Pubblico con grande piacere e profonda riconoscenza per le illuminanti riflessioni offerte, questo articolo di Steen Heidemann, da me tradotto dall'inglese. di Steen Heidemann
Nato in Danimarca nel 1950, sono cresciuto nella società degli anni ‘60, circondato da tutti i cliché dell’ateismo liberale che mi ha condotto ad una esperienza di vuoto spirituale. Questo vuoto non è stato colmato fino a quando non mi sono convertito alla fede cattolica molti anni più tardi, nella Cattedrale di Westminster a Londra. Essendo attivo nel campo delle arti ed essendo stato profondamente coinvolto nell’allestimento di una grande mostra sui gesuiti e il barocco, sono arrivato a comprendere l'importanza dell'immagine sacra nel proclamare la fede, così fondamentale oggi, soprattutto data l'assenza prevalente di ricerca intellettuale e della lettura tra i giovani. Passando dal Seicento al nostro periodo storico, mi sono accorto che ci troviamo ora di fronte a una presunta arte cattolica, che il più delle volte stabilisce ciò che Cristo non è, piuttosto che ciò che Egli è. Si tratta di una forma d'arte (ammesso che la si possa chiamare "arte"), nella quale spesso il tragico, l'assurdo, e il rifiuto del vero Cristo diventano una nuova e perversa trinità. Ciò ha dato origine ad una nuova vera e propria pseudoreligione, nella quale l' “artista” ateo, umanitario, è stato elevato al ruolo di sacerdote dogmatico.
Come risposta alla recente crisi di vocazioni, ho iniziato, con il sostegno di vari sacerdoti, ad usare le mie conoscenze artistiche per creare un libro, che sarà pubblicato in diverse lingue, intitolato Il sacerdote cattolico: Immagine di Cristo attraverso venti secoli di arte. Attraverso 550 opere d'arte di tutti i periodi fin dai tempi delle catacombe, questo libro cerca di spiegare il sacerdozio attraverso l'immagine visiva con la speranza di attrarre vocazioni al ministero più importante e bello. Inutile a dirsi, il dilemma è sorto in fretta su quali opere d'arte dovessero essere incluse per rappresentare la nostra epoca.
Per capire perché la grande maggioranza dell’arte cattolica nel corso degli ultimi cinquant'anni sia stata un fallimento monumentale, è necessario comprendere non solo come la società si sia evoluta, ma anche come questo cambiamento si rifletta in quella che viene definita "arte contemporanea." Due recenti libri che affrontano questo problema sono il volume di Christine Sourgins intitolato Les Mirages de l'Art Contemporain (La Table ronde, Paris 2005) e quello di Aude de Kerros's L'art caché (Eyrolles, Paris 2007). Quest'ultimo fornisce una buona descrizione di come è emersa e si è sviluppata l’arte contemporanea:
. Il movimento oggi dominante è quello dell'arte concettuale, che si autoproclama "contemporanea." Non è una forma d'arte nel senso tradizionale della parola, ma una ideologia basata sulla dichiarazione programmatica dell'artista il quale attesta autonomamente che "questa è arte," il tutto confermato e approvato dall’establishment. Questo è quanto è stato battezzato "arte contemporanea", frutto dell’arbitrario, che non pretende di avere un carattere essenziale o veritiero. Tuttavia, questa diversità infinita esclude un elemento specifico: l’arte. L'arte contemporanea è fortemente basata su diversi elementi chiave proibiti: l'uso delle mani per modulare e trasformare i materiali con i suoi positivi risultati metamorfici, l'articolazione della forma e del significato in una unità organica, la bellezza e la sua manifestazione misteriosa: l’ "aura", la gloria della sensibilità. Molte persone credono ancora di essere la continuazione delle avanguardie dell’arte moderna e non hanno percepito la realtà della situazione.
