VII Domenica dopo Pentecoste

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enricorns
00sabato 18 luglio 2009 18:44
Messa vigiliare della VII Domenica dopo Pentecoste

VANGELO DELLA RISURREZIONE

Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Giovanni 20, 11-18

Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
Cristo Signore è risorto!
® Rendiamo grazie a Dio!
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00sabato 18 luglio 2009 19:07
DOMENICA VII DOPO PENTECOSTE

LETTURA
Lettura del libro di Giosuè 10, 6-15

In quei giorni. Gli uomini di Gàbaon inviarono questa richiesta a Giosuè, all’accampamento di Gàlgala: «Da’ una mano ai tuoi servi! Vieni presto da noi a salvarci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano le montagne». Allora Giosuè salì da Gàlgala con tutto l’esercito e i prodi guerrieri, e il Signore gli disse: «Non aver paura di loro, perché li consegno in mano tua: nessuno di loro resisterà davanti a te». Giosuè piombò su di loro all’improvviso, avendo marciato tutta la notte da Gàlgala. Il Signore li disperse davanti a Israele e inflisse loro una grande sconfitta a Gàbaon, li inseguì sulla via della salita di Bet-Oron e li batté fino ad Azekà e a Makkedà. Mentre essi fuggivano dinanzi a Israele ed erano alla discesa di Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di loro come grosse pietre fino ad Azekà e molti morirono. Morirono per le pietre della grandine più di quanti ne avessero uccisi gli Israeliti con la spada. Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d’Israele: / «Férmati, sole, su Gàbaon, / luna, sulla valle di Àialon». / Si fermò il sole / e la luna rimase immobile / finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero. Né prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele. Giosuè e tutto Israele ritornarono verso l’accampamento di Gàlgala.

SALMO
Sal 19

® Il Signore dà vittoria al suo consacrato.
Ti risponda il Signore nel giorno dell’angoscia,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
Ti mandi l’aiuto dal suo santuario
e dall’alto di Sion ti sostenga. ®

Ti conceda ciò che il tuo cuore desidera,
adempia ogni tuo progetto.
Esulteremo per la tua vittoria,
nel nome del nostro Dio alzeremo i nostri vessilli:
adempia il Signore tutte le tue richieste. ®

Ora so che il Signore
dà vittoria al suo consacrato,
gli risponde dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra. ®

Chi fa affidamento sui carri, chi sui cavalli:
noi invochiamo il nome del Signore, nostro Dio.
Quelli si piegano e cadono,
ma noi restiamo in piedi e siamo saldi. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 31b-39

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 16, 33 - 17, 3


In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!». Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo».
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00sabato 18 luglio 2009 19:31
Commento al Vangelo del 19 luglio
«Io ho vinto il mondo»
VII Domenica dopo Pentecoste 
17.07.2009
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


I tre testi di questa domenica possiamo leggerli come tre annunci di vittoria. Il termine vincere, vittoria ricorre nelle tre pagine anche se con accenti diversi. Per questo conviene oggi percorrere i tre testi e non soffermarci solo sul testo evangelico. La prima lettura, racconta una vittoria ma in verità rappresenta una triste sconfitta della coscienza cristiana nei confronti della scienza. “Fermati sole… Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero”. Questo testo rispecchia le superficiali conoscenze astronomiche del tempo per le quali il sole era in movimento attorno alla terra. Così quando Galileo, grazie ai suoi studi astronomici propose invece il movimento della terra attorno al sole la sua tesi venne ritenuta contraria al testo biblico che sembrava affermare il movimento del sole: fermati o sole. Di qui la condanna. Una lettura letterale del testo senza distinguere l’involucro culturale inesorabilmente datato e segnato dalle conoscenze scientifiche del tempo produsse allora una drammatica frattura tra la fede nella Parola di Dio e la ricerca scientifica. Questo testo e la triste vicenda che ne accompagnò la lettura, ci ricorda il pericolo di una lettura fondamentalista della Scrittura, una lettura che non distingue adeguatamente il messaggio dall’involucro letterario datato. E’ lo stesso errore che commettono oggi i Testimoni di Geova quando rifiutano la trasfusione di sangue in nome della Bibbia che identifica il sangue con la vita stessa. Il testo biblico appartiene ad una cultura tanto diversa dalla nostra e tanto lontana da richiedere, necessariamente, un sapiente lavoro di interpretazione, diversamente si cade nell’errore che fece di Galileo una vittima.

