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Luca 12,41 ss

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2008 18:20
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16/11/2008 18:20

Caro XY,   Scrivevi:

> Caro XW, la tua analisi è interessante.
> A me tuttavia sembra evidente che in Luca non si parli
> di 4 servi, ma di 2 servi, di cui le poche o molte
> percosse sono una sottocategoria.
> Mi sembra accettabile dunque vedere le molte o poche
> percosse come una punizione più o meno grave.

Dovrebbe destare domanda come mai Gesù parlerebbe di un solo tipo di servo assolutamente fedele destinato al Paradiso e poi di tre tipi di servi destinati all'inferno, sia che abbiano fatto molto male sia che abbiano sbagliato anche una sola volta, e magari anche inconsapevolmente, ritrovandosi il giorno del giudizio di fronte ad un ineluttabile, inappellabile e terrificante giudizio. Non è evidente la tua conclusione.

Si salverebbe solo chi è stato sempre e solo fedele.

Ti ricordo di quanti altri tipi di servi sono menzionati in Apoc cap. 2 in cui il molto ben operare si trova mescolato a opere riprorevoli, consapevoli o inconsapevoli, e a loro non viene fatta minaccia di eterna punizione.

Tutti coloro che hanno fatto qualsiasi errore non avrebbero speranza.

Esaminiamo queste minacce fatte in Apoc per vari tipi di servi:

Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto...

Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca...

3 Ricorda dunque come hai accolto la parola, osservala e ravvediti, perché se non sarai vigilante, verrò come un ladro senza che tu sappia in quale ora io verrò da te.

Non risultano in questi versi esaminati minacce di eterni castighi come nel caso di quei servi totalmente infedeli menzionati in Luca 12,45: Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46 il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.

Quelli che sono parzialmente infedeli vuol dire che sono al contempo parzialmente fedeli. Cioè hanno qualcosa di buono, in primo luogo la FEDE, visto che sono al servizio del Padrone. Ora, proprio quelli che hanno la FEDE, pur avendo poche opere, non si salveranno? DI essi Paolo dice che chi crede e professa con la bocca che Cristo è risorto saranno salvati. Quindi le "battiture" sono previste per chi pur avendo la fede , non avrà operato in piena conformità al volere del Padrone, ma si salverà ugualmente, attraverso, tribolazioni di questa vita o di quella futura, se necessario.



Riprendo un concetto che esprimevi in altra occasione per offrirti un'altro motivo di riflessione:

Una persona che pecca consapevolmente e deliberatamente è punita di più di chi fa le stesse cose senza comprendere appieno la loro gravità, rimane il fatto che essere battuti e flagellati e segno di separazione eterna di Dio

Il quarto tipo di servi non comprende per nulla la gravità di ciò che sta facendo, perchè Gesù dice che non conosce il volere del Padrone. Perciò la sua colpa è comprensibilmente leggera.

Le battiture o percosse, sia forti che leggere, non sono necessariamente indice di separazione eterna da Dio, come tu dici, ma anzi devono essere visti come correttivi e come esigenza di giustizia, nonchè della bontà infinita di Dio, che offre una possibilità di affrancamento, in Cristo, che ha aperto per tutti la strada verso la salvezza.

Vediamo qualche esempio dalla Scrittura:

Eb 12,6 perché il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio.

Nota il termine SFERZA: flagello che non è finalizzato alla separazione eterna.

Addirittura Paolo abbandona alla crudele e devastante opera di Satana alcuni credenti infedeli, al fine di ritrovarli salvi nel giorno del giudizio:

1Co 5,5 questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore.

2Co 12,7 Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia.

1Ti 1,20 tra essi Imenèo e Alessandro, che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiare.

Questi correttivi cominciano già nella vita presente, e sono necessari perchè la persona IMPARI.

Ometto di riportare tutti i versetti dove si parla della necessità delle tribolazioni per raggiungere la vita eterna: tutte finalizzate non alla perdizione ma alla salvezza. Se la carne muore prima che satana possa torturarlo nel corpo? A chi sarà dato in balia affinchè impari e possa ottenere la salvezza nel giorno di Cristo Gesù?




