Pedofilia, un complotto contro il Papa. Il retroscena

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((Zacuff))
00domenica 28 marzo 2010 14:27
Pedofilia, un complotto contro il Papa. Il retroscena

Sabato 27.03.2010 15:38


Che cosa sta succedendo? C'è un complotto contro la Chiesa?
I casi di pedofilia si susseguono sulle pagine dei giornali. Quasi uno al giorno. Che cosa c'è di vero e di non vero in questa vicenda? E perché stanno venendo fuori tutti ora i casi di pedofilia (gravissimi) all'interno della Chiesa? Qualcuno vuole "fare fuori" Benedetto XVI? Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it da fonti accreditate vicine al Vaticano, la volontà è proprio quella di infangare la Chiesa. Si tratta, insomma, di una vera e propria campagna mediatica contro il Papa. Un complotto, una deriva anticattolica di una certa cultura presente in Occidente. La voce della Chiesa, agli occhi di questa cultura, essendo libera e non manipolabile, crea non pochi problemi (si pensi alla costante difesa della vita e della dignità della persona contro gli interessi di parte). Non è un caso che molti di questi "episodi" e accuse di pedofilia vengano dall'estero. E non è un caso che la parola "lobby" sia stata coniata proprio nei paesi in cui è più presente questa matrice culturale. Ma andiamo con ordine.Stiamo assistendo è un vero e proprio attacco che mira a screditare la Chiesa e il Pontefice attraverso armi principalmente mediatiche. Basta prendere in rassegna i casi che stanno riempiendo le pagine dei giornali. Hanno tutti la caratteristica di essere episodi del passato, già chiusi e noti, in gran parte già ripresi a suo tempo dai media. Che ora vengono ritirati fuori uno a uno, con una certa cadenza per massimizzare l'effetto. Fin dall'inizio la manovra è stata chiara: arrivare al Pontefice. Si è partiti dal tentativo di coinvolgimento del fratello del Papa, riportando i due casi di abuso nel coro di Ratisbona che in realtà erano avvenuti anni prima dell'incarico di Georg Ratzinger e soprattutto erano già noti e chiusi giuridicamente. Ma il nome "Ratzinger" è comunque rimasto nei titoli. Poi è stato tirato fuori un altro caso noto e chiuso, quello del cosiddetto "padre H" nella arcidiocesi di Monaco all'inizio degli anni '80. Anche questo un caso trattato già a suo tempo, in cui l'estraneità dell'allora arcivescovo Ratzinger era stata chiaramente accertata, persino dal tribunale che giudicò l'accusato. L'ultimo caso uscito sul New York Times è un ulteriore tentativo: anche qui le carte dicono che la Congregazione per la Dottrina della Fede, consultata 20 anni dopo i fatti (gli abusi erano avvenuti negli anni '70), invitò a tenere il sacerdote in questione comunque alla larga dalle attività pastorali nonostante fossero passati così tanti anni senza evidenze di altri crimini e nonostante la stessa giustizia civile aveva archiviato il caso.I NUMERI - Allo stillicidio dei casi singoli (sempre gli stessi da decenni rispolverati ad hoc) si unisce il gonfiamento delle cifre per dare l'idea di un fenomeno esteso e incontrollabile. Un esempio lampante è la cifra di 4000 casi di abuso negli Stati Uniti che continuamente viene ripetuta. Quello che si omette di dire è che su quelle 4000 accuse (non sentenze), quelle riguardanti casi di pedofilia sono state 950, che hanno portato a 54 condanne, in un periodo di quarant'anni. I sacerdoti negli Stati Uniti sono 109.000. I DOCUMENTI .- Un altro elemento è la citazione impropria dei documenti come se ne esistessero di segreti redatti per coprire i crimini dei pedofili. La realtà è che nei due documenti più importanti (pubblici e consultabili anche online)  il "Crimen sollicitationis" del 1922 riedito nel 1962 da Giovanni XXIII e nel "De delictis gravioribus" del 2001 firmato dall'allora Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede il Cardinal Ratinger c'è scritto chiaro e tondo che i crimini vanno puntualmente denunciati e perseguiti canonicamente. Il problema è che i documenti sono redatti in latino ed alcune cattiva traduzioni, unite a malafede, hanno portato a confondere frasi per il loro contrario. Ma anche qui nei titoli è rimasta la sensazione di disposizioni di occultamento dei casi dall'alto.La realtà è che un sacerdote che si macchia del reato di pedofilia è una cosa ripugnante anche se è uno solo. Così come è terribile il fatto che qualche esponente della Chiesa abbia insabbiato e nascosto i casi. Ma dipingere la Chiesa come un covo di pedofili e il Papa e le gerarchie impegnate a nascondere non solo è falso, è esattamente il contrario della realtà.IL RUOLO DEL PAPA E I CASI DI PEDOFILIA - Papa Benedetto XVI tra i papi contemporanei è senza dubbio quello che più si è speso per correggere questa piaga della Chiesa. Per farsi un’idea del suo atteggiamento nei confronti dei casi di abuso è da leggere la recente Lettera ai cattolici irlandesi dove il Pontefice stigmatizza con determinazione il fenomeno, ne indica la radice nell’allontanamento dalla vita di fede da parte di alcuni membri della Chiesa e più in generale in certe confusioni dovute alla secolarizzazione e alla cattiva interpretazione del Concilio Vaticano II; e invita con forza i vescovi che hanno coperto o non reagito adeguatamente a prendersi le responsabilità dei propri atti per far sì che non accada in futuro. Stessa chiarezza e determinazione che il Papa ha mostrato durante il suo viaggio negli USA  quando ha incontrato le vittime degli abusi, così come ha fatto in  Australia.
 
