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"Caritas in Veritate" - Carità nella Verità: nuova Enciclica Sociale di Benedetto XVI

Ultimo Aggiornamento: 23/06/2010 20:23
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«Caritas in veritate» e uomo contemporaneo

Lo scandaloso antidoto a Baudolino


di Silvia Guidi

"La libertà è partecipazione" cantava Gaber negli anni Settanta; lo è, in un certo senso, anche la carità, perché la tensione a condividere il bisogno dell'altro risveglia l'io e lo libera dalla passività. È questo il tema che ha introdotto la tavola rotonda sull'ultima lettera enciclica del Papa che si è tenuta il 12 novembre nella Pontificia Università Gregoriana, moderata dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi.
Carità non è sinonimo di filantropia, hanno ribadito Berardino Guarino, vicepresidente del Jesuit Social Network, e Marco Petrini, presidente della Fondazione Magis; è un rapporto di mutua crescita in cui entrambi i soggetti si mettono in gioco e sono disponibili al cambiamento; se chi offre il suo aiuto non censura la sua domanda di significato potrà davvero aiutare l'altro a farsi carico delle sue ferite. Per questo una delle più gravi povertà - rese più evidenti dalla crisi economica mondiale - è la solitudine, intesa come penuria di relazioni.
"Fare famiglia" conviene, anche nelle relazioni fra gli Stati, ha aggiunto Elisabetta Belloni, citando esempi tratti dalla sua esperienza di direttore generale della Cooperazione italiana; l'attenzione all'antropologia è l'ingrediente irrinunciabile di ogni progetto di sviluppo.
Per argomentare questo assunto, Franco Imoda, presidente della fondazione La Gregoriana, non ha citato figure di santi o di religiosi ma l'uomo simbolo dell'Ostpolitik tedesca (a sua volta citato da Tony Blair in un articolo pubblicato su "la Repubblica" l'11 settembre scorso). "Un giornalista inglese, Anthony Sampson, ha riferito un episodio legato alla sua attività di ghost writer nella redazione del Rapporto Brandt del 1980. Dopo la pubblicazione del testo, Sampson chiese un giudizio a Willy Brandt e ottenne una risposta che gli sembrò enigmatica:  "Troppi economisti e pochi antropologi". Brandt intendeva dire che nel determinare gli obiettivi non si era prestata sufficiente attenzione all'importanza delle rispettive religioni e culture". "Avrà avuto i suoi difetti - chiosa con ironia tipicamente british Tony Blair - ma non si poteva certo imputargli un eccesso di religiosità. Ignorare la pervasività delle idee e pratiche religiose nei Paesi emergenti voleva dire compromettere l'efficacia di qualsiasi progetto di sviluppo".
La Caritas in veritate è anche un reagente capace di svelare la sfiducia nella positività ultima del reale di tanta cultura contemporanea. Imoda ha preso spunto da Baudolino, il romanzo picaresco di Umberto Eco, per evidenziare come l'uomo postmoderno non solo decida deliberatamente di ignorare la sua innata tensione alla verità (considerandola completamente soggettiva) ma la percepisca come un'ambizione pericolosa, una minaccia per la sua libertà e persino per l'integrità della sua persona (come dirà il protagonista al suo confidente, il dotto bizantino Niceta Coniate). Se ogni aspetto dell'azione umana è fondato sul potere - e il potere è costretto a scegliere il male per conservare se stesso - se l'amore è solo un gioco di passioni mutevoli e di illusioni evanescenti, l'unica via di scampo è la fuga dal mondo - ma le colonne degli stiliti sono sempre più rare, nota Baudolino - o la fuga nel sogno, l'evasione in mondi immaginari per trovare sollievo e scampo dal doloroso dramma della storia.
Al fascino del "nichilismo dolce" (come non ricordare il seducente elogio dell'irresponsabilità del geniale fisico Richard Feynman?) può rispondere solo qualcosa di "scandalosamente cristiano", ha continuato Imoda, come la via dell'alleanza suggerita da von Balthasar in alternativa alla via del combattimento tragico (il reale c'è, ma è assurdo) o alla via della trascendenza totale, che nega di fatto il valore della storia.
Lo stesso "scandaloso" realismo cristiano che emerge dalle encicliche sociali che Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, ha ripercorso nel suo ampio intervento (con un'attenzione particolare alla Populorum progressio spesso ignorata o sottovalutata). L'unico antidoto alle sirene del sottile (ma corrosivo) cinismo di Baudolino.



(©L'Osservatore Romano - 14 novembre 2009)
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