Tsunami nell'oceano Pacifico dopo sisma al largo di Samoa

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Cattolico_Romano
00mercoledì 30 settembre 2009 06:58
Tsunami in corso nell'oceano Pacifico dopo sisma al largo di Samoa

Imprecisato il numero delle vittime
ROMA
Terrore nel Pacifico. Un potente terremoto di magnitudo 8,3 sulla scala Richter è stato registrato al largo delle isole Samoa provocando onde tsunami di un metro e mezzo. Secondo fonti del National Park Service americano ci sarebbero stati dei morti nelle isole Samoa americane. Colpite anche le Samoa occidentali dove le autorità hanno fatto appello alla popolazione di lasciare le coste e recarsi nelle zone più alte. Secondo le stime preliminari del Servizio Geologico americano la scossa si è verificata a circa 35 chilometri di profondità, a circa 190 chilometri dalle Samoa americane.

Il Pacific Tsunami Warning Center ha diramato l’allarme tsunami esteso alla Nuova Zelanda, alle isole Samoa, Cook, Fiji, oltre a numerosi altri centri del Pacifico interessati dal sisma. L’eventuale impatto sulle coste delle Hawaii e alle isole Marshall dove è scattato l’allarme è atteso entro le prossime ore. Per precauzione alle Hawaii sono state chiuse alcune spiagge. A Pago Pago, nelle Samoa americane, Fili Sagapolutele che lavora al Samoa News, ha detto che l’oceano è avanzato per 50 metri sulla terraferma prima di ritirarsi, lasciando alcune auto impantanate nel fango. L’arcipelago americano delle Samoa si trova a circa 4.000 chilometri dalle Hawaii. Ha una superficie poco più vasta del Distretto di Columbia, con una popolazione di circa 65 mila abitanti, 11 mila dei quali abitano a Pago Pago.

Fonte
Cattolico_Romano
00mercoledì 30 settembre 2009 19:33



Causato da un sisma di oltre 8 gradi sulla scala Richter

Un maremoto devasta le isole Samoa


Apia, 30. Un violento terremoto di magnitudo 8,0 sulla scala Richter è stato registrato oggi al largo delle Isole Samoa, arcipelago vulcanico nel Pacifico orientale, a metà tra le Hawaii e la Nuova Zelanda. Al forte sisma si è aggiunto un maremoto con onde alte fino a otto metri, che hanno completamente cancellato dalle cartine geografiche interi villaggi sulle coste dell'arcipelago, diviso tra Samoa americane e Samoa occidentali, dove vivono circa 275.000 persone. Testimoni oculari hanno riferito di persone trascinate via dalle acque, con bambini strappati dalle braccia dei genitori e automobili travolte dalle onde. La zona più colpita è quella di Upolu, la più frequentata dal turismo internazionale, dove sono concentrati i maggiori alberghi.

Finora le vittime accertate sono 130, ma si teme che possano essere molte di più. Con il passare delle ore diminuiscono le possibilità di trovare in vita i numerosi dispersi. Altre dieci vittime sono state segnalate a Niuatoputato, l'isola dell'arcipelago di Tonga più vicina alle Samoa occidentali. L'epicentro del sisma è stato localizzato 190 chilometri a sudovest delle Samoa, a una profondità di trentatré chilometri. Il terremoto ha scossa l'arcipelago mentre la gente si stava preparando per andare al lavoro e a scuola.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dichiarato lo stato di calamità naturale nelle Samoa, dove molte aree sono rimaste prive di elettricità e acqua. Il sisma - il più violento degli ultimi due anni - si è prolungato per diversi minuti, facendo scattare l'allarme maremoto, esteso fino alla Nuova Zelanda e alle Hawaii, poi revocato dalle autorità. La capitale di Samoa, Apia, è praticamente deserta, con scuole e negozi chiusi, mentre migliaia di persone sono state trasferite in terreni più elevati. Le preoccupazioni maggiori sono ora per il rischio di frane e per la difficoltà a raggiungere le zone rimaste isolate. La comunità internazionale si è subito attivata per aiutare le popolazioni. Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti hanno già inviato aiuti. Un'altra forte scossa tellurica - di magnitudo 7,6 sulla scala Richter - è stata registrata in mattinata nella zona meridionale dell'isola indonesiana di Sumatra. Lo ha reso noto l'Istituto geosismico del Paese asiatico.



