Terzo giorno di raid su Gaza

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Cattolico_Romano
00martedì 30 dicembre 2008 16:51
Il confine con il Territorio palestinese dichiarato zona militare chiusa

Terzo giorno di raid su Gaza
Israele prepara l'offensiva terrestre


Tel Aviv, 29. L'esercito israeliano ha ripreso i raid contro la Striscia di Gaza. Fanteria e carri armati sono già arrivati al confine:  Tsahal è pronto per un'operazione terrestre. L'area intorno al confine con il territorio palestinese è stata dichiarata zona militare chiusa. Nella notte si sono susseguite decine di azioni contro il territorio palestinese. Hamas risponde con lanci di razzi, mentre dal nord Hezbollah minaccia di intervenire.
Due giorni di bombardamenti israeliani hanno provocato finora oltre 330 morti e circa 1.400 feriti. È il bilancio diffuso dal capo dei servizi di soccorso di Gaza, Moawiya Hassanein, secondo il quale tra le vittime vi sarebbero anche diversi bambini e civili, oltre ai miliziani di Hamas. L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) riferisce che sono 51 i civili uccisi. Le autorità dello Stato ebraico hanno disposto oggi l'apertura temporanea soltanto del valico di Kerem Shalom per consentire il passaggio di rifornimenti destinati alla popolazione.
Gli ultimi obiettivi colpiti dalle bombe israeliane sono stati l'università islamica e il cosiddetto "ministero degli interni" di Hamas. Distrutta anche una casa accanto all'abitazione del leader dell'organizzazione, Ismail Haniyeh. Come gli altri leader del movimento, Haniyeh si è nascosto in una località segreta dopo l'inizio dei raid. Gli scontri intanto si allargano alla Cisgiordania:  due palestinesi hanno ferito a coltellate questa mattina quattro israeliani nell'insediamento di Qiryat Sefer, vicino a Ramallah.
In seguito all'incremento delle violenze, l'Autorità palestinese ha annunciato la sospensione dei negoziati con Israele. "Non ci saranno trattative fino a quando non smetteranno di attaccarci", ha detto oggi a Ramallah il capo negoziatore palestinese Abu Ala. Sulla stessa linea la Siria:  il ministro degli Esteri di Damasco, Ali Babacan, ha definito impossibile la continuazione del dialogo indiretto con lo Stato ebraico, avviato da circa un anno grazie alla mediazione della Turchia, se le violenze continueranno.
Intanto, però, il ministero degli Esteri del Senegal ha reso noto - come riferiscono le agenzie di stampa internazionali - che il capo dell'ufficio politico di Hamas, Kaled Meshaal, sarebbe pronto a firmare un cessate il fuoco sulla base della mediazione senegalese e in un luogo scelto di comune accordo tra le due parti in causa.
In Israele i toni sono durissimi. Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak ha definito quella contro Hamas una "guerra totale" destinata a prolungarsi. "Vogliamo infliggere un duro attacco ad Hamas e per cambiare la situazione nel Sud di Israele", ha detto Barak. "Eviteremo - ha precisato - di colpire i civili mentre la gente di Hamas e gli altri terroristi si nascondono deliberatamente e operano tra la popolazione civile". Anche il ministro degli Esteri Tzipi Livni ha tenuto a sottolineare che Israele vuole "colpire Hamas non i civili" e che lo fa non perché "il mondo ce lo chiede ma perché è un valore in cui crediamo". Livni ha detto di non volere "un'offensiva prolungata, ma se tutti gli altri mezzi si rivelassero inefficaci per fermare i lanci di razzi saremo costretti ad utilizzare tutti i mezzi a disposizione" incluso un attacco di terra. Questa eventualità, ha aggiunto, "dipende da Hamas".
Per tutta la giornata di ieri i caccia di Tsahal hanno bombardato decine di obiettivi di Hamas fra cui caserme, depositi di munizioni, zone di lancio di razzi e tunnel al confine con l'Egitto utilizzati - secondo gli analisti israeliani - per introdurre nella Striscia armi e generi di consumo. Il braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin Al Qassam, ha risposto martellando con razzi e colpi di mortaio le retrovie israeliane:  gli ordigni sono stati complessivamente oltre 150. Per la prima volta i miliziani hanno fatto ricorso anche ai razzi Grad potenziati, dotati di una gittata di oltre quaranta chilometri. Hanno raggiunto così la periferia di Ashdod, una città di oltre duecentomila abitanti parte dei quali vivono delle attività del porto. Se questo diventasse un obiettivo di Hamas, il traffico commerciale ne risentirebbe duramente. Anche Beer Sheva, la principale città del Neghev, si trova sotto il fuoco palestinese. Complessivamente - riferiscono fonti di stampa - oltre mezzo milione di israeliani devono prestare la massima attenzione alle sirene di allarme.



