Programmi della serata: mercoledì, attacco frontale al Papa

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Cattolico_Romano
00martedì 22 settembre 2009 16:21
Il sito Messainlatino.it denuncia "un attacco frontale al Papa in arrivo mercoledì", leggiamo:

Programmi della serata: mercoledì, attacco frontale al Papa

Informa Rorate Caeli che mercoledì 23 settembre, la televisione pubblica svedese SVT, già nota per aver trasmesso a gennaio quell'intervista a mons. Williamson che tanta polemica ha provocato, manderà in onda una seconda parte sulla vicenda.

Questa volta, l'attacco non è nemmeno più obliquo ed indiretto, ma prende di mira direttamente il Vaticano, e quindi il Papa, accusandoli di aver mentito nel sostenere di non sapere delle opinioni di Williamson.

Ecco che cosa dice il trailer pubblicitario del programma (riportato sopra, per chi sa lo svedese):

Vescovo Williamson: "No, non credo siano esistite cose come le camere a gas"

Voce femminile fuori campo: Lo scorso inverno la Chiesa cattolica è stata scossa dall'intervista fatta da Uppdrag granskning [il nome del programma] con il vescovo Richard Williamson. Il Papa e i cardinali incaricati assicurarono il mondo di non aver saputo dell'intervista, ma questo non è vero.

Vescovo (cattolico) di Stoccolma, Arborelius: “Dal canto nostro abbiamo passato l'informazione. Ossia, nel modo solito, la chiesa locale passa informazioni importanti inerenti la Chiesa al rappresentante del Papa".

Voce femminile fuori campo: Che cosa sapeva il Vaticano del vescovo negazionista?

Il programma comprenderà pure un'intervista al card. Walter Kasper, effettuata durante la sua visita al festival di corali Pueri Cantores a Stoccolma, nel luglio scorso. Il Cardinale chiaramente spiega che, subito prima della revoca della scomunica, non aveva ricevuto alcuna informazione interna dal Vaticano, ma che egli aveva conoscenza in generale delle simpatie del vescovo Williamson. Aggiunge pure nell'intervista che pensava che ciò fosse largamente noto, e si stupì invece di apprendere che la Pontificia Commissione Ecclesia Dei ne fosse all'oscuro.

La diocesi cattolica di Stoccolma aveva inoltre già allertato il parroco anglicano locale, che aveva prestato la sua chiesa al vescovo Williamson nel giugno 2008, circa l'estremismo di quest'ultimo. Nonostante il fatto che il vescovo Arborelius abbia detto immediatamente dopo il programma di gennaio che la FSSPX non fa parte della Chiesa cattolica, il suo ufficio è stato molto impegnato per la presenza della Fraternità in Svezia. Perfino una lettera confidenziale mandata all'ufficio della diocesi è stata sciorinata nell'ormai famoso programma TV di gennaio, per provare che erano state prese misure della diocesi per fermare la FSSPX.

La diocesi ha anche cooperato con la TV svedese nel preparare il documentario con l'intervista a Williamson. I reporters furono perfino invitati a cena in vescovado, come è stato notato nel blog di uno dei giornalisti. (vedi qui e qui).

Questa volta il vescovo Arborelius sarà anche intervistato su quello che ha fatto prima che l'intervista a Williamson fosse trasmessa. Infatti a suo dire, in risposta a una domanda fatta dalla Nunziatura, ben prima del programma di gennaio, il vescovo aveva mandato informazioni al Vaticano inerenti i contenuti dell'intervista a Richard Williamson.

Nel programma televisivo, vi saranno anche domande in proposito al Nuncio per i paesi scandinavi, l'Arcivescovo Emil Paul Tscherrig.

Dobbiamo quindi prepararci ad un altro attacco, diretto questa volta non tanto alla FSSPX quanto alla Santa Sede e al Papa, con un'altra ondata di calunnie volte a mettere in sospetto la Chiesa per opinioni politiche estremistiche.

La TV svedese ha in precedenza spiegato che questo argomento è di poco interesse per gli svedesi, solo l'1% dei quali è cattolico. Questo non esclude che la TV di Stato spa chenda parecchio tempo e danaro su tali temi, e proprio in coincidenza con l'inizio dei colloqui dottrinali tra Vaticano e FSSPX.

Ma soprattutto: è da chiedersi a quale gioco stiano giocando il vescovo Arborelius e il cardinale Kasper. Sanno certo benissimo che le loro dichiarazioni (senza le quali, non ci sarebbe nessun nuovo programma televisivo) avranno l'effetto di mettere di nuovo in grave difficoltà la Santa Sede, la quale aveva cercato di sopire l'enorme polemica, protestando di non essere al corrente delle discutibili opinioni del vescovo lefebvriano. Il Papa nella lettera ai vescovi del marzo scorso (vedila qui) ha definito la vicenda una “disavventura per me imprevedibile”, aggiungendo poi: “Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema”. Il Papa, quindi, ha dichiarato di non saperne nulla; ed ora un suo cardinale e stretto collaboratore dice invece che la cosa era in pratica di dominio pubblico, tanto da stupirsi che non lo si sapesse (e in pratica sollevando ben più che semplici dubbi circa il fatto che quella “ignoranza” sia solo simulata e strumentale); mentre un vescovo ribadisce perfino di aver più volte passato informazioni dettagliate.

