Di tutte le annunciate e praticate prove muscolari della tecnoscienza, certamente l’idea di produrre embrioni ibridi uomo-animale (e in particolare "cibridi", ibridi citoplasmatici ottenuti attraverso il trasferimento del nucleo di una cellula somatica umana in un ovocita animale privato del nucleo, nel quale però restano presenti i mitocondri animali) è in assoluto la più esemplificativa di che cosa significhi l’"assolutismo della tecnicità" di cui parla l’ultima enciclica di Papa Benedetto XVI, il quale lo contrappone alla "responsabilità morale dell’uomo". E’ dunque da salutare con soddisfazione, oltre che da leggere con attenzione, il parere in materia di "Chimere ed ibridi. Con una riflessione particolare sugli ibridi citoplasmatici" da poco approvato dal Comitato Nazionale per la Bioetica, e disponibile sul sito del Cnb.
E’ noto che lo studio dei cibridi (il cui scopo dichiarato è quello di ottenere staminali umane "su misura", usando ovociti animali al posto di quelli umani) ha la propria patria riconosciuta in Gran Bretagna, dove la Human Fertilisation and Embryology Authority ha autorizzato, dopo un lungo dibattito, la realizzazione di quel tipo di esperimenti. Senza esito, per ora, se non altro perché le traballanti premesse scientifiche non hanno convinto, per ora, né enti privati né istituzioni pubbliche a investire nell’impresa un solo penny (ne abbiamo parlato tempo fa anche in questa rubrica). Eppure c’è poco da stare tranquilli. In questa storia di pentole senza coperchi, l’elemento centrale di allarme lo spiega bene il documento del Cnb: "Se gli ibridi citoplasmatici siano embrioni umani o se la presenza del Dna mitocondriale di origine animale li renda non umani" è "una questione che non ha ancora trovato una risposta condivisa nel mondo scientifico". Eppure la Hfea il suo via libera l’ha dato: la tecnoscienza, per chi non l’avesse capito, risponde soltanto a se stessa.