CASI IN DIMINUZIONE  - Nel frattempo un recente rapporto della Conferenza Episcopale USA (
http://www.usccb.org/comm/archives/2010/10-052.shtml) rileva che il numero delle denunce di presunti casi di pedofilia da parte di ecclesiastici ha raggiunto il minimo storico dal 2004 (da quando si sono iniziati a registrare). Un segnale in più che la “politica” di Benedetto XVI sta portando i suoi effetti. Come si è visto più che di un’emergenza incontrollata, qui si tratta di una piaga riguardante soprattutto il passato, a cui si sta mettendo mano con efficacia per raddrizzare le cose.
La realtà, dunque, sembra diversa. Mentre più di 400.000 sacerdoti e un miliardo di fedeli nel mondo si danno costantemente da fare, qualcuno sta puntando i riflettori su qualche decina di poveri malati per screditare l'intera Chiesa, Benedetto XVI in testa. Di Benedetta Sangirardi


S_Daniele
00lunedì 29 marzo 2010 08:20
Quelle lettere insabbiate dal cardinale Martini

Il paginone di lettere e risposte dato in appalto dal “Corriere della Sera” al cardinale Carlo Maria Martini ogni ultima domenica del mese era questa volta attesissimo. Per leggere che cosa il cardinale avrebbe scritto sullo scandalo dei preti pedofili.
Infatti, nel lancio di prima pagina del “Corriere” di domenica 28 marzo, sotto il titolo “La Chiesa, le accuse e la riflessione necessaria”, era riportata proprio questa frase del cardinale Martini:
“Le recenti accuse lanciate dal ‘New York Times’ hanno sollevato un polverone di cui sono testimonianza le numerose lettere che sto ricevendo. Questi giorni di Pasqua ci aiuteranno a una riflessione più profonda e oggettiva. Considererò con attenzione tutte le lettere che mi giungeranno e cercherò di rispondere per quanto posso”.

Seguiva l’indicazione di andare a pagina 15.

E molti lettori saranno corsi lì di volata, per vedere che cosa il cardinale Martini avrebbe detto di più. Ogni volta, infatti, è sempre stato così. Le righe del lancio di prima pagina erano il richiamo e l’anticipo di qualcosa che veniva ripreso e spiegato nella pagina delle lettere.
Invece no. Questa volta neppure una riga, a pagina 15, ritornava sul tema.
Il “New York Times” citato nella frase di prima pagina ha accusato papa Joseph Ratzinger di insabbiare le accuse di pedofilia contro i sacerdoti.

Invece il cardinale Martini ha insabbiato le lettere. Le ha messe da parte e vi risponderà chissà come e quando.

Ma non poteva almeno consigliare ai suoi lettori, nel frattempo, di leggere e meditare la magistrale risposta già data da papa Benedetto ai cattolici dell’Irlanda e tramite loro all’intera Chiesa e al mondo?

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/03/28/quelle-lettere-insabbiate-dal-cardinale-martini/

Ma e' piu' comodo fare l'illuminato in Austria che rispondere ai lettori in Italia!
D'ora in poi nessuna remora per Martini.
Come mai, tanto per fare un esempio, ci si scaglia contro un decano di Legnano che avrebbe coperto gli abusi di un prete negli anni ottanta e NESSUN giornale fa il nome dell'allora arcivescovo di Milano? Ma come? Per padre "H" e' responsabile il card. Ratzinger perche' "non poteva non sapere" e per la diocesi di Milano non vale lo stesso teorema? Media! Due pesi e due misure?

R.
((Zacuff))
00lunedì 29 marzo 2010 10:39
ahahah, hai mai letto Socci di cosa ne pensa del Cardinal Martini?
se no, leggilo leggilo
enricorns
00lunedì 29 marzo 2010 13:46
La Chiesa non ha mai detto che è impossibile ripensare al celibato del clero, anche perchè non è un comando del Signore e ci si è arrivati nei secoli.

Con questo non voglio dire che sia obbligo ma che ci si debba interrogare
enricorns
00lunedì 29 marzo 2010 13:49
Fa ridere il fatto che i giornali mettano quasi sulle stesso piano le parole del Papa e quelle di un cardinale qualsiasi

Se fosse un cardinale qualsiasi non gli si darebbe così importanza ed enfasi
Vilucchio.
00lunedì 29 marzo 2010 15:43
Quel cardinale che loda Lutero mi mandò al rogo
 di Antonio Socci

Nel suo nuovo libro, l’ex arcivescovo di Milano ammette l’influenza protestante sul cattolicesimo. Anni fa schierò l’Inquisizione contro chi poneva il problema.


[Da «Libero», 21 maggio 2008]

Da Martin Lutero a Martini Lutero? La battuta sarebbe già pronta, se non fosse che nel caviale del tramonto dell’ex arcivescovo di Milano c’è davvero poco da ridere. La tristezza e la malinconia del cardinale lasciano sbigottiti, interdetti. Forse per ritrovare il bello sguardo cristiano di Péguy e di santa Teresina bisogna guardare altrove, a tanti semplici cristiani senza porpora che ci sorprendono ogni giorno con la loro letizia. Dicevo che il cardinale fa l’elogio di Lutero, almeno stando alle anticipazioni che La Repubblica e Il Foglio fanno del suo ultimo libro-intervista, "Colloqui notturni a Gerusalemme", uscito in Germania per le edizioni Herder. La Repubblica c’informa che il prelato «elogia Lutero, esorta la Chiesa al coraggio di riformarsi, a non allontanarsi dal Concilio». Secondo Il Foglio, Martini definisce Lutero, che nella storia della Chiesa è stato una delle più tragiche calamità, come «il più grande riformatore». Poi aggiunge che a Lutero «l’amore per le Sacre Scritture ispirò buone idee» (testuale!) e pur ritenendo «problematico» il fatto che Lutero abbia «tratto da riforme e ideali necessari un sistema proprio», tuttavia Martini afferma che la Chiesa contemporanea «se ne è lasciata ispirare per dar corso al processo di rinnovamento del Concilio Vaticano II, dischiudendo per la prima volta ai cattolici il tesoro della Bibbia su basi più larghe». Francamente non mi pare che duemila anni di esegesi cattolica e di studi biblici avessero bisogno di Lutero che ha dissolto le Sacre Scritture, non le ha certo "scoperte". Tanto è vero che proprio dal mondo protestante è arrivata quell’ondata demolitoria che ha fatto letteralmente a pezzi i Vangeli (o almeno ci ha provato). Questa sì è una peste che è entrata dentro la Chiesa, ma appunto come un’epidemia mortale (lo denunciò Paolo VI con parole accoratissime!). Quello che sorprende, nelle parole di Martini, non è tanto o solo l’elogio di Lutero, ma l’esplicita affermazione che la Chiesa del Concilio si sarebbe "ispirata" all’eretico e scismatico Lutero. Mi soffermo su questo -come si suol dire - per fatto personale. Il cardinal Martini - benché noto come progressista, dialogante e tollerante - è il vescovo, l’unico che io sappia dagli anni del Concilio, che ha sottoposto all’Inquisizione (chiamato oggi Tribunale ecclesiastico di Milano) alcune persone, oltretutto laiche, per un’opinione, una semplice opinione oltretutto non di dottrina, ma di natura storica e culturale (dove la disciplina ecclesiastica non vale). 