> Consulta alcuni commentari CATTOLICI e vi troverai
> facilmente proprio questo.
> Ritengo comunque possibile anche un'altra spiegazione
> che ti pongo più sotto.

I commentari che ho consultato, come ti dicevo come premessa iniziale di questo nostro esame sui servi di Luca 12,47, non si addentrano mai sul tipo di castigo ad essi comminato, e credo che non vi sia da parte cattolica un adeguato approfondimento di questo testo che per molte ragioni è accostabile a 1 Cor 3,15.

Se tu hai qualche commento esegetico serio ed attendibile, che affronti il problema in modo vasto e articolato, ti prego di farmi una scannerizzazione, se puoi.

Resta comunque il fatto che si tratterebbe comunque di un punto di vista, per quanto rispettabile.

Le mie osservazioni non contraddicono minimamente a quanto la Chiesa professa, anzi trovo che questo testo di Luca dia ancor più ragione ad essa, nonostante non se ne serva per avvalorare la propria posizione.

Ma potrebbe farlo a ragion veduta, stando a tutto quello che stiamo scandagliando e facendo emergere dalla profondità della Scrittura che è un forziere inesauribile a cui noi non dobbiamo mai smettere di attingere.




> Quando in 1Cor 3,15 si parla di salvezza attraverso il
> fuoco si tratta delle opere non valide che nel giorno
> del giudizio verranno bruciate.
> "Egli ne avrà il danno"
> Si tratta del dissolvimento nel fuoco del giorno del
> giudizio di quelle opere non fatte secondo il volere
> di Dio.

> Paolo per esprimere bene questo concetto fa un esempio
> a mio avviso molto efficace:
> Oro, argento, pietre preziose
> rappresentano le opere fatte secondo Dio
> legno, paglia, fieno
> rappresentano le opere fatte secondo la volontà
> dell'uomo
> Ora immagina questa scena:
> Un masso di roccia su cui sono poste sopra lingotti di
> oro, di argento e di pietre preziose.
> Immagina che il tutto venga incendiato, il fuoco non
> danneggerà sostanzialmente tutto questo.
>
> Immagina ora lo stesso masso di roccia e ponici sopra
> del legno del fieno e della paglia.
> Dai fuoco al tutto, vedrai davanti ai tuoi occhi che
> questi materiali inadeguati bruciarsi ed alla fine
> rimarrà solo la roccia di fondamento.

Rileggiamo ancora una volta il testo di Paolo:

1Co3,13 l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.

1Co 3,14 Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; 15 ma se l'opera finirà bruciata, egli sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.

Nel versetto 13 si parla della prova del fuoco SULL'OPERA. Ma nel verso 14, si dice che attraverso il fuoco ci passa l'OPERATORE.

Ti prego di notare quell' Egli.

Oltre all'opera, anche l'operatore passerà ATTRAVERSO IL FUOCO, prima di salvarsi

E' proprio EGLI, l'operatore che sarà punito o subirà il danno, ovvero le percosse, in vista della salvezza.




> le "percosse" possono quindi essere viste dunque come
> questo consumarsi nel fuoco delle opere non fatte
> secondo la volontà di Dio.

Le percosse vengono date ai servi come dice chiaramente la similitudine di Luca 12,47

Non è assolutamente possibile neppure immaginare che vengano date alle opere.

Le opere non hanno sensibilità alcuna e non possono percepire il castigo di cui è invece responsabile il credente.

Non per nulla Paolo dice: egli sarà punito: tuttavia egli si salverà,




> Ricordo che proprio in Apocalisse in una delle lettere
> alle chiese Gesù dice: "ti consiglio di comprare da me
> dell'ORO AFFINATO COL FUOCO" parlando di opere da
> compiere secondo il Suo Volere.
> Mi sembra evidente la analogia con l'oro e la prova
> del fuoco di 1Cor 3.

Traggo dal commento evangelico di laparola.net uno spunto di risposta anche per farti capire qualche contraddizione in cui si viene a cadere:

Ap 3,18 Io ti consiglio di comprare da me dell'oro affinato col fuoco affinché tu arricchisca;

Solo Cristo può dare a Laodicea i veri beni di cui ha necessità. Cristo l'esorta a comprare da lui questi beni, non perchè l'uomo ch'è bisognoso abbia di che pagare dei beni spirituali di valore infinito, ma perchè l'uomo deve pur soddisfare a certe condizioni morali senza le quali le ricchezze della grazia divina non possono essergli donate. Contraria del tutto alla dottrina evangelica è l'idea romana che i beni della grazia si comprano a prezzo di buone opere.