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In Francia, ma in diversi gradi anche altrove, l'arte contemporanea è diventata l’unica forma ufficiale ed accettabile di espressione. Ciò sia in ambito secolare come pure in ambito cattolico. Quest’ "arte" è parte di un meccanismo commerciale nel quale le opinioni spesso male informate e politicamente corrette dei burocrati governativi determinano l’allocazione di fondi per l'acquisto di opere d'arte stimate da critici d'arte intellettuali e modaioli, da ignari investitori arricchiti e di tendenza, prevalentemente anglosassoni, di gallerie d'arte mondialistiche. Si tratta di un sistema totalitario, dove l'arte è diventata un altro prodotto finanziario con cui speculare. E’ nato così il concetto di un’arte che serve solo se stessa. Non vi è alcuna trasmissione della conoscenza, alcun riconoscimento del passato, e certamente non vi è nulla da imparare per lo studente d'arte, dato il rischio percepito che l'apprendimento possa "de-naturare" il suo talento spontaneo. L'arte contemporanea è un vuoto culturale, ma se qualcuno oserà parlarne, come la bambina nella storia dei vestiti nuovi dell'imperatore, che si rende conto che il re è nudo, verrà ignorato o considerato come un ignorante. Si tratta di un racket di denaro che ha poco a che fare con l'arte e non ha nulla a che fare con la trasmissione del messaggio di Cristo. L'arte contemporanea non offre alcun riferimento alla bellezza, alla verità, o la bontà, e quindi non può avere alcuna idea di una morale estetica. Non può avere un posto nella Chiesa, non solo per motivi estetici, ma perché è stata concepita con l'intenzione di servire nient’altro che l'ego caduto.
In realtà, proprio come gli angeli corrotti, il motto dell’arte contemporanea può semplicemente essere il "non serviam". Questa tensione era già visibile nel XIX secolo, quando alcuni degli artisti più qualificati, specialmente in Francia, rivolsero i loro talenti lontano dall’arte sacra. L’ambito secolare ha preso il controllo e non lo ha più lasciato andare. L’Impressionismo ha dato origine non solo ad un nuovo stile di pittura, ma anche ad una filosofia di vita.
Anche all'interno della Chiesa, in un momento in cui essa ha bisogno soprattutto di artisti in grado di trasmettere il messaggio di Cristo in modo chiaro, si avverte una marcata mancanza di una filosofia e di una teologia dell'arte. Senza che la maggior parte delle persone se ne renda conto, duemila anni di arte cristiana sono stati messi da parte in silenzio, ma con fermezza. Si tratta di una apostasia silenziosa che Christine Sourgins descrive nei termini di una pseudoreligione:
“Sacerdote, profeta, artista di arte contemporanea, egli è anche re. Ma il suo regno è quello delle passioni, che è lontana, ma diretta, eredità del secolo dei Lumi. Per l'arte contemporanea le passioni sono la spiritualità. La trasgressione che ci permette di passare sopra la nostra percezione ordinaria della materia per l'arte contemporanea è una trascendenza vera. Uno è, in conclusione, di fronte a uno spirito religioso invertito che pensa ancora come lo spirito religioso.
Per la maggior parte dell'arte contemporanea non esiste risurrezione e non si troverà mai da nessuna parte il Redentore. L’arte contemporanea esita in una castrazione mentale, o forse, citando George Orwell in “1984”, "la prevalente condizione mentale deve essere la pazzia controllata." E ciò che l'arte contemporanea costituisce in ultima analisi, è un attacco alla fede cristiana, che è il fondamento della nostra società della nostra cultura. Gli attuali principi antiestetici e la nuova ortodossia dell’iconoclastia provocatoria, negli ambienti artistici non solo hanno portato in musei e gallerie modaiole bestemmie contro il messaggio di Cristo, della verità e della bellezza, come il crocifisso in una vasca d’urina di Andres Serrano o le derisioni della messa cattolica opera dell’austriaco Hermann Nitsch (per fare solo alcuni esempi), ma hanno anche creato un ambiente in cui la mancanza di forma e l'espressione di contorsionismo mentale e spirituale, hanno acquisito rispettabilità. È come se la bellezza e la verità siano state sostituite dalla bruttezza e dalla perversione quali mezzi per raffigurare il sacro! L'arte contemporanea si suppone che sia "contestuale". E’ il contesto che corona spesso l'opera d’arte e la sua trasgressione rivoluzionaria diventa sacra o densa di significati. I servizi igienici esposti in una galleria londinese diventano immediatamente un'opera d'arte, mentre osservati in un comune bagno rimangono quello che sono. I cosiddetti artisti “reali” nel mondo dell'arte contemporanea possono esprimersi spiritualmente, ma solo se dimostrano di avere dei ripensamenti sulla religione, in particolare sulla religione cristiana. Quindi ambiguità e/o ironia, sono elementi benvenuti. Le icone New Age di Alex Grey costituiscono una "ideale" risposta.