(©L'Osservatore Romano - 1 ottobre 2009)
caluzzu
00mercoledì 30 settembre 2009 21:21
tu il tuo terremoto lo hai nel cuore
enricorns
00mercoledì 30 settembre 2009 22:52
CHSAM!
Cattolico_Romano
00giovedì 1 ottobre 2009 06:48
Re:
caluzzu, 30/09/2009 21.21:

tu il tuo terremoto lo hai nel cuore




Ma dico non ti vergogni?
In un Trhend che tratta un evento catastrofico dove migliaia di persone hanno perso tutto, tu ti permetti a attaccare la mia persona?
Invece di attaccarmi prega per queste persone!

Ps. Da questo momento sei sotto moderazione, tutti i tuoi messaggi saranno moderati dall'Amministrazione e se non sono consoni al Regolamento saranno cancellati.
Cattolico_Romano
00giovedì 1 ottobre 2009 09:47
La risposta di Caritas Samoa all'emergenza post-tsunami

Provocato da un sisma di magnitudo tra gli 8 e gli 8,3



CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 30 settembre 2009 (ZENIT.org).-

Un terremoto di magnitudo tra gli 8 e gli 8,3 nel Pacifico del Sud ha provocato uno tsunami che ha seminato morte e distruzione nelle Isole Samoa.

Il sisma si è verificato intorno alle 7 ore locali (le 20 in Italia) del 29 settembre, provocando gravissimi danni alle Isole Samoa la cui popolazione ammonta a 180 mila persone e alle Samoa Americane (territorio degli Stati Uniti con 65 mila abitanti).

A Samoa i morti accertati finora sarebbero un centinaio, mentre nelle vicine Samoa Americane si contano almeno 30 vittime. Lo tsunami ha devastato la zona meridionale delle due isole principali di Samoa, Upolu e Savai’i. Anche se non si tratta di zone intensamente popolate, ci sono alcune comunità di pescatori e degli hotel.

Secondo la Croce Rossa a Samoa le persone colpite dallo tsunami sarebbero 15.000.Una squadra della Caritas ha visitato una delle zone più colpite, a Upolu, aiutando i sopravvissuti a trovare un luogo sicuro dove rifugiarsi, a sgombrare il terreno dai detriti e a preparare alloggi temporanei.

Il direttore di Caritas Samoa Puletini Tuala ha affermato che la distruzione provocata dallo tsunami è “terribile”. La prima preoccupazione, ha aggiunto, è stata quella di riunire la popolazione e di portarla in un luogo situato più in alto.

La Caritas teme per i pescatori che non sono ancora ritornati nei propri villaggi.

Nell'isola di Savai’i, la scuola cattolica si è trasformata in un centro di assistenza medica per aiutare i feriti.Caritas Samoa si sta coordinando con il Team per i Disastri Nazionali e la Croce Rossa per pianificare un coordinamento per rispondere all'emergenza, oltre a coordinare i membri Caritas della regione.

L'obiettivo principale di Caritas Samoa è ridurre il rischio di distruzione totale. Questo stesso mese, l'organizzazione aveva ospitato i membri Caritas dell'Oceania sulla costa meridionale di Upolu e parte dell'incontro era stata rappresentata da un'esercitazione per l'eventualità di uno tsunami. Il centro in cui si era svolta la riunione è stato spazzato via dalle acque.
Cattolico_Romano
00venerdì 2 ottobre 2009 07:04


Migliaia di persone ancora intrappolate dopo il sisma che ha sconvolto l'isola indonesiana

Sumatra ridotta in macerie


Peggiorano le conseguenze del maremoto abbattutosi sulle Samoa

Jakarta, 1. Lotta contro il tempo a Padang, nell'isola indonesiana di Sumatra, devastata ieri da un terremoto di magnitudo 7,6 sulla scala Richter, uno dei più gravi degli ultimi venti anni. I soccorritori stanno scavando a mani nude tra le macerie degli edifici distrutti dal sisma nel difficile tentativo di trovare superstiti. Finora le vittime sono 529, ma fonti governative hanno detto che i morti potrebbero essere migliaia. Molte zone remote della grande isola asiatica sono tuttora irraggiungibili dai soccorritori.