La fede vince sempre

Forse questo primo testo, narrazione di una vittoria militare di Giosuè e del suo popolo Israele, è stato scelto per analogia con la parola di Gesù nell’Evangelo: “Io ho vinto il mondo”. Accostamento francamente pericoloso se accentua un conflitto tra Cristo e il mondo e la sconfitta inesorabile di quest’ultimo. Per fugare questa lettura solo polemica tra Cristo e il mondo basterà ricordare l’altra stupenda parola sempre di Giovanni: “Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio… non per condannare il mondo ma perchè sia salvato”. Il miglior commento a questa parola di vittoria sul mondo ci è dato sempre dall’evangelista Giovanni nella sua prima lettera dove scrive: “Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede” (5.4). Ma in che senso la nostra fede è vittoria sul mondo? Trovo la risposta nella seconda lettura che oggi ci presenta una delle pagine più intense dell’apostolo.

L’ottimismo cristiano

Anche Paolo parla di vittoria: “Siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati”, una vittoria resa possibile dall’amore di Cristo per noi, un amore irrevocabile e che nulla potrà smentire. Due volte Paolo afferma con forza che nulla ci potrà separare dall’amore di Cristo. E fa un lungo elenco di possibili situazioni che potrebbero far vacillare la nostra fede. Non è forse vero che anche noi, presi nella morsa della sofferenza, della tribolazione, del bisogno… anche noi vacilliamo nella fede e ci chiediamo perché Dio permette questi mali, non viene in soccorso dei suoi fedeli? Come i discepoli nella barca che rischiava di affondare mentre Gesù dormiva, si rivolgono a Lui con una parola disperata: “Ma non ti importa che moriamo?”. Il mondo che Gesù vince è quell’incredulità che legge la vicenda umana come inesorabilmente consegnata alle molteplici forme di male. Al centro del mondo vi sarebbe una carica distruttiva che ne provocherà la catastrofe inesorabile. La fede, invece, è persuasa che al centro del mondo è Cristo perché tutto è stato pensato, voluto in Lui. Il destino del mondo sarà quindi lo stesso di Cristo, destino di risurrezione e di vita. Trova qui radice l’ottimismo cristiano che è sì consapevolezza delle innumerevoli sofferenze, tribolazioni, angoscia, persecuzione, fame, nudità, pericolo, spada… ma la fede in colui che ci ha amato e ha dato la sua vita per noi avrà l’ultima, definitiva parola. Sorretti dalla fede anche i nostri giorni, incerti e talvolta tribolati non saranno consegnati alla disperazione.
enricorns
00sabato 18 luglio 2009 19:35

19 luglio 2009 – VII domenica dopo Pentecoste anno B

a cura di Don Raffaello Ciccone

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Lettura del libro di Giosuè10, 6-15

In quei giorni.

6

Gli uomini di Gàbaon inviarono allora

questa richiesta a Giosuè,

all’accampamento di Gàlgala: «Da’ una

mano ai tuoi servi! Vieni presto da noi a

salvarci e aiutaci, perché si sono alleati

contro di noi tutti i re degli Amorrei, che

abitano le montagne».

7

Allora Giosuè salì da Gàlgala con tutto

l’esercito e i prodi guerrieri,

8

e il Signore

gli disse: «Non aver paura di loro, perché

li consegno in mano tua: nessuno di loro

resisterà davanti a te».

9

Giosuè piombò su di loro all’improvviso,

avendo marciato tutta la notte da Gàlgala.

10

Il Signore li disperse davanti a Israele e

inflisse loro una grande sconfitta a

Gàbaon, li inseguì sulla via della salita di

Bet-Oron e li batté fino ad Azekà e a

Makkedà.

11

Mentre essi fuggivano dinanzi

a Israele ed erano alla discesa di

Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di

loro come grosse pietre fino ad Azekà e

molti morirono. Morirono per le pietre

della grandine più di quanti ne avessero

uccisi gli Israeliti con la spada.

