Benvenuto in Famiglia Cattolica
Famiglia Cattolica da MSN a FFZ
Gruppo dedicato ai Cattolici e a tutti quelli che vogliono conoscere la dottrina della Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica Amiamo Gesu e lo vogliamo seguire con tutto il cuore........Siamo fedeli al Magistero della Chiesa e alla Tradizione Apostolica che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre. Ti aspettiamo!!!

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

VANGELO DI GIOVANNI

Ultimo Aggiornamento: 25/11/2008 21:54
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 11.290
Registrato il: 03/10/2008
Registrato il: 01/11/2008
Sesso: Maschile
25/11/2008 14:14

[1]Sant’Ireneo (140-200 d.C.), che ha conosciuto Policarpo (discepolo di Giovanni), afferma nell’opera Contro le eresie (III, 1, 2): “Quindi Giovanni, il discepolo del Signore, quello che riposò pure sul petto di lui, anch’egli pubblicò il vangelo, dimorando in Efeso d’Asia”. Clemente Alessandrino (210) contrappone i sinottici a Giovanni in una formula divenuta celebre: “Ultimo, pertanto, è Giovanni: vedendo che negli evangeli (precedenti) erano state manifestate le cose corporee, spinto dagli amici, divinamente portato dallo Spirito, produsse un vangelo spirituale”.

 Infine, il Canone muratoriano (170-200), un documento che contiene il catalogo dei libri del Nuovo Testamento, afferma: “Il quarto vangelo è quello di Giovanni, uno dei discepoli”.

[2] Alcuni testi di Giovanni presentano un vocabolario estraneo all’insieme del vangelo: così il Prologo (1, 1-18) e il capitolo 21 contengono un numero impressionante di termini assenti altrove. Questo potrebbe far pensare che questi testi del vangelo di Giovanni inizialmente non facevano parte del suo vangelo ma furono aggiunti dopo.

[3] Leggendo il vangelo di Giovanni ci si accorge subito di:

- un certo disordine: i capitoli 4 e 6 si svolgono in Galilea, mentre i capitoli 5 e 7 sono ambientati in Giudea;

- alcune incoerenze: in Gv 14,31 Gesù afferma: “Levatevi partiamo di qui!”, ma i tre capitoli 15, 16, 17 non tengono conto di quest’ordine, poiché descrivono la continuazione dell’incontro del Signore con i discepoli;

-  alcune contraddizioni: in Gv 3,22 Gesù battezza e in Gv 4,2 non battezza. In Gv 12,36 Gesù si nasconde per sfuggire ai suoi avversari e tuttavia dopo poche versetti (12,44) lo vediamo parlare in pubblico;

-  alcune ripetizioni o anche doppioni, come in Gv 3, 13-21 e Gv 3, 31-36; Gv 14, 1-31 e 16, 4-33;

-  le due conclusioni, già accennate prima , riguardanti il capitolo 20 e il capitolo 21.

[4] Gnosi: conoscenza perfetta e superiore del divino, propria degli gnostici. Lo gnosticismo è una corrente filosofico-religiosa diffusasi nel Vicino Oriente tra il sec. II e la metà del III, che traendo origine dalla filosofia ellenistica, da varie religioni misteriche orientali, dal giudaismo, si collega alla figura salvifica di Cristo. Elementi caratterizzanti ne furono sia la forte tendenza al dualismo tra divinità e mondo terreno, che la possibilità di salvezza limitata a un ristretto gruppo di persone (gli gnostici), unici a riconoscere dentro di sé lo spirito divino. In esso vennero ripresi numerosi motivi della religione cristiana, verso la quale essa assunse presto caratteri ereticali attribuendo valore puramente simbolico all’Incarnazione di Cristo e alla risurrezione dei corpi e per lo stesso fatto di limitare la possibilità di salvezza a un ristretto numero di persone. Tra i più noti sostenitori dello gnosticismo vi furono: Carpocrate, Basilide e Valentino, che seppero dargli una forma ben strutturata tale da attrarre spesso le classi più colte dei cristiani.