(©L'Osservatore Romano - 29-30 dicembre 2008)
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00martedì 30 dicembre 2008 16:52
  Le reazioni del Patriarca di Gerusalemme dei Latini,
del nunzio apostolico in Israele e Cipro e del Custode di Terra Santa

Un attacco militare di questa entità
non porta a una soluzione


di Francesco Ricupero

Condanna degli attacchi militari e la richiesta di un immediato cessate il fuoco giugono dalla comunità cristiana in Terra Santa. Il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, il nunzio apostolico in Israele e Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, arcivescovo Antonio Franco, e il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, hanno deplorato i raid militari di Israele nella Striscia di Gaza.
"L'attacco di Israele è stato sproporzionato. Era nell'aria una risposta militare, ma non di questa entità. Non ci aspettavamo una reazione così dura. Non possiamo andare avanti in questo modo. Siamo stanchi - sottolinea al nostro giornale il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, a margine dell'incontro avvenuto, lunedì mattina, con il presidente di Israele, Shimon Peres e il ministro dell'Interno, Roni Bar - abbiamo bisogno di pace e di serenità. Tutti, palestinesi e israeliani, hanno bisogno di vivere nella pace. La soluzione militare non è quella giusta, ricomincerà un periodo contrassegnato dalla guerra e da forti tensioni".
All'incontro ertano presenti anche i leader religiosi di tutte le confessioni cristiane.
"Noi abbiamo manifestato il nostro disappunto - afferma Sua Beatitudine - ma loro difendono la loro posizione. Non so quando finiranno gli attacchi militari, ma così non si può andare avanti. Non si possono bombardare interi villaggi con donne e bambini inermi. La soluzione militare non è la strada da intraprendere. Chiediamo il cessate il fuoco e il ripristino dei negoziati. Penso che la Lega araba - aggiunge monsignor Twal - possa dare un contributo per porre fine alle ostilità da entrambe le parti".
Poi, il Patriarca di Gerusalemme ha ricordato il clima di festa e di serenità del Natale. "Eravamo riusciti a trascorrere un Natale diverso, tutti insieme attorno alla culla di Gesù, ma purtroppo questo momento è durato un attimo. Quest'anno centinaia di migliaia di pellegrini sono venuti a Betlemme per pregare insieme a noi e per invocare la pace. Purtroppo, le parole pronunciate durante la mia omelia nella messa di mezzanotte sono andate al vento. Ho detto che la pace è un diritto per tutti gli uomini, è pure la soluzione a tutti i conflitti e a tutte le controversie. La guerra non produce la pace. Il pianto delle vedove e dei bambini si mescola con il rumore dei cannoni e dei mitra, ci spezza il cuore e rompe il silenzio della grotta e della culla. Eppure abbiamo un gran bisogno di calma, di silenzio! La pace sia su Betlemme e su tutti gli abitanti della Terra Santa. La pace sia su tutti coloro che cercano la pace. Adesso, l'odio e la sfiducia rischiano di prendere il sopravvento tra la popolazione. Dobbiamo avere l'umiltà di sederci attorno a un tavolo e di ascoltarci l'uno con l'altro, solo così si può arrivare a una soluzione. Siamo stanchi di questa situazione - conclude monsignor Twal - abbiamo bisogno della pace".
Il messaggio di Papa Benedetto XVI pronunciato nella messa della notte di Natale è stato letto in tutte le chiese di Terra Santa, "ma adesso tocca alla politica dare le giuste risposte. Deve essere la comunità internazionale - dichiara il Custode di Terra Santa - a dare una sferzata, anche gli Stati Uniti potrebbero offrire un notevole contributo. La comunità cristiana è in grande difficoltà ed è molto contrariata. C'è una forte solidarietà con i palestinesi e con la piccola comunità cristiana di Palestina. Tutti sperano in un cessate il fuoco - aggiunge padre Pizzaballa - anche perché più si allungano gli scontri armati e più sarà difficile recuperare il dialogo. Si rischia un ulteriore deteriorarsi della situazione".
Il religioso francescano, che ha partecipato stamane all'incontro delle comunità cristiane con il presidente e con il ministro dell'Interno israeliani, si è detto fiducioso di un possibile ritorno ai negoziati, anche se - ha affermato - "le autorità israeliane hanno cercato di giustificare il loro attacco militare e non hanno lasciato intuire un immediato cessate il fuoco".
Sorpreso dalla reazione israeliana anche l'arcivescovo Antonio Franco. "Stiamo vivendo un clima di forte tensione. Occorre al più presto arrivare ai negoziati per porre fine definitivamente alle nuove ondate di violenza nella Striscia di Gaza. L'appello di Benedetto XVI - ha sottolineato il nunzio apostolico - è l'ennesima richiesta di un cessate il fuoco, e il sentimento comune della Chiesa è che prevalga la moderazione. La reazione militare di Israele non ci ha colto di sorpresa, ce lo aspettavamo, ma non con questa intensità. Quando si fa azione e reazione le cose rischiano di peggiorare, come sta succedendo in questi giorni. L'intera comunità cristiana, ma anche israeliani e palestinesi auspicano la fine di questa violenza. C'è molta preoccupazione, ma il desiderio di vivere nella pace è molto più grande".
Infine, l'arcivescovo sottolinea che negli ultimi tempi la situazione era più tranquilla e gli attentati terroristici erano diminuiti. Con questi nuovi attacchi si spera in un intervento della comunità internazionale. "Auspichiamo che l'intervento della comunità possa convincere i contendenti a sedersi attorno a un tavolo per trovare un'immediata risposta al desiderio di pace".