Giornalisti inquisiti

Accadde nel 1988 e io fui uno dei tre giornalisti del settimanale cattolico "Il Sabato" ad essere convocato in Curia e interrogato dal rappresentante del Tribunale ecclesiastico, monsignor Coccoplamerio. Quale fu il nostro "crimine"? Un’analisi storica. In una lunga inchiesta sulla crisi della Chiesa, constatammo - con una documentata analisi (elogiata fra gli altri da Augusto Del Noce) - la «corrosione protestante del cattolicesimo politico, ancor più esplicita fra i cattolici intellettuali». Un gruppetto di intellettuali cattoprogressisti presentò un esposto all’arcivescovo di Milano perché, con tale analisi, a loro dire, avremmo leso la "buona fama" di Giuseppe Lazzati, che era uno dei tanti intellettuali menzionati e che mai ci eravamo sognati di attaccare sul piano personale. Il cardinale avrebbe potuto archiviare l’esposto, trattandosi di una normale e libera discussione storico-culturale. Invece attivò il procedimento finché "Il Sabato", essendo un settimanale cattolico legato a Comunione e liberazione, non dovette chinare la testa e fare una specie di abiura per "disciplina ecclesiastica". Un piccolo "caso Galileo" che esplose sui media grazie al Giornale di Montanelli che sparò tutto in prima pagina con questo titolo: "A Milano è tornata l’Inquisizione. Al rogo il settimanale Il Sabato?". Seguirono giorni di polemiche, editoriali e commenti. Il cardinale Martini fu molto seccato perché la cosa era diventata pubblica associando il suo nome all’Inquisizione delle idee. Il caso fu emblematico perché rese evidente che nella Chiesa postconciliare i teologi potevano mettere in discussione tutti i dogmi della fede, dalla Trinità a Maria, passando per i Vangeli, ma guai a mettere in discussione lorsignori "intellettuali cattolici" o più in generale l’establishment cattolico. L’Immacolata Concezione e la Resurrezione di Cristo si potevano discutere, ma Scoppola, Dossetti, Lazzati, Alberigo (con i Prodi e i De Mita che ne erano la proiezione politica) e tanti altri campioni del mondo cattolico, quelli no. Oggi - dopo aver subito quel procedimento di Martini per aver constatato la "protestan tizzazione" del cattolicesimo leggiamo che secondo lo stesso cardinal Martini la Chiesa conciliare «si è lasciata ispirare» da Lutero. Così oggi è lui che dichiara proprio ciò che fu imputato a noi. Certo, per lui questa influenza protestante sul cattolicesimo pare sia cosa buona e giusta. Per altri (me compreso) è una vera sciagura. Mi sembra che anche Paolo VI vedesse nefaste influenze esterne che dissolvevano la vera fede. Lo si intuiva quando denunciò l’invasione di un pensiero «non cattolico» dentro il cattoliceismo, quando intervenne per stoppare le influenze protestanti (durante la redazione della Dei Verbum o sul dogma della Resurrezione di Cristo) e anche quando denunciò il «fumo di Satana» entrato nel tempio di Dio. D’altra parte a condannare questa "protestantizzazione" della Chiesa, curiosamente, fu lo stesso Oscar Cullmann, uno dei più famosi teologi protestanti, spesso citato in ambito cattolico. Ecco le sue testuali parole: «Se mi è permesso, come protestante, di fare questa constatazione, direi che da allora (il Concilio Vaticano II) certi ambienti cattolici, ben lungi dal lasciarsi ispirare dalla necessità di osservare i limiti dell’adattamento che non vanno superati, non si accontentano di cambiare le forme esteriori, ma prendono le stesse norme del pensiero e dell’azione cristiana, non dal Vangelo, ma dal mondo moderno. Più o meno inconsciamente, seguono così i protestanti, non in ciò che hanno di migliore, la fede dei Riformatori, ma nel cattivo esempio che loro offre un certo protestantesimo, detto moderno. Il grande colpevole non è il mondo secolarizzato, ma il falso comportamento dei cristiani riguardo a questo mondo, l’eliminazione dello "scanda lo" della fede. Si ha "vergogna del Vangelo" (Rom. 1,16)». 

La fede autentica

Parole simili e ancora più drammatiche sono state pronunciate, nella sua ultima intervista, da don Luigi Giussani: «La Chiesa si è vergognata di Cristo». E qua il problema riguarda tutti gli uomini di Chiesa. Martiniani e antimartiniani. I quali, per esempio, non intervengono contro le vere e proprie eresie che vengono insegnate nei seminari o nelle facoltà teologiche, ma invece intervengono (e tanto) su tutti i problemi della vita pubblica compresa la legge elettorale: i martiniani magari tuonano sui rom, gli altri sulla bioetica. Tutti hanno i loro "valori non negoziabili" (di tipo sociale gli uni, di tipo morale gli altri), ma forse si dimentica che per la Chiesa - fin dalle origini apostoliche - l’unico "valore" assolutamente non negoziabile è Gesù Cristo e la vera fede cattolica. Che pochissimi oggi difendono. Eppure per un cristiano solo quella vale, tutto il resto è "spazzatura". San Paolo, proprio parlando della Legge (i "valori non negoziabili"), scriveva: «tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura al fine di guadagnare Cristo» (Fil. 3,8). Forse è vero, il problema non è «il mondo secolarizzato», ma un cristianesimo che annacqua o corrompe la vera fede. Perché così la vita quotidiana di tutti è disperata. E non si incontra nessuna speranza.

www.antoniosocci.it

S_Daniele
00lunedì 29 marzo 2010 15:53
Re:
enricorns, 29/03/2010 13.49:

Fa ridere il fatto che i giornali mettano quasi sulle stesso piano le parole del Papa e quelle di un cardinale qualsiasi