Il momento è grave. E il gioco sporco. Non ci piaccion le mezze parole e noi, una cosa del genere, la definiremmo fellonìa. Ma aspettiamo di vedere la trasmissione svedese

messainlatino.it
Cattolico_Romano
00mercoledì 23 settembre 2009 10:41
In Svezia manovre contro il Papa: «Ha mentito»

Andrea Tornielli

Roma
Dalla Svezia riesplode il caso Williamson e questa volta nel mirino dell’attacco finisce direttamente Benedetto XVI, accusato nientemeno di «aver mentito».
L’ennesima bordata contro Papa Ratzinger è programmata sul canale televisivo pubblico svedese Svt per questa sera. L’emittente era la stessa che lo scorso gennaio, a pochi giorni dalla pubblicazione del decreto con il quale la Santa Sede
revocava la scomunica comminata nel 1988 ai nuovi vescovi consacrati da monsignor Marcel Lefebvre senza il mandato pontificio, aveva trasmesso l’ormai tristemente famosa intervista a Richard Williamson, il prelato lefebvriano negazionista sulle camere a gas naziste. Ora Svt ha annunciato un seguito della storia, alzando il tiro e prendendo di mira direttamente il Pontefice, sostenendo, sulla base delle dichiarazioni di un cardinale e del vescovo di Stoccolma, che Ratzinger in realtà non poteva non sapere. Nel trailer che annuncia il programma, una voce femminile fuori campo commenta: «Lo scorso inverno la Chiesa cattolica è stata scossa dall'intervista fatta con il vescovo Richard Williamson. Il Papa e i cardinali incaricati assicurarono il mondo di non aver saputo dell’intervista, ma questo non è vero». E subito rilancia un passaggio delle dichiarazioni rilasciate all’emittente dal vescovo cattolico di Stoccolma, Anders Arborelius, il quale assicura di aver avvisato il Vaticano delle parole negazioniste: «Da parte nostra, abbiamo passato l’informazione al rappresentante del Papa». Il riferimento del vescovo Arborelius è al nunzio apostolico Emil Paul Tscherrig.
Il programma, informa il sito Rorate Caeli, comprenderà pure un’intervista al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, effettuata durante la sua visita al festival di corali «Pueri Cantores» a Stoccolma, nel luglio scorso. Kasper avrebbe spiegato che, subito prima della revoca della scomunica, non aveva ricevuto alcuna informazione interna dal Vaticano in merito al provvedimento, ma che egli stesso era a conoscenza delle posizioni estremiste del vescovo Williamson.
È evidente che questa volta l’obbiettivo delle critiche non è più la Fraternità San Pio X né la revoca della scomunica. Nel mirino c’è la Santa Sede e in particolare la persona del Papa. In una nota della Segreteria di Stato, pubblicata il 4 febbraio 2009, si affermava che le parole negazioniste di Williamson non erano «conosciute dal Santo Padre nel momento della remissione della scomunica».
Benedetto XVI, nella
lettera da lui inviata ai vescovi di tutto il mondo, riguardante questo caso Williamson, aveva scritto: «Una disavventura per me imprevedibile è stata il fatto che il caso Williamson si è sovrapposto alla remissione della scomunica».
E aveva aggiunto: «Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’Internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie».
Con la lettera, sincera e coraggiosa, Benedetto XVI, che non era stato avvisato dell’intervista sulle camere a gas rilasciata da Williamson, si era assunto tutte le responsabilità del caso che sarebbero dovute ricadere sui suoi collaboratori.
Ma ora la tv svedese, secondo quanto annunciato nel trailer, lo accusa di aver mentito. «Il Papa ha dichiarato di non essere a conoscenza dell’intervista al momento della revoca della scomunica, è ovvio che ha detto la pura verità», spiega al Giornale il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi.
Due giorni prima della pubblicazione del decreto di revoca, e un giorno dopo la messa in onda dell’intervista, i cui contenuti erano stati anticipati dal tedesco Der Spiegel, alle 17.30 del 22 gennaio in Segreteria di Stato si erano riuniti per discutere il caso i cardinali Tarcisio Bertone, Giovanni Battista Re, William Levada, Claudio Hummes, insieme all’arcivescovo Coccopalmerio e al Sostituto Filoni.
In quella sede fu deciso che il decreto non andava presentato alla stampa in quanto «di per sé sufficientemente chiaro».

© Copyright Il Giornale, 23 settembre 2009 consultabile online anche
qui.
Cattolico_Romano
00mercoledì 23 settembre 2009 10:47

Il comunicato del vescovo di Stoccolma sulla trasmissione in onda stasera sul "caso" Williamson" (Angela Ambrogetti)

Il ritorno del "caso Wiliamson": il comunicato del vescovo Arborelius

postato da angelambrogetti [23/09/2009 10:33]

Mentre il cardinale Bagnasco, grazie alla mediazione di Sant' Egidio, ricuce con gli ebrei italiani che confermano la partecipazione alla giornata di preghiera comune del 17 gennaio, dalla Svezia arrivano nuovi dettagli sul caso Williamson. E non tanto dal programma che questa sera Svt trasmetterà anche via internet con una serie di interviste che portano a pensare che la comunicazione in Curia on funziona. Le informazioni arrivano direttamente dalla diocesi di Stoccolma.
Al di là di fantomatiche e assurde idee di complotti, è appunto lo sfilacciamento del sistema di comunicazione interna alla Chiesa, o la superficialità a creare dei veri e propri attacchi.
E' sottile il confine tra complotto e sciatteria.
Ecco allora il testo del comunicato stampa che il vescovo Anders Arborelius ha pubblicato sul sito diocesano.