(©L'Osservatore Romano - 29-30 dicembre 2008)
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00martedì 30 dicembre 2008 16:52
La preoccupazione del segretario generale dell'Onu

La comunità internazionale
chiede una tregua


New York, 29. L'immediata cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza. È questa la richiesta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, avanzata ieri, al termine di una riunione di emergenza a porte chiuse durata più di quattro ore. I Quindici hanno redatto una dichiarazione comune, nella quale si chiede a Israele e ad Hamas di "fermare immediatamente tutte le attività militari". Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite chiede anche alle parti in conflitto di rispondere alle necessità umanitarie della popolazione della Striscia di Gaza.
Il Segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è detto "profondamente allarmato" per le pesanti violenze e lo spargimento di sangue e per il proseguire della violenza" e ha ribadito "gli appelli affinché entrino a Gaza i rifornimenti umanitari per aiutare la popolazione colpita". L'inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente, Tony Blair, ha affermato:  "I terribili eventi e la tragica perdita di vite umane a Gaza richiedono, nell'immediato, una calma autentica in modo che la sofferenza della gente possa essere attenuata".
Gli Stati Uniti hanno chiesto a Israele di evitare vittime tra i civili e ad Hamas di interrompere il lancio di razzi Qassam. "I ripetuti lanci di razzi da parte di Hamas contro Israele devono cessare perché la violenza finisca - ha detto il portavoce della Casa Bianca, Gordon Johndroe -. Hamas deve porre fine alle sue attività terroristiche se vuole giocare un ruolo nel futuro del popolo palestinese". Successivamente, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha condannato il lancio di razzi contro Israele e ha chiesto un immediato cessate il fuoco tra lo Stato di Israele e la Striscia di Gaza.
Appelli alla pace anche da Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha chiesto direttamente a Tzipi Livni la "fine urgente" delle operazioni militari. Lo ha reso noto un comunicato del ministero degli Esteri russo. "La posizione della Russia è chiara:  occorre una cessazione urgente delle operazioni militari nella Striscia di Gaza che hanno già fatto numerose vittime fra i palestinesi", afferma un comunicato del Cremlino.
"Noi abbiamo sottolineato la necessità di ristabilire una tregua, che permetterebbe di garantire la sicurezza della popolazione civile nel sud di Israele", ha aggiunto il comunicato. Il documento rende noto inoltre che in un colloquio telefonico con Livni, su iniziativa del capo della diplomazia israeliana, Lavrov ha insistito sull'importanza di lasciare entrare nella Striscia di Gaza gli aiuti umanitari. Il ministro degli Esteri russo ha infine stigmatizzato la rottura del dialogo decisa da Hamas con i palestinesi di Al Fatah e dell'Autorità palestinese rappresentata da Abu Mazen.
Non si è fatta attendere la reazione dell'Unione europea. L'alto rappresentante per la politica Estera e di Sicurezza dell'Ue, Javier Solana, ha chiesto il cessate il fuoco "immediato" e ha sottolineato che "si deve fare tutto il possibile per ripristinare la tregua". Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell'Unione europea, ha chiesto ai palestinesi di interrompere il lancio di razzi e allo Stato di Israele di sospendere i raid aerei sulla Striscia di Gaza. È intervenuto anche il premier britannico, Gordon Brown, il quale si è detto "profondamente preoccupato" per la situazione. Il capo del Governo di Londra ha quindi chiesto ai palestinesi di mettere fine al lancio di razzi, "progettati per creare distruzioni indiscriminate e per indebolire il processo di pace". Il premier Brown ha inoltre detto di capire "il senso del dovere del Governo israeliano nei confronti della sua popolazione", aggiungendo però che nello stesso tempo "Israele deve rispettare i suoi obblighi umanitari e fare di tutto per evitare vittime civili".



