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In memoria di Paolo VI servo di Dio

Ultimo Aggiornamento: 10/12/2008 12:24
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10/12/2008 12:22

Il cardinale Tarcisio Bertone nel trentennale della morte

È viva nella Chiesa
l'eredità spirituale
di Paolo VI


Paolo VI, un uomo profondamente legato alla vita della Chiesa e agli eventi che hanno caratterizzato la seconda metà del XX secolo, primo fra tutti il Concilio Vaticano II:  la sua eredità spirituale è ancora presente e viva all'interno della Chiesa e dell'umanità. È il profilo di Papa Montini tracciato dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, nel corso della celebrazione eucaristica di mercoledì pomeriggio, 6 agosto, nella parrocchia pontificia di san Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo. Ricorre, infatti, in questo giorno, il trentesimo anniversario della morte del servo di Dio, avvenuta nel 1978, la sera della festa della Trasfigurazione del Signore, proprio nella residenza estiva sul lago di Albano.
In continuità con le parole di Benedetto XVI all'Angelus di domenica scorsa - quando il Pontefice ha ricordato l'eredità spirituale del suo predecessore e i suoi meriti alla guida del Concilio Vaticano II - il cardinale Bertone ha sottolineato come Paolo VI fu chiamato a raccogliere la non facile eredità di Giovanni XXIII. "Con coraggiosa prudenza, con illuminata sapienza e saldo discernimento - ha detto il porporato - egli seppe guidare la "Barca di Pietro" e dialogò con il mondo contemporaneo senza lasciarsi condizionare da remore conservatrici e né cedere a pericolose e affrettate fughe in avanti".
La bussola di orientamento nelle scelte e nelle decisioni di Paolo vi fu sempre e unicamente l'amore fedele e appassionato per Gesù Cristo, il cui volto - aveva evidenziato domenica Benedetto XVI - "egli ricercò e contemplò incessantemente".
Tracciare un bilancio dell'opera di Paolo VI è sicuramente più facile per noi a distanza di trenta anni che non allora per i suoi contemporanei, anche se il momento della sua morte consentì all'opinione pubblica di "conoscerlo meglio" e di poter "riconoscere l'opera straordinaria da lui compiuta con paziente saggezza e indomita fedeltà al Vangelo".
Anche alcune delle sue scelte, che all'epoca furono osteggiate e contestate, possono oggi essere rivalutate e lette in un'ottica nuova. Un esempio su tutti:  la pubblicazione, il 25 luglio 1968, dell'enciclica Humanae vitae, che suscitò reazioni contrarie, al punto che Papa Montini si trovò "quasi isolato, non compreso, persino - ha detto il segretario di Stato - ingiustamente osteggiato". A questo proposito, il cardinale ha citato la catechesi pronunciata da Paolo VI mercoledì 31 luglio 1968, durante la quale egli confidò come un padre ai fedeli che su un tema tanto delicato e importante per la vita della società, qual è appunto "la moralità coniugale in ordine alla sua missione d'amore e di fecondità nella visione integrale dell'uomo" Montini, dopo aver consultato molte persone di alto valore morale, scientifico e pastorale, aveva messo la sua coscienza nella piena e libera disponibilità alla voce della verità". Lo fece "cercando d'interpretare la norma divina che scaturisce dall'intrinseca esigenza dell'autentico amore umano".
"Il servo di Dio - ha poi aggiunto il segretario di Stato - volle ribadire ai fedeli presenti a quell'udienza di aver riflettuto sui valori della dottrina tradizionale e vigente della Chiesa e di aver considerato gli insegnamenti del Concilio da poco concluso, nel prendere la decisione di far pubblicare l'enciclica. Paolo VI era quindi consapevole che una vasta porzione della pubblica opinione - ha detto il cardinale - con ripercussioni anche dentro la comunità ecclesiale, gli era contro, ma non esitò nel decidere:  e lo fece illuminato dallo Spirito Santo per il vero bene dell'uomo e della donna".
Ma questa non fu l'unica occasione nella quale il Papa dimostrò quella fermezza e quell'autentica sete di verità e di amore per Dio e per gli uomini, che ne hanno caratterizzato il pontificato. Sempre tenendo nel dovuto conto questi suoi fondamentali principi, infatti, Montini "formulò sempre un chiaro e inequivocabile insegnamento su scottanti temi di dottrina e di morale, allora fortemente in discussione, quali il celibato sacerdotale, il ministero presbiterale, il ruolo della donna nella Chiesa, la morale familiare, la questione sociale".
Il trentesimo anniversario della morte è dunque, nell'auspicio del segretario di Stato, un'occasione per riscoprire l'intero magistero di Paolo VI, a partire dalle sue encicliche, dalle omelie, dalle catechesi, dai discorsi, dalle riflessioni "per cogliere tutta la ricchezza del suo animo di Pastore innamorato di Cristo e della Chiesa, in ascolto e dialogo sincero con la modernità".
Durante la messa nella parrocchia salesiana di Castel Gandolfo il cardinale ha più volte evidenziato la coincidenza del giorno della morte di Paolo VI con la festa della Trasfigurazione del Signore, durante la quale Cristo invita ognuno di noi a prendere la propria croce "a rafforzarci nella via della croce, disponibili ad accettare tutto dalle sue mani, con piena fiducia nelle sue promesse".
Insieme con il cardinale Bertone hanno concelebrato monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, don Waldemar Niedziolka, parroco della parrocchia di San Tommaso da Villanova e alcuni sacerdoti di Castel Gandolfo. In serata sul piazzale antistante il Palazzo Pontificio, si è poi tenuto un concerto in memoria di Papa Montini. Musiche di Mendelssohn, Mozart e Ludwig van Beethoven, sono state eseguite dall'orchestra sinfonica dell'Europa unita - Kronstadt Philarmoniker -, diretta dal maestro Gerard Oskamp.



(©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2008)
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