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La Vergine Maria...2

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2008 19:35
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05/11/2008 19:26

La Madre di Dio nel culto orientale

 
di GEORGE GHARIB

La Evangelístria del Santuario Tinos – 1
   

Il 15 Agosto, festa della "Dormizione di Maria", questo Santuario si riveste di uno straordinario fervore che lo fa essere per un mese il cuore del Cristianesimo greco.
  

A Tinos, una piccola isola dell'Arcipelago delle Cicladi, tra Europa e Asia, sorge il Santuario nazionale della Grecia dedicato alla Panaghía Evangelístria, ossia la "Tuttasanta dell'Annunciazione". Situata nei pressi della celebre Delos, l’isola di Tinos ebbe vari nomi nell'antichità greco-romana: Ophiussa perché infestata da serpenti; Hydrussa perché ricca di sorgenti di acqua; Anemussa perché esposta a implacabile vento e burrasca marina. Governata da Venezia a partire dal 1207, passò sotto la dominazione turca nel 1714. Dopo il Risorgimento greco, Tinos ebbe un ultimo appellativo, quello di Isola della Madonna, per il gran numero di chiese e monasteri, e soprattutto per il suo Santuario della Panaghía Evangelístria, sorto in seguito a fatti prodigiosi. Numerose feste attirano Pellegrini dalla Grecia e da ogni dove, specie il 15 Agosto, festa della Dormizione di Maria, che si trasforma in periodo di straordinario fervore, che per un mese fa dell’isola il centro e il cuore del Cristianesimo greco.

Veduta panoramica del porto di Tinos, nelle Isole Cicladi.
Veduta panoramica del porto di Tinos, nelle Isole Cicladi.

Il Santuario dell’Evangelístria

Il Santuario, la cui costruzione risale al 1830, fu arricchito nel suo interno d'oro e di pietre preziose, per accogliere la santa icona ritrovata in circostanze meravigliose, come si vedrà qui di seguito. Nel 1835, un Decreto reale lo dichiarò Pellegrinaggio di tutti gli Ortodossi, mentre i Cattolici l'hanno chiamato la Lourdes dell'Egeo per la sua ideale affinità con il Santuario francese dei Pirenei: vi si parla di penitenza, di conversione, di riconciliazione, di fiducia e speranza nell'intercessione della Vergine Maria per i tanti afflitti e malati nell’anima e nel corpo.

Nel 1972, un altro Decreto ha definito Tinos Isola Sacra per il valore della icona miracolosa Panaghía Evangelístria.

Il Santuario si presenta oggi come una bianca imponente costruzione, circondata da vasti locali per l'accoglienza di Pellegrini e affiancata da una doppia larga scalinata; domina col suo alto campanile il capoluogo che si estende ad anfiteatro su una baia mozzafiato ai suoi piedi. Nell'interno della Basilica, verso il centro, si erge il trono dell’Evangelístria, un ricco tabernacolo marmoreo che custodisce l'icona della Vergine Annunziata quasi completamente coperta di gioielli che impediscono di distinguere i personaggi sacri riprodotti e il loro volto.

Si accede direttamente al Santuario attraverso un viale spazioso che, in ricorrenze solenni, diventa il teatro di scene particolarmente commoventi: giovani che salgono, trascinandosi in ginocchio; adulti in tuniche nere per sciogliere un voto; malati distesi sui loro lettini e in attesa, all'ora della processione, che la sacra effigie sfiori i loro corpi; pellegrini che inviano ad alta voce alla Madre di Dio invocazioni e suppliche commoventi. Nell'interno, il pellegrino anche più superficiale si sente commosso, quasi suggestionato dall'atmosfera di fede che vi si respira, espressa in ex-voto di ogni genere, specialmente navi in miniatura, appese dovunque; candele e lumi ad olio luccicanti in ogni angolo; fedeli a piedi nudi che versano dell'olio profumato o bruciano incenso davanti all'edicola sacra.