(©L'Osservatore Romano - 29-30 dicembre 2008)
Cattolico_Romano
00martedì 30 dicembre 2008 16:53
Il Papa chiede a israeliani e palestinesi
di uscire dal vicolo cieco dello scontro e scegliere la via del negoziato

Un sussulto di umanità
per porre fine a una violenza inaudita


"Un sussulto di umanità e di saggezza":  lo chiede il Papa ai responsabili della tragica escalation di violenza che in questi giorni insanguina la Terra Santa. L'appello è stato lanciato all'Angelus di domenica 28 dicembre, in piazza San Pietro.
 

Cari fratelli e sorelle, la Terrasanta, che nei giorni natalizi è al centro dei pensieri e degli affetti dei fedeli di ogni parte del mondo, è nuovamente sconvolta da uno scoppio di inaudita violenza. Sono profondamente addolorato per i morti, i feriti, i danni materiali, le sofferenze e le lacrime delle popolazioni vittime di questo tragico susseguirsi di attacchi e di rappresaglie. La patria terrena di Gesù non può continuare ad essere testimone di tanto spargimento di sangue, che si ripete senza fine! Imploro la fine di quella violenza, che è da condannare in ogni sua manifestazione, e il ripristino della tregua nella striscia di Gaza; chiedo un sussulto di umanità e di saggezza in tutti quelli che hanno responsabilità nella situazione, domando alla comunità internazionale di non lasciare nulla di intentato per aiutare israeliani e palestinesi ad uscire da questo vicolo cieco e a non rassegnarsi - come dicevo due giorni fa nel messaggio Urbi et Orbi - alla logica perversa dello scontro e della violenza, ma a privilegiare invece la via del dialogo e del negoziato. Affidiamo a Gesù, Principe della Pace, la nostra fervida preghiera per queste intenzioni e a Lui, a Maria e Giuseppe, diciamo:  "O famiglia di Nazaret, esperta del soffrire, dona al mondo la pace". Donala oggi soprattutto alla Terrasanta!



(©L'Osservatore Romano - 29-30 dicembre 2008)
Robenz
00giovedì 1 gennaio 2009 20:48
Re:
Cattolico_Romano, 30/12/2008 16.53:

Il Papa chiede a israeliani e palestinesi
di uscire dal vicolo cieco dello scontro e scegliere la via del negoziato

Un sussulto di umanità
per porre fine a una violenza inaudita


"Un sussulto di umanità e di saggezza":  lo chiede il Papa ai responsabili della tragica escalation di violenza che in questi giorni insanguina la Terra Santa. L'appello è stato lanciato all'Angelus di domenica 28 dicembre, in piazza San Pietro.
 

Cari fratelli e sorelle, la Terrasanta, che nei giorni natalizi è al centro dei pensieri e degli affetti dei fedeli di ogni parte del mondo, è nuovamente sconvolta da uno scoppio di inaudita violenza. Sono profondamente addolorato per i morti, i feriti, i danni materiali, le sofferenze e le lacrime delle popolazioni vittime di questo tragico susseguirsi di attacchi e di rappresaglie. La patria terrena di Gesù non può continuare ad essere testimone di tanto spargimento di sangue, che si ripete senza fine! Imploro la fine di quella violenza, che è da condannare in ogni sua manifestazione, e il ripristino della tregua nella striscia di Gaza; chiedo un sussulto di umanità e di saggezza in tutti quelli che hanno responsabilità nella situazione, domando alla comunità internazionale di non lasciare nulla di intentato per aiutare israeliani e palestinesi ad uscire da questo vicolo cieco e a non rassegnarsi - come dicevo due giorni fa nel messaggio Urbi et Orbi - alla logica perversa dello scontro e della violenza, ma a privilegiare invece la via del dialogo e del negoziato. Affidiamo a Gesù, Principe della Pace, la nostra fervida preghiera per queste intenzioni e a Lui, a Maria e Giuseppe, diciamo:  "O famiglia di Nazaret, esperta del soffrire, dona al mondo la pace". Donala oggi soprattutto alla Terrasanta!



(©L'Osservatore Romano - 29-30 dicembre 2008)




Molto bella la preghiera del PAPA [SM=g7300]

Ciao [SM=g7427] [SM=g7515]
Cattolico_Romano
00martedì 6 gennaio 2009 18:52
All'Angelus il Papa chiede un'azione immediata per porre fine al conflitto e alle sofferenze delle popolazioni

La guerra e l'odio
non risolvono i problemi


Un'"azione immediata" per porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza:  l'ha chiesta il Papa all'Angelus di domenica 4 gennaio, in piazza San Pietro. Benedetto XVI ha ribadito che "la guerra e l'odio non sono la soluzione dei problemi" e ha sottolineato che proprio il rifiuto del dialogo genera le situazioni di sofferenza che oggi "gravano indicibilmente sulle popolazioni".

