Prima condanna in Orissa per gli attacchi ai cristiani

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Cattolico_Romano
00venerdì 3 luglio 2009 08:14
Un leader estremista indù ritenuto colpevole sconterà la pena in carcere

Prima condanna in Orissa per gli attacchi ai cristiani


Bhubaneswar, 2. In Orissa prima condanna contro gli aggressori dei cristiani. A meno di un anno dall'ultima ondata di violenza che ha colpito il distretto di Kandhamal, il tribunale di Phulbani ha infatti comminato la pena della reclusione a un leader estremista indù, Chakradhar Mallick, ritenuto colpevole di una serie di azioni criminali ai danni dei villaggi dei cristiani

Dunque muove i primi passi la giustizia nella regione sconvolta dall'agosto del 2008 dal pogrom. Gli attacchi sono iniziati subito dopo che gli estremisti indù avevano accusato i cristiani dell'assassinio dello swami Laxamananda Saraswati, Secondo alcune stime gli scontri hanno provocato la morte di 119 persone, la distruzione di oltre 4.000 abitazione e la fuga di circa 50.000 persone dai villaggi.



La comunità cristiana chiede da tempo atti concreti al Governo che possano ricreare condizioni di sicurezza tali da consentire di poter professare liberamente la fede. Padre Thomas Chellan, direttore di un centro pastorale nel Kandhamal, ha sottolineato che la notizia della condanna "servirà a instillare fiducia tra le vittime delle violenze che attendono sia fatta giustizia".

Per il sacerdote la pena inflitta all'estremista indù "è quindi un segnale che fa sperare che la giustizia e la normalità torneranno nel Kandhamal".

Il clima di insicurezza in Orissa è prodotto fra l'altro dalla lentezza delle indagini della polizia e dal timore dei cristiani di denunciare i colpevoli delle violenze. Padre Chellan spiega che "se si vuole davvero riportare la giustizia nella regione, si deve assicurare piena protezione alla popolazione, altrimenti le persone non hanno il coraggio di deporre testimonianza nei processi per il timore di vendette". Gli estremisti indù, infatti, minacciano in continuazione i cristiani che vogliono tornare nei propri villaggi e - specifica il sacerdote - "le persone che vengono accusate sono le stesse che poi ostacolano il rientro nelle case".

Tale è il clima di tensione nella regione  che,  secondo  alcune  fonti, i cristiani sono costretti persino a camuffarsi  da  indù  per sfuggire alle violenze.

Attualmente sono circa 1.500 i rifugiati che ancora vivono nei campi di soccorso allestiti nel Kandhamal dal Governo federale. Recentemente alcune strutture sono state visitate dal ministro degli Interni, il quale ha promesso "l'impegno delle autorità per assicurare la giustizia e il sostegno alla popolazione". La comunità cristiana ha tuttavia accolto con riserva le assicurazioni e ha chiesto misure concrete atte a ripristinare la normalità.

Intanto, nel Karnataka, la comunità cristiana locale ha accolto con favore l'impegno del nuovo governatore, Hans Raj Bharadwaj, di garantire protezione alle minoranze religiose. Per il portavoce della Chiesa in Karnataka, padre Faustin Lobo, la dichiarazione del governatore dà speranza per il ripristino della libertà religiosa a favore delle minoranze. Anche nella regione, seppure in misura minore rispetto all'Orissa, da tempo si susseguono attacchi contro i cristiani:  soltanto nell'ultimo anno sono state ventiquattro le chiese prese di mira dai fondamentalisti. Padre Lobo sottolinea che "il primo dovere del Governo è quello di assicurare ai cittadini il rispetto dei propri diritti". In particolare, la comunità ecclesiale chiede alle autorità di garantire i principi democratici sui quali è tradizionalmente strutturata la società indiana.


(©L'Osservatore Romano - 3 luglio 2009)
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