È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

"Mosca — la terza Roma" (XV secolo)

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 18:25
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
05/11/2008 18:24

 
Nella Rus’ questa idea si è trasformata in una dottrina sulla successione di Mosca come regno cristiano. Sotto forme diverse, la idea di “Mosca - terza Roma” si è rispecchiata nei capolavori dell’arte russa dei secoli XIV-XV. È stata inoltre rafforzata dal matrimonio del gran principe Ivan III (1462-1505) con Sofia Paleologa, nipote dell’ucciso dai turchi l’ultimo imperatore bizantino Costantino XI. Ivan III come primo nella Rus’ ha preso il titolo dello zar e ha fatto come stemma russo la bizantina aquila bicipite: la Rus’ ha dichiarato ufficialmente che si appropria l’eredità dell’ortodosso “Impero dei romani”. Negli anni del governo di Ivan III, aggiungevano a volte al suo titolo la formula “zar per la grazia di Dio e principe grande”. Con il governo del suo figlio Basilio III l’idea della “terza Roma” ha trovato la sua forma finale nella profezia dello starec del monasterio di Pskov, Filofiej: “... due Rome sono cadute, la terza stà, e la quarta non ci sarà”. Ivan IV, figlio di Basilio III, che è entrato nella storia come Ivan il Terribile, si è coronato come zar nel 1547, secondo esempio degli imperatori bizantini. È probabile che questa cerimonia fu fatta sul consiglio del metropolita Macario, che ha incoronato con la corona imperiale la testa del giovane Ivan IV. Alla pienezza dell’ideale teocratico bizantino - del corpo ecclesiastico-statale con “due teste” (bicipite), cioè con lo zar e con il patriarca - mancava soltanto il titolo del patriarca per il capo della Chiesa russa.
Nel gennaio del 1589, sotto governo dello zar Fiodor Ioannovic’, il patriarca di Costantinopoli Geremia, venuto a Mosca, ha nominato il metropolita Iova come primo patriarca di Mosca e di tutte le Russie.
Riforme del patriarca Nichon
La ripresa dello stato russo nel XVII secolo dallo sfacelo dei Tempi torbidi, causati dalla Chiesa di Roma con la nascita del Protestantesimo, ha portato di nuovo sul primo piano la teocratica ideologia bizantina sullo stato.
Il zarato di Mosca è diventato il principale protettore tra grandi nel passato, però adesso decaduti seriamente patriarcati ortodossi orientali - di Costantinopoli, di Alessandria, di Antiochia e di Gerusalemme. La profezia dello starec Filofiej sullo splendore della “terza Roma” sembrava averiguarsi abbastanza. Il potere laicale e ecclesiale della Rus’ cercava di confermare la successione di Mosca all’eredità politica, culturale e spirituale del Bisanzio. In questo scopo, ancora nel XVI secolo è iniziata la correzione dei libri ecclesiastici secondo modelli greci e sud-slavi. Nel XVII secolo questo lavoro si ha continuato ed è divenuto specialmente attivo sotto lo zar Aleksiej, figlio di Michele (1645-1676).
Secondo questi modelli si introducevano cambi nei riti e rituali delle celebrazioni.
Uno degli iniziatori principali delle riforme era il pupillo dello zar, patriarca Nichon. Il seguitore della teocrazia, voleva arrivare alla sua espressione più piena, nello splendore esterno. Durante Nichon, le celebrazioni nelle catedrali centrali sono divenute pompose e interminabili in una maniera speciale.
Però Nichon interpretava la teocrazia a modo tutto suo. Nella sua interpretazione, essa sottointendeva non tanto la “simfonia”, la unione della Chiesa e dello stato, quanto la nitida supremazia della Chiesa. Se nella versione classica bizantina, il potere statale doveva esprimere la sua sottomissione all fede, agli ideali e interessi della Chiesa,
nella versione di Nichon, questo potere statale doveva riconoscere anche esternamente il predominio delle istituzioni e gerarchi ecclesiastici.
Sembrava che i sogni del patriarca erano vicino alla realizzazione. Aleksiej, figlio di Michele, gli ha dato addirittura il titolo del “grande governatore”, proprio degli stessi zar russi. Però sempre crescenti pretese di Nichon hanno fatto traboccare alla fine il calice della pazienza dello zar, il quale vedeva le relazioni della Chiesa con lo stato totalmente differentemente. In particolare, ha creato una istituzione speciale per l’amministrazione dei beni dei monasteri - l’Ordine riguardo i Monasteri, e dopo il nuovo codice giuridico del 1649 ha contenuto delle leggi che allargavano i diritti dello stato di fronte alla Chiesa, che limitavano i suoi incrementi in terre, ecc. Al concilio di Mosca del 1666, Nichon fu accusato del denigro dello zar e della Chiesa russa, dell’abuso dei poteri, della crudeltà nelle relazioni con i sudditi, fu privato dell’ordine sacro e mandato in esilio.
