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IL FRATELLO DI TERRI SCHIAVO «Il papà di Eluana parli con il mio: cambierà idea» C’ è un filo invisibile che collega in queste ore Lecco alla città di Saint Petersburg, in Florida. Lì, il 31 marzo del 2005, dopo 13 giorni senza idratazione e alimentazione artificiali, si è spenta Terri Schiavo, la donna in stato vegetativo che con la sua storia ha commosso l’America e il mondo, ponendo in maniera inequivocabile alle società civili il dilemma sui pazienti in stato vegetativo e sul loro diritto a vivere. E lì la notizia della decisione della Cassazione italiana pesa oggi, più che altrove. A Saint Petersburg vivono i genitori di Terri, Robert e Mary, che dopo la morte della figlia si sono chiusi in un doloroso silenzio. E poi il fratello Bobby e la sorella minore Suzanne, che hanno fondato la ' Terri Schindler Schiavo Foundation Center for Health Care Ethics', istituzione impegnata nella difesa delle persone malate e dei disabili dalla minaccia dell’eutanasia. Proprio dall’associazione è arrivato in queste ore un appello deciso, fatto circolare via internet e rimbalzato sui siti delle principali agenzie pro- life americane, che commenta la vicenda Englaro: « Quello che è toccata a mia sorella – spiega Bobby nella nota – è stata una delle morti più orribili e disumane. Nessuno dovrebbe essere mai più messo in quella situazione, in nessun posto al mondo, e nessun genitore dovrebbe assistere mai al proprio figlio in quelle condizioni » . E ancora, rivolgendosi al padre di Eluana, Beppino Englaro: « Se questo papà potesse prendersi del tempo, e venire qui, fare visita a mio padre, ai miei genitori, vedere coi suoi stessi occhi in quale agonia e tormento stanno vivendo ogni giorno della loro vita, dopo aver visto Terri morire a quel modo – continua il fratello della Schiavo – sono sicuro che cambierebbe idea » . Nel comunicato dell’associazione viene ricordato anche a Beppino Englaro che una madre e un padre « dovrebbero mettere la vita dei propri figli davanti a ogni altra cosa e amarli in maniera incondizionata indipendentemente da quello che sono in grado di fare e dalle loro condizioni di salute » . ( V. Dal.) da Avvenire |