00 21/05/2010 13:32

Su tale argomento alcuni giorni fa avevo inserito questo testo:

Più volte Gesù insegna a giudicare rettamente, insistendo: "Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate secondo giustizia" (Gv. 7:24). Egli, poi, una volta, loda un uomo dicendogli: "Hai giudicato rettamente" (Lu. 7:43). L'apostolo Paolo svergogna i cristiani di Corinto dicendo loro: "Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? Se dunque il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare delle cose minime?" (1 Co. 6:2). Egli scrive pure: "L'uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno. Infatti «chi ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?» Ora noi abbiamo la mente di Cristo" (1 Co. 2:15,16).

Da dove mai è venuta fuori oggi l'idea che noi non dovremmo mai giudicare gli altri? Forse che i molestatori di bambini dovrebbero sfuggire alla giusta loro condanna? Dovrebbe forse la società astenersi dal giudicare coloro che sono stati arrestati per omicidio? Gli eretici dovrebbero continuare a distruggere la Chiesa mediante le loro eresie senza essere condannati?
E poi perché bisognerebbe giudicare chi ha giudicato?

La Scrittura tratta di temi che vanno dalle cose semplici fino alle verità più avanzate. Il "latte" è per i bambini in Cristo, "la carne" è per chi è adulto in Cristo. La questione è che se i cristiani debbano o non debbano giudicare è "latte". E' asilo infantile. Anche chi è credente da poco tempo comprende immediatamente come egli debba giudicare. Giudicare gli altri è fondamentale. Non è un versetto difficile e non è in alcun modo controverso.

"Chiunque usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia, perché è bambino" (Eb. 5:13). I cristiani, oggi, non riescono a digerire il lattosio, hanno persino problemi di digestione con il latte!

L'estrema ignoranza della Bibbia ha reso storpio il cristiano e questa paralisi lentamente sta diffondendosi e facendo del male ad ogni comunità locale. Qual è la percentuale dei cristiani che non è stata fatta soccombere all'inganno del "Non giudicare"? C'è anche solo l'un per cento dei credenti che non è stato fatto deviare su questo vicolo cieco? Anche solo una veloce inchiesta fra i membri medi delle chiese potrà dimostrare che probabilmente 99 di loro su 100 citano a sproposito Gesù ripetendo il mantra del "Non giudicare". I credenti devono ravvedersi da questo peccato e chiedere a Dio di dare loro sapienza tanto da impedire loro di essere di nuovo ingannati.

Maledici Dio e muori! E' forse questo un buon consiglio? Eppure lo troviamo letteralmente nella Bibbia. E' il consiglio dato dalla moglie di Giobbe al suo povero marito: "Ma lascia stare Dio, e muori!" (Gb. 2:9). Molti versetti, se strappati dal loro contesto, possono rovinare intere vite. Giuda: "si allontanò e andò a impiccarsi" (Mt. 27:5) e, come disse Gesù: "Va', e fa' anche tu la stessa cosa" (Lu. 10:37). Il credente che non abbia fame della Parola di Dio, è suscettibile ai pericoli più assurdi.

"Non giudicare" è la preghiera di coloro che vogliono nascondere una lampada accesa sotto un secchio. Il cliché descrive il sale che ha perso il suo sapore e che non serve più né per condire né per conservare. Questa seducente menzogna tira fuori le sue vittime dal ministero. Come semplici spettatori essi si limiteranno a guardare la partita dalle tribune. Là, però, sono in una zona di tutta sicurezza. "Non giudicare", così inteso, ha solo l'effetto di deresponsabilizzare.

Agli Ebrei Dio disse: "Se tu cammini nelle mie vie e osservi quello che ti ho comandato, anche tu governerai [o "giudicherai"] la mia casa, custodirai i miei cortili" (Za. 3:7). Come membra del Corpo di Cristo oggi siamo ancora meno in gradi di Israele di "giudicare rettamente" (De. 1:16,17; Le. 19:15). Mosè aveva stabilito come giudici un capofamiglia su dieci (Es. 18:25; De,. 1:5). Dovrebbero forse i cristiani strappare via dalla loro Bibbia tutto il libro dei Giudici? Dovremmo forse nel nostro Paese eliminare ogni tribunale, o almeno fare in modo che tutti i giudici cristiani rassegnino le loro dimissioni? Dovrebbero i credenti ignorare l'ammonizione di Paolo: "Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare dei piccoli problemi? Non sapete voi che noi giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare le cose di questa vita! Se avete dunque delle cause giudiziarie per cose di questa vita, stabilite come giudici quelli che nella chiesa sono i meno stimati. Dico questo per farvi vergogna. Così, non c'è tra voi neppure un savio, che nel vostro mezzo sia capace di pronunciare un giudizio tra i suoi fratelli?" (1 Co. 6:2-5).

Notate come i cristiani "giudicheranno il mondo" (1 Co. 6:2). Dio, il Giudice, delega, infatti, il giudizio al Suo popolo. Anche gli esseri spirituali saranno sottomessi ai credenti: "Non sapete che giudicheremo gli angeli?". Allora ed oggi, i credenti: "Nelle contese essi faranno da giudici; giudicheranno secondo i miei decreti" (Ez. 44:24), come Dio disse. L'Onnipotente affida il giudizio alle mani dei Suoi ubbidienti servitori (Ap. 20:4).