E all'indomani della scossa tellurica, la terra continua a tremare. Nelle ultime ore ci sono state una serie di scosse d'assestamento e una più massiccia, all'alba, di 6,8 gradi di intensità, ha fatto tremare la parte più meridionale dell'isola, scatenando di nuovo il panico tra la popolazione.
Nella regione sono cominciati ad arrivare i primi aerei carichi di cibo, medicine, sacchi per i cadaveri, alimenti per bambini, tende, coperte e operatori sanitari. A Padang - una città di poco meno di un milione di abitanti, che siede sulla famosa "cintura di fuoco", il grande complesso di faglie (circa quarantamila chilometri) che corre lungo l'intero Oceano Pacifico, dalla California al Giappone - la situazione è catastrofica. Dalle immagini televisive, risultano edifici crollati, ponti caduti, strade allagate, auto accartocciate, persone che vengono estratte dalle macerie, altre che vagano come fantasmi tra le macerie alla ricerca di qualche oggetto, mentre manca l'energia elettrica e sono interrotte tutte le linee di collegamento con l'esterno. E con il passare delle ore cresce il timore di infezioni e di epidemie tra gli scampati al sisma.

La "cintura di fuoco" è l'area più pericolosa della Terra dal punto di vista tellurico, dove sono concentrati circa il sessanta per cento dei vulcani attivi e dove viene registrato oltre il settanta per cento dei terremoti.
Sotto una pioggia battente, agenti, soldati e volontari stanno ancora scavando tra i detriti di scuole, alberghi e ospedali. Un giornalista dell'agenzia di stampa Reuters, di fronte all'ospedale Jamil, parzialmente crollato, ha contato 40 cadaveri allineati sul terreno e molti pazienti fatti sgomberare nel cortile. L'aeroporto di Padang è operativo, ma centinaia di persone sono accampate all'esterno nel tentativo di fuggire al più presto dalla città.

Il devastante terremoto ha colpito Sumatra poche ore dopo un'altra grave sciagura, il maremoto nelle Isole Samoa e a Tonga, nel Pacifico meridionale. Le quattro ondate anomale (alte fino a otto metri), provocate dal terremoto sottomarino di magnitudo 8,3 di martedì scorso, hanno invaso la parte meridionale dell'arcipelago, diviso tra Samoa americane e Samoa occidentali (ex territorio tedesco amministrato dalla Nuova Zelanda dal 1914 fino all'indipendenza nel 1962, con oltre 280.000 abitanti), allagando. città e villaggi e risucchiando decine di persone in mare. I morti accertati sono 148, ma anche in questo caso si teme che possano essere molti di più. All'appello, infatti, mancano ancora centinaia di persone.

Lungo la costa meridionale dell'isola principale di Samoa, Upolu, che ha sofferto l'onda d'urto peggiore, i palmeti sono stati piegati come ramoscelli dalla forza dell'oceano, mentre uno spesso strato di fango e sabbia copre molti edifici. Nelle Samoa americane sono attesi rinforzi dalle vicine Hawaii, compresi due grandi aerei cargo e una fregata della Marina militare. Secondo le autorità locali, il maremoto ha completamente raso al suolo una settantina di villaggi e molti resort turistici. Fra i morti finora identificati, cinque australiani, un neozelandese e un bambino britannico di due anni. Al momento, non si ha notizia di vittime italiane. L'Unione europea ha espresso in una nota il suo cordoglio per i terribili disastri naturali in Indonesia e nel Pacifico, dicendosi disposta a offrire altri aiuti umanitari alle Samoa e all'Indonesia.

E mentre altre scosse sismiche di varie intensità sono state segnalate nelle ultime ore in Russia, in Nicaragua e in Perú, il maremoto nelle Isole Samoa e, soprattutto, il terremoto a Sumatra hanno riportato drammaticamente alla memoria quanto accaduto il 26 dicembre del 2004. Quel giorno di cinque anni fa, l'isola indonesiana venne infatti devastata da un maremoto che uccise oltre 180.000 persone, due terzi delle vittime asiatiche.


(©L'Osservatore Romano - 2 ottobre 2009)
Cattolico_Romano
00sabato 3 ottobre 2009 07:37
Si teme che le vittime del sisma possano essere più di 5.000

