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Lettera ai ROMANI ( dal cap. 12 alla fine)

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2008 10:50
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26/11/2008 10:50

2) Annuncio del viaggio in Spagna passando per Roma e Gerusalemme (15,22-32).

22Per questo appunto fui impedito più volte di venire da voi. 23Ora però, non trovando più un campo d’azione in queste regioni e avendo già da parecchi anni un vivo desiderio di venire da voi, 24quando andrò in Spagna spero, passando, di vedervi, e di esser da voi aiutato per recarmi in quella regione, dopo avere goduto un poco della vostra presenza.
25Per il momento vado a Gerusalemme, a rendere un servizio a quella comunità; 26la Macedonia e l’Acaia infatti hanno voluto fare una colletta a favore dei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme. 27L’hanno voluto perché sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessità materiali. 28Fatto questo e presentato ufficialmente ad essi questo frutto, andrò in Spagna passando da voi. 29E so che, giungendo presso di voi, verrò con la pienezza della benedizione di Cristo. 30Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l’amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio, 31perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità, 32sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.

V. 22 - Probabilmente Paolo si riferisce ai suoi impegni in Oriente. Egli è stato più volte impedito di venire a Roma perché aveva molto da fare e perché c’erano ostacoli frequenti e di vario genere.

Vv. 23 - 24 - Ma attualmente questi ostacoli non ci sono più. In queste regioni orientali, cioè nel campo della sua missione durata finora, egli non ha più spazio di agire. D’altra parte il suo desiderio di venire da loro dura da tanti anni nel suo cuore e non si è spento. Il nuovo viaggio che sta programmando però lo porterà soltanto di passaggio per Roma, e in tale occasione egli vuole fare la loro conoscenza. Ma egli vorrebbe anche essere accompagnato da loro in Spagna. Probabilmente Paolo non conosceva per nulla la Spagna, in cui si trovava un certo numero di comunità giudaiche, né i paesi occidentali, né il Mediterraneo occidentale. Ma il suo progetto prevede anche che prima e in una certa misura egli si possa saziare di loro, cioè possa soddisfare il desiderio di uno scambio spirituale, come già accennava in 1,11-12.

V. 25 - Ma prima del viaggio a Roma egli deve andare a Gerusalemme per consegnare a quelle comunità la colletta degli etnico-cristiani.

Di questa colletta si parla anche in 1Cor 16,1 ss; 2Cor 8-9; At 20,4.

Essa, come mostra Gal 2,10, è intesa dalla comunità di Gerusalemme o dai suoi rappresentanti come un obbligo giuridico, che Paolo dovette assumersi personalmente.

Vv. 26 - 27 - Paolo non parla della sua grande partecipazione a questa colletta (2Cor 8-9), ma la presenta piuttosto come una decisione delle comunità della Macedonia e dell’Acaia. E per rendere questa colletta ancora più accettabile ai cristiani di Roma, Paolo aggiunge che gli etnico-cristiani sono obbligati a fare questa offerta per la ragione indicata dal v.27b: essi sono debitori alla comunità di Gerusalemme perché hanno partecipato ai loro beni spirituali, cioè hanno ricevuto da essa il dono del vangelo e di tutto quanto esso comprende.

V. 28 - Questo versetto conclude il corso dei pensieri e ritorna di nuovo al viaggio in Spagna con tappa a Roma. Quando avrà compiuto il suo servizio per i santi e avrà consegnato in buone mani la colletta a Gerusalemme, allora Paolo partirà per la Spagna passando da Roma.

V. 29 - Paolo mette in evidenza nei confronti della comunità romana il suo mandato apostolico e l’abbondanza della sua efficacia nello Spirito, ricevuta da Cristo. Ma il pensiero rivolto a Gerusalemme non gli dà ancora pace. Egli sa della difficoltà e pericolosità della sua impresa, la quale, se fallisce, può far fallire anche i suoi progetti per l’Occidente.

Perciò nei Vv.30-33 si abbandona a una commovente richiesta di preghiera ai cristiani di Roma per la buona riuscita dei suoi progetti apostolici.