12

Quando il Signore consegnò gli Amorrei

in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al

Signore e disse alla presenza d’Israele:

«Férmati, sole, su Gàbaon, luna, sulla

valle di Àialon».

13

Si fermò il sole e la luna rimase immobile

finché il popolo non si vendicò dei nemici.

Non è forse scritto nel libro del Giusto?

Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non

corse al tramonto un giorno intero.

14

prima né poi vi fu giorno come quello, in

cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo,

perché il Signore combatteva per Israele.

15

Giosuè e tutto Israele ritornarono verso

l’accampamento di Gàlgala.

Lettura del libro di Giosuè10, 6-15

La narrazione della battaglia di Gabaon esalta particolarmente la figura di Giosuè, che ha preso il

posto di Mosè nel condurre il popolo nella terra promessa. Il popolo, allora, ne ha fatto, per un

verso, un eroe di Israele e, per un altro verso, il garante dei popoli vicini che si sono accordati

con Israele. Egli è l'eroe nazionale, capace di sconfiggere le coalizioni dei re che si oppongono al

popolo di Dio ed è capace di vincere perché ha un rapporto con Dio profondamente fiducioso e

intimo.

Su questo testo si è discusso molto, già molti secoli fa, per quel comando che Giosuè fece al sole:

“Fermati, o sole”. Anzi fu preso come elemento discriminante di fede o di eresia rispetto alla

comprensione biblica, già nel 1600, quando furono discusse e condannate le tesi di Galileo. Il

racconto ci permette di ricordare che ogni opera letteraria va riletta e interpretata secondo i

linguaggi e gli stili correnti della cultura del tempo, altrimenti si rischia di farne una lettura

fondamentalista che non rispetta, certo, il senso più profondo di ciò che stiamo leggendo. Se

questo vale per tutti i testi e, in particolare per i testi che non ci sono familiari per conoscenza e

sensibilità perché lontani o perché antichi, tanto più tale problema si pone nella comprensione dei

testi della Sacra Scrittura.

Così una spiegazione possibile dello scritto deve comunque sempre ricordare che siamo in

presenza di un racconto epico particolare, che si avvicina molto più ad una manifestazione

poetica che non ad una spiegazione scientifica.

Può essere avvenuto che, a livello meteorologico, una particolare tempesta di grandine devastasse

la regione e uccidesse uomini e animali. Qualcuno parla anche di tempeste di meteoriti.

Circa il fatto del sole l'oscuramento della luce che durò 24 ore, durante la tempesta aveva fatto

pensare che il sole si fosse fermato. D'altra parte, nel mondo antico, spesso avvenimenti

atmosferici si legavano alla potenza della volontà di Dio. In questo caso, senza pensare a nessuno

sconvolgimento della natura, Dio è capace di esaudire la preghiera di un amico giusto e vuole

salvare il suo popolo

Tutto il testo vuole manifestare la forza della pienezza di Dio che, di fatto, è stato il vero

vincitore. Giosuè è semplicemente un uomo coraggioso e fedele che si è fidato di Dio, anche nei

momenti di particolare angoscia e di consapevole minoranza di fronte al pericolo.

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani.

8, 31b-39

Fratelli,

31b

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?

32

Egli, che non ha risparmiato il proprio

Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi,

non ci donerà forse ogni cosa insieme a

lui?

33

Chi muoverà accuse contro coloro

che Dio ha scelto? Dio è colui che

giustifica!

34

Chi condannerà? Cristo Gesù

è morto, anzi è risorto, sta alla destra di

Dio e intercede per noi!

35

Chi ci separerà

dall’amore di Cristo? Forse la

tribolazione, l’angoscia, la persecuzione,

la fame, la nudità, il pericolo, la spada?