I Patriarchi ed i Capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme oggi, in tutte le Chiese della Terrasanta, invitano i fedeli a pregare per la fine del conflitto nella striscia di Gaza e implorare giustizia e pace per la loro terra. Mi unisco a loro e chiedo anche a voi di fare altrettanto, ricordando, come essi dicono, "le vittime, i feriti, quanti hanno il cuore spezzato, chi vive nell'angoscia e nel timore, perché Dio li benedica con la consolazione, la pazienza e la pace che vengono da Lui".
Le drammatiche notizie che ci giungono da Gaza mostrano quanto il rifiuto del dialogo porti a situazioni che gravano indicibilmente sulle popolazioni ancora una volta vittime dell'odio e della guerra.
La guerra e l'odio non sono la soluzione dei problemi. Lo conferma anche la storia più recente. Preghiamo, dunque, affinché "il Bambino nella mangiatoia... ispiri le autorità e i responsabili di entrambi i fronti, israeliano e palestinese, a un'azione immediata per porre fine all'attuale tragica situazione".

 

(©L'Osservatore Romano - 5-6 gennaio 2009)
Cattolico_Romano
00martedì 6 gennaio 2009 18:53
Mentre prosegue l'avanzata di Tsahal nel Territorio palestinese

La diplomazia internazionale si mobilita
per raggiungere una tregua a Gaza


Bruxelles, 5. La diplomazia internazionale si mobilita per far fronte all'escalation di violenze in corso a Gaza, dopo l'avvio dell'offensiva terrestre israeliana. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha condannato le ostilità e ha chiesto un immediato cessate il fuoco da entrambe le parti per consentire l'accesso degli aiuti umanitari nella Striscia. Al lavoro anche le diplomazie europee e arabe, ma su fronti distinti. La Russia ha annunciato che manderà al più presto un inviato speciale nella regione.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, riunito in una seduta straordinaria, non è riuscito ad approvare una risoluzione per chiedere la tregua a Gaza. La Libia, unico Paese arabo presente nel Consiglio, aveva presentato un testo in cui esprimeva "seria preoccupazione per l'escalation della situazione a Gaza" e chiedeva a entrambe le parti di osservare un cessate il fuoco immediato. Ma gli Stati Uniti non hanno voluto sostenere il documento, poiché esso non faceva alcun riferimento alla natura terroristica delle attività di Hamas. Washington ha bocciato anche una seconda dichiarazione e, dal momento che le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu vanno approvate all'unanimità, la riunione non ha prodotto alcun documento. Il rappresentante statunitense al Palazzo di Vetro, Alejandro Wolff, ha spiegato che "il punto importante sul quale focalizzarsi è di quale tipo di tregua stiamo parlando e di assicurare che sia duratura e che non si ritorni a una situazione simile a quella che ha condotto a questa".
A New York è atteso domani il presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, per un incontro con i ministri degli Esteri di alcuni Paesi arabi. Intanto, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha già annunciato la cancellazione del proprio viaggio in Cina - che avrebbe dovuto prendere il via il 7 gennaio - per seguire più da vicino l'evolversi della situazione.
Sul fronte europeo, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, dopo aver parlato con il premier israeliano, Ehud Olmert, ha chiesto un immediato cessate il fuoco ma "a condizione che la sicurezza di Israele sia garantita". Sulla stessa linea il primo ministro britannico, Gordon Brown, secondo il quale "gli israeliani devono avere assicurazioni che non ci saranno attacchi", anche se l'offensiva via terra apre una "fase molto pericolosa".
La missione europea guidata dal ministro degli Esteri ceco, Karel Schwarzenberg, è giunta ieri al Cairo e oggi sarà a Gerusalemme, con l'obiettivo di ottenere la ripresa della tregua e il monitoraggio internazionale. Alla missione partecipa anche l'Alto responsabile per la Politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, Javier Solana, il commissario per le Relazioni esterne dell'Ue, Benita Ferrero-Waldner, il ministro degli Esteri della Svezia, Karl Bilt, e il capo della diplomazia francese, Bernard Kouchner. Questa mattina la squadra europea avrà un colloquio con il presidente egiziano, Hosni Mubarak. "L'Egitto - ha spiegato Solana - resta il nostro interlocutore privilegiato per una mediazione tra Israele e Hamas che possa rinegoziare la tregua rimasta in vigore fino a dicembre".
Inizia oggi anche la missione del presidente francese, Nicolas Sarkozy. Il capo dell'Eliseo si recherà oggi in Egitto, Cisgiordania e Israele, e domani in Siria e Libano. "Chiedo alle autorità israeliane di lasciar passare gli aiuti umanitari", ha detto Sarkozy alla vigilia del viaggio. "Voglio tuttavia ripetere che condanniamo con la stessa fermezza il lancio di razzi, che sono una provocazione inammissibile - ha sottolineato Sarkozy - ed è Hamas, che ha deciso la rottura della tregua, ad avere una responsabilità pesante nelle sofferenze della popolazione di Gaza". Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha espresso oggi l'auspicio di una tregua immediata tra Israele e Hamas e augurato il successo della missione dell'Unione europea e di quella francese.
Sul fronte arabo, la diplomazia si sta muovendo su due binari distinti:  da una parte l'iniziativa di mediazione turca, con il viaggio in Arabia Saudita del premier Recep Tayyp Erdogan; dall'altra, i rappresentanti dell'Iran in missione a Damasco e a Beirut.