Lo sfregio (alcuni anni fa) della Pietà di Michelangelo offre forse l'emblema di un mondo piegato a distruggere il vero, il buono e il bello, soppiantando Cristo con un ordine del giorno ricco di cultura della morte spirituale. E’ interessante notare che L'Ultima Cena di Salvador Dalì e la Crocifissione sono gli unici due dipinti del XX secolo di un soggetto religioso che hanno ricevuto riconoscimenti a livello universale. Li si può vedere ancora in tutti i negozi di poster di tutto il mondo. Non c’è pittura d’arte contemporanea di natura cristiana ha abbia finanche avvicinato un simile status.Un buon cristiano, in particolare uno che si esprime figurativamente, è agli occhi dei media un artista morto, un oggetto nel migliore dei casi di pietà e idoneo ad essere collocato in un museo come semplice espressione di folklore. Due anni prima di morire Andy Warhol ha creato un'opera intitolata Pentiti e non peccare più!
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Si pone la questione di dove siamo per poterci volgere da questo punto al fine di esprimere il messaggio di Cristo artisticamente in modo che i semplici fedeli siano in grado di comprendere. Ci sono artisti che hanno avuto il coraggio di distinguersi e di creare opere d'arte in cui il messaggio di Cristo è rappresentato in modo chiaro e accattivante, senza una decina di pagine di "supplemento" per capirle! Il loro lavoro è quello che Aude de Kerros definisce "l'arte nascosta." I media semplicemente li ignora, come se non esistessero, o piuttosto li tratta come se si trattasse di semplici decoratori e certamente non di "artisti". Secondo Aude de Kerros, ci sono indicazioni che in America l'arte contemporanea sia stata ampiamente accettata per quello che è: una sorta di merce, mentre quella che si potrebbe definire vera e propria arte mantiene il suo posto. Tuttavia, come la studiosa conclude, si dovrà attendere una distinzione semantica in grado di separare l'arte contemporanea dalla vera e propria arte. Si potrebbe quindi iniziare a valutare l'arte concettuale ed ogni singolo artista. Questo è importante in generale, ma è di vitale importanza per la Chiesa al fine di contrassegnarne chiaramente i confini.
Ma una volta raggiunto, questo traguardo cosa comporterebbe per l'arte cristiana? La prima considerazione sarebbe quella di rendersi conto che l'arte non può essere prodotta nello stesso modo in cui si ordina una macchina o un pezzo di arte contemporanea. Si tratta di una sorta di dono che non si può ottenere attraverso il materialismo. Richiede il dono della fede. Ovunque si presenti, il messaggio di Cristo espresso nell’arte trova la sua espressione corretta. È al di là del campo di applicazione di questo articolo entrare in una discussione dettagliata e profonda sull'arte cristiana, però, vorrei fare alcune proposte, la prima ben articolata di Rodolfo Papa, artista e docente presso la Pontificia Accademia per le Arti a Roma:
La Chiesa non ha uno stile artistico proprio, perché non è importante come dire qualcosa, ma è importante ciò che si vuole dire o comunicare; è facile sapere cosa fare: "Rem tene, verba sequuntur". Credo che solo l'arte figurativa sia in grado di parlare dei misteri cristiani. L’arte cattolica si è espressa in molti stili diversi in passato, ma tutti questi stili sono figurativi.
Alcuni sosterranno che l'astratto può essere utilizzato vantaggiosamente per rappresentare gli aspetti della verità che non siano specificamente narrativi. In effetti, il non-figurativo può sottolineare il mistero dell'infinito e la mistica con una intensità impareggiabile. Il pericolo, però, è che, se totalmente astratta, l'opera d'arte può rapidamente perdere il suo senso trinitario e diventare rapidamente una immagine che potrebbe anche aderire ai concetti propri del New Age come della realtà cristiana. Pittori come, ad esempio, Giovanni Battista Gaulli (il Baciccio), in passato hanno affrontato l'argomento con successo, combinando il flusso di luce con il simbolismo figurativo cristiano. Alcuni esempi recenti sono inclusi qui, vale a dire, opere di Philippe Lejeune e Agnès Hemery. Uno può avere una preferenza per le espressioni sobrie e monastiche del Medio Evo, per il barocco esuberante, o per alcune delle opere più sentimentali del XIX secolo, ma un cattolico accoglie con favore tutte queste forme di espressione come parte della stessa unità centrata su Cristo. Il problema sorge quando ci si ritrova a contemplare le opere recenti di arte contemporanea, dove lo spirito di fondo è stato distrutto.
