Il quadro dei rapporti fra i titolari delle due Rome, in questo VI secolo ritmato
da così frequenti visite papali nella capitale, non appare più così idilliaco,
soprattutto nelle seriori fonti cronachistiche costantinopolitane che, con sguardo
retrospettivo, riferiscono i medesimi eventi. A proposito dell'arrivo di Giovanni
I a Costantinopoli, Teofane registra un contrasto con il patriarca Epifanio
proprio sull'ordine di precedenza: il papa rifiuta di assidersi su di un trono di
pari dignità con il presule costantinopolitano e pretende un posto che manifesti
la sua posizione primaziale. Il cronista dipende per questa notizia da uno scritto
costantinopolitano dell'inizio del secolo – siamo nel IX -, il cui autore, che si
presenta come un prete di nome Procopio, presente a Costantinopoli all'arrivo di
Giovanni I, avrebbe compilato questo testo proprio per dimostrare al papa che,
nonostante egli pretendesse la precedenza liturgica su Epifanio di
Costantinopoli, in realtà la Nuova Roma era ecclesiasticamente anteriore
all'Antica, in quanto Andrea aveva istituito Stachis protovescovo di Bisanzio
prima del protoepiscopato petrino a Roma. Secondo questa fonte
costantinopolitana il papa non avrebbe negato la priorità cronologica
dell'episcopato bizantino su quello romano, ma avrebbe però dichiarato che a
fondamento del primato romano non c'era la preesistenza come sede episcopale,
bensì la sua corrispondenza al ruolo primaziale del primo fra i primi degli
apostoli.
A loro volta le drammatiche vicende che contrassegnarono la permanenza di
Vigilio a Costantinopoli e che videro nel 551 il papa strappato a viva forza dalle
colonne dell'altare della chiesa di S. Pietro in Ormisda (dimora dell'apocrisiario)
e trascinato con la corda al collo, fino a sera, per le vie della capitale, sono
attribuite, in ambito costantinopolitano al risentimento di diverse controparti, a
seconda della sensibilità ecclesiologica del momento. L'antiocheno Giovanni
Malala, testimone degli eventi, pone l'episodio correttamente, anche se
vagamente, in relazione a contrasti con Giustiniano, che noi sappiamo relativi
alla condanna dei Tre Capitoli. Si sofferma poi a descrivere, a tinte assai vivaci,
come il messo imperiale abbia afferrato il papa per la barba e come questi, nella
sua resistenza, abbia divelto le colonne e trascinato l'altare nella sua caduta;
dopo il ritiro del papa a Calcedonia, sarà sempre l'imperatore, ad accogliere di
nuovo Vigilio nella capitale. Fonti costantinopolitane dell’inizio del IX secolo,
come il cronista Teofane, attribuiscono invece l'incidente, in modo
ecclesiologicamente significativo, ad un contrasto tra i due patriarchi, con una
motivazione che potrebbe apparire singolare se non corrispondesse ad un topos