giuda? / Il vostro amore è come una nube del mattino, / come la rugiada che all’alba svanisce. / Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti, / li ho uccisi con le parole della mia bocca / e il mio giudizio sorge come la luce: / poiché voglio l’amore e non il sacrificio, / la conoscenza di Dio più degli olocausti».

SALMO
Sal 50

Rit.: Tu gradisci, o Dio, gli umili di cuore.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. ®

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. ®

Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l’olocausto e l’intera oblazione. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 2, 19 - 3, 7

Fratelli, mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano. O stolti Gàlati, chi vi ha incantati? Proprio voi, agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso! Questo solo vorrei sapere da voi: è per le opere della Legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver ascoltato la parola della fede? Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver cominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne? Avete tanto sofferto invano? Se almeno fosse invano! Colui dunque che vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della Legge o perché avete ascoltato la parola della fede? Come Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia, riconoscete dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 7, 36-50

In quel tempo. Uno dei farisei invitò il Signore Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!»

enricorns
00sabato 14 febbraio 2009 19:11
Commento al Vangelo del 15 febbraio
Il profumo dell’amore
perdona e rinnova
Penultima dopo l’Epifania
Lc 24,13-35; Os 6,1-6; Gal 2,19-3,7; Lc 7,36-50
13.02.2009

di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano

Questa pagina, pervasa dal profumo, è riferita, con piccole varianti,da tutti gli evangelisti (Gv 12,1-11; Mt 26,6-13; Mc 14,3-9): segno della sua importanza nella predicazione primitiva. Nella redazione di Luca (7,36-50) che la liturgia ci propone in questa domenica, Gesù incontra una vita disastrata e l’incontro trasforma una prostituta facendone il modello di vero discepolo.
Siamo nella casa di un Fariseo, uomo rigoroso nel rispetto della Legge. E qui accade qualche cosa di sorprendente: «ed ecco...». L’evangelista attira subito la nostra attenzione su una donna, senza nome, ma ben conosciuta come prostituta. Durante i banchetti le porte restavano aperte e i commensali mangiavano su divani o sdraiati su cuscini messi per terra, era quindi facile arrivare ai loro piedi. La donna scioglie i suoi capelli e questo gesto era considerato sconveniente davanti ad un uomo e poi compie un gesto simbolico su Gesù. Il profumo è nella Bibbia, ma anche nell’esperienza umana più comune, simbolo dell’amore. Dice la sposa del Cantico: «Il mio diletto è per me come un sacchetto di mirra, come nardo prezioso» (1,12).
Il contatto con un peccatore rendeva impuri e per questo la gente per bene evitava tale contatto. Gesù invece si lascia toccare. Se Gesù fosse un profeta, pensano i presenti, dovrebbe riconoscere i peccatori e star alla larga. Invece di rivolgersi direttamente al Fariseo per rimproverarne la durezza e la presunzione, Gesù ricorre ad una parabola per suscitare nel Fariseo la coscienza della sua durezza di cuore. Con la parabola dei due debitori Gesù vuol portare il Fariseo a comprendere l’inaudita novità che è entrata nel mondo. Una sola cosa sorprende: il comportamento magnanimo del creditore. Gesù ricorre spesso all’immagine del debito in denaro per ricordare che l’uomo è sempre di fronte a Dio un debitore, che non può vantare diritti né crediti.

Il perdono di Dio

Dalla parabola scaturisce la certezza che nessuno è escluso dal perdono di Dio, nonostante la sua condizione la donna è stata capace di amore grande e per questo molto le è stato perdonato. Eppure la reazione dei farisei è il segno della durezza di cuore di chi non sa accogliere la gioia del vangelo e la sua forza liberante. Come nelle guarigioni così anche qui, nel perdono, Gesù proclama: «la tua fede ti ha salvata». Nella conversione e nel perdono risplende la misericordia di Dio.
Tutti gli Evangelisti raccontano il gesto di una donna che compie un gesto di dolcissima devozione profumando i piedi di Gesù. I presenti non apprezzano il gesto, mentre Gesù ha una parola di grande elogio per la donna. Luca, coerente con la sua singolare attenzione per la misericordia di Gesù, riferisce una situazione un poco diversa, con una sottolineatura del perdono della peccatrice. Ma costante in tutti gli evangelisti è la dedizione per la persona di Gesù espressa con il simbolo del profumo.

Il tesoro prezioso

La donna rappresenta qui il vero discepolo, il credente per il quale Gesù è il tesoro prezioso, il bene più grande, per il quale esser capaci di gesti di delicato amore nel segno del profumo. Il gesto del versare il profumo è quel “di più” che potrebbe non esserci, non è strettamente necessario, indica il dono di sè gratuito, senza calcolo, senza tornaconto, per amore della persona, perchè la persona vale più di tutto. E’ quindi il segno del valore della persona e del primato dell’incontro personale. E infine: l’atteggiamento accogliente di Gesù nei confronti della donna. Gesù vuole l’incontro, con tutti, con singolare premura per le persone più disastrate. Non sono mancate nella comunità cristiana tentazioni fanatiche che in nome di una purezza impossibile hanno tentato di estromettere dalla comunità cristiana i peccatori. Ripetutamente la chiesa ha combattuto le tendenze “catare” (dal greco: katharos = puro) e che volevano una chiesa solo di puri e duri. Abbiamo detto che questa donna è l’immagine del vero discepolo: proprio questa persona disprezzata e evitata da coloro che si ritenevano giusti. Da questa donna mal amata scaturisce un gesto di tenerezza e di amore per Gesù, appunto un gesto di fede che cancella i suoi molti peccati. Vuol dire, allora, che nessuno è escluso dal cammino della conversione, che nessuno è irrecuperabile.
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