"Questo inverno la Chiesa ha attraversato un periodo molto duro quando il papa ha revocato la scomunica dei vescovi della fraternità sacerdotale di S. Pio X solo pochi giorni dopo che uno di loro, Richard Williamson, aveva negato la Shoah nel programma televisivo "Uppdrag granskning".

Molti, sia dentro che fuori la Chiesa, quella volta sono giunti ad una conclusione sbagliata, cioè che la Chiesa approvava opinioni antisemitiche e rinnegava la chiara affermazione da parte del Concilio Vaticano II su libertà religiosa, ecumenismo e dialogo interreligioso.

Il papa stesso ha chiarito che le cose non stavano così in una lettera ai vescovi cattolici a marzo.

Per essere del tutto riconciliata con la Chiesa cattolica, SSPX deve prendere le distanze dalle affermazioni di Williamson e accettare il magistero della Chiesa così come è stato annunciato dal Concilio Vaticano II e da tutti i papi dopo il Concilio.

Il 23 settembre, "Uppdrag granskning" trasmetterà un programma in cui si racconta cosa è successo da questo inverno, e cosa si sapeva in Vaticano prima della revoca della scomunica.

Nel programma si vedrà che noi alla diocesi cattolica di Stoccolma, come facciamo sempre, abbiamo inoltrato le informazioni in nostro possesso su SSPX e Richard Williamson, e anche il contenuto dell'intervista di Uppdrag granskning con lui, ai rappresentanti del Vaticano.

Tengo a sottolineare che abitualmente inviamo informazioni su questioni che riguardano la Chiesa al Vaticano, e che non si tratta di nulla di eccezionale in questo caso.

Voglio anche sottolineare la mia convinzione, che una cosa positiva emersa questa primavera, è che ognuno di noi ha dovuto chiarire la propria posizione.

Il papa e il Vaticano hanno chiesto che Richard Williamson e SSPX con chiarezza e forza prendano le distanze dal negazionismo e chiedano perdono per aver negato la Shoah. Questo non è ancora successo, almeno non per quanto riguarda Williamson.

Né abbiamo visto nei rappresentanti di SSPX quella apertura e umiltà che sono necessarie per i colloqui che si terranno a ottobre in vista di una riconciliazione. Purtroppo il loro superiore generale, il vescovo Bernard Fellay ha detto a luglio che non ritengono di dover venire incontro o dimostrare disponibilità al compromesso quando si tratta delle differenze centrali tra le posizioni della gerarchia della Chiesa cattolica e SSPX. www.cfnews.org/bishopfellay-090731.htm

Dobbiamo tutti pregare e chiedere che lo Spirito Santo ci guidi, e ricordare che Cristo non abbandonerà mai la sua Chiesa.

+ Anders Arborelius OCD

http://www.angelambrogetti.org/

Cattolico_Romano
00mercoledì 23 settembre 2009 13:33

PADRE LOMBARDI: INFONDATO AFFERMARE O ANCHE SOLO INSINUARE CHE IL PAPA CONOSCESSE LE POSIZIONI DI WILLIAMSON

Lefebvriani: Lombardi, Infondato Dire Che Papa Conosceva Idee Williamson

(ASCA) - Citta' del Vaticano, 23 set

''E' assolutamente senza fondamento affermare o anche solo insinuare che il Papa fosse stato antecedentemente informato sulle posizioni di Williamson''. E' quanto afferma p. Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, rispondendo alle domande dei giornalisti a proposito delle notizie che circolano sulla nuova trasmissione svedese dedicata al ''caso Williamson''. Il portavoce vaticano ha ricordato che ''cio' e' stato negato chiaramente nella Nota della Segreteria di Stato del 4 febbraio, che esprime anche nel modo piu' netto la radicale dissociazione del Papa e della Chiesa cattolica nei confronti di ogni posizione antisemita o negazionista dell'Olocausto''. Inoltre, prosegue, ''la lettera del Papa ai vescovi, del 10 marzo scorso, ha messo un punto fermo su tutta la questione e non vi e' quindi motivo di riaprirla''.

Asca
Cattolico_Romano
00mercoledì 23 settembre 2009 15:56

Il vescovo di Stoccolma vuole l'impeachment del Papa? (Messainlatino)

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Cattolico_Romano
00giovedì 24 settembre 2009 05:48

Ecco la traduzione di un comunicato appena apparso sul sito della TV Svedese: da brivido! (Colafemmina)

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Il testo della mail di padre Lombardi alla tv svedese (Svt via Fides et Forma)

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Cattolico_Romano
00giovedì 24 settembre 2009 08:49

Un'opinione sul nuovo caso Williamson

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Cattolico_Romano
00giovedì 24 settembre 2009 10:46
Caso Williamson, chi sapeva e che cosa sapeva…