Armoniosa vista di "Tinos Megalocharis" ["Grande Grazia" o "Piena di grazia"].
Sotto: Il grandioso perimetro del Santuario della Panaghía Evangelístria di Tinos.

Ritrovamento dell’icona

Il cuore del Santuario è costituito dalla piccola icona della Panaghía dell’Annunciazione, la cui storia si manifesta nella prima metà del secolo XIX a mezzo di sogni e apparizioni. Un umile contadino, di nome Ioannis Kiouzi, molto pio, dalla più tenera età aveva udito gli anziani raccontare che in un luogo di nome Site, situato nel campo di un certo Doxara, si trovava un tempo una grande Principessa che avrebbe fatto rivivere nuovamente la sua sovranità. Per la maggior parte della gente, però, si trattava di una leggenda senza senso.

In seguito, un tale Michele Polyzoi ebbe un sogno: nel febbraio del 1821, all’età di 80 anni, egli vide una Donna di grande splendore che gli diceva con dolcezza: "Vai nel mio campo, quello di Antonio Doxara, scava e recupera la mia santa Icona". L’anziano si destò e, non senza esitazione, decise di parlarne ad alcuni suoi amici. Dopo tante ricerche risultate inutili, egli informò il suo Parroco che lo condusse dal Metropolita Gabriele. Questi si mostrò indeciso in attesa di altri eventi.

Il 9 Luglio 1822, nel noto Monastero della "Madre di Dio dei Santi Angeli", una pia monaca Pelagia ebbe lei pure un sogno: colpita da un profumo molto forte, vide la porta della sua cella aprirsi e una Signora con passo imponente, circondata da grande luce, entrare e avvicinarsi dal suo letto, dicendole: "Alzati in fretta e vai a trovare un tale di nome Stampatello Caldani, e digli da mia parte che non posso più sopportare il luogo in cui mi trovo da tanti anni; bisogna scavare nel podere di Antonio Doxara e darsi da fare per costruire una nuova grande casa". Detto ciò, la Donna abbagliante divenne invisibile. Pelagia si alzò sconvolta mentre tutte le campane suonavano per il Mattutino. Non volle però rivelare il suo sogno, per paura di aver avuto una illusione. Trascorsa una settimana, nella notte tra sabato e domenica del 16 Luglio, la stessa Signora, circondata di luce, apparve di nuovo alla monaca molto scossa e le rinnovò insistentemente il suo desiderio. Pelagia, di nuovo indecisa, si chiedeva cosa fare, cosa avrebbe detto la gente, e se questo sogno fosse davvero venuto da Dio…

Cartina topo-geografica dei principali Santuari mariani della Grecia.

La terza domenica, il 23 Luglio, prima del Mattutino, la Donna sconosciuta apparve nuovamente e le disse con tono severo: "Perché non hai eseguito il mio ordine e sei così dubbiosa? Perché non hai fede?". A queste parole la monaca Pelagia si mise a tremare e si svegliò in preda alla paura. Ma anche sveglia ella non smise di vedere la Signora imponente che di colpo sollevò la mano e disse: "Ascoltami per l’ultima volta, Pelagia: se non fai ciò che ti ho ordinato, cancellerò il tuo nome dal Libro della Vita".

La monaca, più che mai impaurita, ebbe solo l’ardimento di chiedere: "Ma tu, chi sei che mi dài ordine di fare queste cose e che sei tanto adirata con me?". Allora la Signora sconosciuta, in tutta la sua grazia, indicò col dito il mondo e disse con grande dolcezza: "Terra, annuncia una grande gioia…". La monaca Pelagia capì subito e, cadendo in ginocchio, ebbe solo la forza di continuare il ‘Megalinario’ della IX Ode del Canone festivo dell’Annunciazione: "Celebrate, cieli, la gloria di Dio".