Christine Sourgins scrive che "il visibile diventa degno di Dio per la ragione che Dio si è reso visibile, questa potrebbe essere la base dell’arte cristiana." Secondo la Sourgins, il pittore figurativo esige fede e conoscenza della verità per eseguire la sua arte. In una delle mostre più grandi tenutesi in questi ultimi anni, per concentrarsi principalmente su temi cristiani, (National Gallery of Victoria, Australia, 1998) è stato mostrato un lavoro che raffigurava una donna come un Cristo crocifisso. Tali immagini blasfeme non possono orientare i fedeli, come suggerisce la Sourgins, alla preghiera, alla devozione, o verso un senso autentico del cristianesimo, in linea con l'insegnamento della Chiesa. Molti eccellenti artisti in passato sono stati dei grandi peccatori, ma la loro fede ha consentito alle loro opere di incarnare la divinità della Trinità. Un artista non deve necessariamente essere la perfezione della santità per essere un buon artista cristiano, ma la fede conduce ad una trasformazione. Nel corso del XIX secolo il cristianesimo rappresentava ancora una sorta di fondamento sociale che, nonostante i suoi difetti, ha animato la società in generale e ha avuto un'influenza basilare su molti artisti che si occupavano di temi sacri. Anche se spesso non si trattava di capolavori in senso spirituale, alcuni dipinti hanno mantenuto una certa “aura” cristiana.
Tuttavia, si deve concludere che questo non è più il caso nella realtà di oggi. Il meglio che si può sperare nei maggiori artisti del XX secolo è una sorta di misticismo cosmico. Molti intellettuali che si occupano di questo problema hanno dimenticato che l'artista cristiano può essere lo strumento della grazia divina. Il Beato Angelico è noto per aver affermato che "Per dipingere Cristo, uno deve vivere Cristo", o come la vede l'artista americano James Langley:
L'ultimo punto di riferimento per l'artista cristiano non è né la cultura contemporanea, né il proprio io, ma piuttosto la scoperta della bellezza dell'incontro con Cristo. Procedendo dall'esperienza del Dio-uomo raggiante come rivestito della Divina Liturgia, l'approccio cattolico alla realizzazione dell’arte religiosa si fonda sulla comune esperienza di una tradizione ricevuta alla quale è umilmente aggiunto il contributo proprio di ogni singola persona. Accettare una tradizione implica uno studio e l'apprezzamento di come gli altri artisti hanno visto l'immagine di Dio. Forme d'arte che detengono l'originalità l’espressione di sé come fondamentale, partono da una visione disordinata della libertà dei figli dei figli di Dio. In quanto tali, rischiano di produrre arte, come abbiamo visto negli ultimi decenni, che distorce ed è letteralmente irrilevante per l'esperienza cristiana.
Si può certo sostenere che la speranza e la fede possono trovare espressione anche nel campo dell'arte contemporanea. L'argomentazione potrebbe seguire affermando che oggi viviamo in tempi nei quali l'approccio diretto cristiano non è più valido e che il messaggio cristiano può essere percepito solo nell'assurdità e nella disperazione dell’arte contemporanea. E tuttavia, mentre è davvero difficile essere cristiani oggi, gli ultimi duemila anni hanno dimostrato durante molti altri periodi di persecuzioni dirette o indirette che non si deve perdere il coraggio di alzarsi e di “essere contati”. L'arte contemporanea è caratteristica di un controcultura anticristiana, in cui si può contemplare il Cristo crocifisso, ma non la sua risurrezione. Come Cristo ha dichiarato: "Chi non è con me è contro di me" (Lc 11,23). Un compromesso tra il cristianesimo e il contemporaneo porterà inevitabilmente a dipinti, come nella mostra australiana di cui sopra, nei quali l'immagine della Trinità è nascosta dall'assurdo, dal tragico, e dal nichilismo.È possibile, allora, ancora guardare verso l'arte contemporanea come a un possibile luogo in cui trovare forme d'arte che servano il messaggio di Cristo? Anthony Visco ha scritto: "Dovremmo guardare agli adoratori del diavolo per avere dei consulenti liturgici sui riti e rituali della Chiesa? Dovremmo guardare agli atei per ottenere consigli per la preghiera sugli esercizi spirituali di sant'Ignazio? Perché, allora, guardare verso l'arte contemporanea che ha decisamente fatto in modo da non servire la Chiesa e mi meraviglio di come possa ancora starci dentro?" Alcuni cattolici ritengono se stessi "coraggiosi", quando avviano un dialogo con l'arte contemporanea, ma per ben intenzionati che siano, i loro sforzi non potranno mai dare frutti reali, giacché le radici dell'albero sono marce fino al midollo. Essi sostengono, inoltre, che l'arte contemporanea favorirà una nuova ricerca spirituale, e quindi una più profonda comprensione della verità. Per loro, la gente dovrebbe essere avventurosa e cercare di capire il nuovo e il non convenzionale. Degli intellettuali potrebbero avere la loro giornata campale sostenendo queste argomentazioni, ma i loro argomenti potrebbero avere un senso per i semplici fedeli? Alcuni cattolici proseguiranno poi il dibattito dicendo che molti artisti come Giotto erano dei rivoluzionari ai loro tempi, e quindi perché l’arte contemporanea non dovrebbe essere accolta nella Chiesa? Questo è ovviamente un punto che per tutti i motivi esposti in questo articolo non richiede una risposta.