Se fosse un cardinale qualsiasi non gli si darebbe così importanza ed enfasi




E' un cardinale qualsiasi anzi meno importante di molti altri, viene evidenziato lui poichè è palese che è un becero progressista antipapista che può scrivere solo in un giornale di chiara schiera anticattolica come Repubblica!
Il Celibato è Traditio della Chiesa e l'abolizione non risolverebbe per nulla il problema pedofilia, anzi la peggiorerebbe difatti la percentuale maggiore di crimini sessuali a bambini è in famiglia e nei protestanti dove non c'è celibato la percentuale è la medesima che troviamo dentro la Chiesa cattolica, ergo il Martini spara cretinaggini!
Ma che volete che ne capisca uno che si è votato al solo scriptura e che ha riabilitato l'eretico Lutero?
Forse il Martini, che mediante il solo scrittura non dovrebbe farsi chiamare cardinale, non sà che il celibato nella Chiesa latina esiste da prima che ci fosse un canone del N.T.?
Questa gente dovrebbe avere il coraggio e l'onestà di lasciare la Chiesa, sono uno scandalo e dividono il gregge del Signore!

Guardate cosa fanno i nostri lupescopi : blog.messainlatino.it/2010/03/mahony-di-los-angeles-prima...

Persino Lutero li avrebbe mandati a quel paese!
S_Daniele
00lunedì 29 marzo 2010 15:56
Poi mi domando come mai Repubblica, incoerente come sempre, non accusi anche il Martini di aver taciuto sui casi di pedofilia dato che nella sua diocesi avvennero questi casi, si accusa il Papa ma non il Martini, mistero cattoprogressistasemiateista!
S_Daniele
00lunedì 29 marzo 2010 16:01
La differenza tra me e te caro Enrico è che tu difendi il Martini solo perchè appartieni alla diocesi milanese, io difendo la Chiesa e non una diocesi, se l'arcivescovo Monsignor La Piana pronunciasse ciò che pronuncia il Martini non ci penserei due volte a criticarlo.
enricorns
00lunedì 29 marzo 2010 20:40
Io non difendo affatto Martini solo perchè è il mio vescovo e sono ambrosiano, ma perchè devo molto a lui nella mia crescita spirituale, pur non approvando tutto quello dice.

Ma non mi permetterei mai, fossanche per il rispetto dell'età e del ruolo, di definirlo uomo triviale dai modi insolenti, questo per il dizionario è la definizione di becero.

Frequentare i forum di certi sotutto evidentemente fa perdere il senso del rispetto

Questa è l'ultima volta che tollero certe libertà nei suoi confronti, come quelle prese verso il Papa Paolo VI definendolo mentecatto.
enricorns
00lunedì 29 marzo 2010 20:41
P.S. la critica non deve annettere per forza di cose l'offesa
S_Daniele
00lunedì 29 marzo 2010 20:52
Se è per questo Papa Giovanni XXII veniva chiamato dai suoi contemporanei "la puttana di Avignone" ed avevano ragione.
enricorns
00lunedì 29 marzo 2010 21:03
A me non interessa come chiamavano quello o quell'altro papa o quello o quell'altro cardinale o vescovo, come avevo già avvertito non ha più senso per me restare in una com, o se preferite in un forum, che si vanta e onora di difendere la fede ma nel contempo non ha rispetto per le persone e per il loro ruoli.

S_Daniele
00lunedì 29 marzo 2010 21:15
Re:
enricorns, 29/03/2010 21.03:

A me non interessa come chiamavano quello o quell'altro papa o quello o quell'altro cardinale o vescovo, come avevo già avvertito non ha più senso per me restare in una com, o se preferite in un forum, che si vanta e onora di difendere la fede ma nel contempo non ha rispetto per le persone e per il loro ruoli.





Un prete o un vescovo e persino un Papa se dicono eresie e traggono in inganno il gregge non meritano alcun rispetto!
Ario e Lutero erano preti e furono eretici, Nestorio era un vescovo e fu un eretico Giovanni XXIII era un Papa e fu dichiarato eretico salvo poi ritrattare i suoi errori prima di morire, Papa Onorio I ritenne dottrinalmente non eretico il monotelismo che successivamente fu condannato dal concilio Costantinopolitano III.
Chi tradisce la fede ipso facto non può essere più considerato un "Principe" della Chiesa ma un traditore.
enricorns
00lunedì 29 marzo 2010 21:27
a questo punto le nostre strade si dividono

ribadisco che non è necessario offendere le persone per dissentire dalle loro idee

Io non mi sento affatto ingannato ne da Martini ne da paolo VI ne da quel centro a tuo dire falsamente cattolico che, evidentemente, si basa sui programmi e non su preconcetti

dunque questo è il mio ultimo post in questo forum

solo il tempo di permettere alle persone di leggere la mia opinione poi mi cancello definitivamente
S_Daniele
00martedì 30 marzo 2010 10:44

a questo punto le nostre strade si dividono



Può solo dispiacermi.


ribadisco che non è necessario offendere le persone per dissentire dalle loro idee



Paolo queste persone ambigue le definiva cani e falsi apostoli, Gesù li definiva figli del diavolo e il Battista li definiva vipere, fai un pò tu.


Io non mi sento affatto ingannato ne da Martini ne da paolo VI ne da quel centro a tuo dire falsamente cattolico che, evidentemente, si basa sui programmi e non su preconcetti



Non comprendo il perchè continui ad inserire il nome di Paolo VI, la mia critica su di lui riguarda il troppo permessivismo, se è per questo critico anche il santo subito.
Per il resto, beh, nemmeno i luterani si sentono ingannati da Lutero.


dunque questo è il mio ultimo post in questo forum



E' una tua libera scelta non posso costringerti a fare il contrario, forse è meglio che frequenti una com più liberale alla martini..


solo il tempo di permettere alle persone di leggere la mia opinione poi mi cancello definitivamente



Anche se ti cancellavi subito nessuno avrebbe tolto i tuoi commenti.
S_Daniele
00martedì 30 marzo 2010 10:48
Sul centro chiaramente pseudocattolico credo tu parli dell'UDC, beh un partito che si schiera con gli abortisti non è cattolico ma opportunista, poi ovviamente tu puoi credere il contrario.
Caterina63
00martedì 30 marzo 2010 15:38
Re:
enricorns, 29/03/2010 13.46:

La Chiesa non ha mai detto che è impossibile ripensare al celibato del clero, anche perchè non è un comando del Signore e ci si è arrivati nei secoli.