Ancora una volta la posizione evangelica esprime la convinzione che le opere non servono assolutamente a nulla. Quindi l'oro che il Signore invita ad acquistare, secondo i fratelli separati non sono le opere come tu pensi.

Da notare comunque la frase evidenziata in grassetto dove vien detto, dal commento evangelico, che l'uomo deve pur soddisfare a certe condizioni morali senza le quali le ricchezze della grazia divina non possono essergli donate.

Allora NON BASTA LA FEDE!!! ci vogliono anche le opere, ci vuole dirittura morale perfetta.

E se le opere sono buone solo in parte? Se ci sono dei difetti?

Cosa farà il Signore?



>> Infine nonostante le nostre inadempienze Dio ci
> salverà se confidiamo in Lui, cercando di servirlo con
> i nostri limiti e difetti ma con cuore sincero.

E' proprio quello che sostengo anch'io. Il fine per cui siamo stati creati è la salvezza.

I difetti e i limiti sono insiti nella nostra natura.

Pensa a Pietro che, nonostante conoscesse la volontà del Padrone, nonostante gli avesse chiaramente profetizzato il suo rinnegamento, egli ugualmente lo rinnega.

Ma egli si pente e Cristo lo perdona e anzi gli da l'incarico di confermare i fratelli nella fede e gli affida tutto il gregge. Ma quante tribolazioni Pietro avrebbe poi dovuto sopportare oltre alla contrizione del suo cuore pentito, quante mortificazioni, fatiche, pericoli fino alla morte per martirio, prima di ricevere la corona della vita.

Ma che ne sarà di chi rinnega il Padrone consapevolmente come Pietro e poi si pente all'ultimo istante senza avere il tempo nè di una contrizione e dolore perfetto come il ladrone che subì anche la crocifissione?

Non dovrà avere anch'egli l'occasione di poter imparare dalla giustizia divina la gravità del suo errore?

Ecco dunque le molte percosse, e il SUO passaggio come attraverso il fuoco, ma in vista della salvezza.

::::::::::::::::::::.

> Caro XW, riporto alla tua attenzione questo brano
> su cui ci stiamo confrontando, voglio concludere
> questo discorso con 2 possibili esplicazioni:
>
> 1-ecco la prima:
>
> 41 Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per
> noi, o anche per tutti?"
>
> Per tutti può indicare anche per i pagani.
>

Secondo il contesto del capitolo, Pietro domanda a Gesù se egli si riferisce a tutti i CREDENTI oppure solo agli APOSTOLI, visto che Gesù aveva parlato della vigilanza che i suoi avrebbero dovuto avere. Gesù non aveva parlato della vigilanza dei popoli del passato e neanche poteva aspettarsi la vigilanza di coloro che non erano suoi discepoli.

Infatti Gesù parlerà subito dopo di Amministratore e i vari tipi di servitori sono sempre da riferirsi all'amministratore posto in funzione di responsabilità . Solo per estensione può essere riferibile anche ad altri credenti.

I pagani in questa similitudine non c'entrano come già ti ho spiegato in precedenza

Ma vedremo che anche se volessimo farceli entrare per "estendere l'estensione", ugualmente non si potrebbe immaginare in loro una colpa passibile di eterna punizione.