Andrea Tornielli

Sul Giornale di ieri ho pubblicato un articolo dedicato al nuovo attacco contro Benedetto XVI sul caso Williamson che arriva dalla Svezia, dov’è andata in onda una nuova puntata del programma televisivo che lo scorso gennaio aveva trasmesso l’ormai tristemente famosa intervista al vescovo lefebvriano che negava le camere a gas, alla vigilia della pubblicazione del decreto di revoca della scomunica.
Prima di scriverlo, avevo chiesto a padre Lombardi una battuta, che ho riportato. Oggi la notizia è ripresa da vari quotidiani, che citano la smentita ripetuta ieri da padre Lombardi.
Mi ha colpito molto il testo di un’email che lo stesso direttore della Sala Stampa vaticana ha spedito al programma svedese, che trovate tradotto nel sito Fides et Forma. Nell’email, Lombardi scrive: “Non sapevo che l’informativa su Williamson fosse stata inviata in Vaticano, e io non so chi l’abbia ricevuta e letta. Nessuno mi ha detto una parola su di essa“, aggiungendo anche che nulla in proposito gli disse il cardinale Castrillòn Hoyos.
E’ evidente l’intento strumentale da parte di chi intende coinvolgere il Papa, che era - purtroppo - all’oscuro di tutto.
Ma dall’email del portavoce vaticano emerge anche la volontà di smarcarsi rispetto alle responsabilità altrui.
Ricordo che il 22 gennaio, nel pomeriggio (due giorni prima della pubblicazione del decreto di scomunica, già peraltro consegnato con largo anticipo a mons. Fellay; e un giorno dopo la messa in onda dell’intervista negazionista di Williamson, anticipata da Der Spiegel) si svolse una riunione in Segreteria di Stato alla quale erano presenti i cardinali Bertone, Levada, Hummes, Re e Castrillòn, insieme al Sostituto Filoni e all’arcivescovo Coccopalmerio.
Alla riunione non era stato invitato padre Lombardi.
Durante l’incontro, da quanto risulta al sottoscritto, non si è parlato dell’intervista a Williamson, ma solo del significato della revoca della scomunica e se questa implicasse la piena comunione, etc. etc.
Inoltre, si era deciso che il decreto “già sufficientemente chiaro”, non andava presentato alla stampa.
In quel momento Fellay aveva già in mano il decreto di revoca, ma mancavano ancora due giorni alla sua pubblicazione e, dopo l’intervista a Williamson, si poteva ritirare oppure congelare in attesa di chiarimenti.
Le gravissime parole del vescovo lefebvriano sono state sottovalutate da chi sapeva: dalla trasmissione della Tv svedese emerge chiaramente che il vescovo di Stoccolma Arborelius comunicò al nunzio notizie sull’intervista già prima della fine del 2008.
Come e quando queste notizie sono state trasmesse in Vaticano? Chi le ha ricevute e come sono state utilizzate?
Com’è potuto accadere che un atto di misericordia e riconciliazione voluto dal Pontefice si trasformasse in un boomerang che ha portato tensioni nel rapporto con parte del mondo ebraico e contestazioni aspre nel mondo cristiano?
Di certo, pur essendo evidenti le sbavature e i ritardi nella gestione del caso anche dopo che era scoppiato,
appare del tutto artificioso e strumentale il tentativo di coinvolgere Benedetto XVI, che ha voluto far sapere - attraverso il comunicato della Segreteria di Stato del 4 febbraio - di essere stato all’oscuro dell’intervista di Williamson.
Il caso, purtroppo non il solo, documentava i problemi di funzionamento della macchina curiale (non della macchina comunicativa, che avrà pure le sue pecche, ma in questo caso non ha responsabilità dirette), ma poteva dirsi assolutamente superato dopo la straordinaria lettera con la quale Papa Ratzinger aveva preso su di dé le responsabilità dei suoi collaboratori.
Nel caso Williamson-revoca della scomunica sono stati commessi gravi errori di valutazione, anche se appare indubbio che ci sia stato chi - anche dentro le mura vaticane - ha soffiato sul fuoco, talvolta con dichiarazione inopportune che hanno contribuito a dare l’immagine di una Curia allo sbando.
Ma Benedetto XVI, del tutto incolpevole, se ne è assunta coraggiosamente la responsabilità di fronte alla Chiesa e al mondo.
E non si capisce perché ora si voglia riaprire un caso doloroso, a meno di non volere, ancora una volta, mettere in difficoltà il Papa.

dal blog di Andrea Tornielli
Cattolico_Romano
00giovedì 24 settembre 2009 12:16
Monitoring papale. Così una società norvegese guarda il Web per B-XVI e previene altri “casi Williamson”

