00 23/09/2009 08:49
In Ecuador un seminario della Conferenza dell'episcopato latinoamericano

La difesa dell'ambiente alla luce della Caritas in veritate




Quito, 12. Il tema dello sviluppo fortemente connesso, oggi, con i doveri che nascono dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale, il cui uso rappresenta "una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l'umanità intera", è stato al centro della riflessione sviluppata durante il seminario della Conferenza episcopale dell'America Latina e dei Caraibi (Celam) svoltosi a Quito, in Ecuador. Filo conduttore del dibattito l'encniclica Caritas in veritate di Benedetto XVI in relazione alla grandi sfide ecologiche e alla difesa del creato. Il Papa, infatti, sottolinea che nella natura "il credente riconosce il meraviglioso risultato dell'intervento creativo di Dio, che l'uomo può responsabilmente utilizzare per soddisfare i suoi legittimi bisogni- materiali e immateriali - nel rispetto degli intrinseci equilibri del creato stesso". Ma, al contempo, ammonisce che "se la natura, e per primo l'essere umano, vengono considerati come frutto del caso o del determinismo evolutivo, la consapevolezza della responsabilità si attenua nelle coscienze".

All'incontro, promosso dal dipartimento "Giustizia e solidarietà" del Celam hanno preso parte diciotto delegati i quali, a conclusione dei lavori, hanno pubblicato un documento per ribadire l'impegno dei cristiani della regione in difesa dell'ambiente minacciato da gravi squilibri e abusi che mettono a repentaglio la vita stessa. Tra le preoccupazioni più urgenti sottolineate l'effetto serra e le emissioni di gas nocivi e al tempo stesso il divario che divide poveri e ricchi, due "situazioni che di per sé denunciano che il modello di vita non è più sostenibile". Nonostante le buone intenzioni - si ricorda - tuttora, il 25 per cento della popolazione mondiale consuma l'80 per cento delle risorse del pianeta. "Cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità. Nei Paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove povertà. In aree più povere alcuni gruppi godono di una sorta di supersviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante".

Si tratta, osserva il documento, di un "modello falso" perché basato unicamente ed esclusivamente sulla concezione dell'uomo come "un essere-economico", quasi fosse solo una macchina "per produrre o per consumare". La stessa economia, ricordano, spesso è concepita per fare uso dell'uomo come una qualsiasi risorsa dei processi produttivi e non come il centro e il fine ultimo della crescita che, per di più, è proposta soltanto come aumento dei beni materiali. I partecipanti al seminario inoltre riflettono anche su altre sfide non meno pressanti come quella dell'accesso all'acqua e ai servizi sanitari di base così come quella sul cibo, non garantito a oltre un miliardo di persone. Al riguardo il documento si appella agli insegnamenti di Benedetto XVI nella Caritas in veritate che scrive:  "Il diritto all'alimentazione, così come quello all'acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, ad iniziare, innanzitutto, dal  diritto primario alla vita. È necessario, pertanto, che maturi una coscienza solidale che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni" (27).
I rappresentanti del Celam, nel condividere l'intuizione di uomini politici e responsabili di istituzioni internazionali, evidenziano come "la via solidaristica allo sviluppo dei Paesi poveri" possa costituire un progetto di soluzione della crisi globale in atto. Infatti attraverso piani di finanziamento ispirati alla solidarietà i Paesi economicamente poveri, possono essi stessi provvedere a soddisfare le domande di beni di consumo e di sviluppo dei propri cittadini. Con tale prassi di sviluppo autogeno, non soltanto è possibile produrre vera crescita economica, ma si può anche concorrere a sostenere le capacità produttive dei cosiddetti Paesi ricchi che rischiano di essere compromesse dalla crisi.

I partecipanti si congedano ricordando che si tratta di "sfide che interpellano la voci profetiche delle Chiese locali, chiamate allo sviluppo di una nuova spiritualità che possa essere stimolo e fondamento per un cambiamento radicale degli stili di vita" in difesa della vita umana, del Creato e dei beni che Dio ha messo a disposizione di tutti i suoi figli.

"Perciò - si legge a conclusione - l'educazione ai valori del Vangelo in ogni tappa dello sviluppo integrale della persona dovrebbe permettere la trasformazione della mentalità imperante verso atteggiamenti più sensibili e critici nell'uso dei beni naturali e culturali".



(©L'Osservatore Romano - 13 gosto 2009)
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