V. 30 - Paolo si presenta come il portavoce dell’amore dello Spirito santo e del Signore Gesù Cristo. Sono Gesù e lo Spirito che domandavano per mezzo suo la preghiera della comunità per lui. Essa deve lottare assieme a lui nelle preghiere davanti a Dio. La situazione richiede un combattimento di preghiere a sostegno e a difesa di Paolo.

V. 31 - Nella lotta della preghiera si chiedono due cose: anzitutto che Paolo sia salvato dagli increduli di Giudea, ossia dai giudei che non hanno accolto il vangelo e ora sono diventati nemici mortali dell’apostata Paolo. Ma esiste un secondo pericolo: che il servizio apostolico della colletta destinata ai cristiani di Gerusalemme non sia soddisfacente; in altre parole: che essi rifiutino la colletta degli etnico-cristiani, che Paolo sta portando loro, e così strappino quell’ultimo vincolo concreto ancora esistente tra lui e la comunità di Gerusalemme, per consolidare il quale Paolo aveva impiegato tanta fatica.

V. 32 - Ma la comune lotta di preghiere che Paolo implora ha ancora un altro scopo. I futuri avvenimenti in Geursalemme saranno decisivi anche per il suo viaggio a Roma.

V. 33 - In vista del prossimo futuro, Paolo ricorre a una formulazione tradizionale di saluto e di benedizione. Il Dio che è pace e dona pace, che riversa sui popoli la potenza salvifica della pace, sia anche con la comunità romana. Un Amen liturgico, in cui la comunità conferma l’invocazione dell’Apostolo, conclude questa parte della lettera.

3) Raccomandazione di feBe (16,1-2).

1Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: 2ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch’essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso.

V. 1 - Febe potrebbe essere la portatrice della lettera di Paolo ai romani. Essa è nostra sorella, quindi un membro della comunità cristiana. È diàkonos della comunità cristiana di Cencre, il porto orientale di Corinto sul golfo di Saronico (cf. At 18,18). In questa comunità cristiana c’è dunque una donna diàkonos, la quale svolge un servizio permanente ed è riconosciuta con un titolo ufficiale. La chiesa primitiva conosce anche funzioni femminili, però soltanto diàkonoi e non epìskopoi.

V. 2 - La raccomandazione di Febe mira a farla accogliere nel Signore, come si addice ai santi. La comunità deve dare a Febe ogni sostentamento di cui possa aver bisogno. Essa è veramente una sorella, una diàkonos ma non solo: essa si è dimostrata patrona di molti cristiani e dello stesso Paolo, cioè ha procurato a loro aiuto e protezione. Ciò deve persuadere la comunità, a cui è rivolta la lettera, ad accogliere presso di sé questa sorella e diaconessa e a provvedere a tutte le sue necessità.

4) Saluti apostolici (16,3-16).

3Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, 4e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; 5salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa.
Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell’Asia per Cristo. 6Salutate Maria, che ha faticato molto per voi. 7Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me. 8Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore. 9Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi. 10Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo. 11Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narcìso che sono nel Signore. 12Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore. 13Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia. 14Salutate Asìncrito, Flegònte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro. 15Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro. 16Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo.

Vv. 3 - 4 - L’elenco delle persone da salutare comincia con la coppia di sposi Prisca e Aquila, che sono noti dagli Atti degli Apostoli. At 18,1 ss. ricorda che Paolo aveva incontrato questa coppia di coniugi giudeo-cristiani a Corinto dopo la loro espulsione da Roma, avvenuta in seguito all’editto di Claudio. Questa coppia insieme con Paolo era andata ad Efeso. Da questa città essi e la loro comunità domestica mandano saluti alla comunità di Corinto (1Cor 16,19). Di queste due persone si ricorda che esse per la vita di Paolo hanno rischiato il collo, cioè la loro vita.

V. 5 - Assieme a Prisca e Aquila dev’essere salutata anche la loro comunità domestica, ossia i cristiani che si radunano nella loro casa per il culto liturgico. Al saluto rivolto alla coppia Prisca e Aquila, segue il nome di Epeneto. Egli è il primo convertito in Asia, come, secondo 1Cor 16,15, Stefana è la prima convertita dell’Acaia. Paolo sottolinea questa prerogativa con una certa solennità: egli è la primizia dell’Asia in Cristo.