Paolo Rodari

set 24, 2009 il Foglio

Si chiama Meltwater la società internazionale – la sede principale è in Norvegia (Oslo) –, con la quale il Vaticano da diversi mesi ha stretto un accordo commerciale.
L’incarico affidatole da Ratzinger rientra nei suoi service ed è semplice: seguire Internet e riferire alla sala stampa vaticana chi e come sul Web parla delle cose vaticane.
Per valutare strategie di comunicazione e prevenire possibili cortocircuiti mediatici come furono, in tempi recenti, il “caso Ratisbona” e il “caso Williamson”. Del resto, fu lo stesso Benedetto XVI che, proprio a motivo del deflagrare di accuse di connivenza del Vaticano con le tesi negazioniste sulla Shoah del vescovo lefebvriano Richard Williamson al quale lo scorso gennaio aveva revocato la scomunica, spiegò la necessità di prestare maggiore attenzione a Internet. Perché online, prima che altrove, erano presenti da tempo le dichiarazioni di Williamson. E, dunque, sarebbe bastato poco per studiare le dovute contro mosse.
Ieri, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, ha dato un assaggio di come l’alleanza Meltwater-Vaticano funzioni. E la cosa ha a che fare con Williamson. In tarda mattinata, infatti, Lombardi ha dichiarato che “è assolutamente senza fondamento affermare o anche solo insinuare che il Papa fosse stato antecedentemente informato sulle posizioni negazioniste sulla Shoah del vescovo lefebvriano”. Antecedentemente, ovvero prima dell’uscita del decreto tramite il quale il Papa revocò al presule la scomunica. Parole, quelle di Lombardi, dirette al vescovo di Stoccolma, Anders Arborelius, che in una nota divulgata nelle scorse ore via Web, e ieri sera sulla tv svedese Svt – la stessa emittente che nel gennaio scorso mise in onda la prima intervista, oramai famosa, a Williamson –, dichiarava che lo scorso inverno, ben prima che il caso scoppiasse, aveva “passato l’informazione” al nunzio in Svezia, Emil Paul Tscherrig, il quale l’ha poi passata al Papa. Lombardi ha reagito subito rispedendo al mittente l’insinuazione di Arborelius e, insieme, anche le bordate che il programma televisivo di ieri sera ha lanciato: qui, infatti, si dice che il Papa “non poteva non sapere”.
E si avalla la cosa con una dichiarazione non chiara del cardinale tedesco Walter Kasper che si mostra stupito del fatto che Ecclesia Dei non sapesse nulla delle posizioni di Williamson. Chissà, forse Arborelius, se avesse saputo che da qualche mese a monitorare il Web e, dunque, anche il sito della sua diocesi, c’è la norvegese Meltwater, non avrebbe fatto uscire il comunicato (almeno online).

Pubblicato sul Foglio giovedì 24 settembre

© Copyright Il Foglio, 24 settembre 2009 consultabile online anche
qui, sul blog di Paolo Rodari.
Cattolico_Romano
00sabato 26 settembre 2009 06:08

La traduzione integrale dell'intervista del card. Castrillón Hoyos al Suddeutsche Zeitung (Fides et Forma)

Grazie agli amici di Fides et Forma leggiamo qui il testo integrale dell'intervista al card. Darío Castrillón Hoyos.
Cattolico_Romano
00martedì 29 settembre 2009 07:06

Testo integrale dell'intervista al card. Castrillòn Hoyos. Con interessanti sorprese (Messainlatino)

Clicca qui per leggere la traduzione integrale dell'intervista del card. Castrillòn Hoyos al Sueddeutsche Zeitung.
Cattolico_Romano
00venerdì 2 ottobre 2009 17:27

La vera intervista del Cardinale Castrillón sul caso Williamson

Clicca qui per leggere l'articolo di Zenit.
La traduzione in italiano (da Messainlatino) e' disponibile
qui.
S_Daniele
00lunedì 5 ottobre 2009 18:05

INTERVISTA A CASTRILLON: MISTERO RISOLTO


di Francesco Colafemmina

Dopo aver sentito la redazione di Zenit posso confermare che il
testo pubblicato dall'agenzia in lingua spagnola è l'originale concordato da Sua Eminenza il Cardinale Castrillon con il giornalista della Suddeutsche Zeitung. Il giornalista aveva concordato il testo dell'intervista con Sua Eminenza che ha poi inviato una conferma via mail al giornalista (email che il Cardinale ha in tutta trasparenza girato a Zenit). Tuttavia il Suddeutsche Zeitung avrebbe commesso il grave errore di non tradurre correttamente talune parti dell'intervista, cancellare alcuni passaggi, e reintrepretare le parole del Cardinale su Mons. Arborelius (che ha già avuto un chiarimento scritto con il Cardinale per le parole travisate dal giornale e poi finite sul Suddeutsche Zeitung).

Per completezza di informazione vi fornisco l'elenco dei passaggi modificati o cancellati dal Suddeutsche Zeitung. Particolarmente commovente il finale dell'intervista. Mi scuso pubblicamente con Sua Eminenza se, nel tentativo di far cosa buona, sono caduto anch'io vittima del raggiro del giornale tedesco.


a. E' stato tagliato un passaggio iniziale nel quale il Cardinale spiegava:

"Però dentro la stessa Chiesa vi sono alcuni che criticano il fatto che si sia tolta questa scomunica. Ripeto che l'unica causa della scomunica fu la ordinazione senza mandato pontificio. Il vescovo ordinante era morto e gli ordinati hanno chiesto, anche a gran voce, come hanno fatto a Lourdes (vedi la cosiddetta crociata del Rosario ndr), di ritirare il decreto di scomunica. In tal modo, dopo una vasta consultazione, il Papa ha chiesto di porre fine a uno scisma. E ogni vescovo cattolico dovrebbe essere con il Papa, soprattutto in una materia fondamentale come l'unità della Chiesa.

b.
Domanda cassata

Quale ruolo ha avuto la Curia in questo processo?


Cardinale Darío Castrillón: è necessario avere un'idea chiara di ciò che è la Curia. Non si tratta di una serie di istituzioni che influenzano il papa. Si tratta, tuttavia, di una serie di istituzioni e persone che servono il Vicario di Cristo e Successore di Pietro nella sua sollecitudine per il bene di tutte le chiese del mondo. La decisione e l'unica guida è la sua. Egli è informato, e lui decide. Così, il papa è stato sempre tenuto informato, sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI. Diverse congregazioni, in incontri interdicasteriali, hanno contribuito positivamente allo sviluppo del progetto. Poi venne un momento in cui, per far avanzare il processo, i lefebvriani hanno posto due condizioni: in primo luogo, riconoscere il diritto a tutti i sacerdoti del mondo a celebrare la Messa nel rito di San Pio V, e secondariamente, la revoca del decreto di scomunica. Sono state le condizioni per avviare i dialoghi più tardi, in particolare di carattere dottrinale. Se questo punto è misconosciuto, non compreso, non si può capire il processo (di riavvicinamento ndr).

c. L'intero passo è saltato (a parte un estratto della prima domanda):

- Lei è d'accordo con le posizioni della Fraternità di San Pio X?