Con questo non voglio dire che sia obbligo ma che ci si debba interrogare




[SM=g7427] postata così sembra che sia un obbligo della Chiesa...

Partiamo dal fatto che NESSUNO è obbligato al celibato, tuttavia è fuori discussione che chi vuole diventare Sacerdote deve accettare le regole del gioco...una di queste regole E' IL CELIBATO che non può essere imposto, ma chi si fa sacerdote deve accettare...

Lo ha detto Gesù? Si!
quando?
in Matteo 19 quando parla di quel farsi EUNUCHI per il Regno dei cieli...e Gesù stesso comprendendo la diffcoltà dice: "NON TUTTI LO COMPRENDONO"
i Padri della Chiesa lo hanno sempre interpretato come "CONSIGLIO EVANGELICO" e la Chiesa Romana lo ha adottato alla lettera... [SM=g7515]

Ora, se leggiamo anche i8n Oriente, con gli Ortodossi, il celibato è accettato perchè:

1) chi è scapolo e diventa sacerdote NON PUO' PIU' SPOSARSI...

2) chi è sposato e vuole farsi prete, è accettato MA NON PUO' DIVENTARE VESCOVO...

3) la stessa Chiesa Ortodossa che accoglie i preti sposati non ha nel clero sposato la sua maggioranza, cioè, la maggioranza E' CELIBE... [SM=g7566]

Perchè non si guarda a questo come elemento di una Tradizione CONDIVISA ed unanime dando esclusivamente alla Chiesa una colpa inesistente sul celibato?

Ora:
la Chiesa potrà modificare questa regola?
in sostanza SI, ma non come pensano gli occidentali, ossia che già preti si sposeranno [SM=g7566] ma come nella Chiesa Ortodossa ossia: chi è già sposato potrebbe diventare prete MA NON POTRA' ACCEDERE AL VESCOVADO...e chi entra in seminario da celibe NON potrebbe sposarsi ugualmente...

Chi lo ha detto?
La Tradizione della Chiesa, la Chiesa Ortodossa che ha mantenuto in questo quanto avveniva nei primi tre secoli prima che la Chiesa di Roma adottasse LETTERALMENTE e integralmente il celibato...
leggere in tema lo stesso Giovanni Paolo II che ha ribadito la fermezza della Chiesa e dei Pontefici di voler mantenere fedelmente ed integralmente il celibato QUALE SCELTA DEFINITIVA del Clero Latino-Romano

Il Cardinale Martini HA SMENTITO LE ACCUSE CHE GLI SONO STATE ATTRIBUITE...

[SM=g7348]


"Mai detto ripensare il celibato"

Card. Martini smentisce stampa estera

"Non ho mai detto che l'obbligo del celibato dei preti deve essere ripensato". Così l'ex arcivescovo di Milano, cardinale Carlo Maria Martini, smentisce le frasi attribuitegli dalla stampa austriaca e tedesca. Il porporato ha spiegato di non aver mai parlato con l'edizione domenicale del quotidiano Die Presse e ha detto di essere rimasto "molto sorpreso" nel vedere ripresa anche sui media italiani "un'espressione che non corrisponde al mio pensiero".

"Il settimanale non ha interloquito con me direttamente - ha spiegato Martini -. Ha piuttosto ripreso una mia lettera ai giovani austriaci. Ma il testo di tale lettera da me approvato diceva: 'Occorrerebbe ripensare alla forma di vita del prete' intendendo così sottolineare l'importanza di promuovere forme di maggiore comunione di vita e di fraternità tra i preti affinché siano evitate il più possibile situazioni di solitudine anche interiore".

"Sono pertanto rimasto molto sorpreso - ha proseguito l'ex arcivescovo di Milano - nel vedermi attribuita una espressione che non corrisponde al mio pensiero. Anzi, ritengo sia una forzatura coniugare l'obbligo del celibato per i preti con gli scandali di violenza e abusi a sfondo sessuale".

Tgcom

[SM=g7348]
S_Daniele
00mercoledì 31 marzo 2010 09:03
Il cardinale Schönborn conferma l'impegno costante del Papa contro gli abusi

La corale solidarietà a Benedetto XVI


"L'accusa di essere un insabbiatore è falsa", come dimostra il caso del cardinale Hans Hermann Groer, ritiratosi nel 1998, sul quale l'allora cardinale Joseph Ratzinger aveva chiesto di aprire un'inchiesta. È quanto ha affermato l'arcivescovo di Vienna, cardinale Schönborn, nel corso di una intervista rilasciata all'emittente televisiva austriaca Orf e al quotidiano "Kleine Zeitung".

Intanto, appoggio incondizionato e piena solidarietà a Benedetto XVI sono stati espressi anche dai vescovi del Vicino Oriente. In Iraq , - ha affermato in un'intervista al Sir l'arcivescovo di Mosul, Emil Nona, città dove da anni si consumano feroci violenze ai danni della comunità cristiana - i nostri fedeli sono convinti che si tratti di una propaganda contro la Chiesa, per infangarla agli occhi del mondo. Resta, certamente, il dolore per quanto è accaduto. Da parte nostra stiamo spiegando loro quanto il Papa ha dichiarato contro questo scandalo e le misure adottate per fare luce sui diversi casi lavorando con fermezza, trasparenza e severità. I gravi errori commessi da pochi non possono mettere in discussione tutto quello che la Chiesa da sempre fa a favore dei bambini e dei giovani e delle persone più vulnerabili".

