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Lettera ai ROMANI ( dal cap. 12 alla fine)

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2008 10:50
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26/11/2008 10:38

V. 1 - Il testo contiene due esortazioni. Questi ammonimenti hanno il senso di una deduzione da quanto precede, specialmente dai cap. 5-8. La frase: Ora io vi esorto, fratelli, attraverso la misericordia di Dio significa che per mezzo di Paolo la misericordia e la pietà di Dio fanno sentire il proprio incoraggiamento e la propria esigenza. Paolo è colui del quale si serve la misericordia di Dio, la quale parla attraverso la parola di lui. L’esortazione apostolica è la chiamata - che richiede, comanda, scongiura e incoraggia - della sempre preveniente misericordia di Dio.

Questa esortazione mira prima di tutto a ottenere che i cristiani offrano i loro corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio. Quindi la misericordia di Dio esige e richiede l’offerta di un sacrificio, di un sacrificio corporeo, dell’offerta dell’intera vita della persona. Il corpo è l’uomo nella sua presenza corporea. La misericordia di Dio esige che questo corpo in carne e ossa si doni in sacrificio, che ognuno offra concretamente in sacrificio se stesso. Paolo esorta i cristiani di Roma ad essere al tempo stesso sacerdoti e vittime.

Questo sacrificio è vivente, santo e gradito a Dio perché viene offerto da viventi, santi e graditi a Dio. I viventi sono i battezzati che conducono la nuova vita escatologica sotto l’impulso dello Spirito (Rm 6,1 ss; 8,1 ss). Questi viventi sono anche i santi, che per Paolo significa: i chiamati alla santificazione (1Ts 4,7; 2Ts 2,13), i santificati nel battesimo (1Cor 6,11). Questo sacrificio santo è gradito a Dio. Questa dedizione di se stessi a Dio è il culto razionale, spirituale, morale o mistico, in cui l’uomo si offre come un essere simile a Dio.

V. 2 - Una componente del sacrificio vivente, santo e gradito a Dio è il non conformarsi a questo mondo, il non comportarsi secondo la logica del mondo che non conosce Cristo.

Nei confronti di questo mondo occorre un radicale non conformismo. Il non conformarsi al mondo esige anzitutto non di trasformare il mondo, ma di trasformare se stessi. E questa trasformazione non si compie una sola volta per tutte, ma deve avvenire sempre di nuovo. Questa radicale e fondamentale metamorfosi esistenziale si compie innanzitutto attraverso il rinnovamento del pensiero. Secondo Col 3,10 l’uomo nuovo rivestito nel battesimo viene rinnovato per mezzo di una piena conoscenza in modo da diventare immagine del suo Creatore. Ma nel battesimo viene rinnovato non solo l’essere del cristiano, ma anche il suo modo di esistere. La rinascita nel battesimo è una nuova creazione prodotta dallo Spirito santo che Dio ha riversato abbondantemente su di noi per opera di Gesù Cristo. Questa nuova creazione in Rm 12,2 riguarda il modo di pensare, è un nuovo modo di pensare. La trasformazione sempre nuova del cristiano consiste primariamente nell’incessante rinnovamento del pensiero, del modo di valutare che deve manifestarsi nelle scelte pratiche. Questo modo nuovo di pensare e di valutare sta alla base di tutto il resto. Questo pensiero rinnovato è il modo di pensare proprio della carità. Questa nuova mentalità serve per poter distinguere la volontà di Dio da ogni altra esigenza e decidersi a suo favore. Tale volontà di Dio è la santificazione (1Ts 4,3) e può essere parafrasata con le parole di 1Ts 5,17: Siate sempre lieti, pregate incessantemente, rendete grazie per tutto; questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù per voi. La volontà di Dio che il pensiero rinnovato sa discernere e per la quale esso riesce a decidersi è ciò che è buono e gradito e perfetto. Ma che cosa è vero, giusto e puro? È ciò che i cristiani hanno imparato, ricevuto e udito da Paolo e visto in lui: Ciò che avete imparato, ricevuto e ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare (Fil 4,9).

Il tèleion (= ciò che è perfetto) è il fine da perseguire ininterrottamente (cf. Col 1,28). Solo l’amore rende perfetti (Col 3,14).

Riassumendo: la misericordia divina esorta i cristiani alla vera donazione di sé, al sacrificio vivente, al culto di Dio spirituale, morale, mistico. Per fare ciò occorre una distanza critica e non un conformismo rispetto al mondo presente e una novità nel pensare che dia al cristiano la possibilità di vedere e di fare la volontà di Dio.

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