- Cardinale Darío Castrillón: In connessione con l'abolizione del divieto, hanno un punto di vista con cui non sono d'accordo con, ma dal loro punto di vista soggettivo, potrebbe essere accettabile. Essi credono sostenere la verità, la tradizione sacra e sostengono che non possono essere scomunicati per aver difeso la verità. Perciò non accettarono la scomunica. Una volta, parlando con il vescovo Fellay, gli ho detto: Se si accetta l'aspetto soggettivo delle vostre convinzioni, si deve anche accettare che obiettivamente credo che la scomunica sia in sé valida, perché le ordinazioni sono state effettuae contro un precetto chiaro del diritto e della tradizione della Chiesa e effettuarle senza alcun mandato porta con sé la pena della scomunica. E indubbiamente si è rotta in una grave materia una legge fondamentale della Chiesa.

- Nel corso di queste riflessioni non è si mai sollevata la questione se le vostre decisioni potessero avere implicazioni politiche? Dove sono i confini tra interesse pubblico e controversie ecclesiastiche?

- Cardinale Dario Castrillon: Rimuovere le scomuniche di quattro vescovi, scomunicati per essere stati ordinati senza il mandato pontificio, non è una azione politica del Padre Santo, ma un esercizio della sua suprema autorità religiosa, in un atto di misericordia, nella Chiesa . Si tratta di un problema teologico pastorale. Qualcosa di molto diverso è il coinvolgimento della Chiesa nella sfera politica. Questo è un problema teologico che è stato ampiamente studiato dalla Chiesa cattolica. Una cosa è l'illuminazione ottenuta attraverso la rivelazione nella gestione di un caso, e un'altra cosa è la stessa gestione della cosa pubblica e l'interferenza di diversi gruppi in questa gestione. Un vescovo che ha chiaro ciò non dovrebbe porre dei problemi.

--Significa allora che la Chiesa ha ancora la facoltà di giudicare le azioni di persone come Williamson?

- Il Cardinale Darío Castrillón: Sì, c'è una dottrina chiara. Tuttavia, non entrerò nella questione, perché il mio lavoro non è quello di giudicare un fratello vescovo, che è invece il dovere della Congregazione dei Vescovi e della Congregazione per la Dottrina della fede. Questa deve decidere se qualcuno sta dicendo cose che non corrispondono alla fede cattolica per come essa è interpretata dalla Chiesa.

d. Anche questa domanda è stata ridotta notevolmente nella versione pubblicata in tedesco:

- Allora, perché non fermare la revoca della scomunica di Richard Williamson?


- Cardinale Darío Castrillón: No, no, mi perdoni. La scomunica che incombe su di lui è dovutoa interamente alla sua ordinazione episcopale illegittima e non ai suoi giudizi, teorie o affermazioni sull'Olocausto. Con il parere positivo dei cardinali in un Concistoro, il Papa ha deciso di rimuovere la scomunica di questi vescovi per un'unica ragione fondamentale: un atto di carità per consolidare l'unità della Chiesa. Tutto il resto che viene detto in merito è un errore contrario alla verità!

e. Altra parte rimossa da SZ:

--Cosa ne pensa? (del fatto che l'intervista è stata trasmessa 2 mesi dopo la registrazione e a pochi giorni dalla pubblicazione del decreto ndr)

- Cardinale Darío Castrillón: non mi piace fare speculazioni. Io opero oggettivamente, non penso nulla di buono o cattivo delle persone senza prima avere una sicurezza assoluta. Giudico solo sulla base dei fatti. E il fatto è che il pubblico è stato informato e colpito proprio in quel preciso momento.

- Ma il colpo più grande è stato dato dal Williamson stesso, quando dice quello che ha detto pur sapendo che il decreto di revoca della scomunica si stava avvicinando.

- Cardinale Darío Castrillón: No, Williamson non ne era necessariamente a conoscenza. Egli non ha partecipato direttamente nel dialogo con Roma. Monsignor Fellay ha personalmente voluto mantenere la rappresentnza della fraternità e durante la maggior parte dei dialoghi era solo. Io di solito ero accompagnato da un ufficiale della mia Commissione. Naturalmente alcune fasi del processo sono state organizzate in privato con le autorità della Santa Sede. E successivamente riferiti al Vescovo Fellay. Sapevano solo che il caso era in esame. Dopo uno lungo e attento studio della questione della scomunica, quando il decreto è stato approvato dal Santo Padre e firmato dal cardinale Re, 14 gennaio 2009, ho ricevuto il testo del cardinale firmato a casa mia e lo ho consegnato a Mons. Fellay chiedendogli di riferirlo agli altri tre vescovi della Fraternità. Solo allora hanno appreso che dal 21 gennaio sarebbero stati liberi dalla scomunica, e sono stati invitati a mantenere il segreto fino al 24, quando il decreto è stato pubblicato ufficialmente. Se qualcuno in Germania o altrove nel mondo sta dicendo il contrario mente per malizia o ignoranza.

