V di Avvento

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enricorns
00sabato 12 dicembre 2009 18:25
Letture Rito Ambrosiano
 
Is 30,18-26b; Sal 145; 2Cor 4,1-6; Gv 3,23-32a
 
 
 
DOMENICA V DI AVVENTO - "Il Precursore" 

LETTURA
Lettura del profeta Isaia 30, 18-26b

In quei giorni. Isaia disse: «Il Signore aspetta con fiducia per farvi grazia, / per questo sorge per avere pietà di voi, / perché un Dio giusto è il Signore; / beati coloro che sperano in lui. / Popolo di Sion, che abiti a Gerusalemme, / tu non dovrai più piangere. / A un tuo grido di supplica ti farà grazia; / appena udrà, ti darà risposta. / Anche se il Signore ti darà il pane dell’afflizione / e l’acqua della tribolazione, / non si terrà più nascosto il tuo maestro; / i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, / i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: / “Questa è la strada, percorretela”, / caso mai andiate a destra o a sinistra. Considererai cose immonde le tue immagini ricoperte d’argento; / i tuoi idoli rivestiti d’oro getterai via come un oggetto immondo. / “Fuori!”, tu dirai loro. / Allora egli concederà la pioggia per il seme / che avrai seminato nel terreno, / e anche il pane, prodotto della terra, sarà abbondante e sostanzioso; / in quel giorno il tuo bestiame pascolerà su un vasto prato. / I buoi e gli asini che lavorano la terra / mangeranno biada saporita, / ventilata con la pala e con il vaglio. / Su ogni monte e su ogni colle elevato / scorreranno canali e torrenti d’acqua / nel giorno della grande strage, / quando cadranno le torri. / La luce della luna sarà come la luce del sole / e la luce del sole sarà sette volte di più, / come la luce di sette giorni, / quando il Signore curerà la piaga del suo popolo».

SALMO
Sal 145 (146)

® Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore rimane fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. ®

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. ®

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. ®

EPISTOLA
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 4, 1-6

Fratelli, avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’animo. Al contrario, abbiamo rifiutato le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunciando apertamente la verità e presentandoci davanti a ogni coscienza umana, al cospetto di Dio. E se il nostro Vangelo rimane velato, lo è in coloro che si perdono: in loro, increduli, il dio di questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio. Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 3, 23-32a

In quel tempo. Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito.
enricorns
00sabato 12 dicembre 2009 18:35
Commento al Vangelo del 13 dicembre
Un grande educatore: Giovanni
V Domenica di Avvento
04.12.2009
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


Sulle rive del Giordano incontriamo una singolare figura: è la figura aspra di Giovanni Battista, un grande educatore. Mi torna alla mente un famoso dipinto: la Crocifissione di Mattias Grunewald. Sotto la croce di Gesù, con una invenzione assolutamente originale e altamente significativa, il pittore ha collocato anche Giovanni Battista che pronuncia il suo «Egli deve crescere e io diminuire», mentre col dito indica appunto il Crocifisso. Il dito del Battista è anatomicamente abnorme perché sia potentemente indicativo della persona del Cristo.
Questa rappresentazione del Battista illustra bene il ruolo dell’educatore. Giovanni infatti si presenta come colui che è totalmente relativo a Gesù, colui che mette sulla strada dell’incontro con Gesù. Si definisce come l’amico dello sposo. Giovanni infatti è consapevole che il battesimo che conferisce alla folla accalcata sulle rive del Giordano è solo segno esteriore del desiderio di conversione, ma è incapace di realizzare efficacemente tale conversione. Battesimo solo d’acqua e non di Spirito Santo. Solo il dono dello Spirito di Gesù conferirà forza ri-creativa al battesimo.
Ma Giovanni è grande educatore soprattutto perché mette i suoi discepoli alla scuola dell’unico vero Maestro, Gesù. Non deve esser stato facile per Giovanni privarsi dei suoi discepoli, raccoltisi attorno a lui certo attirati dalla sua vita austera e dalla sua parola infuocata. Ma proprio questo è lo stile dell’educatore autentico, non possessivo, ma capace di additare una verità più grande, sempre più grande. Possiamo dire che Giovanni ci appare davvero come l’educatore alla fede in Gesù. L’educatore non è infatti preoccupato di richiamare su di sé l’attenzione dell’educando, ma piuttosto sulla verità che è chiamato a trasmettere. In un certo senso, quindi, deve rendersi progressivamente inutile, perché sovrana sia solo la verità alla quale conduce.

Il compimento autentico

Ricordo una affermazione del cardinale Martini in una sua lettera pastorale (Sto alla porta): «Sono due le figure del Nuovo Testamento che esprimono meglio di altre questa qualità di un vero lavoro educativo e comunicativo: Giovanni Battista e Maria di Nazareth, entrambi capaci di rinviare all’unico Maestro. “Non sono io il Cristo, ma sono mandato innanzi a lui... Egli deve crescere e io invece diminuire» (Gv 3,28-30). Quel grande e difficile educatore che è stato don Lorenzo Milani ha scritto: «Stanotte ho pensato che era meraviglioso veder sgorgare dalla mia scuola un virgulto vigoroso e diverso con tutti i suoi segreti gelosi, con una infinità di ideali in comune con me e con un’infinità di segreti suoi che non spartisce con nessuno. Che era meraviglioso da vecchi prendere una legnata da un figliolo perché è segno che quel figliolo è già un uomo e non ha più bisogno di balia. E qui è il fine ultimo di ogni lavoro educativo, tirar su dei figlioli più grandi di noi, così grandi che ci possano superare. Solo allora la vita di quel maestro, di quell’educatore ha raggiunto il suo compimento e nel mondo c’è progresso».
È tentazione per l’educatore, per l’adulto proporre se stesso e tendere a creare nei propri figli, nei giovani a lui affidati, la propria immagine. È segno pericoloso quando certe leaderships sicuramente utili nel cammino educativo determinano forme di imitazione infantile, ricalco di gesti e linguaggi. Giovanni Battista è grande educatore perché non sequestra la libertà dei suoi discepoli, ma è pronto a farsi da parte, pronto a diminuire, perché l’Altro, l’unico vero Maestro, cresca.
Questo atteggiamento di Giovanni descrive bene quello che deve sempre essere lo stile della Chiesa, comunità che continuamente deve rinviare a Gesù, alla sua Parola. La Chiesa non ha altra ragion d’essere se non quella di svelare sempre più nitidamente il volto di Gesù. Anche la Chiesa e in essa le nostre parrocchie, associazioni, movimenti, ecc, possono incorrere nella sottile tentazione di mettersi al centro dell’attenzione, con le loro strutture e il loro peso organizzativo. E invece devono essere appena segno che potentemente ed efficacemente indica Gesù. Come Giovanni, anche la Chiesa non ha altra ragion d’essere che diminuire perché Lui solo cresca.
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