V. 6 - Dopo di lui viene nominata anzitutto una Maria che si è data molta premura per la comunità.

V. 7 - Vengono ora salutati Andronico e Giunia. Essi si erano distinti per essere stati in carcere a motivo di Cristo e perché erano stati probabilmente annunciatori itineranti del vangelo.

vv. 8 - 16 - La lunga lista di nomi che seguono non ha motivo di essere analizzata in modo particolare. Alla fine Paolo invita i membri della comunità a salutarsi reciprocamente col bacio santo. Esso è un’espressione del sacro vincolo che unisce i membri della comunità tra loro (cf. 1Pt 5,14).

Paolo conclude mandando alla comunità di Roma il saluto delle chiese sorelle in Cristo. Tutte le comunità di Cristo si rivolgono per mezzo suo alla comunità destinataria della sua lettera.

5) Ammonimento a guardarsi dai falsi maestri nella comunità e benedizione (16,17-20).

17Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro. 18Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici.
19La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male. 20Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi.

V. 17 - Paolo rivolge un’implorazione pressante ai fratelli di Roma perché facciano attenzione a certe persone che provocano nella comunità scissioni e scandali, e precisamente a guardarsi da coloro che contraddicono la dottrina che essi come cristiani hanno imparato.

V. 18 - Questi falsi maestri non servono il Signore nostro Gesù Cristo, ma il loro ventre. Inoltre il loro parlare è allettante e melodioso; usano parole untuose ma menzognere.

V. 19 - Per quanto riguarda l’obbedienza della comunità Paolo non ha da biasimare. Essa è nota a tutti e la sua fama si è diffusa dappertutto (1,8). La comunità non è ancora turbata né tanto meno divisa. Essa però è insidiata da un pericoloso avversario, e quindi non dev’essere ingenua, ma saggia.

V. 20 - Il Dio della pace si dimostrerà tale quando annienterà Satana, che sta dietro la tentata disgregazione della comunità, e i cristiani metteranno i loro piedi sul nemico vinto e lo calpesteranno; e ciò accadrà tra breve tempo.

6) Saluti dalla cerchia di Paolo (16,21-23).

21Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giàsone, Sosìpatro, miei parenti. 22Vi saluto nel Signore anch’io, Terzo, che ho scritto la lettera. 23Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto.[24]

Vv. 21 - 23 - In questi versi mandano i saluti quelli della cerchia di Paolo.

Tra questi Erasto, tesoriere della città di Corinto (che oggi corrisponderebbe all’assessore alle finanze). Secondo Schlatter dopo il saluto dello scrivano (Terzo) Paolo presenta i cittadini principali della comunità di Corinto.

7) La dossologia (16,25-27).

25A colui che ha il potere di confermarvi
secondo il vangelo che io annunzio e il messaggio di
Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli
eterni,
26ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture
profetiche,
per ordine dell’eterno Dio, a tutte le genti
perché obbediscano alla fede,
27a Dio che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Vv. 25 - 27 - Questa dossologia è rivolta a colui che ha il potere di rafforzare la comunità per mezzo del vangelo di Gesù predicato da Paolo, che è la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni. Questo mistero è ora venuto alla luce per mezzo degli scritti del NT, tra i quali è annoverata anche la lettera ai romani. Questo annuncio mediante gli scritti profetici è avvenuto per ordine dell’eterno Dio. Con questo attributo Dio è qualificato come il Dio dei tempi primordiali e dei tempi finali, il Dio di tutte le epoche. La proclamazione dell’avvenuta rivelazione del mistero di Dio finora tenuto nascosto deve estendersi per ordine di Dio a tutto il mondo con la predicazione della parola e gli scritti profetici.

Nell’ultima frase della dossologia si dice infine chi è colui che è assolutamente capace di rafforzare la comunità: è l’unico Dio sapiente.

A questo Dio potente e sommamente sapiente appartiene la gloria dei secoli, che risplende mediante Gesù Cristo. La dossologia si conclude con un Amen di conferma.

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