Sumatra trema ancora


Jakarta, 2. Mentre a Sumatra la terra continua a tremare, con il passare delle ore peggiorano le conseguenze della terrificante scossa sismica di magnitudo 7,6 che due giorni fa ha devastato l'isola indonesiana. Nella notte, un altro forte terremoto è stato registrato nelle stesse zone già duramente squassate dalla prima scossa e da quelle successive di assestamento, seminando nuovamente il panico tra la stremata popolazione.
In un telegramma, a firma del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, il Papa ha espresso il proprio cordoglio per le vittime del sisma.
Secondo il ministero per gli Affari sociali indonesiano, sono almeno 770 le vittime accertate a Padang, capoluogo della provincia. Ma fonti dell'Onu riprese dalle agenzie di stampa internazionale indicano che i morti potrebbero essere addirittura 5.000. A essere rasi al suolo non sono solo i villaggi, dove la violenza dell'evento tellurico ha fatto franare persino le colline, ma anche palazzi, edifici pubblici, ponti, scuole, templi e alberghi, all'apparenza indistruttibili, attorno ai quali le squadre di soccorso e volontari scavano senza sosta per salvare le tante persone che ancora mancano all'appello. Le operazioni di recupero degli eventuali superstiti sono però ostacolate da una pioggia battente. Stamane, una ragazza è stata comunque estratta viva dalle macerie.
Il ministro della Sanità indonesiano, Siti Fadilah Supari, ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché invii aiuti umanitari e squadre di soccorso. Le poche immagini che arrivano da Sumatra evidenziano una Padang ridotta ormai a spettrali cumuli di macerie fumanti. Un terremoto di così devastanti proporzioni era, però, purtroppo atteso. A più riprese, i geologi avevano avvertito che Padang rischiava concretamente di essere rasa al suolo da una scossa sismica senza precedenti. E, secondo gli esperti, il peggio deve ancora arrivare. La città si trova infatti all'interno della cosiddetta "cintura di fuoco", considerata dagli esperti quella potenzialmente più a rischio nel mondo di terremoti di magnitudo 9 (su 10) della scala Richter.
E una scossa di magnitudo 6,3 è stata rilevata nel Pacifico, al largo delle isole Tonga e Samoa. L'epicentro è stato rilevato a dieci chilometri di profondità, poco distante da Pago Pago, la capitale delle Samoa americane. Due giorni fa, la stessa aerea è stata colpita da un terremoto molto più potente, di magnitudo 8,3, seguito da un maremoto che ha provocato la morte di almeno 148 persone.


(©L'Osservatore Romano - 3 ottobre 2009)
S_Daniele
00lunedì 5 ottobre 2009 09:41
INDONESIA

Sumatra, si scava senza sosta
Ancora in 4mila sotto le macerie


È senza fine la tragedia dell’Indonesia alle prese con gli effetti del devastante terremoto di mercoledì scorso. Non solo per le evidenti difficoltà dei soccorsi, ma anche perché la terra continua a tremare. Ieri, almeno tre eventi sismici maggiori, scosse di assestamento secondo gli esperti, hanno colpito le Molucche e una regione costiera di Sumatra equidistante da quelle di Padang e di Jambi.

Continuano le ricerche tra le macerie dei sopravvissuti al terremoto: sono tentativi disperati di salvare le almeno 4000 persone che sarebbero ancora sepolte sotto le macerie. Le stime, agghiaccianti, sono del coordinatore degli aiuti umanitari dell'Onu, El-Mostafa Benlamlih. "Stimiamo che da 3.000 a 4.000 persone siano ancora intrappolate sotto le macerie", ha affermato. Numeri confermati anche dal responsabile in Indonesia della Croce Rossa Internazionale, Bob McKerrow, che ha parlato di 4000 persone sepolte a seguito del suo tour nella città di Padang.

Mentre continuano le ricerche con i cani da fiuto e gli equipaggiamenti a raggi infrarossi, proprio a Padang un uomo ha inviato da sotto le macerie della sua casa, dove è intrappolato insieme alla moglie ma ancora vivo, un sms a suo padre a Giacarta, a 900 chilometri di distanza. In un albergo, l'Ambacang Hotel, le squadre di soccorso hanno trovato otto persone ancora vive sotto le rovine e stanno cercando di costruire un tunnel per tentarne il recupero. Il bilancio delle vittime resta ancora quello di 1100, come stimato dal coordinamento umanitario dell'Onu in Indonesia.

Gli aiuti ai migliaia di sfollati hanno iniziato ad arrivare, ma la mancanza di corrente e di equipaggiamento adeguato rendono difficili le operazioni di soccorso nella città - capitale della Sumatra Occidentale con 900.000 abitanti - e nelle zone circostanti. "Abbiamo estratto 38 bambini dopo il terremoto. Alcuni, il primo giorno, erano ancora vivi, ma gli ultimi che abbiamo tirato fuori erano tutti morti", spiega il caposquadra Suria che, come molti indonesiani, usa solo il nome di battesimo. Una donna è stata estratta viva dalle macerie di una scuola, più di 40 ore dopo il sisma. Un tunnel è stato scavato tra la montagna di destriti per raggiungere Sari, una studentessa di 21 anni di una scuola di lingue.