(©L'Osservatore Romano - 5-6 gennaio 2009)
Cattolico_Romano
00martedì 6 gennaio 2009 18:54
Nuove iniziative diplomatiche della Turchia e dell'Iran

La Lega araba critica le Nazioni Unite
«Ignorano l'assedio a Gaza»


Ankara, 5. La Lega araba accusa il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di "ignorare il violento assalto di Israele a Gaza", sostenendo che il ritardo nel concordare una risoluzione è la prova del fallimento nella gestione del conflitto. Il segretario generale dell'organizzazione, Amr Mussa, ha detto che i Governi arabi, al contrario del Consiglio di sicurezza, non possono fare pressioni sullo Stato ebraico.
"Israele non rispetta gli arabi; e noi non rispettiamo le sue politiche", ha affermato Moussa, annunciando che una delegazione di ministri degli Esteri di Paesi arabi partirà domani per New York. "Il persistere di questa indifferenza dell'Onu e della comunità internazionale è molto pericoloso", ha avvertito Mussa, sottolineando la "disinformazione" fatta da chi ha sostenuto che alcuni Governi arabi hanno accettato o appoggiato la campagna israeliana contro Hamas. Il segretario generale della Lega araba ha inoltre accusato Israele di usare "armi vietate" nell'offensiva su Gaza.
Mentre nella Striscia di Gaza infuria l'ottavo giorno di guerra, la diplomazia regionale si muove su due binari distinti:  da una parte, l'iniziativa di mediazione turca è proseguita con il viaggio in Arabia Saudita del premier Recep Tayyp Erdogan; dall'altra, i rappresentanti dell'Iran si consultano con esponenti siriani e libanesi. Con la sua missione a Riad, Erdogan ha chiuso ieri il primo tour di colloqui con i leader arabi:  il premier turco si era diretto il 31 dicembre scorso a Damasco e ad Amman, dove aveva incontrato rispettivamente il presidente siriano, Bachar Al Assad, e Re Abdullah ii bin Hussein di Giordania. Il suo consigliere capo per la politica estera, Ahmet Davutoglu, aveva invece incontrato nella capitale siriana il capo in esilio dell'ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal. Erdogan aveva poi preso il volo verso Sharm El Sheikh per sedersi a colloquio col presidente egiziano, Muhammad Hosni Mubarak. Dopo Mubarak e Re Abdullah ii bin Hussein di Giordania, l'incontro con il sovrano saudita Abdullah Ibn Abd-el Aziz dovrebbe aver fornito a Erdogan la risposta alla domanda se esistono i presupposti, almeno da parte del fronte degli "arabi moderati", per far approvare il piano elaborato da Ankara. Questo prevede, secondo fonti di stampa, l'immediata cessazione delle ostilità, il ristabilimento di una tregua a lungo termine e l'ottenimento di garanzie internazionali per mantenere aperti i valichi della Striscia di Gaza.
Ankara ha condannato duramente l'offensiva terrestre israeliana. "Giudichiamo inaccettabile - si legge in un comunicato - il lancio di una tale operazione a Gaza, nonostante gli avvertimenti e le reazioni della comunità internazionale". È evidente "che l'escalation della tensione non andrà a beneficio di nessuno", ha dichiarato a sua volta il ministro degli Esteri turco, Ali Babacan, che ha chiesto la fine immediata delle operazioni militari e un cessate il fuoco duraturo.
Nelle ultime quarantotto ore si sono registrati altri importanti colloqui a Damasco tra i protagonisti del fronte regionale che fa capo all'Iran. Il segretario del Supremo consiglio iraniano per la sicurezza nazionale, Said Jalili, ha incontrato il presidente siriano, mentre due giorni fa, secondo altre fonti di stampa, Jalili s'era intrattenuto con Kaled Meshaal e con il rappresentante in Siria della Jihad islamica, Ramadan Shallah. Jalili ha poi proseguito la sua missione a Beirut dove nel pomeriggio dovrebbe esser stato ricevuto dal leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah. Finora non è emersa nessuna conferma ufficiale dell'incontro, che si sarebbe svolto comunque nella massima segretezza.
Il ministro degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, ha definito l'operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza "un errore strategico", perché lo Stato ebraico non riuscirà mai ad eliminare Hamas. Citato dall'agenzia di stampa Irna, il capo della diplomazia di Teheran ha detto che "l'obiettivo di eliminare Hamas è irrealizzabile, dal momento che Hamas è una nazione e una nazione non può essere eliminata". La stessa agenzia ha riferito che Mottaki ha avuto sull'argomento una serie di colloqui telefonici con alcuni colleghi europei:  con il ministro degli Esteri della Repubblica ceca, presidente di turno dell'Ue, di Portogallo, Spagna e Svezia. A loro, il ministro ha denunciato che "i musulmani di Gaza stanno soffrendo uno dei peggiori genocidi e gli Stati del mondo dovrebbero trovare una soluzione logica a questa guerra sanguinosa e ingiusta o almeno cercare di inviare aiuti alla popolazione".