 Solidarietà a Benedetto XVI anche dal Libano, dove alcuni vescovi si sono riuniti per esprimere la loro vicinanza al Papa. "Uno scandalo che scoppia nella Chiesa - ha dichiarato il vescovo di Beirut dei caldei, monsignor Michel Kassarji, - non può essere usato per screditarla. Purtroppo c'è molta superficialità che crea delle opinioni altrettanto superficiali. La Chiesa, e il Papa in testa, stanno fronteggiando con fermezza questo scandalo e questo è bene che si sappia. La fiducia nella Chiesa non può essere minata da fatti del genere che non coinvolgono tutti coloro che in essa sono impegnati a vario titolo. Mai come adesso è necessaria la testimonianza della preghiera".
"Stiamo assistendo - rileva a sua volta il vescovo di Alep dei caldei, in Siria, monsignor Antoine Audo - a una grave forma di propaganda anticattolica da fronteggiare e che ci mette in difficoltà. Ci conforta la fermezza di Benedetto XVI nel trattare la cosa. Da parte nostra stiamo facendo il possibile per informare correttamente i nostri fedeli anche se è difficile in quanto non abbiamo mezzi di comunicazione sociale". La Chiesa cattolica "è l'unica ad aver avuto il coraggio di guardare al suo interno per porre riparo agli errori e questo va messo ben in evidenza", ha sottolineato il vicario patriarcale di Gerusalemme dei Latini, Salim Sayegh:  "Siamo vicini - ha detto - a Benedetto XVI in questo momento in cui lui e la Chiesa vengono attaccati e nutriamo profonda fiducia in tutte le iniziative adottate per evitare che simili cose possano ripetersi. Qui in Giordania i nostri fedeli sono vicini al Pontefice impegnati a testimoniare tutta la loro fede. Crediamo che questa sia la migliore risposta a chi, sparuti gruppi fondamentalisti, vogliono senza successo strumentalizzare questa vicenda".
Intanto ieri il cardinale Carlo Maria Martini ha precisato il suo pensiero, erroneamente riportato nell'edizione domenicale del quotidiano "Die Prese", a proposito del tema del celibato. Il porporato ha detto di essere "molto sorpreso" nel vedere ripresa anche sui media italiani "una espressione che non corrisponde al mio pensiero". Il giornale - ha detto - non ha interloquito con me direttamente, ha piuttosto ripreso una mia lettera ai giovani austriaci. Ma il testo di tale lettera da me approvato diceva:  "Occorrerebbe ripensare alla forma di vita del prete" intendendo così sottolineare l'importanza di promuovere forme di maggiore comunione di vita e di fraternità tra i preti affinché siano evitate il più possibile situazioni di solitudine anche interiore". "Sono pertanto rimasto molto sorpreso - ha proseguito l'ex arcivescovo di Milano - nel vedermi attribuita un'espressione che non corrisponde al mio pensiero. Anzi, ritengo sia una forzatura coniugare l'obbligo del celibato per i preti con gli scandali di violenza e abusi a sfondo sessuale".


(©L'Osservatore Romano - 31 marzo 2010)

Ps. Guardate la differenza tra il cardinale Schönborn e Martini, sia il primo che il secondo tengono a precisare che non c'è alcuna connessione tra celibato e pedofilia, solo che il primo difende il Papa dalle accuse di aver insabbiato dei casi di pedofilia mentre il secondo si spreca per i suoi messaggi di solidarietà e difesa del Papa, Nummeno UNA parola, SIC!
S_Daniele
00sabato 3 aprile 2010 12:37


«Dalla bocca dei bambini, Signore, ti sei fatto una lode»

«Molti chiedono solo che la Chiesa sia sé stessa»


«La Chiesa non può aver timore di apparire con cordialità verso gli altri nella vita pubblica. Ma è un fatto che il suo vero tesoro è il Vangelo letto in noi dallo Spirito Santo. Un tesoro di preghiera e di umiltà». Intervista con il cardinale Carlo Maria Martini

Intervista con il cardinale Carlo Maria Martini di Gianni Valente

«Dapprima impariamo, poi insegniamo, poi ci ritiriamo e impariamo a tacere. E nella quarta fase, l’uomo impara a mendicare». Il proverbio indiano che ha voluto citare in uno dei suoi ultimi libri, per il cardinale Carlo Maria Martini rappresenta quasi una fotografia della sua lunga vita. Attende il tempo di Pasqua nella quiete operosa dell’Aloisianum, la gloriosa casa dei Gesuiti a Gallarate, mentre anche in quell’angolo appartato arrivano gli echi di tempeste mediatiche che di nuovo si abbattono sulla sua Chiesa. Dice che Gerusalemme gli manca molto. Con parole insolite per la Città Santa, spiega che per lui quel luogo ha un effetto quasi tonico, perché «è ricchissima di luoghi e di motivi che spingono all’azione. Grazie a Dio», aggiunge, «ho conservato anche qui quella voglia di uscire da me e buttarmi nelle cose che Gerusalemme mi ha trasmesso».

Che cosa chiede, ora, nelle sue preghiere di mendicante?

CARLO MARIA MARTINI: Adesso la mia è una mendicanza anche fisica, che mi costringe a chiedere l’aiuto di qualcuno, magari la notte. Questa è la prima povertà attraverso cui adesso mi fa passare il Signore, ma non è che mi costi tanto, perché così do occasione agli altri di compiere atti di carità. Poi adesso la mia preghiera è per la Chiesa di Milano, è una preghiera d’intercessione per tutte le realtà e le persone della diocesi, che raccomando una a una alla grazia di Dio. Per la Chiesa del mondo – ma forse è troppo grande questo obiettivo – chiedo che aumenti la fede e la speranza e che esse si esprimano nella carità. Sono le virtù cui anche Benedetto XVI ha dedicato le sue encicliche.

Lei ha parlato della sua preghiera d’intercessione. In un suo recente libro, Qualcosa di così personale, ha raccolto alcune sue meditazioni sui tanti aspetti della preghiera.

MARTINI: Si prega in tanti modi. C’è la preghiera di domanda, che chiede miracoli e guarigioni e prodigi, come vedere anime che si odiavano e giungono a perdonarsi; c’è la preghiera di lode, o la preghiera di chi arranca, fa fatica, è fragile; di chi ha bisogno del perdono, o del povero che ha bisogno del pane. Ma ciò che distingue la preghiera cristiana dalla preghiera, per quanto altissima, delle religioni, è che la preghiera cristiana è dono diretto di Dio, che ci manda lo Spirito. Noi possiamo dire: Signore, io non sono capace, pronuncia tu in me quella preghiera, mettila tu nel mio cuore. E il culmine della preghiera è la preghiera di affidamento, la consegna della nostra vita nelle sue mani.