Però le riforme ecclesiastiche iniziate durante il patriarcato di Nichon, continuavano nello stesso suo spirito. Gli storici segnalano che Nichon introduceva tutto quello che era greco, come Pietro il Grande tutto quello che era occidentale. Nichon realizzava le sue innovazioni abbastanza duramente, non dando molto ascolto alle proteste dei nemici delle riforme.
E c’era che cosa riformare. Nel corso delle rifome di Nichon, si prendevano in cosiderazione anzitutto le esigenze dei poteri statali e ecclesiali nel processo del massimo avvicinamento del dirito, rituale e rito ecclesiastico ai modelli veterobizantini. Però durante molti secoli la Chiesa russa si sviluppava indipendentemente, nella sua struttura esterna, nelle forme di vita, nei rituali, si notavano delle differenze da altre chiese ortodosse.
In più, la chiesa russa ha conservato molti riti antichi, persi dai greci. Diverse traduzioni dei libri ecclesiali esistevano in molte versione, durante il processo di trascrizione di essi e non sempre corretta interpretazione dei momenti difficili, uscivano fuori delle varianti di lettura.
Nei secoli XV-XVI sono cominciati i tentativi di aggiustare i libri liturgici e altri. Però i correttori usavano diverse fonti slave e greche, utilizzavano diversi criteri durante il processo di correzzione dei testi. Per questo varie edizioni di uno o altro libro avevano molte differenze essenziali, il quale fatto soltanto aumentava la confusione. Per tale lavoro si aveva bisogno di una seria base investigatoria, di ricerche storiche e testologiche. Purtroppo, per causa di assalti mongolo-tatari e turchi, il livello di educazione nel mondo ortodosso si è abbassato notevolmente. Per questo i tentativi di singole persone istruite di rivolgere l’attenzione del governo sui metodi del lavoro dei “correttori” non raramente incontravano tale reazione, che toglieva a molti il desiderio di “sdottorare”.
Non sempre all’altezza del compito stavano anche i monaci studiosi, essenzialmente greci, mandati a Mosca dai patriarchi orientali. Loro preferivano prendere come modelli i contemporanei a loro testi greci, senza preoccuparsi della loro fedeltà. I nemici dei rifacimenti generali al modo greco tiravano avanti tutta una serie di obiezioni. Per esempio avanzavo dubbi sul fatto che i nuovi libri greci corrispondessero pienamente alla tradizione ortodossa.
Ancora più proteste ha incontrato il rifacimento del rito e della celebrazione. Nella Rus’, dove l’educazione e, per di più l’istruizione, erano raggiunti non da molti, la prima fonte dell’insegnamento di fede era la liturgia. Il rituale ecclesiastico da molto tempo e abbastanza saldamente è entrato in vita, organizzandola e sottomettendola, almeno in ideale, all’azione salvifica del Salvatore del mondo, alla percezione del continuo trovarsi davanti agli amanti, però anche esigenti occhi di Dio. Certi gesti e parole accompagnavano uomo dai primi giorni della vita fino agli utlimi, fondendosi nella sua coscienza con le sue emozioni e percezioni. Il cambio di certi simboli che esprimono il legame dell’uomo con l’Alto e Sacro, in altri, mai avviene senza dolore. E in questo nostro caso, tale cambiamento si realizzava, per aggiunta, molto violentemente.
Cosa s'intedesse dunque  nella profezia dello starec del monasterio di Pskov, Filofiej: “... due Rome sono cadute, la terza stà, e la quarta non ci sarà"   difficile dirlo, certo che chi pensava alla Chiesa Cattolica Romana è rimasto certamente deluso, uno storico asserisce: "le due Rome potrebbero essere l'Impero Romano e il Sacro Romano Impero; la terza potrebbe essere Costantinopoli più marcata oggi con la Chiesa di Mosca; e la quarta che non ci sarà, perchè indietro non si torna!"

 
__________________________________________________

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:52. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com