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Aborto

Ultimo Aggiornamento: 31/07/2009 13:30
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Aborto: i pretesti per uccidere



1) Pretesto eugenico - Si giustifica la soppressione dei bimbi nel seno materno per impedire quella prole che nascerebbe con malattie o debolezze ereditarie. Si può rispondere che anche i sub-normali, come ogni persona umana, riflettono l’immagine di Dio, anzi somigliano di più a Gesù che per noi è arrivato a farsi «verme» (Ps. 21:7) e un «lebbroso» (Is. 53:4). Inoltre bisogna dire che sarebbe da inumani uccidere i bambini minorati che sono i più bisognosi del nostro aiuto. Proprio perché essi si trovano in condizioni di inferiorità fisica o psichica o intellettuale, vanno amati con amore più generoso. Chi si procura l’aborto sa solo uccidere anziché amare.


2) Pretesto sociale - Si dice: è lecito sopprimere la vita innocente dei bimbi per combattere l’esplosione della natalità, il sovrappopolamento della terra e si portano tutti i pretesti per non avere figli, o tutt’al più, uno o due. Si avanzano previsioni e statistiche allarmistiche per il 2000, quasicché domani dovessimo morire letteralmente di fame. Giustamente Herder Camara in un’intervista del 27-1-1981 alla TV italiana disse: « In America molti agricoltori vengono pagati per non produrre cereali; in Europa una immensa quantità di frutta negli ultimi anni è stata macinata per mantenere il prezzo della rimanente, invece di darla al terzo mondo, che non poteva pagarla. In India nel 1960, mentre morivano di fame 60 milioni di poveri, erano conservati nei magazzini dei commercianti 20 milioni di tonnellate di riso. In India e nell’America Latina il 5% della popolazione possiede più di un terzo di tutte le terre. In Olanda con un terreno pro capite dieci volte inferiore a quello che può avere un indiano, la produzione basta per mantenere la popolazione e si esportano delle eccedenze. «Non c’è», concludeva Herder Camara, «una esplosione demografica, ma una esplosione di egoismo e di ingiustizia». Basterebbe poi notare che le famiglie meno numerose o senza figli sono proprio quelle dei ricchi e dei benestanti. Perdippiù, a causa dileggi demagogiche dettate dai sindacati, una immensa quantità di terre sono abbandonate. Tanti braccianti agricoli ai quali venivano offerte, con l’aiuto dello stato, delle terre a buon prezzo e così divenire coltivatori diretti, non hanno accettato perché da braccianti agricoli guadagnavano di più. Se poi nel mondo si coltivasse razionalmente la terra e si coltivassero quell’85% di terre ancora incolte, la terra potrebbe dare da mangiare almeno a 40 miliardi di persone. Né parliamo delle infinite possibilità che potrà dare domani la coltivazione dei mari, mediante la produzione di quel tipo di alghe, ricchissimo di proteine, dalle quali i Giapponesi producono già su scala industriale farina alimentare. Se Dio Padre si occupa delle piante e degli animali, — dice Gesù — quanto più non si preoccupa dei bambini creati a sua immagine e somiglianza? (Lc. 12:2-3O). Siamo davvero «gente di poca fede» (Mt. 6:30).


3) Pretesto terapeutico - Si dice che bisogna sacrificare il figlio quando c’è il pericolo per la salute della madre. La nascita di un altro bambino procurerebbe una perdita di salute o addirittura la morte della madre, quindi è meglio uccidere il figlio. In questo sembra che ci sia teoricamente un’apparenza di bene, poiché si parla di protezione della vita della madre. Sembra che si sia posti nella necessità di scegliere fra l’uccidere un essere o l’ucciderne due, concludendo che è più giusto ucciderne uno solo (il fìglio) perché è male minore. Questo è un inganno perché si tratta dì scegliere tra l’uccidere e il non impedire la morte, tra l’uccidere con le proprie mani un essere innocente e il non impedire che muoiano tutti e due. — La prima scelta è un male morale, la seconda scelta non è un male morale. Il primo male, essendo un male morale, è il più grande, perché si trasgredisce il Comandamento di Dio: Non uccidere. Il secondo in realtà non è un male perché, sia nell’eventualità che si salvi la vita della madre e del bambino, sia nell’eventualità della morte di entrambi, si dà testimonianza di amore a Dio ubbidendo ai suoi Comandamenti. Solo questo è il vero amore, come dice Gesù: « Se mi amate, osservate i miei comandamenti» (G. 14:15). Al riguardo quale esempio ci ha dato Giovanna Beretta Molla, beatificata il 24 aprile 1994. La signora Giovanna Beretta, nata a Magenta il 4 ottobre 1922, si era laureata in medicina nel 1949 e specializzata in pediatria tre anni dopo. Nell’esercizio della professione predilesse i bambini poveri. Sposatosi con l’ingegnere Molla nel 1955, ebbe tre figli. Quando si presentò la quarta maternità si manifestò un tumore che avrebbe messo a rischio la vita della madre. Nella piena coscienza della situazione, date anche le sue cognizioni mediche, si dichiarò pronta a tutto pur di salvare la vita della sua nuova creatura. Il 21 aprile del 1962 nasceva una bambina e sette giorni dopo Giovanna moriva. — Cristianesimo vissuto integralmente!


4) Pretesto psichico - Si dice che l’aborto sarebbe lecito per risparmiare alla madre la tensione nervosa della gravidanza, del parto ed anche dell’assistenza del neonato. Ma è facile rispondere che il nervosismo, se non si prendono efficaci rimedi contro di esso, è un elemento tale da poter rientrare in qualsiasi dovere o impegno della vita quotidiana. Può forse un insegnante dispensarsi dal compiere il dovere di scuola, solo perché è nervoso? Significherebbe il caos e la rovina di ogni struttura sociale. Nulla più potrebbe reggersi o essere garantito. Se questo pretesto psichico dovesse ritenersi valido per abortire, sarebbe il pretesto a portata di mano di chiunque voglia disfarsi di un figlio.

5) Pretesto etico - Si dice che è lecito sopprimere un bimbo che è stato concepito a seguito di una violenza carnale. Il caso è veramente triste, ma bisogna rispondere che non si può aggiungere delito a delitto. In simile penosa condizione è una dolorosa necessità che la maclre si accolli le conseguenze della violenza carnale subita, perché non può essere lecito sbarazzarsi di un male morale per mezzo di un altro male, anch’esso grave qual’è l’assassinio di una vita innocente. Non perché c’è chi fa il male a me, io posso fare del male a un terzo innocente. La soluzione di questo caso esige veramente eroismo, ma Dio solo sa quanta ricompensa merita chi rispetta la vita innocente anche in una situazione del genere.

[Modificato da Cattolico_Romano 03/12/2008 22:41]
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