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Terzo giorno di raid su Gaza

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2009 16:58
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30/12/2008 16:52

  Le reazioni del Patriarca di Gerusalemme dei Latini,
del nunzio apostolico in Israele e Cipro e del Custode di Terra Santa

Un attacco militare di questa entità
non porta a una soluzione


di Francesco Ricupero

Condanna degli attacchi militari e la richiesta di un immediato cessate il fuoco giugono dalla comunità cristiana in Terra Santa. Il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, il nunzio apostolico in Israele e Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, arcivescovo Antonio Franco, e il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, hanno deplorato i raid militari di Israele nella Striscia di Gaza.
"L'attacco di Israele è stato sproporzionato. Era nell'aria una risposta militare, ma non di questa entità. Non ci aspettavamo una reazione così dura. Non possiamo andare avanti in questo modo. Siamo stanchi - sottolinea al nostro giornale il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, a margine dell'incontro avvenuto, lunedì mattina, con il presidente di Israele, Shimon Peres e il ministro dell'Interno, Roni Bar - abbiamo bisogno di pace e di serenità. Tutti, palestinesi e israeliani, hanno bisogno di vivere nella pace. La soluzione militare non è quella giusta, ricomincerà un periodo contrassegnato dalla guerra e da forti tensioni".
All'incontro ertano presenti anche i leader religiosi di tutte le confessioni cristiane.
"Noi abbiamo manifestato il nostro disappunto - afferma Sua Beatitudine - ma loro difendono la loro posizione. Non so quando finiranno gli attacchi militari, ma così non si può andare avanti. Non si possono bombardare interi villaggi con donne e bambini inermi. La soluzione militare non è la strada da intraprendere. Chiediamo il cessate il fuoco e il ripristino dei negoziati. Penso che la Lega araba - aggiunge monsignor Twal - possa dare un contributo per porre fine alle ostilità da entrambe le parti".
Poi, il Patriarca di Gerusalemme ha ricordato il clima di festa e di serenità del Natale. "Eravamo riusciti a trascorrere un Natale diverso, tutti insieme attorno alla culla di Gesù, ma purtroppo questo momento è durato un attimo. Quest'anno centinaia di migliaia di pellegrini sono venuti a Betlemme per pregare insieme a noi e per invocare la pace. Purtroppo, le parole pronunciate durante la mia omelia nella messa di mezzanotte sono andate al vento. Ho detto che la pace è un diritto per tutti gli uomini, è pure la soluzione a tutti i conflitti e a tutte le controversie. La guerra non produce la pace. Il pianto delle vedove e dei bambini si mescola con il rumore dei cannoni e dei mitra, ci spezza il cuore e rompe il silenzio della grotta e della culla. Eppure abbiamo un gran bisogno di calma, di silenzio! La pace sia su Betlemme e su tutti gli abitanti della Terra Santa. La pace sia su tutti coloro che cercano la pace. Adesso, l'odio e la sfiducia rischiano di prendere il sopravvento tra la popolazione. Dobbiamo avere l'umiltà di sederci attorno a un tavolo e di ascoltarci l'uno con l'altro, solo così si può arrivare a una soluzione. Siamo stanchi di questa situazione - conclude monsignor Twal - abbiamo bisogno della pace".
Il messaggio di Papa Benedetto XVI pronunciato nella messa della notte di Natale è stato letto in tutte le chiese di Terra Santa, "ma adesso tocca alla politica dare le giuste risposte. Deve essere la comunità internazionale - dichiara il Custode di Terra Santa - a dare una sferzata, anche gli Stati Uniti potrebbero offrire un notevole contributo. La comunità cristiana è in grande difficoltà ed è molto contrariata. C'è una forte solidarietà con i palestinesi e con la piccola comunità cristiana di Palestina. Tutti sperano in un cessate il fuoco - aggiunge padre Pizzaballa - anche perché più si allungano gli scontri armati e più sarà difficile recuperare il dialogo. Si rischia un ulteriore deteriorarsi della situazione".
Il religioso francescano, che ha partecipato stamane all'incontro delle comunità cristiane con il presidente e con il ministro dell'Interno israeliani, si è detto fiducioso di un possibile ritorno ai negoziati, anche se - ha affermato - "le autorità israeliane hanno cercato di giustificare il loro attacco militare e non hanno lasciato intuire un immediato cessate il fuoco".
Sorpreso dalla reazione israeliana anche l'arcivescovo Antonio Franco. "Stiamo vivendo un clima di forte tensione. Occorre al più presto arrivare ai negoziati per porre fine definitivamente alle nuove ondate di violenza nella Striscia di Gaza. L'appello di Benedetto XVI - ha sottolineato il nunzio apostolico - è l'ennesima richiesta di un cessate il fuoco, e il sentimento comune della Chiesa è che prevalga la moderazione. La reazione militare di Israele non ci ha colto di sorpresa, ce lo aspettavamo, ma non con questa intensità. Quando si fa azione e reazione le cose rischiano di peggiorare, come sta succedendo in questi giorni. L'intera comunità cristiana, ma anche israeliani e palestinesi auspicano la fine di questa violenza. C'è molta preoccupazione, ma il desiderio di vivere nella pace è molto più grande".
Infine, l'arcivescovo sottolinea che negli ultimi tempi la situazione era più tranquilla e gli attentati terroristici erano diminuiti. Con questi nuovi attacchi si spera in un intervento della comunità internazionale. "Auspichiamo che l'intervento della comunità possa convincere i contendenti a sedersi attorno a un tavolo per trovare un'immediata risposta al desiderio di pace".



(©L'Osservatore Romano - 29-30 dicembre 2008)
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