36

Come sta scritto:Per causa tua siamo

messi a morte tutto il giorno, siamo

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani. 8, 31b-39

Il capitolo ottavo della "Lettera ai Romani" ha sviluppato la consapevolezza che noi, credenti,

abbiamo ricevuto la vita secondo lo Spirito e quindi siamo incoraggiati a camminare "non

secondo la carne ma secondo lo Spirito” di Gesù. In tal modo, dice Paolo, siamo veramente figli

di Dio ed abbiamo ricevuto uno Spirito da figli adottivi e non uno Spirito da schiavi. Ma nella

nostra vita, come la creazione stessa, stiamo soffrendo “l'impazienza" di un’attesa che manifesti

l'adozione a figli. E così, in mancanza di consapevole pienezza, temiamo poiché ci sentiamo

deboli. Ma è lo Spirito stesso che "intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili" (8,

26). Perciò, ci rassicura il testo che leggiamo oggi, la nostra attesa di gloria sarà esaudita perché

Dio è fedele e abbraccia tutti gli uomini. Noi amiamo Dio, dice Paolo, ma questo avviene perché

egli ci ha prima chiamati, ci ha conosciuti da sempre, ci ha predestinati ad essere secondo

l'immagine del Figlio suo, ci ha giustificati. E tutto questo tende alla glorificazione futura e piena.

Il Signore sta dalla nostra parte. Quindi, di che cosa dobbiamo avere paura?

Paolo, in un bellissimo "inno all'amore di Dio", in fondo, ci costringe a dover affrontare un

giudizio."Chi sarà contro di noi?"

Abbiamo un difensore, dice Paolo, contro cui nessuno può opporsi, ed è un difensore garantito: è

Dio stesso, perché per noi ha dato il proprio Figlio, e quindi è disposto a darci ogni cosa insieme

19 luglio 2009 – VII domenica dopo Pentecoste anno B

a cura di Don Raffaello Ciccone

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considerati come pecore da macello.

37

Ma

in tutte queste cose noi siamo più che

vincitori grazie a colui che ci ha amati.

38

Io

sono infatti persuaso che né morte né vita,

né angeli né principati, né presente né

avvenire, né potenze,

39

né altezza né

profondità, né alcun’altra creatura potrà

mai separarci dall’amore di Dio, che è in

Cristo Gesù, nostro Signore.

con lui.

Ma neppure Gesù ci condannerà, poiché Egli è morto, è risuscitato, sta alla destra di Dio e

intercede per noi.

San Paolo ripensa alla sua vita di credente e scopre che l’amore di Cristo (il soggetto attivo) non

vorrà che ci separiamo da lui in qualunque situazione critica della vita: “tribolazione,

angoscia…”. Non si tratta tanto della propria esperienza di lottatore e, quindi, della propria

fedeltà che non ha perduto la fede, ma di una vita travagliata (l’elenco è costituito di sette

elementi che sono praticamente, tutta la possibile indigenza umana) in cui il Signore non si è mai

allontanato. L’amore del Signore è più forte della nostra povertà, anche se in alcuni momenti

sembra che ci abbia abbandonato. Egli ci renderà più che vincitori. Poiché è presente, nulla potrà

farci paura.

Spesso avvenimenti, o fatti, ci suggestionano e vorrebbero distrarci dal Signore, ma Egli è la

solidità, il riferimento fondamentale all’amore di Dio e quindi è pietra su cui costruire.

L'elenco stavolta è di 10 elementi e rappresenta ciò che ha influsso e potere su di noi; ma “nulla,

poiché ci fidiamo di Lui, ci potrà mai separare dall'amore di Dio in Cristo Gesù nostro Signore”

(v 39).

Lettura del Vangelo secondo Giovanni.

16, 33 – 17, 3

In quel tempo.

Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli:

33

Vi ho detto questo perché abbiate pace in

me. Nel mondo avete tribolazioni, ma

abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

17

1

Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al

cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora:

glorifica il Figlio tuo perché il Figlio

glorifichi te.

2

Tu gli hai dato potere su ogni

essere umano, perché egli dia la vita eterna

a tutti coloro che gli hai dato.

3

Questa è la

vita eterna: che conoscano te, l’unico vero

Dio, e colui che hai mandato, Gesù

Cristo».