> 42 Il Signore rispose: "Chi è dunque l'amministratore
> fedele e prudente
che il padrone costituirà sui suoi
> domestici per dar loro a suo tempo la loro porzione di
> viveri? 43 Beato quel servo che il padrone, al suo
> arrivo, troverà intento a far così. 44 In verità vi
> dico che lo costituirà su tutti i suoi beni. 45 Ma
se
> quel
servo dice in cuor suo: "Il mio padrone tarda a
> venire"; e comincia a battere i servi e le serve, a
> mangiare, bere e ubriacarsi,
46 il padrone di quel
> servo
verrà nel giorno che non se lo aspetta e
> nell'ora che non sa, e lo punirà severamente, e gli
> assegnerà la sorte degli infedeli. 47 Quel servo che
> ha conosciuto la volontà del suo padrone e non ha
> preparato né fatto nulla per compiere la sua volontà,
> riceverà molte percosse; 48 ma colui che non l'ha
> conosciuta e ha fatto cose degne di castigo, ne
> riceverà poche. A chi molto è stato dato, molto sarà
> richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più
> si richiederà
>
> Da questo possiamo intendere che al v.48 coloro che
> non hanno conosciuto la volontà del padrone, ma hanno
> fatto "cose degne di castigo" saranno puniti comunque
> nell'inferno, perchè saranno andati contro la legge
> divina scritta nel loro cuore.
>
> Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed
> egli mi sarà figlio. 8 Ma per i codardi, gl'increduli,
> gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli
> stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro
> parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo,
> che è la morte seconda.
>
> Chi avrà commesso colpe gravi come l'omicidio, anche
> se non ha conosciuto la volontà del padrona rivelata
> in Cristo sarà comunque punito con la separazione
> eterna da Dio.
> Inoltre nei primi 3 casi abbiamo un termine, nel
> quarto un altro:
> servo
> servo
> servo
> colui
>
> il che può indicare un ignaro del vangelo.
> Il "colui" si riferisce con assoluta chiarezza a "servo" di cui sta facendo l'elenco casistico, così come l'espressione che non l'ha conosciuta si riferisce alla volontà del Padrone.

Il quale servo non è altro che una specificazione del tipo di servo Amministratore che apre la similitudine, come si può ben rilevare dal testo. La volta scorsa dicevi addirittura che il quarto tipo di servo è una sottocategoria della seconda. E la seconda categoria è un servo. Ora cambi parere e pensi come cercavo di farti capire che si tratti di una categoria a parte: ma continui a pensare che si tratti della categoria dei pagani.

Or questa categoria, sia che si tratti di cristiano com'è evidente, sia che si tratti di pagano, significa che egli, PROPRIO NON SAPEVA CIO' CHE IL PADRONE CHIEDESSE e quindi non siamo autorizzati a ritenere che il padrone possa ETERNAMENTE PUNIRLO per una cosa di cui non era a conoscenza. Tanto più che le percosse sono POCHE.

Se un pagano non sa quello che il padrone vuole, significa che la legge scritta nel suo cuore non gli ha evidenziato il contrasto del suo operare con la volontà del suo Dio. Perchè dunque Dio dovrebbe punirlo con una condanna irreversibile ed eterna , senza dargli la possibilità di un affrancamento?

Se la legge del cuore non ha mostrato la gravità del suo operare, quale grave colpa può essere imputato al pagano, tanto da doverlo punire eternamente?

2-Un'altra possibile visione è la seguente, leggendo
il termine del versetto alla luce della sua
conclusione, possiamo mettere questa parentesi nel
tetso che ne rivela il significato:

48 ma colui che non l'ha conosciuta (altrettanto bene
come il servo di cui si è parlato prima) e ha fatto
cose degne di castigo, ne riceverà poche. A chi molto
è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è
stato affidato, tanto più si richiederà

Gli è stato affidato di meno, perchè ha avuto meno
rivelazione da parte di Dio, ma è pur sempre stato un
credente in Cristo che non si è dimostrato fedele.

> Chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed
> egli mi sarà figlio. 8 Ma per i codardi, gl'increduli,
> gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli
> stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro
> parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo,
> che è la morte seconda.


Ti faccio notare che l'aggiunta inserita da te tra parentesi
(altrettanto bene come il servo di cui si è parlato prima) è del tutto arbitraria e non esiste nel testo. Rivela il significato che gli vorresti far avere tu partendo dalla tua interpretazione. L'interpretazione deve partire dal testo e non viceversa.

Il testo dice chiaramente che quel servo NON HA CONOSCIUTO IL VOLERE DEL PADRONE al cui servizio si trova. Non posso assolutamente condividere questa aggiunta che la Scrittura non riporta.

Il verso 48 conclude : A chi molto è stato dato, molto sarà richiesto; e a chi molto è stato affidato, tanto più si richiederà.