In quel libro ci sono alcune pagine dedicate alla preghiera del vecchio Simeone. E lei si sofferma sull’immagine del vecchio che abbraccia il bambino. Scrive: «Simeone rappresenta ciascuno di noi di fronte alla novità di Dio», che «si presenta come un bambino». Lei proprio per i bambini ha scritto il suo ultimo libro, con riflessioni su alcune pagine bibliche narrate ai più piccoli.

MARTINI: «Dalla bocca dei bambini e dei lattanti, Signore, ti sei fatto una lode»: è la frase del salmo citata da Gesù, quando i sommi sacerdoti e gli anziani lo criticano perché trovano inopportuno il grido di osanna a lui rivolto dai bambini. Oggi tante volte i bambini mi sembrano abbandonati. Le notizie di questi giorni ci mostrano come sono indifesi davanti al male che si può far loro. Però in loro mi colpisce quella naturale apertura fiduciosa verso i propri genitori e verso la vita che è essenziale anche nella fede.

Certe volte, invece di favorire e farsi commuovere da questa apertura, si cercano tecniche e stratagemmi che dovrebbero avvicinare i ragazzi alla fede. Lei cosa spera, per loro?

MARTINI: La fede si trasmette alle persone a partire dall’ambiente che le circonda, ma poi può entrare concretamente in ognuno attraverso quattro vie: la testa, il cuore, le mani e i piedi. Ossia la formazione umana e intellettuale, la preghiera, oppure il lavoro con le mani per aiutare gli altri. A seconda dei tipi, l’una o l’altra cosa funziona come via preferenziale.

E i piedi che c’entrano?

MARTINI: I piedi li usano gli scout, per fare chilometri nelle loro camminate.

Eppure, in un altro suo libro recente, Una parola per te. Pagine bibliche narrate ai più piccoli, è riportata l’obiezione di un ragazzo che dice: «Non so che farmene della fede. Non ho nulla in contrario, ma cosa dovrebbe darmi la Chiesa? […] Sto bene, che altro mi serve?».

MARTINI: Molti giovani hanno l’inferno nel cuore, non lo si deve negare. Eppure vedo che proprio per i giovani che non sanno niente della Chiesa, spesso è più facile cominciare dalle mani. Si buttano in opere di carità quando vedono altri che fanno le cose con la pace e la serenità nel cuore.

Ma questo senso di estraneità, così diverso dalle contestazioni e dalle critiche delle generazioni precedenti, davvero può essere vinto proponendo la via di una vita impegnativa, esigente, difficile?

MARTINI: Non si può pretendere alcun sacrificio da nessuno, se prima non ha assaporato quanto sia allettante il traguardo. Ma quello che può impressionare gli altri è la carità in atto. E in essa, lo Spirito è la prima realtà. San Tommaso dice che la legge del Nuovo Testamento è lo Spirito Santo, le altre leggi sono secondarie. San Paolo sottolinea che la stessa osservanza etica non è pienamente realizzabile come frutto dell’uomo e della sua fatica. Lo si dimentica spesso, anche nella Chiesa, e allora si tenta di dar noi stessi mostra di forza e rigore. Ma soprattutto la carità è possibile solo se c’è lo Spirito Santo. È la grazia dello Spirito che rende facile ciò che per gli uomini appare difficile o addirittura prodigioso.

Si dice che la Chiesa è sotto attacco. Molti parlano di cristianofobia. Anche da noi c’è chi parla di Italia anticristiana. Da dove esce fuori tutto questo? Dall’ostilità del mondo scristianizzato?

MARTINI: L’ostilità in un certo modo può essere utile. Fa risaltare l’inermità della Chiesa, il suo essere sempre affidata al Signore. Però la Chiesa gode anche della stima e della cordialità di molti, che chiedono solo che la Chiesa sia Vangelo, cioè sia sé stessa.

Il Vangelo basta? Proprio lei viene spesso additato come il fautore di una Chiesa senza dogmi e strutture. Una Chiesa tutta umiltà e misericordia, senza precetti.

MARTINI: Se si pensa alle tante proposte religiose che ci sono nel mondo, a distinguerci dagli altri sono Gesù e il suo cammino, e non l’appartenenza a un’organizzazione con regole e precetti. Ma nella fede in Gesù non ha senso contrapporre Vangelo e dogmi, misericordia e comandamenti: vale anche per questo ciò che ho già detto sulla priorità dello Spirito Santo. Tutto si compagina in unità, nella realtà della Chiesa, che ha un aspetto interiore e anche un aspetto esteriore, e quindi comprende anche strutture, regole, strumenti di organizzazione. L’importante è che anche queste realtà siano per quel che è possibile espressioni di vita interiore. E poi, occorre anche distinguere le cose importanti e quelle che non lo sono. Credo che la Chiesa abbia già fatto un’opera di purificazione da tante cose esteriori che non servivano. E comunque, quando ancora leggo sui giornali che io sarei il “capo dei progressisti”, ormai ci rido sopra.

Per alcuni la risposta adeguata a questa situazione di ostilità è aumentare il protagonismo pubblico della Chiesa.

MARTINI: La Chiesa non può aver timore di apparire con cordialità verso gli altri nella vita pubblica. Ma è un fatto che il suo vero tesoro è il Vangelo letto in noi dallo Spirito Santo. Un tesoro di preghiera e di umiltà. E infatti il Vangelo nel mondo si testimonia come ha indicato Gesù nel discorso della montagna, che ho già citato. Non si tratta di proposte “confessionali”. Hanno anche una connotazione laica. Parlano a ogni uomo. Perché fanno intravedere un modo desiderabile di essere uomini, che tutti vorrebbero aver vicino.

Queste sono settimane di tempesta per lo scandalo della pedofilia. Come valuta questa situazione? Quale richiamo emerge per la Chiesa in queste circostanze?

MARTINI: Tutto questo certo può aiutare in tutti l’umiltà. Ma valgono anche le parole di Gesù: ci sono state azioni gravi, e chi ha scandalizzato i piccoli, sarebbe meglio per lui che gli fosse messa una macina da mulino al collo e fosse gettato nel mare. Questo non toglie che si registra anche una grande ipocrisia. C’è una totale libertà sessuale, la pubblicità utilizza motivi sessuali anche per i bambini.