Se Dio fosse il solo giudice, i peccati di tutti sarebbero "manifesti e li precedono al giudizio" (1 Ti. 5:24a). Proprio perché gli esseri umani, però giudicheranno i loro pari nel Giorno del Giudizio, i peccati di alcuni "li seguono" (1 Ti. 5:24b). I giudici umani sono già stati resi consapevoli dei peccati di uomini notori, ma essi non apprenderanno dei peccati di uomini oscuri fintanto che questo non sia rivelato nel Giorno del Giudizio. Inoltre, questi giudici umani conosceranno i peccati dei leader, delle celebrità e persino dei membri della propria famiglia che avevano accuratamente celato la loro malvagità.

Enok, il settimo da Adamo, sapeva tutto questo, perché diceva: "Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi, per far giudizio contro tutti e per convincere tutti gli empi di tutte le opere d'empietà che hanno commesso empiamente e di tutte le parole offensive che gli empi peccatori hanno proferito contro di lui" (Gd. 14,15). Il Signore con i Suoi santi giudicherà il mondo!

Anche Gesù disse: "I Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona" (Mt. 12:41) e, come disse Salomone: "la gelosia rende furioso il marito, che sarà senza pietà nel giorno della vendetta. Egli non accetterà alcun riscatto e non sarà soddisfatto, anche se dovesse fare molti regali" (Pr. 6:34,35). Dio dà la responsabilità della vendetta, della condanna e del giudizio ai Suoi servitori, perché: "...ogni lingua che si alzerà in giudizio contro di te, la condannerai. Questa è l'eredità dei servi dell'Eterno, e la loro giustizia viene da me», dice l'Eterno" (Is. 54:17).

Oggi, di fatto, molti credenti dicono: "Signore, no grazie. Quel dovere di giudicare lo passerò ad altri". Paolo, però, risponde: "Comincia a giudicare, perch avrai bisogno di pratica" (1 Co. 2:15,16). Dio ricompenserà quelli che giudicano e che svolgono questo duro lavoro: "Quelli che rimproverano l'empio troveranno delizie, e su di loro scenderanno le migliori benedizioni" (Pr. 24:25).

Dovremmo forse perdonare e "non giudicare" assassini che non intendono ravvedersi dei loro misfatti? Le vittime delle atrocità umane gridano: «Fino a quando aspetti, o Signore, che sei il Santo e il Verace, a fare giustizia del nostro sangue sopra coloro che abitano sulla terra?» (Ap. 6:5). I cristiani del "non giudicare" condannerebbero questi martiri per aver solo gridato di volere giustizia!

Gesù disse: "Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate secondo giustizia" (Gv. 7:24).

Per maggiore comprensione ho chiesto su FB cosa ne pensassero del comando "no giudicare", con piacere mi ha risposto Daniele Di Sorco che stimo molto ed è preparatissimo, ecco la sua risposta alla mia domanda "cosa vuol dire non giudicare?":

"Giudicare" va inteso nel senso di "esprimere un parere soggettivo e definitivo su una persona anziché sulle sue azioni". Ad essere colpevole, in altre parole, non è il giudizio oggettivo, ma quello soggettivo, perché questo non si limita, come il primo, a prendere atto della realtà, ma ne assolutizza alcuni elementi in modo del tutto arbitrario

Si trasgredisce al comando divino, per esempio, quando si dice di una persona che è "cattiva"o "falsa" (in senso, come se la falsità appartenesse al suo modo di essere) oppure che è "destinata ad andare all'inferno". Vediamo come, in casi come questi, il giudizio è definitivo e soggettivo al tempo stesso. Definitivo perché una persona che commette azioni cattive può essere ricondotta al bene, mentre una persona che fosse cattiva "di natura" non potrebbe in alcun modo essere corretta. Soggettivo perché soltanto Dio conosce le intenzioni profonde degli uomini e sa se essi agiscono in buona o in cattiva fede; noi, invece, possiamo vedere solo la superficie, ossia gli atti esteriori. In morale il giudizio che io qui ho definito, forse con un termine non precisissimo, giudizio positivo, prende il nome di giudizio temerario (ossia infondato).

Questo non significa però, come qualcuno crede, che il cristiano debba astenersi anche dai giudizi oggettivi, ossia dal prendere atto della realtà e dal farlo notare a chi ne ha bisogno. Se noi vediamo una persona che sbaglia, siamo autorizzati, e qualche volta anche obbligati, a farglielo notare per il suo bene. Nel far questo non giudichiamo la persona, ma la sua azione. Non ci sostituiamo a Dio nell'emettere una sentenza sulle intenzioni, ma ci limitiamo a considerare l'atto oggettivo esteriore.

Certamente noi, essendo imperfetti, possiamo errare anche nell'emettere un giudizio che riteniamo oggettivo: possiamo, per esempio, interpretare male un'azione. Ma resta il fatto che lo facciamo in buona fede e a vantaggio dell'altro. I giudizi temerari invece, non fanno bene a nessuno: non a noi, che abusiamo delle nostre capacità intellettuali pensando di poter scrutare all'interno del prossimo; non agli altri, che saranno in questo modo privi della nostra comprensione e del nostro aiuto.