Appello agli aiuti internazionali. All’appello alla solidarietà internazionale lanciato dal ministro della Sanità indonesiano Siti Fadilah Supari, che aveva chiesto squadre internazionali di soccorso e di ricerca dei dispersi, stanno invece rispondendo in molti. Soccorritori di numerose organizzazioni governative e non governative stanno convergendo sulle zone più colpite. Tra questi vigili del fuoco e specialisti britannici. L’Australia ha messo a disposizione una squadra di 44 soccorritori e 10 ingegneri dell’esercito. Aiuti concreti anche da Paesi più vicini. Da Singapore, il cui invio di 42 operatori della protezione civile è stato bloccato da Giacarta perché a Padang non esistono al momento strutture in grado di accoglierli, e dalla Thailandia, che ha predisposto l’invio di una squadra medica. Alla commozione di Barack Obama, che ieri si è detto «profondamente dispiaciuto» è seguita ieri sera una telefonata al presidente Yudhoyono in cui ha promesso lo stanziamento di 300mila dollari e la promessa di altri 3 milioni; a 3 milioni di euro ammontano gli aiuti d’emergenza dell’Unione europea e a 500mila dollari quelli cinesi. A un milione di euro ammonta un ulteriore impegno tedesco, mentre dalla svizzera partiranno 120 uomini della protezione civile. Da parte sua, Giacarta ha stanziato 26 milioni di dollari per la gestione dell’emergenza. 

La testimonianza. La terra che sembra “esplodere”, il pavimento che all’improvviso diventa una tavola di surf in balia delle onde. Padre Fernando Abis, missionario saveriano, cerca di trovare le parole per “fermare” quegli attimi terribili: «Stavo facendo una fotocopia. All’improvviso il terremoto. Ho pensato: ci siamo. Mi sono aggrappato a una porta, ho trovato rifugio sotto un arco». Per chi – come padre Fernando, originario di Cagliari – vive a lavora in Indonesia ormai da 38 anni, quello con i terremoti diventa, inevitabilmente, una sorta di consuetudine. Un “invito” alla convivenza con la paura e l’imponderabile. «Ma questo – confessa il missionario, da appena 15 giorni a Padang, epicentro “naturale” di una lunga serie di terremoti a causa della sua posizione geografica – è stato il peggiore di tutti». La “casa” dei saveriani ha tenuto. Il sisma ha inferto delle ferite all’edificio, «siamo senza gas, senza luce, senza linea telefonica – racconta ancora il sacerdote – ma è andata bene, poteva andare anche molto peggio». Il tempo per gioire è durato un attimo. Fuori è tutto un disastro. Edifici sventrati. Macerie. La corsa contro il tempo per tirare fuori chi è rimasto sepolto. Per soccorrere i feriti. «L’ospedale avviato dalla Chiesa cattolica – racconta padre Fernando – ha subito moltissimi danni. Sono stati evacuati i piani superiori e la stessa facciata ha subito profonde lesioni. Ma, nonostante questo, si continua a lavorare a pieno ritmo. Cattolici, protestanti e musulmani: assieme. Il centro è diretto da padre Laruffa che, nonostante gli 80 anni e un by-pass, si sta prodigando in modo instancabile».

I feriti, che arrivano in continuazione, vengono curati «in tende appositamente preparate». Ora si pensa anche agli studenti, ad assicurare loro una parvenza di normalità. «Cerchiamo – dice ancora il missionario – tende da 20 posti per poter svolgere regolarmente le lezioni, i ragazzi devono continuare a studiare. Il 20-30 per cento delle persone ha la casa distrutta». Per il missionario, per ora, c’è ancora cibo a sufficienza. Ma è inevitabile che le scorte si esauriranno in breve tempo. «Bisogna fare presto con gli aiuti». Poi c’è il “buco nero” delle zone più interne dell’isola. I collegamenti stradali sono interrotti. Le linee telefoniche saltate. Impossibile qualsiasi comunicazione. C’è la paura che lì possa iniziare una nuova conta, terribile, delle vittime.


Copyright 2009 © Avvenire
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:13.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com