Ma cosa si potrà richiedere a chi non è venuto a conoscenza della volonta del padrone su un certo tipo di comportamento o opera fatta nel corso della vita? Come poteva trafficare quel tale in modo corretto, un talento che non aveva?

Quindi, anche volendo accostare questa similitudine alla parabola dei talenti troveremo che questo servo di Lc 12,48, non ha ricevuto quel talento.

I credenti sanno che facendo le cose abominevoli, omicidi, furti, fornicazioni, andranno all'inferno, ma quel servo di cui stiamo facendo l'analisi, NON SAPEVA, dal che si deduce che non si trattasse di colpe di tale gravità, altrimenti la legge evangelica o la legge del cuore (nel caso di pagani), avrebbe testimoniato contro.

Pensiamo invece ai sedicenti pastori di chiese scismatiche, i quali sono convinti di conoscere la volontà del Padrone e invece si adoperano per gettare fango e veleno sulla vera Chiesa e a proseguire nell'opera di divisione apportando ulteriori ferite ad essa. Anche se al contempo hanno operato qualche cosa di buono alla fine dovranno rispondere di tutto. (cf.Giac.3,1-2)

Infine anche se fosse vera la tua interpretazione sui 4 servi, che contraddice i 2 soli servi presenti nel
vangelo sinottico di Matteo! Si tratterebbe comunque di una dose più o meno grande
di PERCOSSE DATE AL RITORNO DI CRISTO, non SUBITO DOPO LA MORTE, come insegna la dottrina cattolica sul purgatorio!!!

Luca aggiunge i due servi. Altrimenti dovresti dire che Luca contraddice Matteo, non che io lo contraddico.

Nei versi precedenti di Luca 12, Gesù faceva qualche precisazione riguardo al suo arrivo:

38 E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! 39 Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40 Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".

Cristo parla di arrivo improvviso, in due possibili momenti diversi: nel cuore della notte o prima dell'alba, o come traducono altri alla seconda o terza vigilia. Niente è casuale nel Vangelo. Anche queste parole hanno un senso e può essere riferibile all'arrivo del Signore per ciascuna anima al momento della morte, e poi al momento del giudizio finale. Non per nulla già dopo la morte l'anima incontra il SIgnore e per lei arriva col Suo primo giudizio e si ha una prima destinazione per le anime, secondo le parole di Paolo:

2Co 5,10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.

Tu stesso dici più sotto:

> Il giudizio sulla persona avviene subito dopo la morte, non nel giorno del ritorno di Cristo

In realtà nel giorno del giudizio finale Cristo giudice renderà definitivo e manifesto a tutti, quello che le anime avranno già maturato nel primo giudizio.

Non è detto dunque che l'arrivo di Cristo debba essere necessariamente inteso come l'arrivo alla vigilia finale che prelude all'alba della resurrezione. Può essere che si tratti dell'arrivo nel cuore della notte che coglie ogni uomo al momento della morte.

La stessa cosa lo avevamo rilevato con altre parole in 1 Cor 3,15 che presenta anche questo punto di contatto con Luca 12,47-48

> Inoltre quando citi 1Cor 3,15 parlando di una
> punizione, usi la traduzione CEI, che fa una
> interpretazione faziosa del versetto, vediamo come
> traducono altre versioni:
>
> (NR) se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno;
>
ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il
> fuoco
>
> (Nuova Diodati) ma se la sua opera è arsa, egli ne
> subirà la perdita,
nondimeno sarà salvato, ma come
> attraverso il fuoco
>
> (Riveduta) se l'opera sua sarà arsa, ei ne avrà il
> danno;
ma egli stesso sarà salvo, però come attraverso
> il fuoco
>
> (Diodati) Se l'opera d'alcuno è arsa, egli farà
> perdita;
ma egli sarà salvato, per modo però, che sarà
> come per fuoco
>

Nella tua analisi devo innanzitutto rilevare che ai cattivi operai di Cristo menzionati da 1 Co 3,10-15 attribuisci il paradiso senza alcuna pena da parte di loro stessi. Ai cattivi operatori di Luca 12,47-48 attribuisci prima le percosse e poi l'inferno eterno senza possibilità di remissione. Pena e danno senza appello da parte di un giudice implacabile.