(©L'Osservatore Romano - 5-6 gennaio 2009)
Cattolico_Romano
00sabato 10 gennaio 2009 11:22

Cardinal Martino: a Gaza, "condizioni contrarie alla dignità umana"

Polemica per il paragone di Gaza con un lager


ROMA, venerdì, 9 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Il Cardinal Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, ha dichiarato questo giovedì in alcune dichiarazioni al quotidiano “La Repubblica” che le condizioni della gente che vive nella Striscia di Gaza sono “contrarie alla dignità umana”.

In alcune affermazioni al giornalista Marco Politi, in riferimento alla polemica suscitata dal suo paragone di Gaza con un campo di concentramento mercoledì scorso allo stesso quotidiano, il porporato ha osservato che nelle sue dichiarazioni “non c'è nulla che possa essere interpretato come antisraeliano”.


“Dico di guardare alle condizioni della gente che ci vive. Circondata da un muro che è difficile varcare. In condizioni contrarie alla dignità umana. Quello che sta succedendo in questi giorni fa orrore. Ma quando parlo, si tenga conto di tutte le mie parole”, ha commentato.

Il porporato ha constatato che entrambe le parti hanno le loro colpe e che è necessario dividerle come “si fa in famiglia quando due fratelli litigano”, per poi convincerle a sedersi a un tavolo per negoziare.

“I razzi di Hamas non sono certo confetti. Li condanno. Entrambe le parti hanno di che rimproverarsi. Israele ha certamente il diritto a difendersi e Hamas deve tenerne conto. Ma che dire quando si ammazzano tanti bambini, quando si bombardano scuole delle Nazioni Unite, pur essendo in possesso di tecnologie che permettono persino di individuare una formica sul terreno?”.

“Se Israele vuole vivere in pace, deve fare la pace con gli altri”, ha aggiunto. Dall'altro lato, secondo il Cardinale “Hamas non rappresenta tutti i palestinesi. Io non difendo Hamas: se vogliono una casa, se vogliono uno Stato palestinese, devono capire che la via imboccata è sbagliata”.

Rifiuto della tregua

Nonostante gli sforzi dell'ONU, attraverso la sua risoluzione 1860 che chiede un cessate il fuoco immediato nella zona, sia Israele che Hamas hanno rifiutato per il momento una tregua definitiva, al di là delle tre ore quotidiane decretate negli ultimi giorni.

Intanto, da tutto il mondo giungono in continuazione nuovi appelli di pace. Amnesty International, secondo quanto ha reso noto la “Radio Vaticana”, ha chiesto all'Unione Europea di mediare tra i due contendenti.

Dall'altro lato, la Croce Rossa e la Mezza Luna Rossa hanno denunciato il massacro di civili innocenti che non è stato possibile assistere in tempo perché gli operatori umanitari non possono entrare nella zona. Una situazione questa, a loro avviso, “inaccettabile”.

Le due istituzioni denunciano di aver trovato in una casa alla periferia di Gaza quattro bambini accanto ai cadaveri delle loro madri. Per il momento, tra i palestinesi i morti sono 800 e i feriti più di 3.000. Tra gli israeliani ci sono 11 vittime, 4 delle quali a causa dei razzi di Hamas.

Le suore della Congregazione del Rosario hanno dovuto abbandonare la zona, anche se contano di tornare il prima possibile. Secondo la loro testimonianza, riportata da SIR, la loro scuola è stata danneggiata dalle bombe ed è stata costretta a chiudere.