[5] Israele, confidando nella sua prerogativa di popolo eletto (Dt 7,6), attendeva un intervento favorevole e benevolo di Dio nei loro confronti. Amos, invece, oppone, al giorno del Signore, la concezione profetica del giorno del Signore che è di collera contro Israele indurito nel suo peccato (Sof 1,15; Ez 22,24): tenebre, pianti, massacri, spavento (Is 2,6-21; Ger 30, 5-7); Sof 1, 14-18). Tutti questi testi lasciano intravedere la minaccia d’una invasione devastatrice (Assiri e Caldei). Durante l’esilio, invece, il giorno del Signore diventa oggetto di speranza: la collera di Dio si rivolge contro tutti gli oppressori d’Israele: Babilonia (Is 13,6.9; Ger 50,27; 51,2), l’Egitto (Is 19,16; Ger 46,10. 21), la Filistea (Ger 47,4). Questo giorno sarà dunque la restaurazione d’Israele. Dopo l’esilio, infine, il giorno del Signore tende a diventare un “giudizio” che assicura il trionfo dei giusti e la rovina dei peccatori in una prospettiva universalistica (Is 26, 20-27; 33, 10-16; Mt 24, 1 ss.). Sui segni cosmici che accompagneranno il giorno del Signore, cfr Am 8,9.

[6] Il vocabolo Lògos, tradotto con “Verbo”, significa la “parola”. Il termine, utilizzato per indicare la parola di Gesù, compare solo qui e negli scritti giovannei: nell’Apocalisse 19,13 il cavaliere del cavallo bianco si chiama “il Verbo di Dio”; nella prima lettera di Giovanni 1,1 Gesù è chiamato Verbo della vita. E’ possibile che la scelta di questo termine sia stata influenzata dalla filosofia greca. Per gli stoici, infatti (lo stoicismo: dottrina filosofica fondata intorno al 300 a.C. da Zenone di Cizio), lògos significa parola, emanazione, mediazione divina, spirito che controlla e dirige l’universo. Ma il vero sfondo del titolo lògos deve essere cercato nell’ambiente biblico e precisamente nell’AT che sottolinea spesso, in particolare nei profeti, il ruolo creatore della parola di Dio. L’ebraico dabàr e l’aramaico memra (che significano entrambi “parola”) erano usati per esprimere questa funzione della Parola di Dio.

- Nel libro della Sapienza, Salomone dice a Dio: “Dio dei padri e Signore di misericordia, che con la tua parola hai fatto l’universo…” (Sap 9,1).

- In Sir 24,3 la sapienza proclama: “Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo”.

- Nel libro dei Proverbi (8, 22-24), la sapienza così si presenta: “Il Signore mi ha creato all’inizio del suo operare, prima delle sue antiche opere… Quando non c’erano gli abissi io fui partorita”. La sapienza è dunque un principio attivo della creazione, presente quando Dio ha fatto il mondo, la luce e la vita per gli uomini, e in questo significato, la Sapienza è vicina al Verbo del prologo di Giovanni. Tuttavia, mentre la Sapienza è creata, il Lògos-Verbo è Dio egli stesso.

Tutte queste tradizioni sono state raccolte da Gv,  e adattate alla figura di Gesù: la parola di Dio presente nei profeti, è divenuta persona in Gesù, rivelazione ultima e completa di Dio (Eb 1, 1-4; Col 1, 15-20).

[7] L’uso dell’imperfetto (“era”) denota un’esistenza continua e fuori del tempo, e si contrappone al passato remoto (aoristo greco) usato nella “creazione” (“Tutto fu fatto per mezzo di lui” v 3); nella “missione del Battista” (“Ci fu un uomo mandato da Dio” v 6); e nella “Incarnazione” (“E il Verbo si fece carne e dimorò tra noi” v 14) per designare eventi che hanno avuto luogo in determinati momenti del tempo.

[8] “Carne” designa la natura umana nella sua debolezza e fragilità.

[9] Nella “Tertio millennio adveniente” leggiamo: “In Gesù Cristo, Verbo incarnato, il tempo diventa una dimensione di Dio, che in se stesso è eterno… Cristo è il Signore del tempo, è il suo principio e il suo compimento; ogni anno, ogni giorno ed ogni momento vengono abbracciati dalla sua Incarnazione e Risurrezione, per ritrovarsi in questo modo nella “pienezza del tempo” (n. 10).

[10] Natanaele, apostolo originario di Cana (21,14), è conosciuto solo nel vangelo di Giovanni. La tradizione lo ha voluto identificare con Bartolomeo (forse perché nella lista dei Dodici in Mc 3,18 Bartolomeo viene subito dopo Filippo). Altri, in base a un’etimologia errata, lo identificano con Simone il Cananeo, perché è originario di Cana (Mc 3,18).

[11] L’accenno al “fico” non è molto chiaro: alcuni vedono in esso l’albero favorito sotto il quale i rabbini studiavano la legge. I rabbini usano l’espressione “sedersi sotto il fico” per indicare la meditazione delle Scritture. A Natanaele “autentico israelita” che cerca nelle Scritture l’annuncio della venuta del messia, Gesù avrebbe annunciato la realizzazione nella propria persona dell’attesa d’Israele.