Una strana contraddizione. Da una parte un giudice che concede facilmente la salvezza, nonostante il cattivo operato dei suoi servi, dall'altra un giudice impietoso che castiga ed esclude per sempre dal suo regno, nonostante l'inconsapevole cattivo operato.

Nel caso di Luca troviamo che il giudice premierebbe secondo te solo chi ha operato SEMPRE FEDELMENTE.

Premia solo se vi sono OPERE eccellenti. Ogni forma di errore è punito inesorabilmente.

Salvezza per sole opere se osservi bene le tue conclusioni, tanto per i cristiani che per i pagani.

Poi ti faccio notare che le traduzioni protestanti di 1 Cor 3,15 che hai riportato sopra traducono alcuni "avrà danno", altri "avrà una perdita". Tra le due traduzioni intercorre una differenza se la si vuole scorgere.

Il DANNO che l'operatore subisce può essere un danno a lui stesso, alla sua persona, e quindi può essere considerato come una pena che gli viene inflitta; è questo lo stesso senso che gli attribuisce la CEI che tu ritieni con tanta disinvoltura "faziosa".

Nota la parte evidenziata in grassetto del testo di 1 Cor 3,15 b e noterai meglio che è il servitore a passare in mezzo al fuoco, non solo la sua opera.

Ciò che non hai menzionato, ancora una volta, è che l'operatore, EGLI, si salverà passando attraverso qualcosa che somiglia al fuoco.

Non l'opera ma l'operatore, continuo ad insistere su questo particolare di enorme importanza per il nostro argomento.

E' questo il versetto che tu e altri fratelli separati non volete vedere.

Il giudizio è sull'operato dell'operatore. E' l'operatore che subisce il danno o la pena del giudizio.



> Si tratta di una perdita del PREMIO.
> Non si tratta di una punizione.
> In tutto il contesto di 1Cor 3 si parla di giudizio
> sulle opere compiute, non di giudizio sulle persone.
> Il giudizio sulla persona avviene subito dopo la
> morte, non nel giorno del ritorno di Cristo.

Ai morti nel Signore, fino alla resurrezione non viene concesso il premio finale della ricostituzione completa del loro essere in anima e corpo, ma la loro anima è già presso il Signore e può godere già della visione beatifica come anticipo della gloria futura e definitiva col loro corpo risorto.

Le anime che si trovano presso l'altare, visti da Giovanni in apoc. non sono all'inferno ma in paradiso.

Il ladrone, Paolo, Pietro, sono in cielo e hanno già ricevuto la caparra del premio che sarà definitivo alla venuta di Cristo.

A differenza di chi è stato avviato all'inferno essi hanno una condizione ben diversa e questo non si può dire che non sia già una prima forma di premio. Così pure quelli che sono andati all'inferno hanno già un anticipo del castigo che riceveranno col proprio corpo.

Ti sei chiesto come mai, se il giudizio avviene subito dopo la morte, come in effetti avviene, troviamo che quel servo debba passare attraverso il fuoco nel giorno del giudizio, prima di potersi salvare?

"egli ne avrà il danno" che cosa è se non una punizione, una pena, una sofferenza?

La vita eterna, la salvezza, non è il risultato più desiderabile che si possa conseguire?

Il danno, la punizione assimilabile alle percosse descritte in Luca, che gli operatori parzialmente fedeli hanno meritato col loro operare non del tutto conforme alla volontà del Padrone, ma neppure così malvagio da meritare l’inferno, rende ragione sia del testo di 1 Cor 3,15, il quale afferma che si salveranno passando per una specie di fuoco, sia del testo di Luca in cui si parla di poche percosse.

Né nel primo caso diciamo che il padrone è così bonario da passar sopra a tutto il cattivo operato, né nel secondo caso diciamo che è così spietato da non poter perdonare colui che non sapeva cosa faceva.

Ecco cosa significa riconoscere nel padrone la giustizia e la misericordia congiunte insieme, come ci mostra tutto il Vangelo. Soprattutto nel momento cruciale, in cui gli uomini crocifiggevano il Sommo e Giusto Giudice ed Egli implorava: Padre perdona loro perché NON SANNO quello CHE FANNO (come i servi di Luca 12,47 che NON SAPEVANO).

Con affetto


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