- Ma a quanto pare Fellay conosceva le dichiarazioni rese da Williamson alla televisione in base a una lettera inviata il 21 gennaio al canale svedese per impedire la pubblicazione dell'intervista.

- Cardinale Darío Castrillón: non avevo nessuna conoscenza di ciò.

- Non le dispiace che Fellay, invece di inviare questa lettera in Svezia, non l'avesse messa a conoscenza delle dichiarazioni di Williamson per evitare che scoppiasse una tale controversia?

- Cardinale Darío Castrillón: mi dispiace di non sapere molte, molte cose. E tra le tante cose che mi dispiace di non sapere, lamento anche questa.

f. Ulteriore importante passaggio censurato:

- In Vaticano nessuno conosceva le dichiarazioni di Williamson prima del 5 febbraio? Sa cosa vuol dire la parola Vaticano? Apparentemente una serie di istituzioni che comunicano male fra loro.


- Cardinale Darío Castrillón: Sapete quanti siamo? Siamo moltissimi. Sono sicuro che molti, come me, non avevano idea di ciò che avevano trasmesso su un canale svedese o di quello che Williamson aveva detto venti anni fa in Canada. Parta dalla seguente base: nel 1989 ero vescovo di Pereira. Un povero vescovo di Pereira immerso nel lavoro con la sua città, i suoi contadini, i suoi popoli indigeni, con gran parte della sua diocesi, nella foresta vergine, dovrebbe andare a scoprire ciò che ha sostenuto un vescovo altrove, quando io non lo conoscevo nemmeno, sebbene conoscessi Mons. Lefebvre perché sua sorella viveva con il marito a Pereira e monsignor Marcel gli aveva fatto visita qualche volta.

- Un vecchio amico?

- Cardinale Darío Castrillón: una conoscenza amichevole. Nella sua ultima visita, informato dalla sorella, gli chiesi se, data la gravità dei problemi esistenti con Roma, considerasse utile avere una conversazione con lui. Ha detto di no. Così, quando tornò a Pereira non lo vidi più.

- Ma anche il portavoce vaticano lo segnalò pubblicamente a lei. (si parla dell'intervista a Williamson ndr)

- Cardinale Darío Castrillón: E ' certo che Padre Lombardi abbia espresso pubblicamente un falso giudizio temerario dinanzi ad una giornalista, tuttavia è certo che ritrattò pubblicamente. E si scusò con me. È importante ribadire che, in quel momento non agì su richiesta del papa, come suo portavoce.

- E le accuse di Eberhard von Gemmingen?

- Cardinale Dario Castrillon: non so chi sia.

- Il capo della Radio Vaticana per la Germania, le cui dichiarazioni negli ultimi mesi non hanno lasciato una buona immagine di lei al pubblico tedesco.

- Cardinale Darío Castrillón: non mi sembra strano che se lil cosiddetto "portavoce" del Papa, padre Lombardi abbia fatto un errore di valutazione, il suo vice Gemmingen, lo abbia docilmente ripetuto.

g. Altri passi finali dell'intervista completamente saltati:

- Un suo collega in seno alla Commissione "Ecclesia Dei, monsignor Camille Perl è stato fatto oggetto di recriminazioni.

- Cardinale Darío Castrillón: No, non vedo la sua responsabilità. Ma a me comunque non piace stabilire una responsabilità così, a priori. Se mi spingo a segnalare il cardinale Re, lo faccio per un motivo: perché organicamente il suo ufficio è competente per sapere che cosa dicono i vescovi o i media sui vescovi.

- Cosa vorrebbe dire a coloro che acrivono agli Arcivescovi Filoni e Mamberti una parte della responsabilità?

- Cardinale Darío Castrillón: l'Arcivescovo Dominique Mamberti non ha alcuna responsabilità, perché è a capo della sezione incaricata delle relazioni con gli Stati e la questione non rientrava nell'orbita di sua competenza. L'Arcivescovo Filoni, durante il periodo più intenso di colloqui non era ancora in Segreteria di Stato. Potrebbe aver avuto conoscenza del dossier su Williamson, ma io non la penso così. Perchè chi era Williamson? Era una figura insignificante. Un seminarista che aveva fede in Lefebvre, che era molto giovane, e perciò fu ordinato il sacerdote.

Chi avrebbe dovuto sapere qualcosa? Nessuno. A nessuno importava!

- Ma la cosa interessava ai media in questo periodo.

- Cardinale Darío Castrillón: questo lo ho sentito ripetere molte volte, ma in Colombia, prima che lo scandalo scoppiasse, non ho mai sentito nessun media parlarne.

- Ma non stiamo parlando della media colombiani.

- Cardinale Dario Castrillon: In Italia, inoltre, non se ne parlava, mai sentito parlare nessun media di lui. E' molto facile dire certe frasi che sono pericolose. Naturalmente, altra cosa può essere accaduta in Canada per un altro tipo di interessi.

- Ma non parlo dei mezzi di comunicazione italiani, o ebraici. Mi riferisco alla media tedeschi che sono molto informati e hanno seguito Williamson per un po '. La rivista Der Spiegel, per esempio, ha pubblicato prima della trasmissione nel mese di gennaio una relazione dettagliata, in cui si riferivano le dichiarazioni pubbliche di Williamson relative all'Olocausto. Come è possibile che nessuno in Vaticano legga Der Spiegel?