Come difendere il Papa dai tentativi di chiamarlo in causa in queste vicende?

MARTINI: Il Papa non ha bisogno di essere difeso, perché a tutti è chiara la sua irreprensibilità, il suo senso del dovere e la sua volontà di fare del bene. Le accuse lanciate contro di lui in questi giorni sono ignobili e false. Sarà bello constatare la compattezza di tutti gli uomini di buona volontà nello stare con lui e nel sostenerlo nel suo difficile compito.

Nella lettera ai cattolici irlandesi, Benedetto XVI ha richiamato a tutti il digiuno, la preghiera, la lettura della Sacra Scrittura e il sacramento della confessione «per ottenere la grazia della guarigione e del rinnovamento per la Chiesa in Irlanda».

MARTINI: Queste cose valgono per le comunità in cui sono avvenuti questi casi come valgono per tutta la Chiesa. Ma per i protagonisti di questi casi, dove c’è una perversione e una compulsione interna, ci vuole anche l’intervento degli psicoterapeuti. Si tratta di capire il perché di queste compulsioni, e come è possibile dominarle, e gli altri mezzi non entrano in questo aspetto specifico.

Spesso fanno passare lei come un fustigatore delle insufficienze e dei limiti della Chiesa. Si ritrova in simili descrizioni?

MARTINI: La Chiesa, considerata nella sua globalità, è piena di santità e di forza interiore. La stampa si accanisce su episodi particolari, ma in tutto il mondo c’è tanta gente leale, buona, devota, che opera senza rumore. E io sono tanto grato a Dio, anche proprio per aver potuto vivere questo tempo. Non avrei mai voluto vivere in momenti come quello della Riforma protestante, o dello Scisma d’Oriente, o al tempo dello Scisma d’Occidente, quando c’erano due papi, uno a Roma e l’altro ad Avignone. Adesso, la Chiesa dà una bella mostra di sé. Ci sono limiti e mancanze inevitabili, e anche essi rientrano nel disegno misterioso della volontà di Dio.

Allora non è vero che il suo sentimento dominante sia una sorta di amarezza, centrata sulla denuncia di debolezze e carrierismi.

MARTINI: Io ringrazio sempre Dio per come ha accompagnato la mia vita, per tante persone che ha messo al mio fianco lungo il cammino. Dico sempre che Lui mi ha anche viziato. Tutta la vita mi ha mostrato che Dio è buono e prepara la strada a ciascuno di noi. Ho avuto tantissimo, ho anche dato quel che ho potuto. E davvero sono contento, davanti a Lui.

http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=22311
 
Finalmente anche Martini si è degnato di difendere il Papa!
Vilucchio.
00lunedì 5 aprile 2010 14:13
Il cardinal martini viene indicato come un progressista ...ma intanto non abbiamo mai sentito il Papa richiamarlo o che.
Questo la dice lunga.Se sbaglio mettetemi articoli in cui Martini da' contro la Chiesa o il Papa o articoli in cui il Papa lo richiama.
Ognuno ha i suoi carismi.
Intanto Martini si e' ritirato ( ora e' a Gallarate da quel che ho capito, ma prima era a Gerusalemme) ,ha scelto il silenzio e la dimenticanza per farsi tutt'uno con la preghiera e la meditazione.Lui ricordiamolo e' un biblista ed esegeta.
Cmq ha detto cose importanti ..il Papa nn ha bisogno di essere difeso ( ma nn guasta esserlo)perche' la sua vita parla per lui.
Credo che con qte parole lui abbia ancora una volta dato testimonianza del suo amore per la Chiesa e per il Papa.
S_Daniele
00lunedì 5 aprile 2010 20:27
Re:
Vilucchio., 05/04/2010 14.13:

Il cardinal martini viene indicato come un progressista ...ma intanto non abbiamo mai sentito il Papa richiamarlo o che.
Questo la dice lunga.Se sbaglio mettetemi articoli in cui Martini da' contro la Chiesa o il Papa o articoli in cui il Papa lo richiama.
Ognuno ha i suoi carismi.
Intanto Martini si e' ritirato ( ora e' a Gallarate da quel che ho capito, ma prima era a Gerusalemme) ,ha scelto il silenzio e la dimenticanza per farsi tutt'uno con la preghiera e la meditazione.Lui ricordiamolo e' un biblista ed esegeta.
Cmq ha detto cose importanti ..il Papa nn ha bisogno di essere difeso ( ma nn guasta esserlo)perche' la sua vita parla per lui.
Credo che con qte parole lui abbia ancora una volta dato testimonianza del suo amore per la Chiesa e per il Papa.




Sul pensiero di Martini ne abbiamo parlato qui dove troverai dei link che trattano per sommi capo il suo pensiero, inoltre nello staff Caterina, sempre sul Martini, ha inserito altro materiale.
Il fatto che Martini si sia ritirato è relativo dato che i suoi interventi vengono sempre esposti quele "Cardinale Martini" e permettimi di dire che il cattolico medio leggendo "Cardinale" non farà altro che pensare che se lo dice un cardinale vuol dire che è espressione della Chiesa.
Sull'amore verso il Papa di dubbi ne avrei molti, mi ricordo che alcuni mesi fa una lettrice di Repubblica chiese proprio a Martini quale teologo ritenesse di maggiore fama nel XXI secolo, egli ne ha elencati alcuni, tutti progressisti Rahner in primis, e guarda caso nemmeno l'ombra di Ratzinger (sic), giorni dopo ci fu un editoriale sempre sull'"amata" Repubblica che indicava Ratzinger come un teologo qualunque.
Vilucchio.
00martedì 6 aprile 2010 02:17
Ok ho deciso di conoscerlo un po' di piu'.leggendo i links e altro facendo una mia ricerca personale.
Insomma me lo dovete far proprio studia'...
S_Daniele
00martedì 6 aprile 2010 16:28
Re:
Vilucchio., 06/04/2010 2.17:

Ok ho deciso di conoscerlo un po' di piu'.leggendo i links e altro facendo una mia ricerca personale.
Insomma me lo dovete far proprio studia'...




E perchè mai pardere tempo per studiare Martini, perdilo per studiare i testi del Magistero, hai tutto da guadagnarci, i Martini passano la Chiesa rimane.
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