Un pezzetto di omelia di don Giacomo Tardini - Verginità di Maria e di S.Giuseppe

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(Zacuff)
00domenica 4 ottobre 2009 13:43
copia-incollato da un libro
Vorrei adesso accennare a quello che più stupisce dell'accadere del paradiso: «L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazareth a una vergine» {Le 1, 26-27).
A una vergine: quante volte il Vangelo lo ripete!
A una vergine: nel cuore e nel corpo; nel corpo perché nel cuore, ma nel corpo! Bisogna accettare la dottrina della fede: che è rimasta sempre vergine nel cuore e nel corpo.
Perché è la salvezza della carne questa pienezza di grazia.
«A una vergine sposa ad un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide.
La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei le disse: "Gioisci o piena di grazia /chàire kecharitomène / gioisci o piena di gioia"], il Signore è con tè"» (Le 1, 27-28).
«Virgo Verbum concepit I la Vergine ha concepito il Verbo / Virgo per-mansit / è rimasta vergine / Virgo genuit Regem omnium regum / la Vergine ha partorito il Rè di tutti i rè».
Questa è l'antifona che da piccolo, quando sono entrato nel seminario di San Pietro martire a Seveso, in quarta ginnasio, alla domenica si cantava ai vesperi nella Basilica dove c'è il coltello con cui questo domenicano è stato ucciso.
Il martirio di questo domenicano è stato una cosa sconvolgente per la Chiesa nel Medioevo.
In terra cristiana era un fatto straordinario un martirio.
 Quindi quando Pietro da Verona, venendo da Como a Milano, è stato ucciso nei boschi vicino a Seveso, il suo martirio è stato una cosa sconvolgente per la cristianità di quel tempo.
Ma dicevo che, entrato in seminario in quarta ginnasio, alla domenica nella Basilica si cantavano i vesperi della Madonna e i vesperi della Madonna nella liturgia ambrosiana terminano con questa piccola antifona: «Virgo Verbum concepit...».
 Ha detto fiat, eccomi.
«Eccomi, sono la serva del Signore» (Le 1, 38).
«Eccomi» è una preghiera.
«Eccomi, awenga, accada»: è una preghiera.
Perché solo Dio crea, solo il fiat di Dio è creatore.
Il fiat di Maria, quel fiat che ha concepito il Figlio unigenito di Dio, quel fiat era una preghiera.
Non era eroismo suo, non era capacità sua, era una preghiera:
«eccomi, awenga, accada». «Che accada» è un domandare.
E così verginalmente Lo ha concepito, come verginalmente Lo ha partorito.
Come è importante la virginitas in partu di Maria.
Come è importante accettare la certezza della fede che Lo ha partorito verginalmente.
 Perché non viene dal travaglio la salvezza!
La salvezza viene dalla grazia.
 La salvezza viene dalla grazia, non viene dal travaglio, la salvezza viene dall'essere amati, non viene dal dolore dell uomo, la salvezza!
Viene dalla felicità di Dio, viene dalla pienezza della felicità di Dio, la salvezza!
 La salvezza viene dall'essere amati.
Che Lo abbia partorito con un parto senza dolore, che Lo abbia partorito con un parto senza violenza, che Lo abbia partorito verginalmente, cioè nello stupore... La certezza di fede circa il parto verginale è raccolta da Pio XII nella Mystici Corporis in questa espressione:
«Con un parto stupendo».
Mentre ciascuno di noi è venuto al mondo in un parto di dolore, quel parto è stato un parto di stupore, senza dolore, senza violenza: perché la salvezza viene dalla grazia.
La salvezza non nasce dal peccato, la salvezza non nasce dal deserto: fiorisce nel deserto, fa rifiorire il deserto, ma viene dall'essere amati.
L'essere amati nasce dalla felicità di Dio.
Si è amati per la sovrabbondanza di felicità che è la Trinità, si è amati per la sovrabbondanza di corrispondenza che è l'eterno Amore del Padre e del Figlio che chiamiamo Spirito Santo.