- Cardinale Darío Castrillón: non capisco la domanda, perché credo che nessuno ha sostenuto che nessuno in Vaticano legga Der Spiegel. E' forse possibile che la cosa fosse nota alla sezione tedesca della Segreteria di Stato, ma non ho informazioni su questo e d'altronde conosco il ridotto personale in relazione al lavoro enorme di quella sezione.

- Non le viene nessun nome?

- Cardinale Dario Castrillon: No.

- E la ristrutturazione data alla Ecclesia Dei dopo il Motu Proprio del Papa emanato nel mese di luglio?


- Cardinale Darío Castrillón: Vedo alcune cose molto chiare e altre meno. E' chiaro, per esempio, che le critiche più conosciute alla Chiesa, al Concilio Vaticano II toccano il campo teologico, anche se queste critiche provengono da persone e non possono essere considerate ufficiali dell'istituzione della Fraternità Sacerdotale di san Pio X: è naturale chiedere un dialogo diretto con la Dottrina della fede. Ci sono, però, altri aspetti relativi alla pastorale, i sacerdoti e i fedeli da affrontare per raggiungere la pienezza della comunione con il pensiero della Chiesa e, in particolare, con il capo visibile di essa che è il Vicario di Cristo. Ci sono aspetti liturgici che non possono passare sullo sfondo.


- In un'intervista pubblicata a marzo su El Tiempo, lei dice che l'esistenza delle camere a gas non è un problema morale, ma un problema storico. Ce lo spieghi.


- Cardinale Darío Castrillón: No, no, no ... Non ho detto questo!

-Ma se appare nell'intervista.

-Cardinale Darío Castrillón: Quante cose apparentemente uno legge in interviste apparentemente personali che sono l'esatto opposto di quello che hai detto! La cosa è semplice: l'atroce genocidio che è stato compiuto contro il popolo ebraico è un atto che rientra, ovviamente, nel campo morale, la tortura è un atto morale, senza dubbio. Ma dire che non uccisero dieci ma cinque, non è un giudizio mora, è un errore storico.

- Ma Williamson nega l'Olocausto

-Cardinale Dario Castrillon: non lo nega, lo riduce. Io non conosco un comunicato in cui neghi il genocidio. Egli non fa altro che ridurrlo, minimizzarlo. E questa è una considerazione storica Il problema morale è esclusivamente il genocidio stesso e lo è ancor di più se aggravato dalla componente razziale. È anche se una sola persona fosse stata messa in una camera a gas esso sarebbe sempre un reato inaccettabile e condannabile. Non è possibile. Per tutto questo è assolutamente inaccettabile il riduzionismo dell'Olocausto.

- Ma rilasciare dichiarazioni, come quelle Williamson, nella consapevolezza che esse causano un danno ad una persona o un gruppo di persone dovrebbe essere giudicabile dal punto di vista morale.

- Cardinale Darío Castrillón: ciò lo ha ammesso lo stesso Williamson. Ho parlato con lui e si è scusato con le persone, le famiglie della vittime e le istituzioni per i danni causati dalle sue dichiarazioni. Le sue scuse erano insufficienti.

- Cosa avrebbe fatto il Vaticano se Williamson avesse negato non solo minimizzato l'Olocausto?

- Cardinale Darío Castrillón: il negazionismo non tocca l'essenza della Chiesa. È una questione, un problema che, come tutti gli altri, può essere risolto. Si tratta di un problema uguale per la gente che non parla e respinge il terrorismo, è un problema simile a quello di coloro che tacciono contro contro l'omicidio colposo,o che difendono, praticano o acconsentono all'aborto.

- E come fa la Chiesa a questi problemi?

- Cardinale Darío Castrillón: richiama l'attenzione, presenta la dottrina e, se necessario, impone sanzioni. Nel caso di Williamson deve aspettare, perché non era ancora in piena comunione con la Chiesa. Oggi la sua autorità è la Fraternità, ma quando sarà il momento, la Chiesa potrebbe, ad esempio,vietargli di predicare perchè non dimostra la saggezza necessaria per essere un predicatore.

- Che sarebbe successo se si fossero conosciute le dichiarazioni Williamson prima della debacle mediatica?

- Cardinale Darío Castrillón: Poichè non è in piena comunione, non sta a noi di rimproverare o punire. Spetta al Vescovo Fellay, che è il suo superiore, e Fellay lo ha fatto.

- Tornerebbe a fare quello che ha fatto nel caso dei lefebvriani?

- Cardinale Darío Castrillón: Esattamente la stessa cosa! Per quanto riguarda la scomunica. Stavo lavorando su un problema specifico, quello di quattro vescovi ordinati senza il permesso. Niente di più.

- Come si sente dopo lo scandalo?

- Cardinale Dario Castrillon: mi sento momentaneamente infastidito. Ma il fastidio mi passa molto rapidamente, perché io sono un uomo che guarda sempre al futuro. Ho sempre detto, "i miei quindici minuti" di responsabilità in questo sforzo sono finiti. I miei occhi, il mio spirito e il mio cuore passano al prossimo quarto d'ora che il Signore mi dà. Dopo aver compiuto 80 anni guardo il "quarto d'ora" della mia lunga vita sacerdotale e episcopale. Sono stato presidente di Ecclesia Dei, mi interessa la Chiesa e io farò tutto il possibile per la piena unità della stessa e porrò il mio interesse nella sua santificazione, anche con la ricchezza meravigliosa dei suoi riti antichi e delle sue tradizioni. A partire da ora ho la testa nel nuovo quarto d'ora.

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