Cattolico_Romano
00sabato 10 gennaio 2009 11:24

Gaza: le agenzie cattoliche condannano le violazioni dei diritti umani


ROMA, venerdì, 9 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Le organizzazioni cattoliche hanno scritto al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra per chiedere un'indagine sulle violazioni commesse da entrambe le parti nel conflitto che oppone israeliani e palestinesi.


In un comunicato inviato a ZENIT, Caritas Internationalis, Dominicans for Justice and Peace, International Young Catholic Students on peace-building e Pax Romana sottolineano come la crisi attuale abbia peggiorato la già drammatica situazione dei diritti umani per i civili innocenti.

Caritas Gerusalemme ha affermato che i suoi programmi umanitari e le operazioni mediche a Gaza sono stati seriamente compromessi dall'inizio dei bombardamenti israeliani.

La dichiarazione congiunta delle organizzazioni cattoliche esorta tutte le parti a difendere la vita dei civili e a rafforzare il Diritto umanitario internazionale.


Il responsabile Caritas delle delegazione internazionale a Ginevra, monsignor Robert J. Vitillo, ha rivelato che si sta esortando il Consiglio per i Diritti Umani “a compiere un'indagine e a valutare le violazioni dei diritti umani e la situazione umanitaria a Gaza e in Israele”.

“Stiamo esortando Israele a porre fine alla punizione collettiva indiscriminata della popolazione civile a Gaza e a fermare l'eccessivo uso della forza. Stiamo anche esortando Hamas a porre fine ai suoi attacchi missilistici illegali contro i civili israeliani”.

Le organizzazioni cattoliche dichiarano che è necessario un immediato cessate il fuoco per far sì che gli aiuti umanitari possano entrare a Gaza.

“Il cessate il fuoco di tre ore è un primo passo, ma non è sufficiente a portare l'assistenza umanitaria richiesta a ciascuno”, ha osservato monsignor Vitillo.

Secondo le organizzazioni, la comunità internazionale deve usare tutta la sua influenza per assicurare una protezione effettiva delle popolazioni civili a Gaza e in Israele – soprattutto dei più vulnerabili – in base al Diritto internazionale e favorire tutte le discussioni che possano portare a una soluzione giusta e duratura.

Caritas Internationalis è una confederazione di 162 organizzazioni cattoliche di aiuto, sviluppo e servizio sociale presente in più di 200 Paesi e territori.

Pax Romana è un'associazione internazionale di professionisti e intellettuali cattolici composta da federazioni, gruppi e individui presenti in 80 Paesi.

Dominicans for Justice and Peace riunisce le attività dei Domenicani che si impegnano in favore dei poveri e del peacemaking.

L'International Young Catholic Students (IYCS) riunisce, invece, 85 movimenti nazionali di studenti di scuole secondarie e università di sette regioni continentali, occupandosi in particolare di questioni che interessano la gioventù, di educazione, diritti umani, sviluppo e genere.


Cattolico_Romano
00martedì 20 gennaio 2009 16:58

Fatima prega per la pace tra israeliani e palestinesi


Nel pellegrinaggio mensile di gennaio

FATIMA, mercoledì, 14 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Il rettore del Santuario di Fatima (Portogallo) ha esortato i pellegrini a “pregare insistentemente” per la causa della pace tra israeliani e palestinesi.


La richiesta è echeggiata durante l'Eucaristia del pellegrinaggio mensile di gennaio, celebrata questo martedì nella chiesa della Santissima Trinità.


“Vogliamo chiedere oggi a Maria, Madre dell'Unità, di guardare a quella regione e a quei figli, amici e vicini”.

“Lei che ha condiviso qualcosa della vita, del territorio, della speranza e della tristezza di tutti loro, sia vicina per indicare Dio, del quale è Madre, come fonte di unità e di pace”, ha affermato padre Virgílio Antunes durante l'omelia, secondo quanto reso noto dal dipartimento per la comunicazione del Santuario.

“Abbiamo accompagnato il dramma che si vive in quella zona, dove Gesù ha vissuto, dove Maria ha partorito”, ha aggiunto.

Nel suo intervento, il rettore ha sottolineato che l'unità, ai livelli più diversi, è ciò che Dio auspica per l'umanità.

“Il grande desiderio di Dio è stata l'unità tra tutti i suoi figli. Ci ha creati per stare insieme. L'incarnazione di Cristo nel seno di Maria l'ha resa partecipe del mistero dell'unità di Dio con gli uomini, del Cielo con la terra”, ha constatato.

Per questo, “Dio soffre per le divisioni del suo popolo, così come i genitori soffrono per le divisioni tra i loro figli”.

Dio “chiede l'unità, chiede la fine di tutte le guerre, piccole e grandi, di quelle che provocano insoddisfazione e di quelle che causano morte”, ha concluso.

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