Lettura del Vangelo secondo Giovanni. 16, 33 – 17, 3

Il testo scelto è la conclusione delle riflessioni di Gesù, sviluppate nel Cenacolo con i suoi

discepoli durante il banchetto pasquale ed è l'inizio della preghiera, detta "preghiera sacerdotale",

rivolta direttamente al Padre, che corona l’ultimo incontro con i suoi discepoli.

Ciò che Gesù ha detto, in precedenza, ora lo richiama nelle ultime raccomandazioni ai suoi e, in

particolare, garantisce l'ascolto da parte del Padre di ogni loro preghiera che vorranno fare, in

unione con Lui. "Vi assicuro: se chiederete qualcosa al Padre in mio nome, ve lo darà" (16,23).

E se i discepoli si complimentano con Gesù perché: "Ora si che parli chiaro senza usare

similitudini... noi crediamo che sei uscito da Dio" (16,29-30), Gesù reagisce dicendo: "Mi

abbandonerete, mi lascerete solo ma il Padre è con me" (v 32).

Il clima nel Cenacolo si è fatto incandescente e i discepoli, a questa ultima battuta, si sentono

sconcertati e impauriti. Allora, e questo è il testo di oggi, Gesù li garantisce che ha parlato non

per rifiutarli né per abbandonarli. Poiché saranno ancora più impauriti davanti ai fatti che si

succederanno tra alcune ore, Gesù dice che ha anticipato loro la conoscenza dei prossimi

avvenimenti perché, comunque, abbiano fiducia in Lui e in Lui trovino la pace. Gesù non li

sconfessa, ma anzi, con misericordia, garantisce che saranno generosi e coraggiosi discepoli. Egli

aiuta, però, nello stesso tempo, a non fermarsi alla tragedia della su condanna e ancor più della

sua crocifissione anche se, agli occhi di tutti, questi fatti sembreranno la sconfessione della sua

comunione con il Padre e , quindi, la sconfitta totale.

Ma agli occhi di Dio, ai suoi occhi, e agli occhi dei suoi discepoli tutto quello che avverrà sarà la

garanzia che Egli vince il mondo.

A questo punto Gesù si rivolge al Padre, ed è come se avesse ormai completato tutto il suo

itinerario che precede il tempo finale: "Padre, è giunta l'ora".

Per tutta la vita di Gesù, questa ora è rimasta come una stella polare su cui orientarsi, iniziando

già nella rivelazione a Cana di Galilea (Gv 2,4), al banchetto degli sposi. Questa "ora" è il tempo

della manifestazione dell'amore di Dio in Gesù, è il tempo della lotta contro il male che non sa

piegare il coraggio e la fedeltà di Gesù, è il tempo di una "assurda" misericordia del Padre che

non ferma, non castiga, né travolge coloro che stanno tentando di annullare il Figlio suo. Gesù

chiede che questo sia possibile nella sua morte. E la gloria di Dio si esprimerà proprio nella sua

capacità di affrontare e di vincere il male con l'amore.

Per questo la frase successiva esprime il significato della fede della Chiesa e quindi il vertice

della vita stessa: "Conoscere Te, Padre, e conoscere Gesù, il Figlio tuo".

Giovanni Paolo II, Lettera enciclica
Centesimus Annus (Nel centenario della Rerum Novarum), 1 maggio 1991, n 49 “Oltre alla famiglia,

svolgono funzioni primarie ed attivano specifiche reti di solidarietà anche altre società intermedie. Queste, infatti, maturano come reali

comunità di persone e innervano il tessuto sociale, impedendo che scada nell’anonimato e in un’impersonale massificazione, purtroppo

frequente nella moderna società. È nel molteplice intersecarsi dei rapporti che vive la persona e cresce la «soggettività della società».

L’individuo oggi è spesso soffocato tra i due poli dello Stato e del mercato. Sembra, infatti, talvolta che egli esista soltanto come produttore e

consumatore di merci, oppure come oggetto dell’amministrazione dello Stato, mentre si dimentica che la convivenza tra gli uomini non è

finalizzata né al mercato né allo Stato, poiché possiede in se stessa un singolare valore che Stato e mercato devono servire. L’uomo è, prima di

tutto, un essere che cerca la verità e si sforza di viverla e di approfondirla in un dialogo che coinvolge le generazioni passate e future”.

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