[12] Il tema del “banchetto messianico”, con l’importanza del vino, è spesso presente nell’Antico testamento. Osea sogna tempi messianici in cui “la terra risponderà con il frumento, il mosto e l’olio fresco ed essi risponderanno a Izreèl” (Os 2, 21-24). Isaia aspetta gli ultimi tempi: “Quelli che avranno raccolto il grano lo mangeranno e loderanno il Signore, e quelli che avranno vendemmiato berranno il vino nei cortili del mio santuario” (Is 62,9). L’abbondanza del vino in questo “segno” di Cana, significa che i tempi messianici si stanno compiendo nella persona di Gesù.

[13] La “costruzione del tempio” (“quarantasei anni”) da parte di Erode iniziò nel 18° anno del suo regno (20/19 a.C.). Gv pertanto avrebbe datato questo episodio verso il 27/28 d.C. Il tempio non era ancora stato ultimato al tempo di Gesù, dato che la sua costruzione fu completata soltanto nel 63/64, poco prima della sua distruzione da parte dei romani nel 70 d.C.).

[14] “Rinascere dallo Spirito” è una realtà presente anche nell’AT. Lungo tutta la Bibbia, Dio offre al suo popolo la possibilità di ricevere “un cuore nuovo” (Ez 11,19; 36, 26-27; Is 44,3; Ger 31,33). Ciò poteva essere capito da Nicodemo e, attraverso di lui, dall’insieme della comunità giudaica, ma la maggior parte del popolo ebreo, simboleggiata qui da Nicodemo, si mostra incapace di accettare questa nuova creazione alla quale Gesù l’invita.

[15] Il termine “mondo” (dal greco Kosmos) è usato spesso da Giovanni, con differenti significati:

- può designare l’ambiente in cui l’uomo vive, il creato, assumendo un significato neutro;

- può indicare quanti si oppongono a Gesù e alla sua rivelazione, come i Gv 17, dove ha un significato negativo;

- infine ha un significato positivo quando indica l’umanità amata da Dio e salvata per mezzo di Gesù, (Gv 3, 16-17)    (“Dio ha tanto amato il mondo da dare il proprio Figlio”).

[16] La liturgia ha conservato il ricordo di questo rapporto tra Giovanni e Gesù. (“tempo di Gesù”). Giovanni è festeggiato il 24 giugno, nel tempo del solstizio d’estate, quando la lunghezza dei giorni comincia a diminuire. La nascita di Gesù è celebrata il 25 dicembre, nel tempo del solstizio d’inverno quando i giorni diventano più lunghi: “Egli deve crescere, io invece diminuire”

[17] Nella tradizione dei matrimonio ebraici, è lo sosbin, l’amico dello sposo, che prepara il matrimonio, e il giorno delle nozze, bada al buon svolgimento della festa (sta ad aspettare il rumore, la “voce” del corteo che conduce lo sposo verso la sua fidanzata). Quando arriva lo sposo il suo ruolo finisce, così il ruolo di Giovanni è terminato perché è arrivato Gesù (lo sposo).

[18] “I samaritani”. Alla morte di Salomone (930 a.C.), figlio di Davide, il suo regno venne diviso in due parti: il regno meridionale, o di Giuda, con capitale Gerusalemme, e il regno settentrionale, o d’Israele, con capitale prima Sichem, poi Samaria, che cadde nell’anno 721 a.C. ad opera degli assiri.. Dalla fusione degli abitanti assiri con i giudei qui rimasti sorse il popolo samaritano. Tra giudei e samaritani (popolo formato da assiri e giudei) le relazioni si deteriorarono progressivamente, soprattutto dopo il ritorno dei giudei dall’esilio (fine sec. VI). L’offerta dei samaritani di ricostruire il tempio venne rifiutata dai giudei perché consideravano i samaritani come un popolo semipagano (2 Re 17, 24-41). Nel corso del sec. IV i samaritani si costruirono un tempio sul monte Garizìm, e lo scisma fu così consumato. Durante i secoli che precedettero la venuta di Gesù, i rapporti peggiorarono e la tensione aumentò quando il re Giovanni Arcano (135-104 a.C.) conquistò Sichem e distrusse il tempio sul monte Garizìm. Al tempo di Gesù gli attriti erano frequenti e talvolta giungevano allo spargimento di sangue. Dal punto di vista religioso, i samaritani riconoscevano il solo Pentateuco (cioè i primi cinque libri della Bibbia) come loro testo sacro. Pur osservando il sabato e altre feste, come il rito della circoncisione, erano ritenuti “impuri” (cioè eretici) dai giudei. Nella città di Nablus esiste ancora oggi una piccola comunità che segue le antiche tradizioni religiose samaritane.

