PERGAMENA DI CHINON: assoluzione per i Templari

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Cattolico_Romano
00sabato 15 novembre 2008 08:03
 

«I Templari? Per il Papa non erano eretici»
Gli atti del processo che nel 1307 ne decretò la fine

ROMA (12 ottobre 2007) - Giovedì 25 ottobre sarà pubblicato Processus contra templarios, gli atti in edizione integrale dell'antico processo ai Templari (1307-1312). Un'edizione limitata, solo 799 esemplari, curata dall'Archivio segreto vaticano con la riproduzione fedele dei documenti dell'epoca in un preziosissimo volume venduto a 5.900 euro.

 Tutta la documentazione riemerse dagli archivi nel 2001, grazie al lavoro della professoressa Barbara Frale, 37 anni. Un errore di catalogazione l'aveva sottratta per 700 anni al lavoro degli storici. Tant'è che la storia dei Templari, dalla loro fondazione nel 1119 come protettori dei pellegrini diretti in Terra Santa, al processo che ne decretò la fine per eresia, si è trasformata in leggenda che ai giorni nostri ancora attira la curiosità dei più (basti pensare alla fortuna del Codice Da Vinci). «Si tratta di una pietra miliare - dice la professoressa Frale alla Reuters - perché è la prima volta che questi documenti, con l'autorizzazione vaticana, sono messi a disposizione degli studiosi. Quando li ho ritrovati non credevo ai miei occhi, si trattava delle carte che schiere di storici avevano sempre cercato».

Battaglia politica.

Barbara Frale dipinge quel processo come una battaglia politica tra papa Clemente V e re Filippo IV di Francia. Il re aveva accumulato pesantissimi debiti nei confronti dei Templari, che arricchitisi enormemente negli anni, avevano finanziato le sue guerre. Come sostengono alcuni storici, Filippo per evitare la bancarotta non trovò di meglio che rovesciare una valanga di accuse sui cavalieri del Tempio, a partire da quella, fondamentale nel processo, di eresia. Papa Clemente si convinse sì che i Templari erano colpevoli di alcuni peccati, ma non di quello di eresia. Tuttavia, nel 1312 dopo numerosi scontri con il re francese, ordinò che l'ordine venisse sciolto e i suoi membri perseguitati per quello che, secondo la professoressa Frale, fu definito il bene della Chiesa. Furono gli uomini del re di Francia a occuparsi della soluzione finale, fra torture e roghi.

Le accuse.

Ai templari venivano contestati il rituale di iniziazione, durante il quale sputavano sulla Croce, la negazione di Cristo stesso e l'idolatria. Per non parlare dell'accusa di sodomia. «Ma per il sacrilegio i cavalieri si giustificavano dicendo che si trattava di un rituale in preparazione della possibile cattura da parte dei musulmani - spiega Barbara Frale - E per il resto, papa Clemente era convinto che fossero colpevoli di violenze, abusi e atti peccaminosi di varia natura, ma non di eresia. Comunque sia, questi documenti aiuteranno a capire come stavano veramente le cose e permetteranno di "sgonfiare" molte delle leggende che ancora dilagano ai nostri giorni». Come quella, radicata nel tempo, che fossero in possesso del Graal.



 
Cattolico_Romano
00sabato 15 novembre 2008 08:04
 
PERGAMENA DI CHINON - ASSOLUZIONE DI PAPA CLEMENTE V
AI CAPI DELL’ORDINE TEMPLARE
Chinon, diocesi di Tours, 1308 agosto 17-20
Originale formato da un unico foglio membranaceo di grandi dimensioni (mm. 700x580), in origine munito dei sigilli pendenti dei tre legati apostolici che formavano la speciale Commissione apostolica ad inquirendum nominata da Clemente V: Bérenger Frédol, cardinale prete del titolo dei SS. Nereo ed Achilleo e nipote del papa, Étienne de Suisy, cardinale prete di S. Ciriaco in Therminis, Landolfo Brancacci, cardinale diacono di S. Angelo. Stato di conservazione discreto, anche se sono presenti vistose macchie violacee dovute ad attacco batterico. L’originale era corredato da una copia autentica, tuttora conservata presso l’Archivio Segreto Vaticano con segnatura Archivum Arcis, Armarium D 218.
   ASV, Archivum Arcis, Arm. D 217

    Il documento contiene l’assoluzione impartita da Clemente V all’ultimo Gran Maestro del Tempio, frate Jacques de Molay, e agli altri capi dell’Ordine dopo che questi ultimi hanno fatto atto di pentimento e richiesto il perdono della Chiesa; dopo l’abiura formale, obbligatoria per tutti coloro che erano anche solo sospettati di reati ereticali, i membri dello Stato Maggiore templare sono reintegrati nella comunione cattolica e riammessi a ricevere i sacramenti.  Appartenente alla prima fase del processo contro i Templari, quando Clemente V era ancora convinto di poter garantire la sopravvivenza dell’ordine religioso-militare, il documento risponde alla necessità apostolica di rimuovere dai frati-guerrieri l’infamia della scomunica nella quale si erano precedentemente invischiati da soli ammettendo di aver rinnegato Gesù Cristo sotto le torture dell’Inquisitore francese.
Come confermano diverse fonti coeve, il papa appurò che fra i Templari si erano effettivamente insinuate gravi forme di malcostume e pianificò una radicale riforma dell’ordine per poi fonderlo in un istituto unico con l’altro grande ordine religioso-militare degli Ospitalieri. L’atto di Chinon, che dichiara i Templari non prosciolti bensì assolti, era presupposto necessario alla riforma ma rimase lettera morta. La monarchia francese reagì innescando un vero meccanismo di ricatto che costringerà in seguito Clemente V all’ambiguo compromesso sancito nel 1312 durante il Concilio di Vienne: non potendo opporsi alla volontà del re di Francia Filippo il Bello che imponeva l’eliminazione dei Templari, il papa rimosse l’ordine dalla realtà del tempo senza condannarlo né abolirlo, ma piuttosto isolandolo in una specie di “ibernazione” grazie ad un abile artificio del diritto canonico.
Dopo aver dichiarato espressamente che il processo non aveva provato l’accusa di eresia, Clemente V sospenderà l’ordine dei Templari in via di una sentenza non definitiva dettata dalla superiore necessità di evitare un grave pericolo alla Chiesa, con divieto sotto pena di scomunica di continuare ad usarne il nome ed i segni distintivi.
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sito ufficiale dell'archivio Vaticano :

 
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