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La Chiesa cattolica e la Chiesa universale sono desiderose di una rinascita, che non va confusa con una semplice restaurazione. Alcuni sostengono che mettere in discussione l’arte contemporanea e guardare ad una alternativa porterebbe ad una sorta di trionfale propaganda neofascista. Questo significa prendere la posizione più facile e comoda e non confrontarsi con la realtà del messaggio di Cristo che ci invita ad andare e a convertire il mondo. La Chiesa ha incontrato difficoltà in passato, ma essa troverà una nuova strada nella quale l'arte cristiana potrà servire di nuovo la parola di Gesù in modo pedagogico, comprensibile ed efficace: una manifestazione di speranze e promesse, come le descrive la recente enciclica Pope Benedict XVI Spe salvi. Si dovrà distinguere tra arte religiosa, sacra e liturgica, ma complessivamente non si deve aver paura di riconoscere quelle forme d'arte che meglio esprimono i diversi messaggi di Cristo così come le esigenze devozionali dei fedeli nelle diverse culture e parti del mondo. Un'opera d'arte in Spagna, ovviamente, non soddisfa i criteri di una persona in Armenia, ma lo spirito di fondo dovrebbe essere lo stesso. Il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, in una lettera del 25 novembre 2008, a Mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura e delle Pontificie Commissioni per i Beni Culturali della Chiesa e di Archeologia Sacra, ha espresso la necessità di rilanciare un dialogo tra estetica ed etica, tra bellezza, verità e bontà. Infatti, per tutta risposta, è stato pianificato l’allestimento di un padiglione del Vaticano per il 2011 alla Biennale di Venezia, un grande festival internazionale di arte contemporanea.
Nel suo cuore si tratta di un bisogno di tornare all'Eucaristia come fonte di espressione artistica. Nelle parole di Anthony Visco, "La realtà dell'Eucaristia deve essere riaffermata oggi nel nostro mondo. Con Cristo, l'Eucaristia è ancora ‘uno scandalo, qualcosa da cui ritrarsi'. "Senza questo, tutta l'arte diventa un semplice elemento decorativo o un ornamento dell’ego."
Al fine di essere missionaria, la Chiesa ha bisogno per reincarnare nell’arte il mistero di Cristo in modo chiaro ed esporrlo con coraggio a un mondo che ha abiurato da esso. Anche se l'arte sacra non può ottenerci la salvezza e non può contenere la realtà del sacerdozio o la Messa, essa può indicare la via. Si deve rendere servizio alla fede, alla comprensione di Dio, che ha parlato all'uomo attraverso la Sacra Scrittura. La differenza semantica tra "Rinascimento" e "rinnovamento" ha bisogno di essere affrontata con urgenza. Stiamo cominciando a vedere una rinascita, dal momento che alcuni vescovi hanno compreso il problema e hanno avuto il coraggio di affidare commissioni ad architetti e artisti degni del loro nome. Un ulteriore incentivo potrebbe anche essere raccolto dal fatto che la famosa vendita autunnale d’arte contemporanea a New York si è rivelata quest’anno un flop finanziario; questo potrebbe richiedere ai collezionisti di rivalutare ciò che è davvero l'arte autentica e trasferire il centro dell'attenzione lontano da questa città americana dove, nel corso degli ultimi decenni, il denaro e le ideologie correnti sono stati gli unici criteri. Il lavoro di alcuni nuovi e promettenti artisti è stato qui illustrato per dimostrare che la vera arte sta cominciando a sorgere dalle ceneri. Una vera ricerca è già avviata.
Fides et Forma