Dopo la Messa ella riferì la visione alla Badessa e al Cappellano. Questi, non sapendo cosa fare, la inviò dal Metropolita Gabriele. Il Vescovo di Tinos, che aveva già avuto due altri segni, ascoltò la monaca con profondo interesse: convinto ormai che nel podere del Doxara doveva trovarsi in una antica chiesa una icona della Vergine, egli decise di fare di tutto per ritrovarla e per costruire una nuova chiesa, come richiesto dalla Madre di Dio. Dopo aver fatto suonare le campane, in presenza di tutto il Clero, del Sindaco e di tutti i Notabili, fece un sermone e chiamò tutto il popolo di Tinos a riconoscere il miracolo e a ritrovare l’icona.

Gli scavi cominciarono nel settembre del 1822 e continuarono per due mesi senza interruzione, finché vennero alla luce le rovine di una antica chiesa e le tracce di un pozzo a secco, ma non dell’icona.

La ricerca proseguì fino a quando, il 30 Gennaio 1823, un operaio di nome Vlassi colpì con la zappa qualcosa che si spaccò in due: era l’icona. Dopo averla pulita e risistemata, ci si accorse che era una icona dell’Annunciazione della Madre di Dio, come fatto intendere da Maria, rimasta nascosta in terra per quasi ottocento anni. La notizia si sparse in tutta l’isola di Tinos, le campane si misero a suonare e la gente, emozionatissima, si radunò nel campo di Doxara dove il Metropolita Gabriele, in ginocchio e in lacrime, abbracciava l’icona e cantava assieme ai fedeli il seguente Inno dell’Annunciazione:

"Oggi è il principio della nostra Salvezza
e la manifestazione del mistero nascosto da secoli:
il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine,
e Gabriele porta la buona novella della grazia.
Con lui dunque acclamiamo alla Vergine…".

Processione della Panaghía Evangelístria a Tinos, il 15 Agosto.
Processione della Panaghía Evangelístria a Tinos, il 15 Agosto.

L’icona dell’Evangelístria

L’icona della Madonna Evangelístria, ossia dell’Annunciazione, è chiamata anche dal popolo Megalocharis, ossia la "Grande Grazia" o la "Piena di grazia". Per i numerosi ex-voto che la adornano e la nascondano alla vista, non è facile darne una esatta descrizione e bisogna ricorrere ad una replica abbastanza grande che si trova in sagrestia. È questa che riproduciamo e di cui diamo una breve descrizione.

Secondo la tradizione locale, l’immagine era destinata ad una antica chiesa risalente ad un imprecisato periodo bizantino in cui il culto cristiano aveva soppiantato quello pagano delle divinità dell’Olimpo. Detta chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, sarebbe stata incendiata e distrutta dagli Arabi Saraceni nel corso del secolo decimo. L’icona stessa, conservata intatta in mezzo alle rovine, rimase nascosta fino al giorno della sua riscoperta, quel 30 Gennaio del 1823, sopra ricordato.

Sulla tavola Maria è raffigurata dentro una camera, in ginocchio e il capo chino, intenta a pregare davanti ad un inginocchiatoio, vestita di abito color verde e giallo. Sull’inginocchiatoio è posto un piccolo libro aperto sul quale sono scritte le parole pronunciate dalla Vergine all’annuncio dell’Angelo.

Di fronte alla Vergine l’Arcangelo Gabriele, circondato di luce, vestito anche lui di verde e oro, sta ritto in piedi, tenendo in mano a guisa di scettro un giglio, simbolo di purezza.

In seguito a questo ritrovamento, fu deciso di edificare una chiesa molto più grande e bella, dedicata appunto all’Annunciazione della Madre di Dio e alla venerata icona che la rappresenta. Tale costruzione durò dal 1824 al 1830, in un lasso di tempo davvero breve, se si considera la grande dimensione dell’edificio.

Nel 1842, un ladro rubò l’icona per appropriarsi dei numerosi oggetti preziosi di cui era adornata; ma questa fu però presto ritrovata e il ladro arrestato perché tutti gli abitanti di Tinos si erano lanciati alla sua ricerca.

George Gharib
[1 - continua]

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