[19] “Il pozzo”, nelle civiltà antiche, è un luogo simbolico. In un ambiente fatto di aridità e di deserto, il pozzo è il luogo della vita, ma è anche lo spazio privilegiato degli incontri amorosi: ricordiamo l’incontro di Isacco con Rebecca (Gn 24), di Giacobbe con Rachele (Gn 29) e di Mosè con Zippora (Es 2, 15-22). Nella più ampia tradizione giudaica, il pozzo e l’acqua rappresentano la Legge, la Sapienza, la Liberazione di Dio.

[20] Il dialogo con la Samaritana fa comprendere come Gesù, nel suo ministero, abbia infranto ogni barriera. I rabbini arrivavano al punto di non parlare in pubblico neppure con la propria moglie. Una loro regola prescriveva che era preferibile “bruciare le parole della legge piuttosto che perdere tempo nell’insegnarle alle donne”, ritenute incapaci di cultura. Superando le indicazioni di Siracide 9, 1-9, Gesù propone una visione innovativa, esaltando nelle donne la dignità e la capacità di capire e di annunziare i misteri stessi di Dio.

[21] Anche i samaritani rivendicavano la loro discendenza dai patriarchi, attraverso le tribù di Efraim e Manasse.

[22] L’autore sacro identifica la sapienza con la legge. La sapienza è la Torà, il libro che contiene le giuste norme di condotta per gli uomini. La donna, infatti, precedentemente aveva detto a Gesù: “Il nostro padre Giacobbe, diede a noi questo pozzo”. Con queste parole l’acqua del pozzo viene etichettata come “acqua del giudaismo” (cfr. 2,6: “Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione dei giudei”).

[23] Le due parole “Spirito e verità” esprimono un unico concetto. Nel Prologo Gv 1,14 usa due termini “pieno di grazia e fedeltà” che designano le perfezioni caratteristiche del Dio nel patto con Israele. In Es 24,6 essi appaiono abbinati in una virtuale definizione di Dio. “Grazia” era il termine utilizzato nell’AT per indicare il tenero amore mostrato da Dio a Israele nell’elezione e nel patto. “Fedeltà” designa la fedeltà di Dio nei suoi impegni presi in virtù del patto. Gv usa charis (grazia) solo nel Prologo, ma aletheia (fedeltà) ricorre circa 25 volte come uno dei termini tecnici del vangelo. Nella maggior parte dei casi esso va tradotto nel suo significato greco più comune “verità”, perché esso designa, come già nell’AT, la rivelazione divina, e viene pertanto identificato con Gesù stesso (“Io sono la via, la verità e la vita” 14,6).

[24] “Spirito” nel senso biblico non designa la natura di Dio ma la sua attività vivificante. Dio è Spirito in quanto dona lo Spirito ( 1,32: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui”). Nel medesimo senso Dio è luce e amore (1 Gv 1,5; 4,8).

[25] Il calendario di Gezer che risale al X sec. a.C., parla esattamente di un simile intervallo.

[26] Presumibilmente il funzionario regio era un impiegato al servizio di Erode Antipa, che tra il popolo veniva chiamato “re”, Gv non indica se fosse un giudeo o un pagano. L’ufficiale aveva ovviamente sentito parlare dei “segni” che Gesù aveva operato a Gerusalemme (4,45).

[27] La porta delle Pecore è la porta attraverso la quale le pecore entravano sulla spianata del tempio per i sacrifici.

[28] L’evangelista non ci fornisce alcuna spiegazione dell’efficacia attribuita all’acqua dalla credenza popolare. A quanto pare si credeva che ogni qualvolta l’acqua si agitava, perché la fonte sotterranea intermittente che alimentava la piscina si faceva più attiva, essa acquistava una speciale forza curativa. Tale proprietà peculiare sarebbe durata soltanto per un breve tempo, per cui gli incaricati della piscina saranno stati sicuramente costretti a controllare i movimenti della folla, permettendo probabilmente a una sola persona di entrare nell’acqua. Può anche darsi che si credesse che l’acqua potesse guarire una sola persona per volta.

[29] “Or quel giorno era di sabato”: questa è la ragione che fa nascere la disputa tra Gesù e i capi giudaici. Una specifica legge rabbinica, infatti, proibiva il trasporto di un letto in giorno di sabato. La critica dei capi giudaici non è rivolta contro Gesù, ma contro l’uomo che era stato guarito e che ora trasgrediva il sabato. La sua giustificazione è compresa nella sua risposta: se Gesù ha operato una tale guarigione miracolosa, era indubbiamente lecito eseguire un suo ordine al riguardo.

__________________________________________________

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 11:48. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com