Preghiera ecumenica per la Giornata mondiale dei rifugiati

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Cattolico_Romano
00sabato 27 giugno 2009 13:52
L'omelia dell'arcivescovo Antonio Maria Vegliò

Preghiera ecumenica per la Giornata mondiale dei rifugiati



 
Roma, 26. "Tante tempeste opprimono la vita degli uomini e delle donne in tante parti del mondo. Eppure il mondo ricco a cui apparteniamo spesso non se ne accorge tanto. Per chi sta in mezzo alla tempesta, questo mondo ricco appare indifferente, assorbito dalle proprie cose e dimentico di chi sta soffrendo. Sì, davvero, non bisogna distogliere lo sguardo e dimenticare la sofferenza in cui intere popolazioni vivono".
 
Sono le parole pronunciate nell'omelia, ieri, dal presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l'arcivescovo Antonio Maria Vegliò, in occasione della veglia di preghiera ecumenica per la Giornata mondiale dei rifugiati, celebrata nella chiesa di Santa Maria in Trastevere. L'incontro, promosso da Acli, Associazione Centro Astalli, Caritas italiana, Comunità di Sant'Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Fondazione Migrantes, si è svolto in memoria delle vittime dei cosiddetti "viaggi della speranza" verso l'Europa. "Quante speranze, quante vite di giovani uomini e donne dell'Africa, dell'Asia, dell'America - ha aggiunto l'arcivescovo - finiscono sulle vie tortuose e insidiose dei viaggi della speranza. Quante ansie, quanti drammi dolorosi! Nel nostro mondo se ne parla poco, non se ne vedono le immagini. Sembra che tanti non vogliano vedere per compatire, per sostenere con la preghiera, per accogliere chi ha tanto rischiato e sofferto per approdare a questa sponda".

Al termine della veglia di preghiera è stata distribuita ai fedeli una piccola immagine dell'arca di Noè. "Come l'arca salvò la vita di Noè e dei suoi durante la grande tempesta del diluvio - ha spiegato l'arcivescovo - così noi pregheremo che i numerosi uomini e donne, che ora stanno viaggiando per terra e per mare per fuggire dalla tempesta in cui si sono trovati, possano essere accolti e non respinti. Perché siano accolti con amore e comprensione nei Paesi in cui regna la pace e vige la libertà".

"La sapienza del Vangelo - ha concluso - l'umanesimo cristiano che scaturisce dalla Chiesa, non è debolezza o ingenuità:  è intelligenza e cultura, senso di responsabilità e capacità di edificare il bene comune". Dai dati forniti in occasione dell'incontro emerge che nei primi quattro mesi del 2009, nel solo Canale di Sicilia, i migranti morti sono stati oltre 300.


(©L'Osservatore Romano - 27 giugno 2009)
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