Si è amati per grazia.
Il parto di Maria, il parto stupendo di Maria è il segno fisico, è il segno carnale che la salvezza non viene da noi, che la salvezza non viene dal travaglio,che la salvezza non viene dal dolore, che la salvezza non viene dal grido dell'uomo.
La salvezza viene per grazia di Dio, felicità infinita, per sovrabbondanza di felicità, per sovrabbondanza di grazia.
E così la verginità di Giuseppe.
E così il fatto che Maria sia rimasta sempre vergine.
Perché si può intuire solo per esperienza: non avendo l'esperienza del paradiso, del paradiso sulla terra, non si può intuire che la carità, cioè il paradiso presente, è più potente, è più potente, come attrattiva, della pur naturale attrattiva dell'uomo e della donna.
Dice san Tommaso d'Aquino che la carità, come attrattiva, per l'uomo pur ferito dal peccato, è più potente, come intensità di attrattiva e di diletto, che qualunque attrattiva naturale.
 La carità è imparagonabile, come attrattiva avvincente, rispetto all'attrattiva naturale dell'uomo verso la donna.
Non avendo esperienza di questo, forse, hanno dipinto san Giuseppe come una persona anziana, quasi per difendere così la verginità della Madonna.
Invece era il paradiso presente, era il di più presente che rendeva verginale, così umano quel rap-orto: nessun uomo ha voluto bene alla sua sposa come Giuseppe ha voluto bene a Maria.
Perché era un amore che nasceva dalla felicità, non nasceva da una mancanza, come tante volte è il nostro povero affetto.
Quando nasce da una mancanza, l'affetto inevitabilmente è segnato da un'ultima violenza Nasceva da una pienezza di felicità: questo era l'amore di quell'uomo, di quel povero uomo di nome Giuseppe verso la più bella delle creature che era Maria.
Sarebbe stato un di meno se non fosse stato verginale il loro rapporto.
Sarebbe stato un di meno Un di meno di piacere.
Era umanamente impossibile non gioire m pienezza del paradiso presente
E questo non elimina nulla dell'umanità.
I vesperi di Natale della liturgia ambrosiana si concludono con questa antifona: «loseph conturbatus est de utero virgmis / Giuseppe fu turbato quando si accorse che il ventre di Maria si ingrossava perché era incinta».
 Una delle cose a livello esegetico che ha confortato la fede mi è stata suggerita dal povero don Saldarmi quando spiegava, in prima teologia, il Vangelo di Matteo che dice che «Giuseppe essendo giusto voleva rimandare Maria in segreto» (Mt 1, 19).
Voleva rimandarla non perché dubitasse di Maria, ma perché si era accorto che era presente e agiva il Mistero.
La giustizia per gli ebrei, di fronte al Mistero che agisce consiste nello stare a distanza (cfr. Es 3, 5).
Giuseppe non ha dubitato mai di Maria, non ha dubitato quan-do si è accorto che il ventre di Maria si ingrossava perché era incinta, non ha mai dubitato.
 Soltanto che, essendo giusto, non voleva interferire col Mistero presente, col Mistero del Dio infinito che si faceva visibile, tangibile nella sua sposa.
Allora pensò di licenziarla in segreto.
E l'angelo appare a Giuseppe e gli dice: «Non temere, Giuseppe, di prendere con tè Maria tua sposa perché quello che è nato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mf 1, 20).
no dei versetti più belli dell'Inno di Natale di sant'Ambrogio dice:
«Non ex virili semine / Non da seme di uomo / sed mystico spiramine ma per soffio di grazia / Verbum Dei factum est caro / il Verbo di Dio si fece carne / fructusque ventris floruit / e il frutto del ventre di Maria fiorì».
 «Fiorì», come ha detto Giussani il 24 dicembre 2004, due mesi prima di morire: «In quel luogo [Betlemme] fiorì».
Il ventre di Maria fiorì, il frutto del ventre fiorì.
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